10.000 AC

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: 10.000 BC

Anno: 2008

Regia: Roland Emmerich

Soggetto: Roland Emmerich e Harald Kloser

Sceneggiatura: Roland Emmerich e Harald Kloser

Direttore della fotografia: Ueli Steiger

Montaggio: Alexander Berner

Musica: Harald Kloser e Thomas Wanker

Effetti speciali: Julia Bogdan-Rollo, Oliver Gee, Garth Gutteridge e Dominic Tuohy

Produzione: Roland Emmerich, Mark Gordon e Michael Wimer

Origine: Usa/Nuova Zelanda

Durata: 1h e 50’

CAST

Steven Strait, Camilla Belle, Cliff Curtis, Omar Sharif, Reece Ritchie, Suri Van Sornsen, Tim Barlow, Marco Khan, Mo Zinal, Joel Virgel, Mona Hammond, Nathaniel Baring, Joel Fry, Joe Vaz

TRAMA

Preistoria. In una tribù situata sulle montagne, un giovane cacciatore di nome D’Leh trova l’amore della sua vita, la bella Evolet, la ragazza dagli occhi blu, che viene allevata dall’Anziana del villaggio. Ma tutto a un tratto una banda di misteriosi guerrieri a cavallo attacca il suo villaggio e rapisce Evolet insieme ad altri membri della tribù. Il giovane D’Leh così si mette subito sulle tracce dei rapitori con un piccolo gruppo di cacciatori, tra i quali Tic-Tic e il giovane Baku, per salvare i compagni. Il giovane ragazzo si imbatte in una tigre dai denti a sciabola e dei fororarchi e si inoltra alla scoperta di terre a lui sconosciute e mai viste, dove scopre l’esistenza di altri popoli con un grado di civiltà molto più evoluta rispetto alle tribù di cacciatori e raccoglitori che aveva incontrato fino ad allora: si tratta dei precursori degli egizi, che secondo le leggende derivano dagli Atlantidei, giunti sul continente dopo la distruzione della loro isola e che i guerrieri che hanno rapito Evolet e i suoi compagni sono solo dei volgari cacciatori di schiavi.

NOTE

E’ un po’ “Stargate” e un po’ (tanto) “Apocalypto” questo “10.000 AC” di Emmerich. Regista da tempo “abbonato” agli effetti speciali, più che alla fantascienza vera e propria, Emmerich ha diretto anche “Independence Day”, “Godzilla” e “The Day After Tomorrow”. Non è certo un regista fantascientifico di culto, almeno per il sottoscritto: i suoi film (ma forse “Stargate” rappresenta l’unica eccezione) fanno della pura e semplice sfilza di effettoni specialoni spaccamascella il loro reale punto di forza, mentre la trama e, soprattutto, le vicissitudini umane dei personaggi dei suoi film finiscono fin troppo spesso per essere scontate e pronosticabili. Ciò nonostante, un bel film sugli uomini delle caverne o sulla preistoria io, ancora, lo dovevo vedere. La cosa che più si è avvicinata a un film su questo determinato periodo storico, secondo me e che io mi ricordi, è stata “Conan il barbaro”, con cui questo “10.000 AC” spartisce, forse non a caso, la quasi identica scena del saccheggio del villaggio. Dunque dicevo: io un film sulla preistoria degno di questo nome non l’ho mai visto e quindi è con questa (ardente) speranza che mi sono intrufolato nel primo cinema disponibile per vedere l’ultimo lavoro di Emmerich. Film che (ahimè/purtroppo/peccato/ohiohi) capolavoro non è affatto. Anzi, che i capolavori fantasy se li sogna proprio. Nonostante questo non è un film brutto o inguardabile o particolarmente noioso, ma sa, però, parecchio di già visto. Per semplificare e non fare troppi intorcinamenti che possono annoiare, sarò il più veloce possibile:

Ah!) La scena della caccia ai mammuth l’ho trovata ESALTANTE. Peccato solo che non ci sia un po’ di “tutti contro tutti” (tipo la scena della caccia al bisonte di “Balla coi lupi” per intendersi), ma i Nostri si concentrino su un solo esemplare di pachiderma: l’avrei trovato ancora più meraviglioso.

Bi) La scena dell’attacco del villaggio in cui i Nostri vivono non è purtroppo niente di nuovo: abbiamo già visto qualcosa di molto simile circa 20 anni fa con “Conan il barbaro”, ma è ancora più simile a quella di “Apocalypto” di Gibson, con il popolo del nostro Eroe che viene trascinato ai ceppi verso la piramide del Dio di turno.

et-Cì!) L’incontro con degli strani pennuti senza ali nel mezzo di una giungla ha un qualcosa di biologicamente sbagliato: gli animali (i fororarchi – ho ancora il libro dei dinosauri di quando ero piccino) sono del tutto simili agli struzzi e quindi inadatti alla vita nella fitta boscaglia. Figuriamoci, quindi,  se avrebbero mai osato andare a caccia in una giungla… Inoltre pare che i fororarchi siano vissuti in un’epoca che, al massimo, arriva a 30.000 anni fa, e quindi “fuori tempo massimo” per cacciare gli uomini.

Di) L’incontro con la tigre dai denti a sciabola è un tantinello deludente (non c’è un vero combattimento): serve solo a presentare la leggenda “dell’uomo che parlava con le lunghe lance”… esatto! Proprio come la leggenda di Zampa di Giaguaro in “Apocalypto”. Ancora lui… (e due).

Eeee!!!) La tribù del nostro Eroe viene condotta al cospetto del Dio egizio (che ha la faccia dell’UNICO UOMO BIANCO DEL FILM), che si sta facendo costruire un’immensa piramide utilizzando i mammuth per trasportare gli enormi blocchi di pietra di cui è fatta. Lì, verrà richiesto un sacrificio umano per placare le sue ire… Proprio come in “Apocalypto”. (e tre).

Effe) Tutto sembra girare intorno alla costellazione di Orione (conosciuto anche come IL CACCIATORE), verso la quale si può ipotizzare che il Dio (che dio poi non è) voglia fare ritorno.

Gì) Giunto alla fine del film, si vede nuovamente a corto di idee, Emmerich fa avvicinare con l’inganno l’Eroe al Dio-Uomo e glielo fa uccidere con  una lancia che lo prende in pieno… Chi ha detto “300” di Snyder?

In effetti (e qui termino), “10.000 AC” pare essere uno “Stargate” senza salti temporali e il suo protagonista, mandati in pensione i mercenari capitanati da Kurt Russell ben 14 anni fa, sembrerebbe proprio essere quel ragazzetto che nel film originale riusciva a ottenere il coltello e la simpatia del mitico Kurt. Peccato. Ho passato un’oretta e mezzo piacevole, ma avrebbe potuto anche essere indimenticabile. Peccato, peccato, peccato…

Per concludere alcune curiosità. Il nome del protagonista è D’leh che, letto al contrario, dà HELD, il tedesco per “Hero” (Eroe).

Nel 2009 Emmerich ci ricasca con “2012”, una storia ambientata ai giorni nostri in cui i protagonisti vedono letteralmente sgretolarsi il mondo come noi lo conosciamo per effetto di catastrofi naturali assortite, originate, manco a dirlo, dalla profezia Maya che vedrebbe il 12 Dicembre 2012 come l’ultimo giorno dell’umanità. Ancora Maya? Ancora “Apocalypto” (e quattro)? Ancora la solita minestra? Oddio…

Giuseppe Conti