TERRENO DI SEPOLTURA

Vi segnaliamo TERRENO DI SEPOLTURA (1,49 euro) di Davide Camparsi pubblicato da Nero Press Edizioni.

Jakub è un adolescente orfano di madre, che vive con il padre Harold in una località rurale. Suo zio materno Gustav è il parroco cattolico della comunità, e come confessore è a conoscenza degli atroci segreti dei suoi parenti. Nei pressi della loro fattoria vive, sottoterra, un essere potente e misterioso, forse un dio, famelico di vite umane, e Harold gliele fornisce per placare la sua fame e non scatenare la sua ira, capace di superare le leggi di natura e i confini tra la vita e la morte.

Terreno di sepoltura non ha una vera e propria trama, almeno per i suo primi due terzi. Camparsi analizza e descrive più che raccontare la strana famiglia che lo anima. Usa una struttura episodica, ma senza seguire una linea cronologica. I retroscena e gli antefatti ci vengono svelati con vari flashback, non sempre consequenziali neanche fra di loro. E li alterna con altri episodi ambientati in un presente narrativo, che in realtà è anch’esso sfuggente e poco delineato.

Più che sulla trama l’autore si concentra sui tre personaggi, sulle loro psicologie e sui rapporti. Ma forse sarebbe meglio dire tre personaggi più due. La madre di Jakub, Hanna, ritorna – in più sensi – nei ricordi e nella vita dei tre uomini, con la dolcezza degli affetti e con il rimorso di chi si sente responsabile della sua morte. E il dio famelico, invisibile, ma dagli effetti devastanti, è padrone delle loro vite e delle loro azioni, condizionandone anche i sentimenti e le relazioni.

Terreno di sepoltura trae gran parte della sua forza proprio dal sapiente e approfondito intreccio psicologico di questo ritratto familiare, in un coacervo affascinante fra delirio omicida, affetti familiari, sensi di colpa e di responsabilità che muovono i personaggi.

Camparsi alterna scene splatter e allusioni sottili, con uno stile capace di creare evocazioni suggestive come paure viscerali. Ha un occhio per la moda dei walking dead, ma la sa ricreare con tocchi originali e personali, riuscendo a evitare il luogo comune. Nell’epilogo entra nella fantastoria, a suo modo, ma gli sa dare un senso di raggelante ambiguità.

Mario Luca Moretti