L’aldilà è sinistro e notturno; vivo là dal giorno del mio futuro…
e scrivo libri sul pianeta Terra con penne a forma di forchette per la cena.
Seduto sopra una nuvola figlia di una Luna che assomiglia alla città di Roma,
accarezzo le persone che strisciano nel vuoto con i miei tentacoli
dall’aspetto di catrame e di petrolio; mi chiamo Calamaro
e violento le mie notti malfamate seviziando cadaveri all’ombra
di un albero di tramontana. Scrivo sulla solitudine; angeli con le parrucche
dormono nella mia mente fusa dalle droghe e dai succhi di frutta
e i morti galleggiano su questo lago indaffarato a causa delle dannazioni.
Vedo passare organi con le gambe e colli lunghi come alberi,
mezzi busti che giocano a carte agli angoli del Purgatorio;
cervelli evoluti smistano partite a scacchi nelle stanze
dei morti, e i morti di fame e di carta, bruciano come roghi
alimentati dalla pazzia estrema, dalla mania per i giocattoli.
(tratto da LA MORTE DEI CERVELLI di prossima pubblicazione)