IL GIGANTE DI METROPOLIS

SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Il gigante di Metropolis
Anno: 1961
Regia: Umberto Scarpelli
Sceneggiatura. Umberto Scarpelli, Gino Stafford, Sabatino Giuffini, Oreste Palella, Ambrogio Molteni e Emimmo Salvi
Fotografia: Oberdan Troiani
Montaggio: Franco Fraticelli
Musica: Armando Trovajoli
Effetti speciali: Joseph Natanson
Produzione: Emimmo Salvi
Origine: Italia
Durata: 1h e 40’
 
CAST
Gordon Mitchell, Bella Cortez, Roldano Lupi, Marietto, Furio Meniconi, Liana Orfei, Omero Gargano
 
TRAMA
20.000 anni prima di Cristo la civiltà isolana di Metropolis, scientificamente ultraprogredita, è retta dal tiranno Yotar, che in virtù dei suoi poteri mentali tiene il popolo in un ipnotico pugno di ferro. Raggiungere l’immortalità del corpo e della mente è il suo scopo e per conseguire ciò sacrifica in inumani esperimenti genetici i suoi sudditi. Contro il volere di sua moglie, la principessa Texear, Yotar utilizza il figlioletto Elmos come cavia dell’esperimento finale, la creazione di un essere perfetto. Da oriente giunge il gruppo del barbaro Obro, esponente di una razza più vitale necessario per gli esperimenti di Yotar. Distrutto il suo seguito con un’arma magnetica, Obro viene condotto a Metropolis e costretto a dare prova della sua forza in combattimenti contro giganti e nani mutanti. Meseda, figlia di Yotar, libera Obro e assieme ad un alto dignitario di corte messosi a capo di una sommossa lo convince ad attaccare Metropolis. Nel frattempo, gli scienziati di Yotar scoprono che l’utilizzo dell’energia magmatica da parte di Metropolis minaccia di scatenare un cataclisma totale ma il sovrano non crede loro, ossessionato dalla sua idea di trapiantare in Elmos il cervello dei più insigni metropolitani e donare a lui la vita eterna. Obro irrompe nei laboratori, distruggendo tutto ma è ancora una volta catturato assieme a Meseda. Mentre si avvertono i segni della catastrofe, Yotar, davanti all’umanità di Elmos, Meseda e dello stesso Obro, rinsavisce, rendendosi conto delle sue colpe. Libera i prigionieri e si autoimmola davanti al suo popolo. Metropolis viene distrutta e sommersa dalle acque e in pochi scampano al disastro. Obro, Meseda ed Elmos sono tra questi.
 
NOTE
Singolarissima pellicola peplum appartenente ad un genere piuttosto ripetitivo nella media ma impreziosita da allusioni, scenografie, situazioni e concetti tipicamente fantascientifici, questo film è un ben riuscito ibrido fantastico-orrorifico decisamente misconosciuto. Le teorie propugnate da Robert E. Howard (creatore di Conan il barbaro) sul contrasto tra barbarie pura, vitale, innocente e civiltà corrotta, imbelle, depravata dal suo stesso sapere scientifico vengono raccolte e ben esposte in una pellicola plumbea, a volte delirante, fotografata in maniera psichedelica, con musiche quasi sperimentali e scenografie asettiche ed essenziali. Il tema di base di un film come Zardoz di John Boorman, la rivincita di una natura stuprata sulla costruzione scientifica senza freni né morale dell’uomo, è forse troppo innovativo per il periodo ma efficacemente raccontato. Nonostante lo stuolo di sceneggiatori il film non ne risulta scompensato e, al di là di qualche ingenuità, rappresenta davvero un prodotto sui generis molto in anticipo sui tempi e le aspettative degli spettatori. Fatto più per angosciare che per divertire, privo dell’ilarità e della solarità dei peplum del periodo, serioso negli assunti e claustrofobico, il film di Scarpelli merita il recupero.

13/11/2007, Michele Tetro