SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Qian nu Youhun
Titolo inglese: A Chinese Ghost Story
Anno: 1987
Regia: Ching Siu-Tung
Soggetto: dal racconto omonimo di Pu Songling
Sceneggiatura: Kai Chi Yuen
Direttore della fotografia: Tom Lam, Sander Lee, Jaiogao Li, Yongheung Huang e altri
Montaggio: David Wu
Musica: Romeo Diaz e James Wong
Effetti Speciali: Dai Zhang
Produzione: Tsui Hark
Origine: Hong Kong
Durata: 1h e 41’
CAST
Leslie Cheung, Wang Tsu-Hsien, Wu Ma, Lau Siu-Ming
TRAMA
Il giovane impiegato delle imposte Ling Choi-Sin si ripara dalla pioggia nel tempio infestato di Lan Ro, dove viene scacciato dal monaco taoista Yen, impegnato nell’educare un guerriero-discepolo destinato a fare una brutta fine contro le forze del male. Ling, troppo stanco, si addormenta comunque tra i ruderi e subisce di notte l’attacco di tragicomici demoni-zombie e l’influsso della splendida Xiao Xing, una ragazza-fantasma che procura linfa vitale al demone degli alberi Lau Lau uccidendo tutti i malcapitati che si fermano sotto il suo tetto. Yen salva appena in tempo il giovane, che però si innamora di Xiao Xing, ricambiato dallo spettro che vuole sfuggire agli ordini di Lau Lau. Furioso, il demone affronta Ling e Yen in mirabolanti combattimenti aerei e trasformazioni a vista. Ling vuole fare in modo che la ragazza recuperi la sua anima e torni a reincarnarsi e con l’aiuto del riluttante Yen si appresta a compiere i riti necessari quando Lau Lau torna ad attaccare. Per sconfiggerlo definitivamente Ling deve addirittura finire in un’altra dimensione, dove dopo un’epica battaglia riesce a distruggere il demone. Purtroppo deve rassegnarsi alla perdita definitiva di Xiao Xing: neanche i poteri di Yen riescono a sancire il loro idillio e la giovane preferisce la pace eterna della sepoltura delle ceneri…
NOTA
Uno dei pochi film cinesi regolarmente distribuito sul grande schermo in Italia, accolto ovunque da un magistrale successo e dal riconoscimento unanime di critica e pubblico (Miglior Film Festival di Oporto, Premio Speciale della Giuria ad Avoriaz, Migliori Effetti Speciali al XX Festival di Sitges, Miglior Regia al FantaFestival di Roma, etc.), la pellicola di Ching Siu-Tung è un libero remake dell’inedito The Enchanting Shadow (1960, di Li Hanxiang), ispirato al racconto di Pu Songling (XVII secolo). Opera visivamente traboccante, dal ritmo forsennato e dagli effetti strabilianti, con coreografie di duelli e battaglie che spaziano dal rimando kurosawiano a quello dei fumetti, montaggio adrenalinico e spiazzante, alternato da delicati momenti di rarefatti idilli e fragorosi scontri all’arma bianca. Raggi luminosi, mutazioni, sortilegi, duelli aerei tra guerrieri taoisti e demoni arborei, affascinante onirismo esasperato e surrealismo magico, non esente da una salutare dose di ironia (impagabile il modo totalmente involontario con cui Ling neutralizza gli zombie che lo assalgono, quasi una vera e propria comica), un’abbacinante battaglia finale dal sapore fortemente fantasy… Storia di fantasmi cinesi è un’opera per certi versi unica, capace di stupire, stordire, trascinare. Al centro di tutto il tema romantico dell’amore impossibile, del desiderio di carnalità dei trapassati, dell’abbattimento della dimensione materiale a favore di quella fantastica, onirica, al di fuori del tempo e dello spazio, il tutto visualizzato in modo pirotecnico, fin troppo roboante per lo spettatore occidentale e in grado di dare punti anche alla premiata ditta Spielberg-Lucas. Indimenticabili i confronti tra il demone degli alberi (un transessuale dalla voce ora maschile ora femminile e una lingua pneumatica e tentacolare) e il monaco taoista (che invoca sempre prima di colpire il suo sortilegio-tormentone: “Il cielo e la terra sono infiniti!”). Curiosamente non sono mai passati sul grande schermo in Italia i due sequel, sempre diretti da Ching Siu-Tung, altrettanto mirabolanti.
30/11/2007, Michele Tetro