IL NIDO DEL VAMPIRO

Nel mio libro “Odissee di sangue” (Eremon Edizioni) confesso di avere dato poco spazio ad uno dei più suggestivi castelli fatti edificare – o, in ogni caso, abitati – dall’immortale “Dracula”, al secolo Vlad III Tepeş, l’Impalatore per eccellenza.

Credo di aver mosso qualche critica al progetto architettonico dell’Impalatore per la sua dimenticanza di un comodo “ascensore” necessario a raggiungere il suo castello di Poenari. Ho ironizzato anche un po’ sulle ragioni che avrebbero spinto la sua prima moglie a suicidarsi gettandosi nel fiume Arges che scorre nel sottostante dirupo. Lo so, lo so, il vero motivo che la indusse a togliersi la vita non fu quello di essersi dimenticata di acquistare il latte per la colazione del giorno dopo! Forse ho esagerato nello scherzare con quella che fu la compagna di un tremendo Voivoda, di un Impalatore DOC….

Che Abraham Van Helsing – dovunque e chiunque egli sia – possa posare il suo apotropaico sguardo sulle mie successive pagine! Facciamo ammenda e torniamo seri…

Tra i vari castelli di Dracula, indubbiamente, quello di Poenari possiede il fascino tipico di tutte quelle vestigia, di tutti quegli antichi monumenti che tra le loro mura hanno “visto” e “vissuto” amori, tradimenti, omicidi, insomma tutte le violente passioni che animavano la pericolosa esistenza di quegli uomini e di quelle donne.

Il Castello di Poenari, che potrebbe essere considerato un vero “Nido del…Vampiro” poiché vi abitò per alcuni anni Vlad III Tepes, ovvero la fonte ispiratrice dello stokeriano “Dracula”.
Ciò che resta del “Nido del Vampiro”, del castello di Poenari, forse il più interessante e suggestivo tra i vari “Castelli di Dracula”. Peccato che per arrivarci sia necessario salire per ben 1480 gradini che terminano con la poco “medievale” scala metallica visibile nella foto!

Il castello di Poenari, nel corso dei secolo, ha avuto vari nomi, da Castro Agrish a Nerxs, a Castro Lotovar e il suo nucleo originario dovrebbe essere stato realizzato da uno dei capostipiti della dinastia Basarab, forse Basarab I (1310 – 1352).

In un’antica cronaca ungherese si narra che il re Carlo Roberto ebbe l’ardire di attaccarlo nel novembre del 1330, ma le sue truppe furono annientate in solo quattro giorni dagli arcieri valacchi che, appostatisi sugli spalti, non ebbero difficoltà alcuna a far centro con frecce e pesanti massi lanciati sulle teste degli sprovveduti ungheresi.

Quando Vlad III – il nostro “Dracula” – salì al trono nell’anno 1456, a Poenari trovò solo rovine, solo mura diroccate a causa delle invasioni dei Turchi e dei Tartari.

Così il grande Impalatore, desideroso di mettersi per un po’ al sicuro e di porre i suoi tesori al riparo di occhi indiscreti, mise mano al portafoglio e, nel 1459, appose – faccio per dire! – il cartello di “Inizio lavori”, schiavizzò un bel po’ di boiardi, fece recuperare le pietre da un altro castello al di là del fiume Arges e si fece ricostruire il suo personalissimo “Nido… del Vampiro”.

Una precisazione: sul nome del castello aleggia un po’ di confusione, ma il vero “Castello di Dracula” è proprio quello che vi consiglio di visitare, mettendovi l’animo in pace e accettando stoicamente di percorrere i quasi 1500 gradini (per l’andata) e altrettanti per scendere (non crediate sia molto meno faticoso!).

Raggiuntolo, vi troverete di fronte ad una struttura larga circa venticinque metri e lunga poco più di trenta. In origine esso possedeva cinque torri, ma di quelle fatte ricostruire da Vlad III ne rimangono solo due ed hanno struttura cilindrica, con mura molto spesse, per poter resistere anche ad eventuali  colpi di cannone da parte di quei “rompiscatole” dei Turchi!

Se siete arrivati fin lassù, nell’esplorare ciò che resta dell’inaccessibile fortezza, vi sarete senza dubbio resi conto che lo spazio non era eccessivo, sia per Vlad e la sua corte, sia per le olezzanti truppe al suo servizio.

Pare che al centro della costruzione esistesse anche un profondissimo pozzo collegato con un passaggio segreto ad una grotta sulle rive del sottostante fiume Arges.

Sempre le antiche cronache narrano che nell’autunno del 1462 Vlad “Dracula” approfittasse proprio di questo passaggio segreto per fuggire dal castello e scampare ancora una volta all’assalto di quei “brutti ceffi” dei Turchi.

E a questo punto potrebbe sorgere un sospetto che ci riporterebbe alla prime pagine di questo Capitolo…

Nel fuggire lungo il sotterraneo passaggio che collegava il castello alle rive del sottostante fiume, il servo che conduceva per mano un figlioletto del principe se lo lasciò sfuggire, ma i nemici turchi erano troppo vicini per tornare indietro a cercarlo e il ben poco impavido servitore preferì proseguire.

Del bambino si persero così le tracce…

Ma era un bambino o… una bambina?

In quest’ultimo caso si potrebbe ipotizzare che ella fosse la piccola, scampata agli orrori della guerra e poi condotta nel territorio italico da Giorgio Castriota Scandenberg.

Poi il castello di Poenari subì un lento ma inesorabile declino per essere adibito, verso la fine del XV secolo, a prigione.

Ai “bei tempi andati”, però, osservarlo di notte, da lontano, doveva senza dubbio apparire altamente suggestivo, direi anche inquietante. Le torri, infatti, avranno sicuramente avuto delle feritoie, poiché le ballate popolari diffuse nella zona della Curtea de Arges parlano di fiaccole visibili a grande distanza nelle notti in cui…

“…  il topo corre a rifugiarsi nelle fogne,

quando tremano le foglie degli alberi,

quando la luna gronda sangue..”.

Munito di occhiali rigorosamente “dark”, il Dottor Roberto Volterri presso la tomba di Vlad III Tepeş nell’isolotto del Lago di Snagov, in Romania.

Una notte… con il Vampiro!

“… Mi ci volle  un’ora e mezza per salire i gradini.

Quando arrivai in cima, era il tramonto. Si era levato il vento e faceva freddo, un freddo pungente, anche se era luglio. La mia giacca di pelle era macchiata per il sudore di quella salita, e sentivo davvero freddo…”

No, state tranquilli, non ho intenzione di scrivere le mie memorie, i miei “vampireschi”, indimenticabili, ricordi dei pochi giorni passati in Transilvania!

Però, salvo il fatto che quando salii al castello di Poenari, insieme ai miei due compagni di avventure, era la fine del mese di Ottobre, potrei sottoscrivere parola per parola questa iniziale descrizione dell’avventura capitata nel 1977 a Vincent Hillyer, esploratore e scrittore statunitense, descritta nel suo libro “Vampyres”, pubblicato nel 1988. Hillyer nasce nel 1930 in un’agiata famiglia di coltivatori di mandorle, studia letteratura e belle arti all’Università della California e inizia ad interessarsi di fenomeni paranormali dopo un incontro con il dottor Hereward Carrington, studioso degli aspetti inconsueti dell’enigma “uomo”.

Dopo essere stato ospite dello Scià di Persia, Rezha Phalevi, fratello di un suo compagno di studi, si innamora della sorella più giovane dello Scià stesso, Fatemah Fahlave e si sposa. Non in Iran, ma… a Civitavecchia, a pochi chilometri da Roma.

Vincent Hillyer con due alti ufficiali della corte dello Scià di Persia, Rezha Phalevi.

Naturalmente questo strano matrimonio fa andare su tutte le furie Rezha Phalevi il quale depone le armi solo quando l’avventuroso Vincent acconsente ad un matrimonio con rito musulmano nella moschea di Parigi, con l’attrice Rita Hayworth nel ruolo di madrina d’onore.

Eccentrico, coraggioso e incurante dell’opinione altrui, l’ardimentoso Vincent inizia ad esplorare la giungla del Borneo, lavora come attore a Roma, a “Cinecittà”, dirige una compagnia aerea ed esercita le sue attività commerciali tra Teheran, Beverly Hills e Parigi. Dove – noblesse oblie! – vive in una splendida suite del Ritz Carlton Hotel.

Solo per questo, l’intera  vicenda meriterebbe una soap-opera da far concorrenza a “Beautiful”!

Nel 1969 divorzia dalla sorella dello Scià, sposa l’attrice italiana Milly Vitale e si trasferisce a Los Baños, in California.

L’incontro con il “mistero”…

Da giovane Hillyer aveva conosciuto l’attore Bela Lugosi – un “Dracula” per antonomasia – si era interessato alle apparizioni di “fantasmi” e alla possibilità di una vita dopo la morte fisica. Poi, nel 1974, egli incontra Raymond T. McNally e Radu Florescu, i quali, nei loro libri, descrivono il castello di Poenari e lo identificano come uno di quelli in cui Vlad III Tepeş era vissuto insieme alla moglie suicida.

Locandina del celebre film di Francis Ford Coppola “Dracula, di Bram Stoker” in cui Elisabeta, la moglie di Vlad III Tepeşs si getta dalle mura del castello di Ppenari credendo che il Voivoda fosse morto. In realtà ella si suicidò per non essere catturata e seviziata dai Turchi che assediavano la fortezza. Tra “vampiri” e suicidi, da quelle parti sono alte le probabilità di “strani incontri ravvicinati”!

Come farsi sfuggire l’occasione di poter incontrare la diafana, evanescente “ombra” del  Voivoda Impalatore?

Così, il mai esausto Vincent Hallyer nel 1977 si reca in Romania per incontrare il vice ministro per il Turismo H.E. Stefan Enache, il quale tenta inutilmente di dissuaderlo dall’impresa che il più che curioso esploratore è deciso ad effettuare: passare una notte intera, da solo,  nel diroccato castello che anche chi scrive ha visitato.

Però, noi lo abbiamo visitato ben prima del tramonto, in compagnia e… con un po’ di aglio nello zaino!

Enache crede ben poco ai fantasmi ma crede molto di più alla presenza di pericolosissimi orsi e lupi che da quelle parti vagano con il favore delle tenebre alla ricerca di succulente vittime!

È, inoltre, quello in periodo in cui al potere c’è Ceaucescu ed è proibito, soprattutto agli stranieri, portare armi che – non si sa mai… – potrebbero mettere in pericolo la vita del dittatore.

Hillyer non demorde e alla fine il vice ministro acconsente a farlo partire per Poenari, accompagnato da una guida, Michaela Velescu. Dopo un avventuroso viaggio tra i boschi e le anguste strade della Transilvania – chi scrive ne sa qualcosa! – i due giungono ai piedi dell’altura dove sorge il castello.

Michaela Velescu, a questo punto, lascia che Hillyer si arrampichi da solo lungo la montagna…

“… Quando il sole tramontò – prosegue Hillyer nel suo racconto – mi sedetti in quello che doveva essere stato il corridoio principale. Il tetto era tutto in frantumi nel vecchio castello, così ero esposto al cielo notturno e alle intemperie… Notai tutta una serie di piccoli ciottoli sul pavimento intorno a me. All’improvviso tutti quei “ciottoli” cominciarono a saltare e a muoversi! Sollevai la lanterna e notai che erano grossi scarafaggi scintillanti e squamosi insieme a brutti, enormi, ragni pelosi. Strisciavano dappertutto e mi risalivano lungo le gambe dei pantaloni. Sembravano feroci. Gli scarafaggi erano di varie dimensioni… I ragni erano di una miriade di grandezze e forme. Sembravano tutti muoversi velocemente nella mia direzione… Ben presto sentii i lupi che cominciavano ad ululare e fu una cosa splendida…  Ricordai a me stesso quello che mi avevano detto gli ufficiali rumeni riguardo agli orsi e ai lupi che in certe occasioni entravano nel castello di notte… Così decisi che, se fossero venuti, sarei salito su per una stretta scala verso quella stanza in cima alla torre…La piccola stanza era quella dalla quale la prima moglie di Dracula era saltata quando si era suicidata. Era saltata dal balcone giù, verso il fiume Arges, di sotto. C’è un punto dove i nativi affermano che il suo sangue colori ancora il fiume…”.

Non c’è che dire, è proprio l’inizio di una bella esperienza.

Da non dimenticare!

“… Caddi in un sonno pesante e travagliato… Mi destai con la sensazione minacciosa di una presenza, come se qualcuno o qualcosa mi stesse osservando. Poi avvertii un dolore alla clavicola e mi massaggiai. Rimasi scioccato nel vedere delle piccole gocce di sangue sul dito. Pensai immediatamente che non ci avrebbe creduto nessuno. Avevo trascorso la notte nel castello di Dracula e avevo i segni di un morso! Ma non ebbi tempo di pensare alla ferita a causa di quella sensazione schiacciante di non essere solo, che qualcuno mi stesse guardando… Camminai verso la fine del corridoio, in parte aspettandomi d’incontrare lo stesso Dracula, Vidi degli occhi vitrei, umidi, nell’oscurità. Ma si trattava di un vecchio lupo… avvertii un odore pungente di fiori marci che si diffondeva nella stanza…”.

Suvvia, siamo nel pieno svolgersi di una scena che potrebbe vedere Bela Lugosi o Christopher Lee – due tra i più noti interpreti di film su “Dracula” – apparire all’improvviso con i due canini bene appuntiti e desiderosi si farsi una bella bevuta del prezioso liquido rosso, portatore di vita. E di morte…

Il grande attore Crhistopher Lee, indimenticabile interprete di una lunga serie di film su “Dracula”. Un’apparizione del genere è il minimo che l’intrepido Hillyer potesse aspettarsi durante la lunga notte passata nel castello di Poenari!

“… Era quasi l’alba  e decisi di andarmene, benché fosse ancora buio… e ululai come un miscredente della Transilvania – prosegue Hillyer nel suo racconto che in queste pagine riassumo a grandi linee, stralciando le parti più… “orrorifiche” – Quando entrai nel Posada Inn – l’albergo dove avevano passato la notte la sua guida e un autista –  la signorina Velescu e il sindaco di Curtea – la località rumena dove sorge il castello di Poenari – rimasero sconvolti per il mio aspetto… Sudavo freddoDovevo avere un aspetto veramente incredibile appena tornato dal castello di Dracula: pallido, sul punto di svenire e con il collo insanguinato. La signorina Velescu non credette che ero stato morso. Rimase sbigottita quando il dottore le disse che avevo delle ferite da punture… “ No, non era Dracula, non era Dracula, era un ragno…”.

Fine dell’avventura tra le rovine del “vampiresco” castello!

Ma è tutto chiaro, a questo punto!” – esclamerebbe l’ineffabile Carlo Lucarelli al termine di “Almost blue” o di “Blue notte”, interessantissimi programmi televisivi che mi auguro abbiate visto.

L’impavido Vincent Hallyer – proseguirebbe Lucarelli – era stato banalmente punto da un bel ragno in vena di qualche spuntino notturno ai danni di improvvidi cultori di studi sui “vampiri” e su altre amenità del genere!”.

E invece no!”, potremmo suggerire all’ineguagliabile scrittore parmense, scimmiottando simpaticamente il suo modo di presentare “misteri” italiani risolti ma soprattutto irrisolti.

E invece no!”, anche se estremamente probabile che il “vampiro” che lasciò sul collo di Hallyer un bel paio di sanguinanti ferite distanti un centimetro e mezzo, fosse  in realtà un bulimico aracnide troppo cresciuto e affetto da “fame notturna”, tutto (o quasi) è possibile da quelle parti, nella “terra ad là delle foreste”, in Transilvania…

Fateci un salto!

Roberto Volterri

A sinistra l’esploratore, scrittore e “vampirologo” Vincent Hillyer – in età avanzata –accanto a Mrs. Jeanne Keyes Joungson, Presidentessa e fondatrice della “International Society for the Study of Ghosts and Apparitions”. Tutto un programma!
Se avete brillantemente superate tutte le difficoltà che la rete viaria romena offre a voi esploratori del “mistero”, a voi indagatori – tra il fantastico e il reale – dei miti legati al vampirismo, potreste festeggiare in questa pizzeria di Sighisoara ( chissà perché ’dedicata’ a San Gennaro, che di sangue se ne intende…), a pochi metri dalla casa natale di Vlad III Tepeş, l’Impalatore per antonomasia!