2.
SABATO 15 MAGGIO 1993
1.
Suonarono alla porta e Walter Dellarole era in mutande. S’era appena alzato. Stava per fare colazione con del caffè e biscotti. L’intenzione era di approfittare della casa libera e giocare a Myst col computer.
I figli erano a scuola. La moglie al lavoro. Non sarebbero rientrati prima dell’una e lui doveva liberare Atrus dalla tirannia dei suoi perfidi figli.
Bestemmiando sottovoce, andò ad aprire. Sulla soglia c’era un tizio in giacca e cravatta, tutto Visa e Mastercard, con i capelli meshati e abbronzatura artificiale. Il tizio sorrideva come un venditore d’aspirapolveri.
- Salve! Sono il dottor Mandelli. Lei è il signor Dellarole, vero? Avevamo un appuntamento.
Walter lo guardò come un marziano, poi si ricordò di essere in mutande e sorrise imbarazzato.
- Se n’era dimenticato?
Sì. Se n’era dimenticato.
- No. No. Mi scusi. E’ che non credevo fosse così tardi. Si accomodi.
Il dottor Mandelli attraversò il salotto con sicurezza e si guardò attorno, continuando a sorridere. Con sé aveva una borsa di cuoio.
- E’ solo in casa?
- Si. Mia moglie torna per pranzo. E’ un problema?
- No, certo. Le abbiamo già spiegato tutto per telefono. Le ho portato la Black-Box.
Il dottor Mandelli frugò nella borsa e prese un apparecchio delle dimensioni di una radio-sveglia. Era nero e aveva alcuni tasti colorati lungo uno dei bordi.
Walter si avvicinò incuriosito.
- Allora è questa?
- Sì. Le faccio vedere. Basta collegarla alla Tv e ricordarsi di accenderla ogni volta che si guarda un programma. Così. Ogni componente della famiglia ha un suo pulsante corrispondente che dovrà attivare sul telecomando. In questo modo ci sarà possibile sapere chi sta di fronte al teleschermo e per quanto tempo.
Walter Dellarole mangiava l’apparecchio con gli occhi.
- Posso toccarla?
Il dottor Mandelli continuò a sorridere.
- Certo. E’ sua.
Walter si rigirò tra le mani la scatolina. Era eccitato all’idea che la sua famiglia sarebbe diventata una Famiglia Auditel. Da quel momento anche la loro opinione avrebbe avuto un peso. Con i semplici tasti di un telecomando avrebbero influenzato le strategie miliardarie con cui le Tv pubbliche e private si davano battaglia; da loro sarebbe dipesa la sopravvivenza di un programma, di uno spot, di un quiz, di una telenovela, forse del telegiornale. Con quei semplici tastini avrebbero avuto più potere che alle urne. Altro che democrazia. Altro che voto. Quello era il vero futuro.
- La stessa cosa vale per i suoi vicini. E’ quasi lo stesso dispositivo.
Walter Dellarole tornò coi piedi per terra. S’era scordato che l’intero paese avrebbe ricevuto la black-box. Tutti loro rientravano in un sorteggio che aveva decretato il comune di Santagata come uno dei più adatti per quelle indagini. La MediaShape, il colosso privato che contendeva il monopolio televisivo con la Rai, aveva deciso di sperimentare quei nuovi congegni proprio lì. Nessuno aveva capito cosa avesse Santagata rispetto ad altre zone meno isolate e più ricche e popolose. Ma la MediaShape aveva puntato il dito su di loro. Forse erano interessati ad un contesto provinciale. Ad un piccolo gruppo sociale. A Santagata vivevano una trentina di famiglie, in tutto meno di un centinaio di persone. Una buona metà erano anziani, pensionati. L’altra disoccupati. I bambini si contavano sulle dita di una mano e così i giovani. D’altronde in paese non c’era niente. Nessun cinema. Niente negozi, eccetto un piccolo alimentari che faceva anche da edicola e tabaccaio. Una chiesa. E un cimitero. Quello, si, affollato. Basta. La città era lontana e attorno non c’erano che risaie. Senz’altro Santagata era il cuore di quella provincia. Meglio il buco del culo. Quindi, cos’altro poteva fare la gente se non starsene in casa e guardare la Tv? La verità era che Santagata era un cesso moribondo in attesa di sparire dalla cartina. La Tv era l’unico contatto col mondo. L’unica vetrina per gli acquisti. Con la Tv si facevano un’idea di quello che serviva avere. Delle ultime mode, delle ultime tendenze. No, dopotutto non era difficile immaginare per quale motivo la MediaShape avesse scelto proprio loro.
- Ha detto che la nostra scatolina è quasi la stessa. Cosa c’è di diverso in questa?
Il dottor Mandelli appoggiò la black-box sul televisore e trafficò con i cavi.
- Beh, per essere la stessa, è la stessa. Ma abbiamo bisogno di un meter che immagazzini tutti i dati e che controlli l’intero sistema di rilevazione. Una specie di computer centrale che recupera tutte le informazioni.
Walter iniziò a sudare per l’emozione.
- E sarebbe la mia scatolina, giusto?
Il dottor Mandelli finì di trafficare e si aggiustò un capello fuori posto.
- Esattamente, – disse.
Walter si sentì di nuovo qualcuno.
- E se ci dimenticassimo di accenderlo? Voglio dire, non che possa succedere, ma gli altri apparecchi? Funzionerebbero ugualmente?
- Non si preoccupi. Ogni scatola è indipendente. Questa raccoglie solo i dati delle altre.
Walter si sfregò le mani. Stava sudando per la goduria.
- Posso cominciare subito? – chiese con timidezza.
- Prima firmi questi, – Mandelli gli allungò alcuni fogli e Walter li sottoscrisse senza leggerli.
- Bene. Ripasseremo per consegnarle i questionari e il diario d’ascolto che dovrete redigere ogni mese. Mi saluti sua moglie e i bambini.
Il dottor Mandelli chiuse la borsa e si avviò verso la porta.
Walter lo guardò quasi coi lucciconi.
- Non so come ringraziarla.
Il dottor Mandelli si girò di tre quarti verso di lui.
Aveva smesso di sorridere.
- E’ la Mediashape che la ringrazia, signor Dellarole.
2.
Walter, nascosto dietro la tendina, rimase a spiare la strada. Anche dalle altre abitazioni uscivano dei cloni del dottor Mandelli. Avevano la stessa valigetta. Lo stesso ghigno. Gli stessi movimenti sicuri.
Walter osservò la faccia dei suoi vicini. Tutti avevano la medesima espressione felice stampata sul volto.
Delle Mercedes scure aspettavano i vari Mandelli. Non appena le Mercedes scomparvero nel sole del mattino, Walter si piazzò davanti allo schermo e immaginò l’intero paese fare lo stesso. Adocchiò l’orologio. Erano le 11. Ancora due ore, prima che sua moglie e i bambini tornassero. Myst poteva aspettare. Atrus se ne sarebbe rimasto intrappolato ancora per un po’. Ora Walter voleva solo inaugurare la sua black-box. Nient’altro. Anche i suoi vicini volevano inaugurare le loro black-box. Era come essere tornati bambini la sera della vigilia di Natale, con la differenza che a portare i doni erano stati dei babbi natale vestiti da yuppi e con l’accento milanese. L’estate era alle porte, ma per Santagata quello sarebbe stato un nuovo inizio. Walter ne era convinto. Anziani, paralitici, morti di fame.
Tutti avevano la loro Black-box. Cos’altro potevano desiderare?
Walter accese la Tv e la scatolina emise un ronzio discreto. Un occhio rosso, elettronico, gli segnalò che tutto era pronto. A lui la prima mossa. Scelse il Canale n.5. Un programma. Uno stile di vita. Un altro mondo. Variopinto. Bello. Reale.
- Esplosione vicino ai Parioli. Un’autobomba in via Ruggero Fauro. Decine di feriti. Maurizio Ferdinando sfugge all’attentato per un soffio. E’ illeso.
Sullo schermo vigili del fuoco e carabinieri si aggiravano tra le carcasse di alcune auto. A Walter le immagini sembravano più luminose del solito. Forse era autosuggestione, ma i colori erano sfavillanti. I rossi più rossi, i blu elettrici, profondi. I neri impenetrabili. Ogni colore sembrava restituirgli la fisicità di quelle immagini.
Walter girò sul Canale n.4. Comparve un altro universo.
Un uomo in accappatoio bianco e ciabatte infradito sbraitava verso la telecamera. Gocce di saliva finivano sull’obiettivo. Dellarole lo riconobbe subito. Era Vittorio Sgarbo, un critico d’arte.
- E’ una cosa assurda, – blaterò l’uomo su di giri, – io un molestatore. E’ stata lei a violentarmi. E’ tutta una messinscena perché ho stroncato il suo manoscritto.
Walter cambiò sul Canale Italia Network. Un senso di appagamento gli solleticò i coglioni.
Una ragazza poco più che ventenne, con un viso lungo, perfetto e i capelli biondi, invase lo schermo.
- Elisa Jacassi rappresenta l’Italia al concorso di Miss Universo. Sarà lei la più bella del mondo?
Walter cambiò canale. Un’altra volta. Ancora. Ancora. E ancora. L’appagamento gli afferrò le budella e salì verso il petto, su, su, verso il cervello. L’occhio rosso della black-box lo spiava benevolo. Pareva l’occhio rosso di un qualche dio compiacente. Walter ne fu sempre più sicuro. Santagata non sarebbe più stato il buco del culo del mondo.
La situazione era cambiata.
La black-box era con loro.
(2 – continua)