GIANCARLO DE CATALDO… E I MISTERI ITALIANI

“Sulle tracce del mistero” è il ciclo di incontri organizzati a Bari, dedicati ai vari filoni della narrativa che va dal poliziesco, al noir, al giallo puro, sino al thriller e al fantasy. Il programma delle attività, tenute presso la Biblioteca metropolitana Santa Teresa dei Maschi – De Gemmis, è articolato in tre mesi e vede avvicendarsi non solo incontri e dibattiti con autori di respiro nazionale, ma anche laboratori didattico-interattivi rivolti alle scuole e realizzati dalla Cooperativa sociale onlus “Progetto Città di Bari”. La rassegna letteraria è promossa dalla Città Metropolitana di Bari in collaborazione con l’Assessorato all’Industria turistica e culturale della Regione Puglia e l’Associazione “Presidi del Libro”. Il primo appuntamento dal titolo “Misteri italiani tra realtà e finzione” si è tenuto venerdì 3 marzo e ha visto la presenza di uno tra i più importanti autori italiani di noir, lo scrittore e magistrato Giancarlo De Cataldo. Prolifico narratore, autore del celebre “Romanzo criminale” (Einaudi 2002) dal quale è stato tratto il film diretto da Michele Placido e una serie televisiva, De Cataldo è nato a Taranto e vive a Roma. E’ anche autore di testi teatrali e traduttore, collabora con vari quotidiani tra cui “La Repubblica”, “Il Messaggero” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Prima di cominciare la conferenza abbiamo avuto modo intervistarlo, ecco il resoconto.

TI OCCUPI DI NARRATIVA NOIR. HAI INIZIATO A SCRIVERE PRIMA O DOPO AVER COMINCIATO IL MESTIERE DI MAGISTRATO?

Ho iniziato a scrivere quando avevo otto anni, quindi ho coltivato questa passione da subito. Poi, ho pubblicato più avanti, a trent’anni circa. La scrittura è una passione che non si abbandona mai.

E COSA SCRIVEVI?

Racconti di avventura verso l’adolescenza e per un bel pezzo della mia vita volevo scrivere dei romanzi di grande sperimentazione, di cui ci sono degli abbozzi nascosti da qualche parte.

COME SEI ARRIVATO AL NOIR?

Ricordo che ero in Puglia e mi sono rotto un braccio. Non avevo mai letto gialli, mi mancava la letteratura poliziesca, il giallo, il crime e ho cominciato in quel periodo in cui ero immobilizzato.

E HAI CAPITO CHE POTEVA DIVENIRE UNA “NUOVA” PROFESSIONE…

Intanto per me il settore era nuovo poiché non lo conoscevo. Colmata la lacuna mi sono appassionato della struttura. Mi riferisco all’idea di raccontare la ricerca perché ogni romanzo poliziesco criminale è sempre una ricerca: della verità, della giustizia o la ricerca di sé stessi quando è inquadrata dal punto di vista dell’investigatore o anche dello stesso colpevole. Ciò mi ha dato l’opportunità intanto di disciplinare la scrittura in quanto sono stato sempre indisciplinato, ho sempre bisogno della gabbia per darmi ordine e anche di affrontare dei temi che mi stanno a cuore sulla società, sulla contemporaneità, sulla giustizia.

QUANTO TI AIUTA ESSERE UN MAGISTRATO NELL’ELABORAZIONE DELLE STORIE?

Sono due sfere che tendo a tenere decisamente distinte. Dal mio lavoro può venire l’ispirazione, la conoscenza di un linguaggio, può venire la frequentazione delle aule di tribunale che ha affascinato tanti grandi maestri del passato come Dostoevskij, Dickens, Balzac perché il processo è uno dei luoghi dove si mette a nudo l’animo umano, pertanto è importante conoscerlo. Poi però il resto è fantasia, è scrittura.

SU QUALE MISTERO ITALIANO TI PIACEREBBE INDAGARE IN QUALITA’ DI MAGISTRATO E SU QUALE IN QUALITA’ DI SCRITTORE?

Come magistrato non indago, io sono un giudicante da trent’anni quindi a me portano le prove. Come scrittore mi piacerebbe affrontare il “Caso Montesi” (si tratta di una triste vicenda mai risolta risalente al 1953 che vide protagonista la giovane e bella, Wilma Montesi, ritrovata annegata sulla spiaggia di Torvaianica, vicino Roma. Nell’inchiesta, molto intricata, fu implicato anche Piero Piccioni, figlio dell’allora ministro degli esteri Attilio Piccioni, ndr). Il “Caso Montesi” fu il primo in cui l’Italia venne a scontrarsi con la verità ufficiale, che forse celava una verità occulta, diversa più imbarazzante ed è stato un po’ il momento della perdita dell’innocenza degli italiani. Mi piacerebbe raccontarlo, anche se comunque, è già stato oggetto di trattazione in tanti modi.

COME SCRITTORE DI POLIZIESCHI SEI STATO PARAGONATO A JAMES ELLROY…

Effettivamente Ellroy è stato una fonte di ispirazione per me. Con “American Tabloid” lui ha di fatto impiantato un grande racconto sulla storia americana, sulla storia segreta americana, raccontando il passato recente con una modalità narrativa classica, quella del noir. Ellroy è uno dei grandi scrittori contemporanei!

LO HAI CONOSCIUTO DI PERSONA?

Sì, l’ho conosciuto e intervistato più volte. Diciamo, con tutto il rispetto, che è un uomo “insopportabile” (ride)…

PERCHE’?

Fa spettacolo perché una delle regole dello scrittore americano è quello di essere sempre con un occhio al mercato e al businnes. Ellroy è bravissimo nel vendere sé stesso ed è molto meglio quando scrive di quando si presenta.

COSA RAPPRESENTA A TUO PARERE OGGI IL NOIR IN ITALIA?

Intanto è un classico, quindi si tratta di una realtà consolidata e poi è un modo eccellente per raccontare il presente.

QUALI SONO I TUOI RIFERIMENTI DAL PUNTO DI VISTA LETTERARIO?

I narratori dell’Ottocento, Dostoevskij, Dickens, Balzac, ma anche Manzoni. Le architetture in cui i protagonisti portano ciascuno il punto di vista sulla grande realtà, una realtà più grande di loro.

QUALE SARA’ IL TUO PROSSIMO ROMANZO?

Sono superstizioso, finché non l’ho finito non ne parlo…

… QUINDI CI STAI GIA’ LAVORANDO

Certo, nella scrittura non ci si ferma mai!

E anche le presentazioni della Rassegna “Sulle tracce del mistero” non si fermano. Così dopo De Cataldo i prossimi appuntamenti saranno i seguenti: il 6 aprile Alessio Viola affronterà il tema “Misteri a Levante”; il 4 maggio sarà la volta di Marcello Introna e Elisabetta De Robertis che parleranno del tema “Le scritture del mistero”, mentre il 31 maggio Alessia Gazzola, Gabriella Genisi e Giorgia Lepore discuteranno di “Donne e noir”. L’ingresso (ore 18,30) è libero, non mancate!

Filippo Radogna