Concorde Affaire ’79 e I predatori di Atlantide
Nel 1979 Deodato gira Concorde Affaire ’79, noto anche come SOS Concorde. Uscito lo stesso anno di Cannibal Holocaust certo non suscita lo stesso scalpore, perché si tratta di una pellicola poco ispirata che ha l’impianto del thriller spionistico (farraginoso) senza essere sorretto da una storia adeguata. Ci si annoia parecchio e si segue svogliatamente un volo di collaudo da Londra a Caracas di un Concorde LB 820 che precipita in mare vicino alle Antille. Un giornalista che sospetta il sabotaggio rintraccia la hostess superstite e raccoglie altri elementi. Alla fine scopre che una multinazionale vuole screditare il nuovo modello di jet.
Il soggetto del film è di Alberto Fioretti, la sceneggiatura di Ernesto Gastaldi e Renzo Genta, la scenografia di Mimmo Scavia e il montaggio di Eugenio Alabiso. La fotografia terrestre è di Federico Zanni, mentre quella subacquea è di Lorenzo Battaglia. I costumi sono di Adriana Spadaro e le musiche di Stelvio Cipriani. Prodotto da Luciano Martino e Mino Loy per la Dania Film. Il regista si firma all’americana Roger Deodato. Gli attori sono James Franciscus, Mimsy Farmer, Joseph Cotten, Venantino Venantini, Francesco Carnelutti, Ottaviano Dell’Acqua, Aldo Barberito, Mario Maranzana, Mag Fleming, Edmund Purdom e il mitico Van Johnson.
Non è un film memorabile. Girato all’americana, imitando modelli d’oltre oceano, non riesce mai a decollare. Il Morandini lo definisce un pretesto per uno stiracchiato carosello pubblicitario sul celebre jet anglo-francese. Il film nasce con grandi ambizioni, con un cast internazionale di alto livello, ma risente di un budget scarso. Viene realizzato in giro per il mondo: Martinica, New York, Londra, Roma, Parigi, ma Deodato deve fare miracoli per far bastare i soldi. Per risparmiare si utilizza uno squalo di gomma che usciva a spinta. Una scena sottomarina viene girata completamente in piscina con ricostruzioni in scala dell’aereo e dei Big Jim travestiti da sommozzatori che nuotano. Purtroppo si vede e fa sorridere la lunga parte che funge da preludio all’esplosione di un Concorde giocattolo.
Sono poche le scene da ricordare. Tra queste citiamo in apertura lo spettacolare ammaraggio di emergenza e l’affondamento della barca dei pescatori che avevano recuperato la hostess superstite. Il film è troppo lento per essere un thriller convincente, i personaggi sono privi di spessore, la storia è confusa, piena di buchi di sceneggiatura, la musica è soporifera, i dialoghi sono lunghi e noiosi. Non bastano alcune belle riprese subacquee, le sequenze di inseguimento a terra degne di un buon poliziesco e la curata ambientazione caraibica per salvarlo dal meritato oblio.
La pellicola viene spesso inserita nel palinsesto notturno della televisione nazionale, ma una seconda visione dimostra – se mai ce ne fosse bisogno – quanto sia datata e improponibile.
Il film esce in concomitanza con Airport 80 che vede protagonista Alain Delon e rispetto a quello ha maggior successo di pubblico. Deodato ottiene il permesso dalla British Airway di utilizzare il Concorde e vince una causa contro l’Universal che distribuisce il film di Delon. Il film di Delon si rivela un flop. A quel punto l’Universal acquista Concorde Affaire ’79 e lo presenta all’estero come Sos Concorde. Uno dei casi in cui una pellicola non eccelsa diventa un successo commerciale.
Abbiamo avvicinato Ernesto Gastaldi, uno degli sceneggiatori, che ci ha fornito la sua versione: “Non ricordo molto di quel film. La storia non era mia, la sceneggiatura sì, tra l’altro non ricordo la presenza di Renzo Genta, amico biellese, a me pare che non partecipò. Le uniche cose divertenti capitarono quando Mino Loy, produttore, dovette farsi dare l’OK dalla Francia e/o dalla Gran Bretagna. La Francia oppose un netto rifiuto, la British Air aprì una trattativa. Ci fu equivoco di traduzione che ci fece molto ridere: nel copione stava scritto che quando il Concorde puntava verso terra il suo naso diventava rosso per l’attrito. British Air ci chiese spiegazione sul perché il naso del pilota avrebbe dovuto diventare rosso in fase di atterraggio…, poi ci bloccammo su un problema. Quelli del Concorde sostenevano che non erano possibili sabotaggi di alcun genere, così presi i piani dell’aereo per studiare da sabotatore. A parte quella che mi sembrò una follia, ossia il trasferimento di tutto il carburante dalla coda al muso a seconda dell’assetto dell’aereo, notai che i tubi di trasferimento passavano sotto i forni a microonde con cui scaldavano i pranzi ai passeggeri. Immaginai di usarli per il sabotaggio e Mino Loy presentò il mio piano criminale alla British Air. Dopo due settimane convennero che, ahimè, sì, sarebbe potuto capitare… e ci diedero il via libera studiando lo spostamento dei forni sull’aereo. Non ricordo nulla della trama, solo un vecchio Van Johnson, già idolo delle ragazze nate negli Venti del secolo scorso, che alla fine dice Grazie, Concorde!, battuta voluta sine qua non dalla British Air”.
(10/1 – continua)