Alessandro Girola è forse il più noto e acquistato degli autori indipendenti italiani, citato anche dalla patinata rivista “Wired”: è un vero professionista della scrittura, capace di miscelare generi e sottogeneri del fantastico in modi a volte impensabili, ma sempre con passione e perizia. Numerosi sono i suoi e-book, dalla recente trilogia supereroistica “milanese” del Basilisco al ciclo steampunk-ucronico-risorgimentale dei “Robot di La Marmora”, passando per il devastante e attualissimo “Grexit Apocalypse”. Grazie agli amici di ALTRISOGNI, abbiamo avuto l’occasione di incontrarlo per voi per conoscerlo meglio: sentiamo cosa ci ha raccontato.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È ALESSANDRO GIROLA?
Uno qualunque, milanese, classe 1975 a cui piace scrivere (tra le altre cose). Nella vita di tutti i giorni mi occupo di altro, anche se ultimamente il mestiere di scrittore (soprattutto di quello indie) va a tangere il mio lavoro primario che, in soldoni, riguarda le strategie di marketing online. Che altro? Ho una compagna, due pastori tedeschi e una quantità infinita di t-shirt strambe. Non so se questi dati possono interessare a qualcuno, ma ci tenevo a condividerli :)
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Ho cominciato a scrivere da ragazzino, ma non avevo velleità autoriali. Semplicemente mi piaceva l’idea di scrivere le mie versioni di quei librogame di cui ero un tenace lettore. Poi sono passato a scrivere campagne e setting per giochi di ruolo. Ma, per arrivare alla narrativa, sono dovuti passare molti anni. Ho iniziato coi racconti, spostandomi poco a poco su storie più lunghe e complesse.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?
L’ultima collana di cui mi sono occupato è quella dei Corti Ucronici: racconti tra le 4000 e le 6000 parole (tranne eccezioni, in cui mi sono regalato più spazio) di storia alternativa. È un genere che adoro da sempre e che ho spesso esplorato attraverso il fantastico. Questa collana è invece priva di elementi fantascientifici o fantasy. Si tratta di what if puri, basati su solide documentazioni storiche e geopolitiche. Si va da un possibile allunaggio nazista, a un’Europa degli anni ‘30 in cui Hitler è stato ucciso agli inizi della sua carriera politica, fino ad arrivare a una versione alternativa di David Bowie, trasformato in un agente segreto al soldo degli inglesi, durante la Guerra Fredda.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO SU “ALTRISOGNI – VOLUME 3” IL RACCONTO “VEDUTA DI CARCOSA”. CE NE VUOI PARLARE?
È stata una bella occasione per collaborare con una delle rare webzine italiane del fantastico che lavorano con serietà e senza rispondere a ordini di scuderia di qualunque orientamento. Mi hanno voluto in qualità di autore horror – che è una delle sfaccettature della mia produzione – e sono stato ben felice di partecipare a questa iniziativa. Nota a margine: raramente partecipo a progetti del genere, perché non mi ritengo bravo a fare squadra. Questa volta però sono stato felice di esserci, anche perché lo staff di Altrisogni lavora in modo impeccabile, professionale al 100%.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Non ci sono state difficoltà nella creazione dei personaggi o nel tratteggiare l’ambientazione. Semmai è stato un po’ complicato tenere il racconto su ritmi lenti, senza “scene” d’azione, che di solito sono una componente importante dei miei scritti. “Veduta di Carcosa” ha un’atmosfera più lovecraftiana, ma senza scimmiottare il Solitario di Providence. Spero di essere riuscito nel mio intento.
HAI SAPUTO MISCELARE IN QUESTO RACCONTO GLI UNIVERSI DI HOWARD PHILLIPS LOVECRAFT, LE ATMOSFERE DELLA PIGRA PROVINCIA ITALIANA E NIENTEMENO CHE GIORGIO DE CHIRICO. COME NASCE QUESTO MIX ETEROGENEO E COME SEI RIUSCITO A RENDERE IL TUTTO PERFETTAMENTE INCROCIATO?
Ho sempre trovato l’Italia molto più vicina e idonea alla narrativa horror, che non allo stereotipo da cartolina estiva con cui viene spesso identificata. Quelle atmosfere pigre che giustamente tu citi nascondono spesso innominabili segreti di provincia, in parte retaggio della nostra storia millenaria, in parte derivativi dal folklore locale, dalle tradizioni. Attraverso De Chirico, uno dei miei pittori preferiti, metafisico eccezionale, ho trovato il ponte ideale tra questa concezione “rurale” del perturbante e una versione più cosmica. Lovecraftiana, se vogliamo.
IN QUESTI TEMPI TI TROVIAMO IMPEGNATO IN VARI PROGETTI, FRA QUESTI CITIAMO PER COMINCIARE LA TRILOGIA SUPEREROISTICA MILANESE DEL “BASILISCO”. DI COSA SI TRATTA?
La trilogia del Basilisco è il mio tentativo (riuscito, dicono) di parlare di supereroi italiani senza dover ricorrere a toni da commedia, o umoristici, che io come narratore mal sopporto.
Forse saprai che già da tempo mi occupo di letteratura supereroistica, ma applicata ad altre latitudini. Col Basilisco ho invece spostato l’interesse su Milano, la più internazionale tra le città italiane, e quindi anche quella che si presta meglio a un certo tipo di storie.
Il Basilisco ha dei superpoteri e si muove in un mondo alternativo dove non è l’unico a esserne dotato. Il suo ruolo è però quello del giustiziere alla Batman o alla Daredevil, non quello di un Superman tricolore.
La trama della trilogia ha poi dei crescenti punti di tangenza con l’attualità e con la politica italiana. In molti hanno definito il Basilisco un eroe antipopulista, e io non posso che concordare con questa definizione.
CITIAMO POI LO STEAMPUNK-UCRONICO-RISORGIMENTALE DEI “ROBOT DI LA MARMORA”, UN’OPERA CHE DENOTA LA TUA CAPACITA’ DI MISCELARE GENERI E SOTTOGENERI DEL FANTASTICO IN MODI A VOLTE DAVVERO IMPENSABILI, CARATTERISTICA QUESTA CHE CI PARE DECISAMENTE TUA. CE NE VUOI PARLARE?
Grazie del bel complimento! La saga dei Robot di La Marmora nasce, come dicevamo in precedenza, dalla mia passione per l’ucronia. In questo caso si mischia con un’altra delle tematiche che prediligo, vale a dire quella dei “mostri giganti” e dei robot.
Potremmo semplificare all’estremo e dire che questa saga è il punto d’incontro tra Pacific Rim, la storia del nostro Risorgimento e il Ciclo dell’Invasione di Harry Turtledove (autore che adoro). Ovviamente c’è anche dell’altro, tra cui richiami alla concezione dei mecha voluta dall’immenso Go-Nagai… ma lascio il piacere della scoperta ai lettori interessati a leggere questi romanzi ;)
PER SENSO DI COMPLETEZZA E DOVERE DI CRONACA NON POSSIAMO POI NON NOMINARE IL DEVASTANTE E ATTUALISSIMO “GREXIT APOCALYPSE”. COSA PUOI DIRCI IN MERITO?
Grexit Apocalypse è, a dire di molti, il mio lavoro migliore. Mischiare la letteratura dei kaiju (quasi sconosciuta in Italia, ma in rapidissima ascesa negli USA) e la fantapolitica è stato divertentissimo. Anche qui, sono andato in direzione opposta al vento, prendendomela coi populismi, coi movimenti “dal basso” (che ritengo spesso demagogici e strumentali), senza però fare nascondere i magheggi che stanno alla base del potere politico che regge il mondo.
Poter parlare di questo attraverso mostri giganti e battaglie campali è stato spassoso. Anche i lettori con idee molto diverse dalle mie hanno apprezzato. E poi trasformare la tanto chiacchierata Maria Elena Boschi in una delle eroine del romanzo è una delle cose più azzeccate che mi sia capitato di fare, come autore :)
VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?
Non credo che il cartaceo scomparirà. Anzi, i lettori forti (che poi sono gli unici che a mio parere hanno diritto di parola) amano entrambi i formati. Non fanno preferenze, non fanno calcoli: leggono ciò che vogliono, nel modo che ritengono più opportuno o economico. Ecco, in senso economico l’e-book offre la possibilità di leggere di più spendendo meno. Un vantaggio non indifferente. Tuttavia il cartaceo, soprattutto per alcuni generi (nel mio caso per la saggistica e i fumetti), mantiene il suo fascino. I due formati posso convivere tranquillamente. Chi li mette in contrapposizione di solito legge un libro o due all’anno… e si permette pure di sparare sentenze!
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Io mi pongo la domanda opposta: come può vivere una persona senza ricorrere al fantastico, all’immaginario? Sono talmente addentro a questa tematica che non riesco a darmi una risposta.
Se volessi fare il figo potrei dirti che il fantastico è allegorico e parla di cose reali, più di quanto riesca a fare il realismo (scusa il gioco di parole). Il che è anche vero. Tuttavia mi piace citare la mia amica e collega autrice, Lucia Patrizi, che riassume questo bisogno di immaginario con uno slogan: “Basta col realismo, vogliamo i fottuti mostri giganti!”
Per me è precisamente così.
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Innanzitutto dalla mia passione per la mitologia, che infatti ricorre molte volte nelle mie storie. Non scopro nulla di nuovo, considerando che il 95% dei film, dei romanzi e dei fumetti moderni non sono altro che attualizzazioni di storie vecchie come il mondo.
Un esempio per tutti: uno dei miei film preferiti, I Guerrieri della Notte, altro non è che la versione attuale dell’Anabasi di Senofonte.
Ecco, la mia ispirazione affonda in quelle radici (classiche) e di conseguenza anche dalla cultura pop, a sua volta derivativa.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
Sono troppi per elencarli tutti, quindi farò un giochino e andrò d’istinto, citandoti i primi dieci che mi vengono in mente, senza tornare indietro a fare correzioni o aggiunte: H.P. Lovecraft, Dino Buzzati, Harry Turtledove, James Lovegrove, Brian Keene, Danilo Arona, James Herbert, John Christopher, Richard Matheson, Dan Simmons.
Sicuramente ne ho dimenticati a decine.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Sono un ex tuttologo dei film di zombie apocalypse. George A. Romero, nella sua prima trilogia, è il regista che per anni è stato in cima alle mie preferenze. Ora gli zombie mi hanno stancato. Li trovo abusati, sviliti del loro significato iconico, noiosi.
Continuo invece ad apprezzare il cinema di guerra, che è difficile da realizzare, ma che può regalare grande emozioni, perché parla prima di tutto di Storia.
Nel campo del fantastico, senza fare troppe distinzioni tra i generi, potrei citarti centinaia di titoli cult. Dai soli anni ‘80 prenderei in blocco i film con Stallone e Arnold Schwarzenegger, più i superclassici, come Grosso Guaio a Chinatown, War Games, Ghostbusters e molti (troppi) altri.
Andando un po’ sui titoli per “soli appassionati”, potrei citarti Jacob’s Ladder (per me è un capolavoro), Ammazzavampiri e Screamers.
Anche questa lista è però molto limitata, a dir poco incompleta.
Se invece dovessi citarti un solo titolo – uno soltanto – sceglierei quasi sicuramente I Guerrieri della Notte (già citato in un’altra risposta, lo so).
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Nessun sogno, perché poi i risvegli sono sempre bruschi.
Ho però un progetto a cui sto lavorando in questi giorni e che riguarda la mia ultima pubblicazione per i mesi estivi del 2017. Sto scrivendo un romanzo breve: Max: First Lady Road. Si tratta di una storia on the road in un’Italia distopica, spezzata e divisa da una guerra civile e da una nuova crisi economica mondiale. La First Lady citata nel titolo è una… nota celebrità italiana, spesso citata sul mio blog ;)
Adoro queste contaminazioni tra il fantastico e la cultura nazional-pop.
Credo che sarà una lettura interessante. Aspettate e vedrete. Anzi, seguite il canale Telegram di Plutonia e verrete aggiornati sui lavori in corso.
ALLORA RESTIAMO IN STAND BY: ASPETTARE… PER CREDERE!