OMAGGIO AD ALEXANDER KLUGE: KLUGE REMIIKX

« Come possiamo pervenire senza menzogna a un lieto fine?  »

«  Possiamo: Raymond Carver, con “Cattedrale”, l’ha fatto. Ma non è questo il punto. Non il senso della bellezza, bensì il potere dell’immaginazione venne per primo. Era inciso nella memoria collettiva della razza umana quando le mandrie d’animali e gli uomini che le seguivano, muovendo parallelamente alle possenti barriere dei ghiacciai, emigrarono per decenni attraverso le pianure, che si erano già trasformate in deserti sotto l’influenza del ghiaccio che avanzava. Quelli erano anni terribili, senza speranza, e solo nei cuori dell’uomo e della bestia si creò una specie di splendore dei tempi passati, che prometteva calore, stabilità. Alla fine, solo storie: un bambino incontra un cacciatore che siede ai piedi di una montagna disegnando il mare; quando il ragazzino gli chiede perché stia disegnando il mare mentre guarda una montagna, il cacciatore risponde semplicemente che lui può vedere il mare… Finché finalmente i sopravvissuti (tutti imparentati gli uni con gli altri: il 90% morirono, e i nostri avi discesero dai rimanenti) raggiunsero gli oceani. Qui scoprirono anche le caverne. Dopo lunghi anni di privazioni l’allineamento della Terra al Sole cambiò: una parte della massa di nubi, che fino a quel momento avevano riflesso la luce del sole indietro nel cosmo si abbassarono sulla terra e aperte distese di acqua immagazzinarono calore. La memoria d’una capacità di comprensione più acuta, sviluppata negli anni freddi, era sigillata nei cuori degli uomini. Ciò è spesso scambiato per il senso della bellezza.  »

« Quindi bellezza e immaginazione sono unite da un semplice fraintendimento?  »

« No, non direi, ne facevo una questione di precedenza per stabilire una gerarchia estetica: nell’immaginazione è contenuta anche la bellezza, ma la bellezza – quando diventa normativa in un senso moralistico – può facilmente proscrivere l’immaginazione a vario titolo negativa: pensi alla sorte di Nekromantik 2  in Germania.  Da qui ai provvedimenti nazisti contro l’ arte degenerata non c’è molta strada. Potremmo concludere dicendo che la bellezza è un’avventura dell’immaginazione, un suo episodio. Lo stesso, naturalmente, vale per la bruttezza… A dirla tutta bisognerebbe uscire da questa dialettica, che corre il rischio di diventare un po’ asfittica. Se ha la pazienza di ascoltarmi, a questo proposito le racconterò una storia: “ Un orologio gigantesco. Un uomo sopra di esso tenta con tutta la forza che ha di fermare il movimento delle lancette. Ci riesce. L’uomo, visibilmente invecchiato, tiene ferme le lancette nella stessa posizione di prima con tutta la forza di cui è capace. L’uomo è morto, il corpo riverso sulle lancette che ancora una volta non si muovono”. Che ne dice, è diabolica o divina? Oppure si sottrae a queste due categorie come certi racconti di Borges?

Gianfranco Galliano

Nota. Il pastiche riprende in vari punti opere non tradotte in italiano di Kluge e la monografia su Takashi Miike di Tom Mes.