GIANRICO CAROFIGLIO… E L’ESTATE FREDDA

Tra i grandi organi di informazione il quotidiano La Repubblica e il settimanale Panorama lo hanno posto ai vertici delle classifiche dei romanzi più venduti in Italia nelle ultime settimane.

Stiamo parlando de “L’estate fredda” (Einaudi, pp. 340 – euro 18.50), l’ultima fatica letteraria di Gianrico Carofiglio.

Barese, magistrato a riposo e scrittore di successo, molto tradotto all’estero, vincitore del Premio Bancarella nel 2005 con “Il passato è una terra straniera” (Rizzoli), finalista al Premio Strega nel 2012 con “Il Silenzio dell’onda” (Rizzoli), Carofiglio ha raggiunto la notorietà con le storie legal thriller in cui è protagonista l’avvocato Guido Guerrieri.

“L’estate fredda” è stato recentemente presentato a Matera (città in cui lo scrittore torna sempre volentieri) nel seicentesco  Palazzo Lanfranchi, in un affollato incontro con i suoi lettori, tra cui tanti giovani avvocati. La serata è rientrata nell’ambito delle attività dell’associazione Energheia, sempre molto attiva in ambito culturale. Ad affiancare il celebre scrittore pugliese era presente Emilio Nicola Buccico, avvocato e umanista, che ha ricoperto gli incarichi di presidente dell’Ordine nazionale forense e di membro laico del Consiglio superiore della magistratura.

Partendo dalle storie noir raccontate dallo scrittore pugliese, Emilio Nicola Buccico ha introdotto il nuovo romanzo, nel quale la forma narrativa del giallo d’inchiesta è un pretesto per raccontare un periodo storico molto difficile per il nostro Paese, ossia primi anni ’90. Infatti, il libro ha quale sfondo storico le stragi mafiose del ’92, con gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino.

Nel testo si intravede il mestiere di magistrato che l’autore ha svolto per lunghi anni, soprattutto nelle precise descrizioni del modo di condurre le indagini. E nell’avvincente racconto, in un’ambientazione “sciasciana” e con richiami al popolare romanzo giallo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda, domina il personaggio centrale ossia il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio il quale, a parere di Buccico “è la chiave di volta del romanzo che ha un ritmo serrato, nel quale il linguaggio calza a pennello con i personaggi ritratti e il bene e il male sono equamente rappresentati”.

 

A margine della presentazione, Gianrico Carofiglio ha risposto ad alcune nostre domande.

LA PRIMA CURIOSITA’ RIGUARDA IL PERIODO NEL QUALE E’ COLLOCATA LA STORIA. PERCHE’ SCRIVERE UN ROMANZO AMBIENTATO PROPRIO NELL’ITALIA DEL 1992?

La storia di finzione romanzesca è ambientata nella Bari del 1992 ossia nell’anno delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Il ’92 è in qualche modo un passaggio importante nella nostra vicenda repubblicana e della nostra democrazia, pertanto mi è sembrato fortemente simbolico collocare una storia di questo tipo nel quadro della più grande storia, quella con la esse maiuscola. Un lettore americano ha detto che questo, prima ancora che un romanzo di investigazione, è un romanzo storico e  io sono d’accordo.

MA LO SI PUO’ INSERIRE ANCHE NEL GENERE NOIR?

Non amo molto le etichette. Se proprio dovessi dare una definizione da quel punto di vista direi che una buona parte di questo romanzo si può classificare come romanzo di investigazione. Poi però è un romanzo storico ed è soprattutto una riflessione sui confini incerti fra il bene e il male.

IL MARESCIALLO DEI CARABINIERI PIETRO FENOGLIO E’ IL PERSONAGGIO PRINCIPALE. COME MAI UN INVESTIGATORE PORTA IL COGNOME DI UN NOTO SCRITTORE, STO PARLANDO DI BEPPE FENOGLIO NATURALMENTE?

Fenoglio è venuto fuori mentre cercavo il nome di un personaggio nel precedente libro, quello in cui lui compare per la prima volta ossia “Una mutevole verità”. Non lo trovavo nemmeno con il mio metodo solito, cioè quello mutuato da George Simenon di usare l’elenco telefonico. Allora sono andato a dare un’occhiata ai libri nella mia biblioteca e mi è caduto l’occhio su “Una questione privata” di Beppe Fenoglio, così mi è parso immediatamente giusto il nome Fenoglio per un maresciallo dei carabinieri. E’ atipico, quasi un ossimoro. Infatti, Beppe Fenoglio è stato un partigiano, un uomo di sinistra e uno scrittore pertanto antitetico rispetto  a quello che nell’immaginario collettivo stereotipato può essere un maresciallo dei carabinieri e quindi mi è sembrato che questo nome avrebbe potuto dare profondità al personaggio.

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEL MARESCIALLO FENOGLIO?

E’ un uomo colto, amante della letteratura e della musica, diventato come capita spesso ai migliori in ogni professione, carabiniere per caso e che quindi vive un sano disagio nell’esercizio di quelle funzioni. Io credo che il disagio sia un requisito fondamentale per fare bene un lavoro. Un po’ di disagio, non troppo, perché aiuta a non dare le cose per scontate.

QUANTO E’ IMPORTANTE IL LINGUAGGIO UTILIZZATO IN UN ROMANZO?

Scrivere un romanzo o un racconto è esattamente trovare le parole giuste, non ha nulla di intuitivo, non ha niente a che fare con lo svago. La questione fondamentale è dire la verità e ciò è complesso e profondo, è uno scavo E’ una discesa nei territori oscuri della coscienza, la letteratura è lì. Essa è esplorazione in territori in cui preferiremmo non mettere le mani.

DOPO LO SCAVO OCCORRE ANCHE FARE UN LAVORO DI SELEZIONE DELLE PAROLE…

Lo strumento per dire la verità, infatti, è dire le parole giuste e asportare le parole  inutili. Simenon diceva: “rileggete quello che avete scritto e che vi piace, e dopo tagliate il più possibile”. Ecco, ritengo sia questa la maniera giusta per rimuovere i virtuosismi e lasciare l’essenza!

UN CONSIGLIO PREZIOSO CHE CONDIVIDIAMO E CHE GIRIAMO A COLORO CHE SI  CIMENTANO CON LA SCRITTURA, SE POI VIENE DA UN’AUTOREVOLE VOCE COME QUELLA DI GIANRICO CAROFIGLIO E’ QUANTO MAI OPPORTUNO PRENDERNE NOTA!

Filippo Radogna