L’espressione pittorica nasce prima concettualmente nella mente dell’artista e successivamente viene realizzata. Ma ogni tratto, ogni pennellata, ogni chiaro-scuro avrà immancabilmente l’impronta particolare della visione personale dell’artista. Quell’impronta particolare la chiamiamo STILE. Lo stile è presente in ogni creazione partorita da una mente creativa. E’ l’insieme costante dei caratteri individuali di un artista – e senza voler fare un’inutile elencazione, questo concetto si può applicare a foto, moda, gioielli, immagini pittoriche, in letteratura e addirittura riconosciamo lo stile anche in archeologia per distinguere, da tavolette incise migliaia d’anni fa, uno scriba da un altro. E’ grazie a queste differenze di stile che non confondiamo un Renoir con un Picasso, o un Bosh con un Michelangelo.
Ma queste differenze di stile si possono applicare a qualcosa di non conosciuto ed ottenerne comunque delle informazioni? La ricerca in questo caso può portare molto lontano.
Ormai quasi tutti, bene o male, sanno o hanno sentito parlare dei cerchi nel grano – elaborati disegni che appaiono ogni anno all’inizio dell’estate, per lo più nel sud dell’Inghilterra - ma dal 1996 anche negli Stati Uniti, Canada, Germania, Italia, Australia, Brasile, Giappone e recentemente anche in Indonesia. Quelli autentici, che incorporano nel terreno caratteristiche particolari come alterazioni chimiche, biologiche ed effetti elettromagnetici, sono di enorme bellezza ed armonia.
Ad una rapida e profana occhiata questi pittogrammi, fenomeno conosciuto in tutto il mondo come crop circles, sono assolutamente senza significato. Quando apparvero all’inizio, nel 1975, erano solo semplici segni nel terreno poi, verso il 1990, i segni divennero sempre più complessi – fino a diventare dei veri e propri pittogrammi, a volte di misure abnormi.
Oggi, che abbiamo un’immagine più globale del loro insieme, si può considerare con un’attenta analisi la loro evoluzione nel tempo e percepire a prima vista la complessità del disegno. Molti sono bellissimi dal punto di vista grafico. Ma non si può disegnare qualcosa di così particolare senza allo stesso tempo svelare qualcosa sul chi li ha realizzati. Per chi è abituato ad osservare tele o dipinti salta subito all’occhio, al di là del loro possibile significato, l’impronta personale di chi li ha creati – senza considerare la conoscenza della visione prospettica lineare e tridimensionale legata alla geometria e alla matematica.
Osservando attentamente i pittogrammi di questi ultimi 20 anni si possono riscontrare almeno 4/5 stili diversi. Ciò potrebbe voler dire che il loro concepimento intellettuale, è dovuto probabilmente a 4/5 diversi individui.
Ma siano essi una “presa di contatto” di altre menti provenienti da non si sa dove, oppure qualcos’altro, l’osservazione e l’analisi delle loro forme fa notare che molti pittogrammi, o crop circles, hanno un loro particolare stile. Uno stile che si potrebbe attribuire a gruppi di diversi pittogrammi. E ciò fa supporre creazioni “artistiche” di menti diverse.
Che cosa sono questi pittogrammi non è dato saperlo con certezza. Ma negli ultimi tempi alcuni scienziati indipendentemente uno dall’altro hanno ravvisato nei pittogrammi informazioni matematiche, astronomiche, chimiche e biologiche. Sono comunque informazioni parziali carpite da una serie di dati molto più complessi ancora da dipanare.
La maggior parte della comunità scientifica non è particolarmente interessata a scoprirlo, almeno ufficialmente, data la particolare “scivolosità” dell’argomento. Ma è quasi certo che una piccolissima parte di questa comunità sia preposta all’interpretazione di questi simboli intriganti.
Dopo anni di illazioni ed ipotesi, si inizia appena oggi a comprendere che i crop circles sono “comunicazioni” scientifiche, spesso matematiche come nel caso della formazione denominata il “Mandelbrot Set crop circle” o quella spettacolare del “Julia set crop”, dal nome dei due scienziati: Benoît Mandelbrot e Gaston Julia, entrambi matematici. Mandelbrot è noto per i suoi lavori sulla geometria frattale che ha sviluppato basandosi sulla matematica di Gaston Julia, dando così inizio alla rappresentazione grafica di equazioni su computer. Mandelbrot è il fondatore di ciò che oggi viene chiamata geometria frattale.
D’altro canto, quale punto di riferimento per uno “scambio” di informazioni se non la matematica, la chimica o l’astronomia?
Qualcuno ci fornisce informazioni che i nostri scienziati capiscono a malapena. Ma la sfida che eccita è quella di una conoscenza più ampia che ci viene elargita. E perché ci verrebbe elargita? Perché probabilmente si vuole dialogare (senza correre rischi…) e lo si può fare solo se si hanno conoscenze comuni.
Della necessità di un dialogo qualcuno deve essersene accorto se ad una poco conosciuta astrofisica malese, la Dr.ssa Mazla Othman, ex direttrice dell’UNOOSA, Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio Esterno (United Nations Office for Outer Space Affairs, Vienna, Austria, che promuove la cooperazione internazionale sull’uso pacifico dello spazio esterno) è stata concessa alcuni anni fa una “boutade” che ha portato in primo piano sui media, a livello internazionale, il problema del contatto. Se non lo avesse fatto, nessuno, all’infuori di una ristretta elìte della comunità scientifica, avrebbe mai saputo che la prestigiosa Royal Society britannica aveva organizzato, a Londra, un seminario/discussione su “The Detection of extra-terrestrial life and the consequences for science and society” (“Il rilevamento di vita extraterrestre e le conseguenze per la scienza e la società”).
L’intervento al seminario della Prof.ssa Mazlan Othman ha messo in luce la sua proposta: non le singole nazioni ma l’ufficio delle Nazioni Unite e il Comitato delle Nazioni Unite sull’Uso Pacifico dello Spazio Esterno (COPUOS) sarebbero più appropriati per gestire una risposta globale alla scoperta di vita extraterrestre ed in grado di affrontare i problemi scientifici, sociali, legali ed etici che sicuramente si dovranno affrontare.
E dal titolo di alcuni degli altri interventi, e dalle qualifiche dei nomi dei relatori, si evince che la preoccupazione sul cosa fare nel caso di “contatto” con esseri “diversi” è una realtà di cui la maggior parte dell’umanità non si rende assolutamente conto.
Ecco, come esempio, solo alcuni degli argomenti discussi :
- L’Evoluzione della materia organica nello spazio – Prof. Pascale Ehrenfreund, George Washington University e Università di Leiden, The Netherlands (Paesi Bassi)
- Predire come saranno gli extra-terrestri: e prepararsi al peggio – Prof. Simon Conway Morris FRS, Università di Cambridge, U.K. – il quale è convinto che “se suona il telefono è meglio non rispondere”, preoccupazione sulla stessa linea di pensiero di Stephen Hawking, uno dei più brillanti fisici teorici del nostro tempo.
- Vita extra-terrestre nella Visione Cosmica ed Oltre della Agenzia Spaziale Europea. – Dr. Malcolm Fridlund, European Space Agency (ESA), Divisione Astrophysics Mission, The Netherlands (Paesi Bassi)
- La ricerca della vita nel nostro Sistema Solare e le implicazioni per la scienza e la società – Dr. Christopher P. McKay, NASA Ames, Space Science Division, USA
- La ricerca dell’intelligenza extra-terrestre – Dr. Frank Drake, SETI Institute, USA
- Le implicazioni della scoperta di vita extra-terrestre per la religione – Prof. Ted Peters, Pacific Lutheran Theological Seminary, USA.
- Paura, pandemonio, equanimità e delizia: risposta umana alla vita extra-terrestre – Prof. Albert A. Harrison, University of California, Davis, USA.
- Scoperta di vita extra-terrestre: scale di valutazione della sua importanza e rischi associati – Prof. Ivan Almar, Osservatorio Konkoly dell’Accademia delle Scienze Ungheresi, Ungheria.
Grazie a Nick Pope, ex Ministro della Difesa inglese, presente al seminario insieme a tanti altri nomi di prestigio, sappiamo che i relatori, anche se in modo molto britannico, non sono stati scevri di accese discussioni con conseguente riscaldamento dell’atmosfera…
Il seminario/discussione della Royal Society è stato seguito da un altro meeting, altrettanto importante e in un certo senso più inquietante. Anche in questo caso l’uomo della strada ne è assolutamente ignaro.
A Rhyad, in Arabia Saudita, dal 22 al 25 gennaio 2011, si è svolto il 5° Forum Annuale sulla Competitività Globale. Al Forum partecipavano tra l’altro ex capi di stato come Bill Clinton, Tony Blair e Jean Cretien, ex Primo Ministro canadese, ed era diretto ai maggiori top executive delle più innovative organizzazioni e corporazioni internazionali – tra questi anche Alberto Pirelli, vicepresidente dell’azienda che porta il nome della sua famiglia. L’obiettivo del Forum era quello di non guardare solamente alle sfide che esistono, ma utilizzare le innovazioni per risolvere tali sfide e trovare il giusto equilibrio della crescita economica e della sostenibilità attraverso la competizione.
In quest’ambito, e all’interno del Forum, si è tenuta una sessione plenaria dei maggiori esperti UFO internazionali per discutere “Contatto: Cosa possiamo imparare dallo spazio esterno”, il cui titolo originario era “UFO e Innovazione”.
Pochissimi i relatori/ufologi ma di grosso calibro: Stanton Friedman, fisico nucleare; Nick Pope, un autorità onnipresente sull’argomento per la sua esperienza in questo settore come Ministro della Difesa inglese per 21 anni; Jacques Vallee, matematico e astrofisico; Michio Kaku, astrofisico e scrittore scientifico; e l’egiziano Zaghloul El Naggar, professore di Scienze terrestri. Nota di rilievo è quella della presenza al Forum di Ryhad, di Pope e Vallee in quanto entrambi investitori, con l’apporto di capitale di rischio, di finanziamenti per l’avvio o la crescita di attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo. Quindi non solo UFO, come direbbero i profani, ma anche scienza ed alta finanza. In poche parole sono stati presentati ai leader mondiali aspetti fondamentali relativi agli UFO e la vita extraterrestre e di come questi abbiano un impatto sulla competitività economica. Pertanto, nella visione di una carenza energetica futura (ed erano molti i produttori di petrolio al Forum), sarebbe importante investire nella ricerca di propellenti o sistemi di propulsione “diversi”: quindi vita extraterrestre e tecnologia sono strettamente collegate. In pratica si cercano i capitali per capire come funzionano gli UFO – e questo ci renderebbe competitivi.
Mentre noi, a livello popolare, dibattiamo ancora sull’esistenza o meno degli UFO ed assistiamo a trasmissioni televisive con ospiti di opinioni pro e contrarie, o ne facciamo un assunto di fede, ad alti livelli mondiali il cammino sia governativo che dell’industria economica sembra diretto verso una trasformazione positiva della nostra civiltà così come noi la conosciamo. Speriamo solamente che il progresso giunga lento ed in modo uniforme alle maggiori potenze, altrimenti avremo nuovamente gravi conflitti per l’appropriazione di principi tecnologici che forse non ci meritiamo ancora.