Conclusioni
Per molto tempo l’ex ragazzo dei Parioli è rimasto inattivo, lasciando i suoi fan in attesa di un impossibile remake di Cannibal Holocaust (irripetibile secondo l’autore), di un sequel su quella falsariga, di un film di pura azione stile Inferno in diretta. Il vecchio leone del cinema di genere, il terrorista dei generi che ha sempre amato sperimentare per non restare ancorato al già fatto e al già detto, è stato a lungo in standby. Non possiamo contentarci di un Padre Speranza qualsiasi, de I ragazzi del muretto e neppure di Noi siamo angeli. Deodato, autore di puro cinema, resta fermo oltre dieci anni (1993 – 2007) prima di tornare sul grande schermo, nel 2007, con un ruolo simbolico da attore, un vero e proprio cammeo in Hostel II di Eli Roth, quello di un cannibale italiano che sulla scena prima seziona e quindi divora un uomo. Quentin Tarantino, produttore del film, pretende la sua presenza nel cast, come una sorta di omaggio nei confronti di Monsieur Cannibal. Il vero e proprio ritorno al cinema da regista è storia di questi ultimi anni, prima con l’episodio Bridge, all’interno del film antologia The Profane Exhibit (2013), quindi con il personalissimo e inquietante Ballad in Blood (2016), presentato in anteprima mondiale al “Lucca Film Festival”. Si tratta di due film che dobbiamo ancora vedere, non avendo avuto distribuzione, quindi lasciamo il giudizio temporaneamente sospeso.
Ruggero Deodato, tempo fa, ha tracciato un bilancio della sua vita con Nocturno Cinema: “Ho una bella casa che mi sono comprato da solo, quando ho dei momenti liberi parto e vado nei posti più belli del mondo, le donne non mi sono mai mancate, ho sempre avuto delle belle donne, sempre. Mi diverto, faccio i film dove voglio perché me li scelgo. Per questo molti mi invidiano e invidiano i soldi che mi sono guadagnato da solo con il mio lavoro. Io amo il mio lavoro”.
Deodato è un regista che sa fare il suo mestiere, è per questo motivo che non ha mai voluto fare commedie. Il cinema comico è al servizio dell’attore che non tollera intromissioni sulle scene ed è costruito su misura per le sue battute. Deodato è un tecnico puro che sa realizzare inquadrature ed esige dagli attori rispetto e ubbidienza. Ama improvvisare e girare ciò che sul momento più lo colpisce, con lui l’attore deve essere pronto a modificare la parte e a rivedere le battute studiate a tavolino. Deodato è per impostazione e mentalità il più americano dei registi italiani, ma a differenza degli americani, che hanno un sacro rispetto per sceneggiatura e battute, ama improvvisare. Per tutto il resto è regista all’americana, sul set comanda lui, non c’è attore importante che tenga. Ne ha cacciati così tanti…
Deodato è considerato un regista che sa valorizzare al massimo le protagoniste femminili, che fotografa e inquadra nel modo migliore. Tutte le attrici che hanno lavorato con lui sono rimaste contente e hanno voluto partecipare di nuovo ai suoi film. Forse in questa particolare predilezione per i ruoli femminili ha un ruolo importante anche l’amore in generale che Deodato prova per le donne. Le donne sono state (e continuano a essere), croce e delizia della sua vita, tra passioni improvvise e amori che durano lo spazio di una settimana. Deodato è affascinato dal pianeta donna e nei suoi film ce lo sa comunicare.
Quando sentiamo dire che Deodato è un regista di serie B ci va il sangue al cervello. Ha fatto i suoi bravi B-movies anche lui, soprattutto i primi lavori, ma se ne è affrancato definitivamente. Deodato è molto più tecnico e professionale di tanti registi di serie A, che magari sono soltanto comparse al servizio dell’attore che va per la maggiore. E poi non ha davvero senso parlare di serie B per un autore che lavora all’estero, che nell’Europa dell’Est, negli Stati Uniti e in Giappone è amato e considerato un grande regista. La sua tecnica è invidiabile, si è affinata in anni di servizi pubblicitari, senza considerare che con budget modesti è riuscito a tirare fuori dei prodotti all’americana. Deodato è molto conosciuto in America dove i suoi film registrano grandi incassi nei Metro Drive. In Francia tutti lo chiamano Monsieur Cannibal, soprannome che a lui non va molto a genio, ma che indica stima e rispetto.
Deodato spesso viene chiamato a lavorare all’estero perché sa realizzare ogni tipo di prodotto cinematografico. In Italia se un regista comincia a fare film comici e ha successo, gli viene chiesto di fare film comici per tutta la vita, relegandolo in un ghetto. Deodato non ha mai voluto limitarsi a un genere. Ha girato telefilm, pubblicità, thriller, musicarelli, horror, fantascienza. Di tutto. Ama il cinema spettacolare, basato magari su un fatto di cronaca che assurge a evento fantastico e avventuroso. Ballad in Blood è questo, in definitiva, perché ispirato ai tragici fatti di Perugia, all’omicidio di una studentessa al termine di un’orgia sessuale. Cura gli effetti speciali ma non prescinde dalla qualità del cast. Per la riuscita del film gli attori sono importanti, soprattutto se alla guida c’è uno come Deodato che è un maestro della direzione artistica.
Ruggero Deodato è un regista che ha dato molto al cinema italiano e che tanto potrebbe ancora dare. Ha avuto il successo di pubblico con i film cannibalici (soprattutto con Cannibal Holocaust) e fa piacere vedere che ancora oggi folle di ragazzini si accalcano per vedere le sue pellicole, quando vengono proiettate in un Cineforum o in un Festival del Cinema. A Deodato manca il giudizio positivo della critica importante, ma quello, conoscendo l’ambiente italiano, non lo avrà mai. In ogni caso ha avuto gratificazioni importanti all’estero e da parte del pubblico, che è l’interlocutore più importante.
Progetti per il futuro ne ha tanti, forse irrealizzabili.
Tempo fa si parlava di un film con protagonista Serena Grandi intitolato La signora, poi non se n’è più fatto di niente. Il film era tratto da un suo soggetto intitolato La tigre e Deodato non ha abbandonato l’idea di girarlo. Si tratta della storia di una donna che decide di concedersi la libertà di comportarsi come un uomo. Vuole frequentare i gigolò con la stessa naturalezza con cui un uomo può recarsi da una prostituta. Un film femminista, se si vuole.
Un’altra idea che girava negli ambienti sino a pochi anni fa era quella di un Cannibal Holocaust 2. Ma è lo stesso Deodato a dire nel corso di un’intervista a Nocturno che “oggi non ha più senso perché i cannibali ce li hanno presentato in tutte le salse”. In realtà la nuova idea di Deodato sarebbe stata quella del cannibale metropolitano, però è stato anticipato da un film con titolo e argomento identico.
L’idea che per un po’ di tempo ha affascinato Ruggero Deodato adesso è stata quella di fare un Cannibal Holocaust con percorso inverso. I selvaggi che arrivano in una grande città e la sconvolgono, con la contrapposizione che avrebbe dovuto riguardare città e cannibali. Non credo che il progetto verrà mai realizzato, a questo punto. Intanto godiamoci le sue ultime produzioni e speriamo che riescano a trovare almeno una distribuzione Home Video.
(15 – continua)