
Dodici anni dopo l’uscita dell’ultimo film ispirato ai racconti di Howard, Raffaella De Laurentiis produce Kull il conquistatore, lungometraggio tratto dalla saga howardiana di Kull di Valusia, antenato letterario di Conan. Originariamente nata per essere il capitolo terzo della saga cinematografica di Conan, quindi come produzione di serie A, la pellicola subì un drastico ridimensionamento per il rifiuto di Arnold Schwarzenegger di indossare nuovamente i panni del barbaro. Pur mantenendo come fonte d’ispirazione il romanzo di Howard Conan il conquistatore il personaggio principale del film mutò in quello di Kull, anche perché la contemporanea uscita di un serial televisivo incentrato su Conan con un attore differente (il culturista Rolf Moeller) avrebbe moltiplicato per tre il viso del barbaro a detrimento della sua immagine. Del complesso e malinconico sovrano atlantideo inventato da Howard, in perenne conflitto con le tradizioni, le leggi e i corrotti costumi di una società che lo rifiuta, già votata alla decadenza, non rimane davvero nulla, e ancor meno delle sue esperienze metafisiche di fronte all’ingannevole velo illusorio che permea la realtà. Solo il prologo (l’uccisione di re Borna da parte del barbaro) e l’epilogo (la distruzione delle tavole della legge al grido di “Quest’ascia è il mio scettro! ”) sono tratti dai racconti del ciclo di Kull, tutto il resto è liberamente ispirato all’unico romanzo scritto da Howard su Conan (con la regina Akivasha al posto del negromante Xaltotun) ma anche di questo si è perso l’afflato epico, il ritmo galoppante, la grandiosità degli scontri. Pellicola povera, prevedibile e noiosa, non aiutata né dalle musiche, moderne e rockettare, né dalla recitazione (l’attore protagonista Kevin Sorbo viene dal piccolo schermo, essendosi fatto le ossa con la serie televisiva Hercules, e di barbarico non ha proprio nulla), né da una anonima regia piattamente televisiva (Nicolella ha all’attivo alcuni episodi di Miami Vice). Sesso e violenza sono assai edulcorati, quando proprio non assenti, e l’impianto generale è goffo ed approssimativo, appesantito da effetti speciali ormai fuori moda. Anche il questo caso, l’insuccesso al botteghino è stato cocente.