SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Excalibur
Anno: 1980
Regia: John Boorman
Soggetto: ispirato alla Mort D’Arthur di Thomas Malory e ai racconti del Ciclo Bretone
Sceneggiatura: John Boorman e Rospo Pallenberg
Fotografia: Alex Thomson
Montaggio: John Merritt
Musica: Trevor Jones, Richard Wagner e Carl Orff
Effetti speciali: Wally Weevers, Peter Hutchinson, Alan Whibley, Jerry Johnstone, Michael Doyle e Anthony Freeman
Produzione: John Boorman
Origine: USA-Irlanda
Durata: 2h 20’
CAST
Nigel Terry, Nicol Williamson, Nicholas Clay, Helen Mirren, Cherie Lunghi, Paul Geoffrey, Gabriel Byrne, Robert Addie, Patrick Stewart, Keith Buckley, Kathryne Boorman, Corin Redgrave, Liam Neeson, Ciaran Hinds
TRAMA
Alto Medioevo. Il mago Merlino, per riappacificare la Britannia dilaniata da guerre intestine, ottiene dalla Dama del Lago la magica spada Excalibur, da affidare all’intemperante re Uther Pendragon. Questi, accecato d’amore per Igrayne, moglie del Duca di Cornovaglia, infrange la tregua e con le sembianze del Duca passa una notte con la donna. Merlino, che lo appoggia, chiede però per sé il frutto dell’amplesso amoroso e quando Uther cade in una imboscata, dopo aver infisso Excalibur in una roccia, affida il bambino a gente di sua fiducia. Artù cresce e scopre le sue nobili origini estraendo per caso la spada dalla roccia e diventando re, non prima di essersi fatto valere in battaglia difendendo l’alleato Leodegrance, padre della bella Ginevra. Il predestinato Artù, signore di Camelot, fa prosperare il regno, ma Ginevra perde la testa per Lancillotto, miglior cavaliere e amico del re. Questa tresca infrange la purezza della Tavola Rotonda, i cavalieri si sospettano e combattono l’un l’altro, e quando il re li scopre in flagrante adulterio, abbandona la spada magica cominciando a deperire. Lancillotto impazzisce dalla disperazione e Ginevra si chiude in convento. Oltre a questo, Morgana, figlia-fattucchiera del Duca di Cornovaglia, vuole vendicarsi su Artù, strappa a Merlino i segreti della magia e genera dallo stesso sovrano un figlio incestuoso, Mordred, destinato a confrontarsi col genitore in uno scontro mortale. Il regno langue e solo il recupero del Sacro Graal può riportare la prosperità. Tutti i cavalieri della Tavola Rotonda si perdono alla sua ricerca e solo Perceval riesce nell’intento, scoprendo che Artù, la Terra ed Excalibur sono una cosa sola. Il re recupera le forze bevendo dal Graal e si prepara allo scontro fatale con le truppe di Mordred. Merlino, cristallizzato da un incantesimo di Morgana, torna sulla terra e uccide la strega. Durante la battaglia i cavalieri di Artù e di Mordred si annientano a vicenda e Artù stesso è ferito mortalmente dal figlio, a sua volta ucciso. Perceval, unico superstite, restituisce Excalibur alla Dama del Lago, che custodirà la spada per un altro condottiero, mentre la salma di Artù naviga verso il riposo eterno.
NOTE
Il regista inglese John Boorman aveva inutilmente tentato di ridurre per il grande schermo Il signore degli anelli di J. R. R. Tolkien, passando poi a interessarsi del Ciclo Bretone come naturale sfogo per il mancato adattamento dal più celebre romanzo di fantasy. Grazie al successo registrato da Guerre stellari, pellicola fantascientifica che si basava in gran parte sulla favolistica medievale, il film su Artù e i suoi cavalieri può finalmente vedere la luce, lanciando con successo la moda dell’heroic fantasy sul grande schermo. Quel che salta subito all’occhio da questa pellicola che suggella uno dei temi più cari al regista – l’insanabile frattura tra Mito, Natura e Passato contrapposti a Storia, Progresso e Presente – è la ricerca di un’armonia di vita rimossa e relegata al passato (non reale ma mitico), il traumatico trapasso tra il Vecchio e il Nuovo, un confronto che sfocia nella catastrofe in attesa di un ciclico ripetersi degli eventi. Il Medioevo di Boorman non è né vuole essere quello reale bensì quello della sfera dei sogni, e proprio l’onirismo è la marcia in più di Excalibur, una pellicola che sembra addirittura falsa nella sua visualizzazione: armature anacronistiche più simili a quelle di Guerre stellari che a quelle storiche, ambienti reali e medievaleggianti trasfigurati da processi fotografici che ne snaturano l’identità, come il castello di Camelot (assurda fortezza dorata), costumi e danze che rimandano al fittizio medioevo dei Preraffaelliti, una magistrale colonna sonora che mescola tradizione celtica, influenze africane, il Wagner del Crepuscolo degli Dei e l’Orff dei Carmina Burana, rimandi al cinema horror (Morgana emette fumi dalla bocca come ne L’esorcista), un melange linguistico che fonde inglese moderno e antico (tutto perduto nel doppiaggio italiano), insomma un’evocativa atmosfera sognante, non reale, sfumata nel fantastico puro, che consente di sfuggire alla trappola della sciocca interpretazione politico-sociologica della pellicola (che in Italia non è mancata, con sterili discussioni sulle presunte implicazioni reazionarie della storia). La materia letteraria bretone non è tradita pur nelle necessarie sunteggiature, nelle ellissi narrative, nelle fusioni di più personaggi in uno (Morgana e Viviana, Artù e il Re Pescatore, Perceval e Galahad) e in complesso lo spettacolo offerto è variegato, policromatico, fantastico e crepuscolare, bucolico e selvaggio, violento e appassionante. Troppa carne al fuoco, forse, a livello simbolico e con alcune cadute di gusto bilanciate dall’epicità di alcune sequenze e dall’ironia inaspettata del personaggio di Merlino, migliore in campo. Il film è stato interamente girato in Irlanda, negli stessi set del precedente Zardoz.
28/02/2008, Michele Tetro