Il corridoio d’erba che costeggia il fossato
- Specchio, specchio delle mie brame… -
Sulla strada sterrata, la macchina arranca come un gatto lungo una scala. Un silenzio metallico, di risaie con l’acqua immobile come una lastra d’acciaio, la notte soffocante attorno.
Al fianco di Anna c’è il conducente dell’automobile, un tizio rasato vestito in giacca e cravatta.
Con un cerchio della mano, Anna tira un solco di matita nera sulla palpebra destra. Posa la matita sulla gonna e, piegandosi in avanti, controlla di aver eseguito il tratto ad arte. Spalanca anche l’occhio destro, fissa il viso nello specchio. Ciondola la testa prima un filo a destra, poi un filo a sinistra, stringe le palpebre e serra le labbra, schioccando un minuscolo bacio silenzioso.
- Specchio, specchio delle mie brame… Chi è la troietta più figa del reame? -
La ragazza scende dall’auto senza salutare il tizio rasato. L’auto esegue la retromarcia e scompare nella polvere. Anna resta sola nel buio.
La notte è calda, ma ventosa. Le luci di Biella che indorano la collina tremano come minuscole lanterne. Le risaie sono elettriche, scosse da un’energia che le percuote sulla superficie.
Una sensazione nuova attraversa il corpo della prostituta. Come se qualcosa si dovesse affacciare di colpo sul ballatoio della sua vita. Un’attesa carica di speranza di rinnovamento.
- Non devo pensarci, o mi porto sfiga – si dice con l’innocenza di una ragazzina.
Strella, in questo momento, è per Anna solo un’ombra sbiadita, che le traballa dietro, malinconica, senza luci, senza musiche, vuota. Là davanti, invece, ci sono le città cariche di luci, calde, lisce tangenziali che si attorcigliano ai palazzi come sonnolenti lombrichi. Le risaie, nella mente di Anna, stanno evaporando come sogni pallidi, che scompaiono alle luci del mattino.
- Forse sono davvero solo parole, le sue – e sente il nero ripiombarle addosso.
Anna pensa ancora a quell’uomo, che è stato un suo cliente ed ha finito per diventare il suo amante. La sua dolcezza, le sue promesse… Quanto vorrebbe la giovane prostituta affrancarsi da quella vita lurida e odiosa, mollare la vita della strada, dimenticare Strella, i suoi vuoti, i suoi silenzi senza vita.
Andarsene.
Far perdere le proprie tracce.
Scomparire.
I passi scricchiolano sulle pietruzze del sentiero. Dietro di lei, accovacciato tra gli arbusti di un fossato, c’è qualcuno. Un’ombra che la fissa immobile, con un coltello in mano.
Ma di tutto questo, Anna, presa com’è dai suoi sogni, non si accorge.
- Ci vuole pazienza – prova a dirsi, scacciando i pensieri negativi. E per un istante le compare in mente suo nonno, gli occhiali bassi mentre legge il giornale seduto.
L’ombra si alza in piedi. Camminando nel corridoio d’erba che costeggia il fossato, segue la prostituta. La strada delle lucciole è poco più in là, ancora non si intravedono le sue luci.
- Prima o poi qualcosa accade – Anna sente di nuovo l’energia della speranza ballare dentro, come una spiga di grano all’aria.
L’ombra afferra da dietro la ragazza, alla faccia. Anna prova a urlare senza nemmeno rendersi conto di cosa stia succedendo. Dalle dita dell’ombra esce qualche lembo di suono, attutito. La ragazza si sente trascinata giù, poi di colpo qualcosa che le si spacca dentro, poco sotto la scapola sinistra. La lama entra dentro la carne inondandole di sangue la schiena. La ragazza sente crollare le gambe, sta cadendo a terra. L’ombra dietro la sorregge. Una mano guantata le avvolge il viso. Il mostro alle sue spalle la fa sprofondare nel nero. Un dolore violaceo, un urto violentissimo, poi il vuoto.
(11 – continua)