L’ULTIMA MISSIONE SACRA

Eyrleen lanciò Trjin al galoppo lungo gli ultimi metri di steppa che li separavano dalle colline ai margini delle verde piana di Hujndjesòten. Il guerriero vedeva finalmente prossima la fine del suo viaggio estenuante. Fece salire il cavallo bruno al piccolo trotto su per la pietraia che conduceva alla sommità delle alture scoscese e, giuntovi sopra, si fermò lasciando che i forti venti che infuriavano in alto lo attraversassero per qualche breve momento, facendogli assaporare sensazioni di libertà da troppo tempo dimenticate. Nella vallata sottostante si stendevano tre costruzioni composte da enormi blocchi di pietra color sabbia dalla forma simile al basamento di una piramide a cui fosse stata troncata la parte superiore. Quelle erano le Sacre Sale dei Defunti che costituivano l’ossatura centrale del Tempio dell’Aldilà nel territorio di Hujndjesòten-ljin. Eyrleen non le aveva mai viste prima, sebbene fosse sicuro di non sbagliarsi: una visione del genere non avrebbe potuto essere confusa con niente altro al mondo.

 

Finalmente il guerriero era arrivato alla sua agognata destinazione. Forse ora tutto gli sarebbe stato spiegato ed avrebbe finalmente compreso qual era il male oscuro che lo tormentava.

 

Eyrleen discese cautamente dal declivio e si avvicinò con circospezione alla cinta muraria che circondava il complesso del Tempio, lasciando soltanto una semplice apertura sul davanti, priva di portone e di alcun tipo di inferriata protettiva, con due sole Guardie della Fede posizionate silenziosamente ai lati. Entrambi gli uomini indossavano una cotta di maglia argentata, dal valore più simbolico che per reale protezione, sopra un lungo paludamento marrone a mezze maniche che arrivava giù fino quasi ai sandali che portavano ai piedi, ed imbracciavano una lancia le cui alte lame ricurve, con incisi degli strani disegni, raffiguravano la testa di qualche strano demone rituale. Uno scudo bronzeo e lucido come uno specchio campeggiava nell’altra mano. I loro capelli scuri erano annodati in lunghe e sottili trecce che giungevano fino all’altezza dei gomiti.

 

Mentre si faceva sempre più vicino all’ingresso, Eyrleen continuava a lanciare occhiate circospette tutt’attorno ed osservava strabiliato la strana conformazione del suolo all’interno della vallata ove si ergeva il Tempio. Il terreno era sgraziato e pietroso, dalle caratteristiche decisamente desertiche, eppure quella zona si trovava all’interno di una delle regioni più fertili e piovose dell’intero regno di Kerjen, e precisamente quella di Hujndjesòten-ljin, le cui rigogliose pianure si stendevano per miglia e miglia ricoprendo un territorio immenso e si spingevano senza soluzione di continuità fino all’estremo nord, là dove iniziavano le aspre Province Settentrionali, ai confini della temuta Landa, dominio incontrastato della Grande Foresta e limite estremo del mondo conosciuto, ove scorrazzavano indisturbate le crudeli popolazioni barbariche.

 

Era come se una qualche forza misteriosa dall’incredibile potenza si fosse scavata un sito a viva forza all’interno di quella porzione della piana, fino a poche decine di metri prima verdeggiante, scardinando al suo passaggio ogni tipo di vegetazione, anche la più minuta, entro il raggio di un miglio, quantomeno, e lasciando dietro di sé soltanto un terreno spoglio ed apparentemente bruciacchiato dal calore, dalla superficie polverosa e del colore della sabbia. Tuttavia, straordinariamente, oltre quelle collinette che delimitavano la minuscola vallata, la pianura riprendeva ininterrottamente la sua corsa a perdita d’occhio.

 

Eyrleen aveva sentito dire che quella era una delle caratteristiche principali, nonché la più eclatante, del sito di ognuno dei cinque Templi dell’Aldilà esistenti entro i confini del Regno ( quello era il quarto in ordine d’importanza, a quanto gli avevano detto…), ma l’uomo non riusciva a mascherare la propria sorpresa ora che si trovava proprio di fronte a tanta incredibile e misteriosa desolazione. La cosa più strana era che, se solo avesse spinto il suo Trjin di nuovo su per le colline da cui era sceso poc’anzi, si sarebbe subito trovato davanti alla stessa steppa sconfinata che aveva percorso da solo per tante settimane, così diversa da quel luogo in cui invece si trovava ora. Pareva che, per una qualche strana magia, solo quel breve tratto fosse stato ridotto in quelle condizioni, come una cicatrice rugosa impressa nel terreno che brillava sotto il disco sfavillante del sole.

 

Il guerriero a cavallo aveva visto solo una volta in vita sua il deserto, che si trovava a parecchie decine di migliaia di miglia più a sud, al di là del Piccolo Mare, in piano Impero di Ljemnos, ed era avvenuto durante una sanguinosissima battaglia combattuta dall’esercito di sua Maestà contro popolazioni antiche ed ormai decadute, per lo più mal armate e disorganizzate, in un paese di cui aveva solo sentito ampiamente favoleggiare durante la sua giovinezza e disprezzarne gli usi decadenti e lascivi. Eyrleen si era arruolato con orgoglio anche in quell’occasione, molto tempo addietro, lasciando il suo villaggio, i suoi fratelli più giovani e le sue montagne per andare a far guerra ad un avversario che non conosceva, allo scopo di estendere sempre più i domini del suo Regno, ed aveva così potuto vedere di persona quelle sconfinate distese di sabbia che sembravano torturate senza sosta da un immane calore e da turbini di polvere dall’incredibile violenza.  Un luogo inospitale e terribile in cui aveva perso molti vecchi compagni d’arme e dove si era conquistato molto onore, ritornando vittorioso, come in molte altre campagne combattute ai quattro angoli del mondo, dopo di essa, però con il fermo proposito di starsene il più lontano possibile in futuro, al suo Re piacendo.

 

Ed ora vedeva innanzi un territorio estremamente simile a quello che aveva calpestato allora, in un luogo dove avrebbe sinceramente creduto impossibile trovarlo. Eyrleen era certo che, quale che fosse la forza magica all’opera in quella zona, doveva essere davvero molto potente e l’indomito combattente che era in lui non poteva non provare rispetto, misto ad un malcelato sconcerto, per un potere così grande da riuscire ad assorbire letteralmente tutta l’energia vitale di quella fertile terra. Rispetto e timore per un qualcosa di cui non comprendeva la natura né i confini…

 

Giunto davanti alle due guardie dall’espressione indecifrabile sul volto, Eyrleen fermò la propria cavalcatura, smontò e si avvicinò in silenzio, tenendo con la mano sinistra le redini di Trjin che lo seguiva obbedientemente. Entrambi gli armigeri non dissero alcunchè finchè non fu a meno di un metro da loro. Dopodichè, quello sulla destra gli rivolse la parola “Salve a te straniero! Qualsiasi possa essere il motivo che ti ha portato fino al Tempio, sappi che non potrai entrarvi assieme al tuo cavallo. Dovrai lasciarlo legato a quella lunga staccionata finchè la tua visita non sarà conclusa.”

 

L’uomo indicò con la sommità della lancia il luogo dove Eyrleen avrebbe dovuto assicurare Trjin, quindi rivolse nuovamente gli occhi scuri verso di lui e lo fissò senza dire altro.

 

“Il mio nome è Eyrleen, della tribù di Injen-Ljin-wyn, fedele al Signore di Lenjang-wyn, cavaliere Supremo delle Province Settentrionali e suddito del Re di Kerjen, e sono un guerriero.” Detto ciò, l’uomo mostrò il simbolo rosso damascato che aveva sulla spalla, assicurato saldamente al corpetto di maglia che brillava sotto il pesante mantello di pelliccia, segno del suo valore indiscusso in innumerevoli battaglie combattute per la gloria del suo Re ( nonché in numerose missioni segrete, dal dubbio onore, condotte per mere ragioni di potere, come assassino fidato del suo Signore, sebbene tali azioni fossero da lui tenute ben segrete…) e portò con fare solenne la mano all’impugnatura finemente incisa della spada che teneva al fianco, la cui lunga lama era inguainata in un costoso fodero di cuoio di hujv. L’arma era un dono personale del suo Signore, ed il fatto che fosse stata consegnata come riconoscimento per i servigi prestati ad un semplice sottoposto privo di titoli nobiliari quale lui era, voleva dire che il gesto di donazione dover aver ricevuto l’autorizzazione del Gran Consigliere del Re in persona, al termine della lunga guerra di Wolibjiir che si era conclusa ormai da più di cinque anni. Quella era stata l’ultima volta che Eyrleen aveva messo il proprio braccio armato al servizio dell’imbattibile esercito del Regno e, sebbene fosse ormai passato molto tempo e molte cose fossero cambiate da quei giorni, non ultimo il suo animo, si sentiva ancora profondamente fiero di quegli onori tributatigli. “Sono giunto qui al Tempio dell’Aldilà per conferire con il vostro Santo Sacerdote riguardo a certe questioni che mi riguardano personalmente. Vi prego di mostrarmi dove si trova affinchè io possa rendergli omaggio.”

 

La guardia che aveva parlato poc’anzi continuò a guardarlo per qualche momento, infine si decise e disse “Sia quel che tu sia, valoroso guerriero di Injen-Ljin-wyn. Ti indicherò dove si trova il nostro Sacerdote e padrone, ma sappi che neppure i tuoi altisonanti titoli di guerra o il tuo onore potranno esserti d’aiuto nella ricerca che stai per intraprendere e di cui nulla voglio sapere.” L’armigero fece una pausa, quindi si voltò ed indicò la porta di una delle costruzioni color sabbia all’interno delle mura, quella che si trovava davanti alle altre ed era più vicina all’ingresso della cinta “Là troverai chi cerchi e a lui dovrai rivolgere la tua richiesta. Ma, ti ripeto, guerriero, stai bene attento a quale sarà il prezzo che il Santo Sacerdote ti chiederà per aiutarti nella tua ricerca. Gente di più nobile lignaggio del tuo e con un ben maggiore numero di titoli e di ricchezze non è stata in grado di soddisfarlo, e non ha mai potuto sapere ciò a cui ha agognato per tutta la vita…”

 

Eyrleen non si curò di quell’ultimo avvertimento ed entrò a passo deciso. Dentro di sé ribolliva per la scarsa considerazione in cui era stato tenuto fino a quel momento, ma sapeva bene di contare meno di nulla nel territorio del Tempio. Non era lui a fare le regole in quel posto e doveva rispettarle senza discutere…

 

Oltre a ciò, tuttavia, Eyrleen sentiva montare un’insicurezza crescente – una cosa che gli capitava molto raramente…- poiché era ben conscio di non aver con sé nessuna ricchezza né alcun oggetto di grande valore da sottoporre al Santo Sacerdote come offerta per il suo aiuto. Se ciò che la Guardia della Fede aveva detto era vera, forse il suo viaggio sarebbe stato del tutto inutile.

 

Il guerriero aveva sempre pensato che tutti i nobili potessero avere ogni tipo di informazione dal Tempio dell’Aldilà a proprio piacimento, in ogni momento e per quasi tutte le loro necessità, come aveva sempre sentito mormorare fra la gente rispettosa delle divinità. Se era vero che anche alcuni fra loro non erano stati in grado di soddisfare i rigidi requisiti imposti, che speranze poteva mai avere lui, un guerriero delle lontane semiselvagge Province del Nord, carico solo di onori e di gloria oltre alla propria spada bagnata di sangue straniero in tante battaglie? Eppure la stessa sete di conoscenza che l’aveva spinto fin là gli imponeva di continuare. Quella voce che gli aveva imposto di presentarsi al cospetto del Santo Sacerdote non aveva accennato a tutte quelle difficoltà…Troppo grande era il tormento che l’aveva portato a quella complicata decisione. Finalmente la voce gli aveva dato l’unica speranza di riuscire a liberarsi dai propri incubi dopo tanti anni, e lui aveva finito per aggrapparsi a quella promessa come a nient’altro prima. E non voleva certamente disilludersi così in fretta…

 

Sì, forse poteva essere posto un freno alla sua misteriosa inquietudine. Avrebbe implorato il Santo Sacerdote di concedergli la sua benevolenza, era ciò di cui aveva bisogno, davvero!

 

Il guerriero entrò nella più grande delle tre costruzioni che gli era stata indicata. Dentro trovò degli enormi candelabri fatti di bronzo che irroravano la stanza della loro forte luminosità da due grossi mobili di legno finemente intarsiati addossati alle pareri. La stanza pareva non molto grande e priva di altri arredi. Non vi era nessuna finestra, e si intravedeva solo una porticina di metallo all’estremità opposta della stanzetta.

 

Eyrleen attese in silenzio a pochi metri dalla porta chiusa. Era certo che la sua presenza fosse già stata notata e, non appena avesse voluto, il Santo Sacerdote o un suo accolito si sarebbero affacciati a vedere chi desiderava conferire con loro. Non passarono neanche cinque minuti e la porticina di metallo si aprì sinistramente con uno scricchiolio. Ne uscì un uomo anziano, ma non vecchissimo, perfettamente sbarbato e con i capelli cortissimi che si intravedevano appena sotto un copricapo bianco finemente decorato. La sua altezza era ragguardevole ed il portamento solenne. Indossava una ricca ed ampia veste giallognola con ricami rossi e dorati. Sul davanti recava il simbolo del Regno e della famiglia nobiliare che custodiva quella particolare Provincia per conto del Sovrano, ma sopra di essi Eyrleen notò uno strano disegno dal significato oscuro che subito collegò a qualche sconosciuta pratica magica della cui natura non sapeva assolutamente nulla.

 

Il guerriero proruppe in un inchino a quell’ingresso non annunciato, ed attese che gli fosse data la possibilità di parlare.

 

“Alzati pure straniero!” disse il Sacerdote “Vedo che se un uomo rispettoso delle tradizioni e della nostra fede…nonché valoroso, direi.“ Il suo sguardo si posò brevemente sui simboli degli onori militari che l’uomo aveva con sé. “Ora, dimmi chi sei, a quale famiglia appartieni e qual è il motivo della tua venuta al Sacro Tempio dell’Aldilà in modo che io possa valutare se sei degno di ricevere ciò per cui sei giunto fin qui.” L’anziano fece seguire quella frase di rito da un ampio gesto della mano, invitando il guerriero a rispondergli.

 

“Il mio nome è Eyrleen, potente Sacro Sacerdote del Tempio, e sono arrivato fin qui per chiedervi udienza. Non appartengo ad una famiglia nobile, né posseggo grandi ricchezze, ma ho servito con onore il Regno nell’esercito di sua maestà ed ho combattuto in innumerevoli battaglie contro i nostri nemici in molti paesi lontani, tanto che il mio stesso Signore mi ha insignito di questa spada che porto sempre con me come un riconoscimento per la mia fedeltà nei suoi confronti.” fece una pausa per dar maggior risalto a quelle parole, quindi continuò ad esporre le proprie ragioni “Santo Sacerdote, sono venuto dal mio lontano e povero villaggio di Injen-Ijin-wyn, per esporvi una richiesta. Giudicate voi se io sarò degno della vostra considerazione.”

 

L’altro lo guardò in silenzio quindi chiese “Ebbene, valoroso guerriero, esponimi dunque la tua richiesta. Qual è il grave motivo che ti spinge fino a questo tempio?”

 

“Santo Sacerdote, vengo ad implorarvi di permettermi di entrare nella Camera dei Defunti per un motivo molto personale. Desidero condurre una ricerca che spero vorrete degnare del vostro assenso…Giudicate voi, Santo Sacerdote, se sono degno della vostra considerazione.”

 

“Bene, bene, dunque tu vorresti entrare in contatto con qualcuno che dimora nella Camera dei Defunti…un proposito molto impegnativo…E dimmi, cosa ti fa pensare che ti concederò un tale onore? Come hai detto tu stesso, non appartieni ad una delle famiglie nobili del Regno né sei uno dei nostri accoliti. Qual è il vero motivo che ti ha portato a formulare questa tua richiesta?”

 

Eyrleen sentiva che la sua ricerca si avvicinava pericolosamente al fallimento ma era troppo deciso ad andare fino in fondo per mollare proprio adesso. Era vitale per lui riuscire nel suo intento…Decise che forse sarebbe stato meglio raccontare tutta la verità. E dopo sarebbe stato lo stesso sacerdote a dirgli cosa ne pensava della sua storia, se fosse un pazzo o soltanto un poveruomo innocente, per quanto temerario, spinto da un bisogno insopprimibile.

 

“Ecco, potente Sacerdote, non sarei mai venuto qui di mia iniziativa se un grave motivo non mi avesse portato a questa decisione.” Il guerriero raccolse dentro di sé tutte le sue energie ed espose gli eventi così come li aveva vissuti sulla propria persona “E’ stata una voce che mi ha detto di recarmi al Tempio, una voce che cerca di parlarmi da molto tempo e di cui non comprendo la natura…Essa mi ha detto espressamente di venire qui! Ho cercato di ignorarla dapprima, ma questa, da flebile come l’avvertivo all’inizio, si è fatta via via più forte ed audace, fino al punto che non ho più potuto evitare di prestarle ascolto. Giudicate voi dunque se sono degno della vostra considerazione, o Santo Sacerdote.” Eyrleen concluse il proprio discorso ripetendo quella frase cerimoniale più per farsi forza che per una reale necessità rituale.

 

Il sacerdote parve interdetto a quella rivelazione inaspettata. “Una voce, tu dici?” Una voce che non sai spiegare e che cerca di mettersi in contatto con te da molto tempo…e dimmi, sei proprio sicuro di aver sentito quella voce? Voglio dire, sei un uomo che gode della salute mentale che gli dei sono soliti concedere in dono a tutti se solo si mostrano pronti ad assecondare i loro voleri?”

 

Eyrleen non prestò fede a quell’insinuazione. Peraltro quel dubbio era venuto anche a lui in passato, ma lo aveva superato da tempo “No, Santo Sacerdote, sono certo di quello che ho sentito, non ho più dubbi. Ma sarò lieto di sottopormi ai vostri esami per accertare al di là di ogni sospetto che sono un uomo degno di fede…ditemi dunque cosa debbo fare!”

 

Il sacerdote lo scrutò senza fiatare con i suoi acuti occhi scuri, soppesandolo attentamente. Indugiò sul suo viso deciso, sul suo sguardo sincero e sui suoi capelli neri, lunghi e slegati sulle spalle, secondo l’usanza dei guerrieri liberi del Settentrione. Osservò il simbolo damascato sulla spalla, la sua arma ed il vestiario semplice e decisamente pratico terminante con un pesante e lungo gonnellino di lana tipico della semiselvaggia Provincia dalla quale diceva effettivamente di provenire. Infine, esaminò anche le cicatrici sugli avambracci e la robusta quanto semplice cotta di maglia che gli copriva il petto. Dopo esser rimasto a meditare fra sé per qualche attimo, quando pensò di aver raggiunto la giusta decisione, parlò di nuovo “Bene, guerriero di Injen-Ljin-wyn.  So che voi delle Province del Nord siete gente schietta e rispettosa dei nostri dei. Non voglio mettere in dubbio quanto affermi, ma concedimi un attimo del tuo tempo e l’esame cui ti sottoporrò potrà finalmente chiarire se ciò che dici è vero. Congiungi dunque le tue mani con le mie, si…così…e lasciati andare…concentrati solo su quella voce che dici di aver sentito e non pensare ad altro. Sì, così…perfetto, non smettere di concentrarti ora!”

 

Eyrleen aveva obbedito fin da subito e quello che gli era parso un vero e proprio ordine, sebbene rivoltogli in maniera garbata, ed ora poteva sentire il tocco delle mani ossute del Santo Sacerdote che gli stava davanti. Tuttavia la sua mente cominciava già a sentirsi più libera, priva di confini, nonostante fosse concentrata come non mai…Udì di nuovo il suono di quella voce che conosceva oramai fin troppo bene, ed anche il religioso l’avvertì, quindi la sua lingua si sciolse in un racconto liberatorio che rivelò al suo interlocutore in un attimo tutta la triste storia che lo aveva interessato, a partire dai primi incubi che lo avevano assalito di notte nella tenda durante l’ultima guerra a cui aveva partecipato, molti anni prima, fino all’angosciante insonnia che gli aveva impedito di gustare un sereno riposo per lungo tempo, dovunque andasse. E dopo di quello, il forzato esilio che si era autoimposto, allontanandosi per un certo periodo dall’esercito, confidando che ciò potesse recargli in qualche modo conforto, fino al giorno in cui aveva sentito per la prima volta la voce. Sì, la strana voce, quella misteriosa voce che proveniva da chissà dove e che gli parlava per chissà qualche oscuro motivo, senza che lui potesse interromperla, senza poterla del tutto scacciare dalla sua mente. Ed ogni volta un messaggio, conciso ed apparentemente privo di senso…và là, parla con questa persona, torna al tuo villaggio! Ordini senza alcuna spiegazione, e senza che gli fosse ai stato rivelato il vero obiettivo, ordini oscuri…Fino a quest’ultima imposizione, intraprendere un lungo viaggio fino al Tempio dell’Aldilà della regione di Hujndjesòten-ljin e presentarsi al cospetto del Santo Sacerdote che officiava i riti sacri in quel luogo…il resto sarebbe venuto da sé. E poi, i suoi dubbi, le continue rassicurazioni…tutto si sarebbe risolto se fosse giunto fin là e avesse chiesto di entrare nella Camera dei Defunti del Tempio…il motivo però non lo sapeva…

 

Il sacerdote ascoltava e si meravigliava per quelle parole, eppure l’unione temporanea che aveva instaurato con il guerriero gli diceva che era tutto vero! Ogni più piccolo particolare gli era stato confermato.

 

Il contatto fra i due si interruppe bruscamente, lasciando il guerriero parecchio disorientato mentre la sua mente si dibatteva alla ricerca di qualche appiglio, di quella cosa che l’aveva guidato fino ad un attimo prima concedendogli una sensazione di sollievo quale mai aveva provato in vita sua. Ci volle qualche minuto perché Eyrleen riacquistasse la consueta fermezza e quando si riebbe del tutto vide il religioso ritto davanti a sé con un’espressione corrucciata ed allo stesso tempo quasi commossa sul volto raggrinzito.

 

Fece per parlare ma il vecchio subito gli fece segno di tacere. “Sì, valoroso guerriero di Injien-Ljin-wyn, quanto mi hai detto corrisponde a verità! La tua mente è sana ed il tuo cuore coraggioso, mi dispiace di aver dubitato di te ma…dovevo assolutamente sapere…- il sacerdote parve rabbuiarsi ancora di più senza un motivo apparente. “C’è una ragione particolare per la quale tu devi entrare nella Camera dei Defunti. Là ti sarà spiegato il motivo della tua ricerca ed incontrerai una persona che cerca di mettersi in contatto con te da molto, moltissimo tempo. Anche se i suoi sforzi sembrano essersi fatti più pressanti negli ultimi tempi, per qualche impulso sconosciuto. Altro non ti posso dire…sappi solo che c’è una ottima motivazione per cui ti lascerò entrare da solo nella Camera dei Defunti, senza alcuna guida che ti stia al fianco e ti introduca in quel mondo, come vorrebbe la tradizione.”

 

Seguì un attimo di silenzio stranito. Notando l’espressione di sorpresa sul volto del guerriero, il Santo Sacerdote si affrettò  a tranquillizzarlo “Sì, so bene cosa pensi, ma non devi preoccuparti…E’ vero ciò che si dice circa il fatto che non venga mai permesso a nessuno di entrare in quel luogo senza l’ausilio di un sacerdote del nostro sacro ordine che lo metta adeguatamente in contatto con colui a cui ci si vuole rivolgere e che lo protegga, servendosi delle sue conoscenze particolari e della mediazione dell’essere incorporeo a cui solitamente si ricorre nell’aldilà…sarebbe molto pericoloso per un ospite tentare di aggirare quest’antica tradizione ed altamente improduttivo per la sua ricerca al tempo stesso, oltre a risultare del tutto in contrasto con il nostro codice di comportamento…Ma tutto ciò è applicabile solo in condizioni normali, e non è questo il caso, come presto scoprirai. Tu non avrai bisogno della mia protezione né di alcun amuleto per poter condurre quanto seguirà, poiché là dentro troverai qualcuno che eseguirà questo compito per te al mio posto ed asseconderà i tuoi propositi…Ma ora devi deciderti ad andare senza frapporre altri indugi. Ciò che posso dirti è che non ti è stato rivelato tutto sulla tua infanzia e questo è uno dei motivi per cui sei impreparato a ciò che ti aspetta, e dubiti…ma devi confidare nella voce che ti chiama, anche se neanch’io comprendo cosa dovrai aspettarti là dentro, poiché mi è negato sapere di più al momento…”

 

Eyrleen pareva ancora perplesso, senza dubbio.

 

“Non troverai alcun pericolo sulla tua strada, questo è certo.” Insistette il religioso con fare tranquillizzante “Non chiederò alcun prezzo per favorirti nella tua ricerca e non domandarmi perchè…presto scoprirai ciò che non hai mai avuto modo di sospettare ed ogni cosa ti sarà rivelata”. Detto ciò, il Santo Sacerdote si diresse verso l’uscita, oltrepassando il guerriero senza neanche fermarsi, ed una volta fuori lo invitò a seguirlo. Eyrleen si affrettò a fare quanto gli veniva indicato ma la sua mente era ancora troppo confusa per rendersi pienamente conto di quanto stava avvenendo. Cosa voleva dire il religioso quando gli aveva confidato che non sarebbe stata necessaria la sua presenza all’interno della Camera dei Defunti? E cosa c’era di così misterioso nel suo passato da richiedere di ricorrere a quel rito antico? Come avrebbe fatto ad uscire senza danni da quella stanza, lui, guerriero più abituato alla spada che alle parole, nonchè totalmente a digiuno di ogni più basilare nozione di magia e delle tradizioni del Tempio? Eyrleen sapeva di tutto quello che si stava apprestando a fare solo ciò che le voci popolari e le dicerie gli avevano fatto giungere alle orecchie. Eppure il Santo Sacerdote era stato chiaro, non avrebbe dovuto preoccuparsi! Là dentro avrebbe trovato chi l’avrebbe aiutato nella sua ricerca…E quella voce ovviamente!

 

Ancora in preda all’emozione delle immagini e del ricordo che l’incantesimo dell’anziano sacerdote aveva fatto riaffiorare in lui, Eyrleen  si venne a trovare ben presto, senza sapere bene come, di fronte all’entrata della costruzione nota come Camera dei Defunti, del tutto identica esteriormente all’edificio in cui si era trovato poco prima e che costituiva una parte annessa al sacrario del religioso.

 

L’uomo che lo precedeva si arrestò di colpo, cantilenò una preghiera sottovoce, quindi entrò dentro facendo svolazzare la ricca veste decorata ed invitando il guerriero a seguirlo. Non appena all’interno della stanza, Eyrleen si trovò in un ambiente principalmente buio, illuminato debolmente solo dalla tenue fiammella che ardeva tremante in un alloggiamento apposito al centro del braciere posto nel mezzo. Intorno non si poteva vedere nient’altro, l’intera spazio circostante appariva spoglio e privo d’importanza, come un’antica tomba di pietra, depredata chissà quando da cercatori di tesori determinati e privi di ogni fede, e questo meravigliò non poco l’uomo d’arme. La superficie del pavimento sotto i suoi piedi sembrava interamente ricoperta da un sottile strato di sabbia, particolare anche quello decisamente strano. Com’era possibile che un luogo importante come questo fosse lasciato in tale misero stato? Dato che non riusciva a trovare una spiegazione per quel fatto, il guerriero rimase incerto finchè improvvisamente gli sovvenne una frase che si era sentito ripetere fin da bambino “A volte le cose semplici nascondono le più grandi verità ed hanno il valore più grande…” Eyrleen pensò che quel proverbio non si fosse mai adattato tanto perfettamente a nient’altro che a questa situazione prima d’allora…

 

Mentre si guardava attorno ancora confuso il sacerdote si era avvicinato al braciere ed armeggiava adesso con alcune erbette odorose sconosciute che aveva tirato fuori da una tasca nascosta nella veste. Non appena l’uomo le ebbe gettate sulla fiammella, subito un denso fumo si sprigionò, trasformandosi ben presto in una nebbiolina impalpabile di colore verdastro che si radunò magicamente nel lato della stanza al di là del manufatto. Era come se una linea non visibile in corrispondenza del braciere tagliasse a metà l’intero luogo, separando la zona in cui si trovavano loro due dall’altra in cui si era ammassata la nebbia colorata. Il religioso si inginocchiò frettolosamente ai piedi del grosso manufatto da cui si era sprigionato il fumo e sollevò in alto entrambe le braccia per poi incrociarle verso il petto, pronunziando alcuni termini in una lingua che lo stupito Eyrleen non aveva mai udito prima. Quindi, completato il rito di Evocazione, distese le braccia in avanti e si rialzò, tornando indietro verso di lui.

 

“Ecco, prode Eyrleen, ho evocato per te le anime guardiane dell’aldilà. Fra poco comparirà la tua guida e tutto ti sarà spiegato…Ma ora sono costretto a lasciarti…non mi è consentito restare qui con te…Ciò che scoprirai deve essere rivelato a te soltanto, nessun altro dovrà essere presente…Questa è la volontà della voce che ti chiama quale ho chiaramente interpretato.” Detto ciò, la bocca del Sommo Sacerdote si sigillò ed il vecchio di accomiatò da lui, raggiungendo in breve l’uscita della Camera dei Defunti.

 

Eyrleen rimase dunque da solo all’interno, pieno di dubbi ed incerto su cosa avesse dovuto aspettarsi. Era un guerriero molto valoroso e non era sua abitudine provare paura o spaventarsi come  una donnetta di fronte ad un avvenimento insolito; tuttavia quel posto sembrava avere uno strano effetto sulla sua mente e tutta quella magia misteriosa superava certamente di molto la sua comprensione. Passò qualche minuto senza che accadesse niente in particolare, poi, all’improvviso, l’uomo notò due figure indistinte agitarsi dentro la nebbia. Sembravano due serpenti avvolti in spire di fumo che con i loro spostamenti rendevano convulso l’ammasso colorato. Dopo quei primi movimenti ad Eyrleen parve di vederne degli altri e poi ancora, sempre più numerosi. Per un attimo fu quasi certo di aver intravisto alla sommità di quelle figure delle teste dalla forma vagamente umana. Rimase subito perfettamente immobile, troppo impietrito dalla straordinarietà di ciò che stava accadendo di fronte a lui per osare soltanto formulare supposizioni. Le figure misteriose si agitavano continuamente provocando dei fruscii e dei sibili, sebbene rimanessero nell’altra metà della stanza, circoscritti entro i confini della nebbia.

 

Ad un certo momento, Eyrleen cominciò a sentire anche un confabulare indistinto che crebbe via via d’intensità, fino a trasformarsi in un vero e proprio frastuono decisamente insopportabile. Di scatto, si portò le mani alle orecchie e scosse la testa gridando. La sua mente non era in grado di sopportare il dialogo serrato di così tante anime e le voci quasi gli stavano procurando uno shock nervoso. Il guerriero era quasi sul punto di cedere quando il vociare cessò senza preavviso. Eyrleen scostò cautamente le mani dai padiglioni auricolari che ancora gli dolevano, quindi si guardò attorno con fare agitato. Niente…

 

Le voci parevano essere scomparse e con loro le strane figure nella nebbia. L’uomo avrebbe voluto scappare via di là e tornare dal sacerdote, tuttavia qualcosa sembrava trattenerlo. L’esperienza di poco prima lo aveva profondamente provato, però sentiva di non dovere cedere. Forse gli esseri che aveva visto (o era stato tutto un sogno? ) erano i famosi guardiani a cui aveva accennato prima il Santo Sacerdote. Ma se così era, cos’altro l’avrebbe atteso in quel luogo?

 

Ancora incerto sul da farsi, Eyrleen venne scosso dal suo torpore mentale da un altro strano avvenimento. D’un tratto la nebbiolina che si stendeva a pochi metri da lui parve dividersi, ammassandosi ai due lati, ed una luce intensa esplose letteralmente al centro dell’altra metà della stanza. Il guerriero riuscì appena a coprirsi gli occhi che avevano preso a lacrimargli profondamente, quando la luce si affievolì e quindi venne meno del tutto. Da quel ‘varco’ qualcosa doveva essere passato ed ora si trovava all’interno della Camera dei Defunti. Eyrleen avvertiva una presenza, o così avrebbe detto, ma non avrebbe saputo spiegare quella sensazione.

 

Senza preavviso una figura incorporea prese a muoversi a grande velocità a ridosso della parete opposta, spostandosi in direzione del braciere acceso. Ed in quel preciso momento l’uomo sentì una voce flebile che si rivolgeva proprio a lui.

 

“Eyrleen…finalmente sei giunto al Tempio…quanto ti ho aspettato…”

 

Il guerriero ebbe un sussulto interiore. Sì, l’aveva riconosciuta, non c’era dubbio. Era quella voce!

 

***

L’anima al di là del braciere, simile ad un essere composto di fumo e dalla forma umana, pareva guardare nella sua direzione mostrando quello che ad Eyrleen parve un sorriso. Gli occhi non lo fissavano direttamente, eppure sentiva il suo sguardo penetrare il proprio essere e ciò lo lasciava sgomento. Di fronte a quale prodigio si trovava?

 

Era dunque per parlare con uno di quegli esseri che tutti i più importanti notabili del Regno desideravano così tanto entrare almeno una volta nella vita in quella stanza, a prezzo di enormi ricchezze? Per chiedere cosa? Fama, successo, gloria non li possedevano forse già?

 

Nel suo caso, era diverso. Lui era stato chiamato, invitato più e più volte a venire al Tempio, finchè non aveva ceduto a quell’oscuro richiamo e si era deciso alla fine per placare il suo tormento. Tuttavia, senza quell’intimo bisogno che lo aveva costretto, mai e poi mai si sarebbe sottoposto volontariamente a quella prova sfibrante.

 

Eyrleen scrutò l’anima che gli si parava dinnanzi, meravigliandosi della freddezza con cui riusciva ad affrontare la situazione. Ne esaminò il volto, il portamento e lo straccio che pareva aver indosso, tutto dello stesso uniforme colore della neve sporca, quasi fosse stato un tutt’uno con colui che da esso era rivestito. Non assomigliava a nessuno che lui avesse mai conosciuto…almeno, così avrebbe detto da quella prima vista.

 

“Eyrleen, parlami! Chiedimi ciò che vuoi sapere, sono qui per dissipare i tuoi dubbi…” la figura parlò di nuovo, con la sua strana voce che sembrava provenire da qualche oscuro recesso. Non era un’allucinazione, ne era certo…

 

“Ti conosco? Chi sei? Perché ti sei rivolto a me per farmi giungere in questo posto?” le domande fluirono dalla sua bocca inconsapevolmente, tanto che il guerriero si chiese con stupore da dove avesse tratto la forza per parlare in quel modo.

 

La strana creatura si avvicinò volteggiando fino al limite estremo del braciere che sembrava segnare una labile linea di confine fra il mondo dei vivi e quello dei defunti. Il suo volto sbiadito provocava una forte impressione su Eyrleen che si costrinse a non indietreggiare sforzando la sua volontà.

 

“Io sono tuo fratello, Eyrleen! Tuo fratello gemello, morto ormai più di dieci anni fa! Il mio nome è Ijin…”

 

A quella rivelazione, il respiro quasi si strozzò in gola al guerriero che, assieme alla più totale sorpresa, sentiva crescere dentro di sé un senso di astio e di indignazione per quelle frasi inaspettate “Che…dici?  Mio fratello…gemello! Io non ho alcun gemello…”Eyrleen si scoprì ad urlare quelle parole. “Eyrljin, Gljen e Frjindorn sono i miei fratelli più giovani, tutti della stirpe di Rji-leen e del villaggio di Injien-Ljin-wyn! Non ho altri fratelli! Questa è la verità per come te la espongo…Dunque dimmi, chi sei tu anima, e cosa vuoi da me?”

 

L’uomo si sentiva fremere dentro. Tutta l’eccitazione e lo scoramento represso per il misterioso tormento che a lungo lo aveva fiaccato rischiava di traboccare in modo pericoloso ora. Eyrleen lo sapeva e tuttavia non era stato in grado di controllarsi di fronte a quell’enormità che aveva sentito.

 

“Calmati, Eyrleen, devi calmarti…Io sono ciò che ti ho detto, anche se tu non sei mai stato consapevole della verità! Sono tuo fratello, ma tu non mi hai mai conosciuto. Lo sono quanto e più degli altri discendenti della stirpe di Rji-leen che tu hai citato poc’anzi. Non dubitare delle mie parole!” La voce dell’essere dell’aldilà era suadente ma ferma. Non si mostrava sorpresa del suo comportamento di poco prima, anzi pareva conciliante e pronta a comprendere le sue inconsulte intemperanze umane.

 

Quell’invito a non mostrare astio nei suoi confronti ebbe un effetto benevolo su Eyrleen, tranquillizzandolo e fugando apparentemente la sua paura repressa. Il guerriero non avrebbe saputo dire se era la conseguenza di un qualche incantesimo, però sentiva di non aver niente di cui diffidare riguardo ciò che gli diceva quell’anima. Era là per aiutarlo a comprendere…Non doveva dubitarne…”Ma come…può essere? Se quanto dici è vero, come posso esserne stato all’oscuro…e perché? Quale ragione ci potrebbe essere?” il suo tono era più pacato ora.

 

La voce tranquillizzante dell’anima prese nuovamente a diffondersi per la stanza “Vedi, c’è una ragione ben precisa per ciò che è avvenuto. Non ti è stato detto tutto, infatti. Cercherò di spiegarti…Nostro padre ebbe due gemelli, tu ed io, i secondogeniti della sua stirpe, nel lontano villaggio di Injien-Ljin-wyn, la nostra casa. Ma a quell’epoca nelle Province del Nord la povertà imperava e le conseguenze della sanguinosa guerra con le popolazioni barbariche della Landa della Grande Foresta facevano ancora sentire i loro strascichi sulla campagne bruciate e le coltivazioni distrutte. Le nostre piccole terre, coltivate dagli abitanti del villaggio per concessione del Signore di Lenjang-wyn non sarebbero state in grado di mantenere una famiglia quale la nostra di fronte all’approssimarsi della nuova terribile stagione fredda. Nostro padre cominciava ad invecchiare e la morte del suo primogenito e di suo fratello durante l’ultimo tentativo di invasione dei barbari lo avevano privato del sostegno di valide braccia su cui aveva sempre potuto contare. Così decise di affidare uno dei suoi giovanissimi figli alla persona che più stimava, un suo vecchio commilitone che aveva condiviso con lui mille battaglie e che aveva raccolto una discreta fortuna nelle guerre a cui aveva partecipato in paesi stranieri, prima di perdere una mano combattendo fra le insidie tesegli dai propri nemici nell’intrico di rami e di alberi della Grande Foresta. Costui era privo di figli e toccò a me essere venduto a quell’uomo che ho sempre chiamato padre. E dunque l’affare venne presto concluso. Entro l’anno però la mia nuova famiglia decise di trasferirsi al sud, sia per evitare che qualcuno notasse l’eccessiva somiglianza fra i due bambini al villaggio, sia per alcuni affari che il commilitone agiato aveva in quella zona. Quindi io crebbi, all’oscuro della mia vera origine, ed imparai molto nell’arte della guerra, partecipando a numerose spedizioni militari al seguito di un Signore delle regioni del sud, finchè non trovai la morte in una proditoria imboscata, in un campo dimenticato… Il nostro vero padre, intanto, si era confidato con un suo amico che si intendeva di cose sacre per sapere quale sarebbe stata la punizione divina per il suo gesto, dal momento che aveva saputo che secondo il nuovo editto del Re tutti i gemelli nati negli ultimi anni anni avrebbero dovuto essere accompagnati dai propri genitori al più vicino Tempio dell’Aldilà e là lasciati in custodia al sacerdote che avrebbe deciso cosa farne. Ma l’uomo, non appena ebbe saputo cosa aveva fatto in passato nostro padre, gli rivelò un segreto che era di conoscenza comune nelle regioni centrali del Regno. Ciò che quell’uomo gli disse era che risultava da sempre un’antica usanza del sud del Regno portare i due figli gemelli che uno aveva avuto in dono dagli dei fino al più vicino Tempio e farli esaminare dal Santo Sacerdote che proprio in quel luogo officiava i riti magici. Costui avrebbe scelto in base ad una complessa disamina quale dei due sarebbe stato in futuro a sua volta un religioso di pari livello…e conseguentemente chi sarebbe divenuto la guida del Sommo Sacerdote medesimo nel mondo dell’Aldilà. Infatti, chi è a capo di un Tempio come questo in cui ti trovi ha bisogno da sempre di un’anima amica che interceda per lui e lo conduca in quel piano dell’esistenza, mettendolo in comunicazione con le altre anime dei defunti per i suoi scopi. E solo un gemello, per il particolare legame che ha con il fratello ancora in vita, è in grado di assolvere a quel compito delicato…”

 

Il guerriero rimase ad occhi aperti.

 

“Quindi, come avrai ben compreso, uno dei due fratelli avrebbe dovuto essere sacrificato alle divinità, di modo che da morto potesse mantenere questo contatto con il sacerdote che veniva intanto addestrato nel mondo dei vivi. E’ questo il segreto dei Sacerdoti del Tempio dell’Aldilà! Così era sempre avvenuto in passato, ma ora questa bieca usanza veniva estesa anche alle lontane Province del Nord, in conseguenza dei parti plurigemellari che si erano avuti ultimamente in quei luoghi. Pochi, è vero, ma significativi secondo la congrega dei Sacerdoti per veder in essi un qualche segno della volontà degli dei.” A questo punto la voce si interruppe all’improvviso, lasciando un senso di vuoto incolmabile nella Camera semibuia.

 

Eyrleen dentro di sé tentava di riflettere su quanto aveva sentito, ma la cosa gli sembrava così assurda, mai avrebbe immaginato…Un rito così crudele, eppure osservato da moltissime generazioni dalla stessa congrega religiosa…

 

“Nostro padre, quando seppe della cosa, fu colto dal rimorso. Il suo senso di fedeltà al Regno lo tormentava per non aver rispettato quell’antica tradizione di cui non aveva saputo nulla prima di allora e si lamentò della sua ignoranza, triste per aver privato la sua nazione di un grande potere. L’amico promise che non avrebbe mai rivelato nulla, tuttavia nostro padre ugualmente ti addestrò alla guerra e ti spronò sempre ad essere il miglior combattente che il suo popolo avesse mai avuto, pensando che se avesse fatto di te uno dei suoi più esperti soldati del Regno, forse avrebbe in qualche modo potuto porre rimedio al suo errore inconsapevole. Ma…Eyrleen…il dono che gli dei ci avevano concesso era troppo grande…Una volta che io giunsi nell’Aldilà, il nostro legame si è rafforzato ed io ti ho chiamato a me…anche se nessuno di noi due è stato indottrinato secondo la rigida disciplina del Tempio, ciononostante in questi anni di mia reclusione prima del tempo nell’Oltretomba ho appreso a sufficienza per entrambi. Io sarò il tuo intermediario nell’Aldilà, Eyrleen! Per quanto ti sembri incredibile è così, la volontà degli dei è stata alfine rispettata! Grazie a questa magia possiamo rincontrarci anche dopo la mia morte…”

 

Il guerriero non provava più rancore per quanto gli aveva riferito quell’anima. Dentro di sé sapeva che era tutto vero, senza possibilità d’inganno. Quel racconto aveva toccato il suo cuore e gli aveva rivelato alcuni retroscena della sua vita giovanile di cui non aveva mai sospettato l’esistenza. Si trovò privo di forze e spossato, incapace di ribattere…Era come un bambino che si fosse perduto.

 

Il defunto comprese il suo stato d’animo e giunse provvidenzialmente in suo soccorso. Protese il suo arto dalla consistenza indecifrabile fino a fermarsi sopra la fiamma che ardeva al centro del braciere e disse “Ora ascoltami, Eyrleen! Comprendo come tu ti possa sentire…Ma ora fa’ ciò che ti dico e congiungi la tua mano con la mia nell’incantesimo in modo che i nostri due mondi possano congiungersi temporaneamente ed ognuno di noi possa condividere le esperienze dell’altro. Coraggio, tendi la tua mano!”

 

L’uomo lo fece e portò le sue dita grandi e robuste verso quella impalpabile del fratello morto, mentre calde lacrime di cui non pensava di essere più capace da tempo cominciavano lentamente ad inumidirgli le guance.

 

***

 

Ormai era già il secondo giorno da quando il guerriero era giunto nel Tempio dell’Aldilà ed il Santo Sacerdote aveva acconsentito benevolmente a dargli alloggio fino alla fine della sua ricerca. Tuttavia, aveva cominciato a mostrarsi sospettoso nei suoi riguardi, in qualche modo. Eyrleen però aveva ricevuto la precisa consegna dal fratello defunto di non rivelare nulla di quanto era avvenuto là dentro, né del resto di cui aveva avuto conoscenza…E d’altronde era bene che quell’uomo non sapesse niente di ciò che gli era stato confidato nella Camera semibuia. Forse il sacerdote aveva tentato di scoprire ciò che era avvenuto entrando in contatto con qualche anima amica la sera stessa del suo primo ingresso, ma non doveva aver avuto molta fortuna. Per questo si mostrava un po’ scostante, senza tuttavia apparire scortese. Eppure sembrava temesse qualcosa…

 

Così anche quella mattina Eyrleen si era recato di buon ora nella Camera dei Defunti ed aveva atteso che il Santo Sacerdote compisse la parte propedeutica del rito di evocazione per lui, dopodichè era rimasto da solo, in attesa dell’anima del fratello.

 

Anche questa volta il defunto era giunto puntualmente, accompagnato da un’altra anima che il fratello aveva voluto che lui conoscesse il giorno prima. Eyrleen ripensò alla sconcertante richiesta che Ijin gli aveva fatto dopo l’incantesimo a cui aveva contribuito…

 

“Fratello Eyrleen,” gli aveva detto “ora che hai condiviso le mie esperienze nell’Oltretomba, ed io le tue in vita, devi sapere il motivo per cui ti ho fatto venire qui”. Il guerriero aveva ascoltato anche quella nuova rivelazione senza mostrarsi del tutto stupito, in fondo aveva sempre pensato che ci dovesse essere dell’altro…”Fratello caro, c’è una ragione importantissima per la tua presenza in questo luogo, che va ben al di là del nostro pur agognato ricongiungimento. Non avrei mai rischiato la tua sanità mentale e la tua stessa incolumità se non ci fosse stato un serio motivo per entrare in contatto con te. C’è un’altra anima che devi conoscere…Egli necessita del tuo aiuto in questo mondo…ma lasciami spiegare…”

 

Detto ciò, Ijin aveva fatto un gesto ed alle sue spalle era comparso una nuova anima, molto piccola a vedersi, forse di un bambino di sette o otto anni. Eyrleen era rimasto ad ascoltare in religioso silenzio.

 

“Questa che vedi è l’anima guida nell’Aldilà del Santo Sacerdote di questo Tempio, suo fratello gemello morto ormai da molti anni. E’ lui che abbisogna della tua assistenza e, credimi, si tratta di una questione della massima importanza…”

 

Il guerriero aveva continuato a prestare attenzione, senza riuscire a comprendere inizialmente perché lui fosse così importante, in fondo era solo un semplice, rozzo uomo d’arme, talvolta anche spietato, che amava ancora vestire di pelli e che pensava fosse più facile eliminare un nemico piuttosto che cercare un’alleanza e tentare di convertirlo alle ragioni del Regno. Ma poi capì…

 

“Jennen è il suo nome ed ora ti narrerò la sua storia. Devi sapere che allorchè i due fratelli gemelli, quest’anima e l’attuale Santo Sacerdote, vennero portati al Tempio dell’Aldilà della capitale perché la congrega decidesse il loro destino, entrambi erano molto uniti. Ma tale amore svanì ben presto, almeno in uno di loro, e precisante l’attuale Santo Sacerdote che hai conosciuto, non appena costui scoprì che al termine dell’addestramento di tre anni la congrega aveva scelto Jennen e non lui come futuro Santo Sacerdote, ritenendolo più degno ed abile nelle pratiche magiche, facendo sì di conseguenza che toccasse invece a colui che è ora il Sacerdote designato, per l’appunto,  essere sacrificato alle divinità per svolgere il compito di guida nell’Oltretomba per il fratello nei riti della Camera dei Defunti.”

 

Eyrleen aggrottò la fronte, corrucciato.

 

“Con mossa diabolica, l’attuale Santo Sacerdote riuscì a sostituirsi al fratello poco prima di essere drogato per il sacrificio e fece sì che fosse Jennen ad essere ritualmente ucciso al suo posto, frodando così la volontà delle divinità! Quando il giovane si ritrovò nell’Oltretomba era ormai già stato gravemente sovvertito in modo irreparabile quanto deciso dal fato e altro Jennen non potè fare se non continuare a servire il fratello rimasto vivo da quella dimensione oscura in cui era stato scagliato con l’inganno. Cosa che peraltro fece sempre con il massimo rispetto per la tradizione, osservando diligentemente le rigide regole sacerdotali dettate per il mondo dei vivi e dei defunti. Infatti, è risaputo che nessun sacerdote potrebbe svolgere da solo una tale complessa attività senza il prezioso ausilio del fratello gemello morto che lo protegga e convochi e diriga per lui le altre anime con cui intenda entrare in contatto di volta in volta. Anime disperate e sofferenti che si perderebbero facilmente nelle buie immensità dell’Oltretomba senza una guida sicura che li radunasse al momento dell’evocazione e li riportasse poi indietro al luogo da cui provengono…”

 

Eyrleen dapprima fu incerto se credere a quel che gli veniva detto sul conto del Sommo Sacerdote del Tempio, che d’altra parte aveva accettato con benevolenza di aiutarlo nella sua ricerca. Non avrebbe mai potuto pensare che davvero quell’individuo fosse stato capace in passato di una tale crudeltà e blasfemia verso la loro religione. Quindi aveva rammentato il suo successivo atteggiamento sospettoso, e l’astio crescente che gli era parso mostrare nei suoi confronti quando aveva tentato di scoprire che cosa lui cercasse ed aveva fallito. Forse quell’uomo non era come appariva, dopotutto…

 

“Ascolta Eyrleen, questa meravigliosa occasione del nostro incontro è in realtà una straordinaria opportunità per l’anima che ti ho presentato. Devi sapere infatti che ad ogni defunto che si trova nell’Aldilà è dato reincarnarsi in un altro essere vivente, uomo o donna che sia, dopo anni o addirittura secoli dalla propria morte. Questa è una sacra legge decisa dai nostri dei ed è anche una delle più venerate dai nostri sacerdoti a cui è affidato il compito di rimuovere con la loro arte ogni ostacolo affinchè tutto vada a buon fine. Tuttavia, quest’opportunità è concessa una sola volta ad ognuno, quando giunge il momento deciso dalle divinità per ogni determinata anima. Ovviamente, il defunto, una volta ritornato alla vita, non ricorda nulla della sua precedente esperienza nell’Aldilà. Però non deve assolutamente perder l’occasione che gli viene attribuita, pena l’eterno vagare nel mondo oscuro…”

 

“Cosa intendi dire?” chiese il guerriero.

 

“Vedi, fratello caro, è questo ciò che rischia l’anima del povero Jennen. Essendo ormai prossima la nascita di colui nel cui corpo è stato deciso che lui debba tornare in vita, e non essendoci successivamente un’altra possibilità, il rischio è grande. Come defunto, Jennen avverte che il suo momento è vicino, ma il Santo Sacerdote, suo fratello gemello, non lascerà mai che la sua preziosa guida lo lasci, interrompendo la propria proficua carriera e così distruggendo tutto il prestigio che si è faticosamente conquistato in tanti anni di svolgimento delle pratiche magiche. D’altronde, lo stesso Jennen non potrà mai sfruttare pienamente questa possibilità che gli viene offerta finchè non avrà avuto giustizia nel mondo dei vivi. Vedi, caro fratello, è certo che il Santo Sacerdote non si pentirà mai dell’immondo gesto compiuto!”

 

Eyrleen sentì crescere un sentimento feroce dentro il suo cuore.

 

“Capisci ora quale sia l’importanza della questione che ho portato alla tua conoscenza? Mai chiederei l’aiuto di un profano se potessi risolvere tutto con le sole forze che operano nell’oscuro Aldilà. Ho anche tentato di mettermi in contatto con l’accolito favorito del Sacerdote, il ragazzo che quell’uomo sta ormai addestrando da anni perché un giorno possa succedergli. Ma ho scrutato il suo animo e ho scoperto che è del tutto sottomesso al suo Padrone. La fedeltà nei suoi confronti è assoluta e neanch’io con i miei poteri potrei convincerlo a fare ciò che dev’essere fatto!”

 

Gli occhi del guerriero si fecero scuri e risoluti in quel momento.

 

Ijin continuò, quasi implorandolo apertamente “Eyrleen…l’opportunità che il nostro incontro rivelatorio ci offre è troppo grande per sprecarla, comprendi bene quanto ti dico…Ricorri alla tua spada per una giusta causa, non solo per le uccisioni di dubbia moralità che hai compiuto talvolta per conto del tuo Signore o per combattere i nemici del Regno in battaglie sempre più sanguinose e crudeli.  I veri nemici si annidano a volte all’interno delle sue più alte cariche! Poni termine alla sofferenza di quest’anima e rendigli giustizia nel mondo dei vivi…Fratello! Devi decidere in fretta cosa fare…Non posso proteggere per molto ancora la tua mente dai tentativi che il Santo Sacerdote sta facendo per scoprire la verità…Dammi una risposta in sintonia con il tuo cuore…”

 

Le ultime parole di Ijin risuonavano ancora nei pensieri lacerati di Eyrleen, come frecce incendiarie scagliate a decine e conficcatesi con violenza nel legno di una catapecchia in rovina da ormai molti anni che venisse velocemente divorata dal fuoco, esattamente come il guerriero sentiva ora il suo animo dopo la girandola delle ultime rivelazioni che aveva dovuto sentire. Ma alla fine aveva deciso che non avrebbe lasciato cader nel vuoto la preghiera rivoltagli dal fratello. Ed era ciò che si sentiva ora pronto a rispondergli. Una semplice frase, carica però di pesanti conseguenze “Sì, lo farò!”

 

E subito dopo se n’era andato, preparandosi all’azione. In fondo si sarebbe trattato solo di compiere ancora una volta ciò per cui era stato addestrato per tanti anni, a partire dalla sua dura giovinezza: uccidere!

 

Così aveva chiesto di restare ancora una notte al Tempio dell’Aldilà, accampando come scusa il fatto di essere sul punto di completare la sua ricerca. Poi, mentre tutti dormivano, era sgusciato fuori dal suo giaciglio e si era diretto con passo felino al sacrario del Santo Sacerdote imbracciando la sua fidata spada dalla preziosa impugnatura lavorata. Giunto in prossimità della costruzione del colore della sabbia aveva notato compiaciuto che solo una Guardia della Fede presidiava l’atrio del sacrario. Con l’abilità di cui era capace, si era portato silenziosamente alle sue spalle, dopodichè, con un colpo ben deciso, aveva affondato il ferro nella sua schiena in modo preciso, adagiandolo al suolo senza fare rumore. Quindi, pulita la spada nelle stesse vesti del morto per non lasciare tracce durante il cammino, era entrato dentro ed aveva forzato facilmente la porta di metallo della stanza privata del sacerdote. Una volta messo piede all’interno, celato dalla più completa oscurità, aveva compiuto la sua opera, calando l’arma sul corpo inerte del vecchio religioso.

 

Poi era ritornato al suo cavallo e, salitovi in groppa, in tutta fretta si era allontanato dalla cinta muraria del Tempio, ebbro di sangue e soddisfatto del proprio sporco lavoro.

 

Dentro di sé aveva sentito risuonare ancora una volta le ultime parole di Ijin, dopo che  si erano accomiatati “Forse non potremo vederci per molti anni, poiché ti daranno la caccia senza sosta, impedendoti di avvicinarti ad ogni Tempio dell’Aldilà che si trova nel Regno. Ma verrà ancora il nostro momento! Pazienta ed aspetta quel giorno, fratello…Presto ci rincontreremo!”

 

Ma ora Eyrleen cavalcava nel buio fitto, libero e selvaggio, ancora esaltato per quanto aveva fatto quella notte, molto tempo fa. Era orgoglioso di non aver perso la mano dopo tutti quegli anni di esilio forzato nei quali si era tenuto lontano dai centri abitati, e dalla civiltà. Una voce dentro di sé ancora gli diceva che ora anche nell’Aldilà sapevano che era capace di uccidere senza pietà ed a comando, in ogni situazione” E forse era solo per quello che lo avevano chiamato…Era stato un assassino perfetto per i loro scopi, adatto a perseguire le finalità degli spiriti sanguinari, uno strumento al loro servizio! Le sue risa si persero nella piana, aumentando via via che il cavaliere si inoltrava nell’oscurità, là dove questa si confondeva con la cupa follia che ormai l’ottenebrava

Sergio Palumbo