IN MORTE DI AINA: UNA RIFLESSIONE

La vittoria del racconto Diesel Arcadia di Emanuela Valentini al Premio Robot 2016 riportò l’attenzione su Morena Medri, vincitrice della prima edizione del premio nel 1976 con il racconto In morte di Aina, facendo notare ad alcuni come Medri – allora diciassettenne – sia stata oltre che il primo, l’unico vincitore donna fino a quell’anno, e che la stessa autrice sia praticamente sparita dalla scena dopo questo exploit, all’apparenza unico.

Incuriosito, ho recuperato e letto In morte di Aina, pubblicato sul numero 19 di “Robot“, datato ottobre 1977. Racconta le ultime ore di vita di Aina, extraterrestre emigrata dal pianeta Leimaran nel 22° secolo per un viaggio di studio e rimasta intrappolata in una relazione con uno scultore terrestre manipolatore e insensibile, e quel che è peggio in una società intollerante fino alla violenza con i diversi come lei.

Scritto in una specie di monologo interiore, alternando l’agonia di Aina a ricordi ora amari (della vita terrestre) ora malinconicamente lieti (del suo pianeta d’origine), il racconto risulta datato dal punto di vista politico (che un’extraterrestre discetti di anarco-comunismo e di “merda capitalista” mi suona poco credibile), ma affascinante dal punto di vista stilistico, e coinvolgente da quello drammatico. Intriso di un’atmosfera funerea che mi ha ricordato Dove stiamo volando di Vittorio Curtoni, In morte di Aina conserva una forza struggente e una profondità psicologica decisamente moderne e non banali.

Una curiosità. Nello stesso numero di “Robot” c’è l’articolo di Andrea Ferrari “I film che vedremo nei prossimi mesi”, che fa una disamina dei film di sf di prossima uscita. Si parla di titoli annunciati ma mai realizzati (Time machine II di George Pal, Dune di Jodorowsky) e di altri già girati e poi distribuiti con più o meno fortuna. Si parla anche di Star Wars e Ferrari conclude così: ”Star Wars promette di essere un film da ricordare, un ritorno allo spirito ingenuo e fantasioso dei pulp”.

Mario Luca Moretti