Pellicola wuxiapian di singolare fattura, che potrebbe risultare un po’ ostica e di difficile visione per un pubblico occidentale, con la sua atmosfera tetra e crepuscolare, prevalentemente notturna salvo improvvisi sprazzi di colori pastellati, dalle immagini sbieche e i lunghi primi piani, barocca e surreale e nondimeno sfrenata nelle sequenze di combattimento, con perfetti duelli e acrobazie aeree di guerrieri, scene soft-core fin poetiche nel loro lirismo e sequenze più palesemente orrorifiche (impressionanti i due fratelli siamesi e la loro setta sanguinaria). Forse solo una seconda visione può portare ad apprezzare appieno questo melodramma fantasy in cui lo spirito squisitamente orientale si manifesta attraverso un stile che risente di certo cinema americano da videoclip, con interessanti effetti. Purtroppo il sequel diretto dallo stesso Ronnie Yu (ma si tratta in realtà di un’unica vicenda divisa in due parti) non è mai giunto in Italia: in questa seconda pellicola si racconta come Cho, dopo aver atteso dieci anni nel ghiaccio lo sbocciare del fiore magico mentre Lien ha continuato ad uccidere il restante degli Otto Clan, debba intervenire per liberare Lyre, moglie di suo nipote Kit, rapita dalla strega dai capelli bianchi per tramutarla in un’assassina da scatenare contro i suoi stessi parenti.
THE BRIDE WITH WHITE HAIR
SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Bai fa mo nu zhuan
Anno 1993
Regia: Ronnie Yu
Soggetto: dall’omonimo romanzo di Liang Yusheng
Sceneggiatura: Ronnie Yu e David Wu
Direttore della fotografia: Peter Pau
Montaggio: David Wu
Musica : Richard Yuen
Produzione: Ronnie Yu
Origine : Hong Kong
Durata: 1h 40’
CAST Leslie Cheung, Kit Ling Yam, Brigitte Lin, Elaine Lui, Eddye Ko, Francis Ng, Fong Pao, Lok Lam Law
TRAMA
Nella Cina antica, Cho Yi-Hang, spadaccino che per i suoi meriti è destinato ad ereditare contro il suo volere il trono degli Otto Clan di Wu-Tang, nonostante l’avversione di Wu San Kuei, incontra la splendida guerriera-killer Lien Ni-Chang, appartenente all’esercito del nemico guidato dai negromanti fratelli siamesi Chi Wushuang, con cui si confronta. I due giovani, a duello terminato, ricordano di essersi già visti da bambini, quando lei, allevata dai lupi, aveva salvato Cho dalle belve. Entrambi insoddisfatti dei relativi clan, malefico quello di Lien, guerrafondaio quello di Cho, la coppia decide di rimanere insieme. Ma la parte maschile dell’essere che è Chi Wushuang, a sua volta innamorato di Lien, quando scopre la tresca dà fuori di testa e spinto dalla malvagia parte femminile attacca gli Otto Clan. Nella battaglia che ne consegue, Cho per sbaglio crede che Lien abbia guidato il nemico contro la sua gente, finita sterminata, e Lien, che invece è stata bandita per sua volontà dalla setta dopo varie torture, si sente tradita dal fatto che il giovane, di fronte alla strage, ritiri la sua promessa di vivere con lei (un dolore che la rende ferocemente combattiva e le tramuta i capelli di bianco). I due lottano un’ultima volta insieme contro i fratelli Wushuang, tagliandoli in due con le loro spade, poi si dividono. Cho, resosi conto degli equivoci, attende di ritrovare l’impazzita Lien, che potrà tornare normale solo grazie ad un fiore magico che cresce una sola volta…
NOTA
10/11/2007, Michele Tetro