UNO STRADIVARI… DAVVERO STREGATO!

In occasione dell’uscita del volume IL MUSEO DEGLI ORRORI DI DARIO ARGENTO a cura di Luigi Cozzi per le Edizioni Profondo Rosso, dal momento che conteneva la lunga storia “Lo Stradivari stregato” scritta a quattro mani da me e da Luigi e sceneggiata dal sottoscritto, mi è stato chiesto dall’amico Cozzi di scrivere una prefazione al libro, per raccontare la genesi di quella storia e di quella collaborazione che per me fu davvero importante, dal momento che potevo lavorare con uno dei miei idoli cinematografici, uno dei registi che aveva saputo solleticare la mia fantasia con le sue pellicole e che tanto aveva dato alla fantascienza e al fantastico in generale nel nostro paese.

Non volendo condurre una finta intervista al sottoscritto (non sarebbe proprio il caso, no?), ho preferito pubblicare proprio quella prefazione che meglio di qualunque cosa saprà trasmettervi l’emozione che mi pervase allora e che di nuovo mi pervade nel vedere pubblicata (e oggi ripubblicata) quella splendida storia di Stella Holmes, la protagonista della serie “Dario Argento presenta Profondo Rosso”.

Buona lettura…

Ricordo come fosse ieri quando uscì il primo numero de “La Zona Morta”: era il mese di gennaio del 1990 e tenevo fra le mani la prima copia della fanzine che diede origine a tutto… era piccola, fotocopiata, con un disegno di copertina fatto a mano da un’illustratrice non professionista, con i titoli e numeri delle pagine scritti con un pennarello, con i testi stampati con una macchina da scrivere elettrica (una Triumph) che per fortuna aveva la giustificazione automatica… insomma, a guardarla oggi era una vera e propria ciofeca, ma per quei tempi era invece un autentico capolavoro fatto in casa!

Una volta uscita, la fanzine ebbe la fortuna di essere inserita all’interno di un articolo dedicato al genere horror, che allora grazie all’impulso dell’uscita nelle edicole di “Dylan Dog” andava forte, pubblicato nientemeno che su “Panorama”… e fu il successo!

Certo, parliamo di un successo limitato rispetto ai canoni odierni dove con internet, il print on demand e la globalizzazione puoi fare tutto quello che vuoi, ma per quei tempi una tiratura di 200 copie e un venduto di circa 150 era davvero una cosa stratosferica!

Usciva un numero ogni tre mesi, ma era talmente tanto il materiale che avevamo e che ci arrivava, che dovemmo ricorrere anche a numeri speciali fuori serie, che ci portarono a creare un bel movimento fra gli amanti del fantastico e che ci diede credibilità nonostante non fossimo dei professionisti, ma solo e semplicemente degli appassionati.

Così, baldanzoso del successo, pieno di passione e con un bagaglio di buone speranze, iniziai a battere le porte delle case editrici per proporre racconti, antologie, romanzi, serie a fumetti, collaborazioni… e a forza di dai e dai approdai alla Eden Editrice. In realtà mi proposi per collaborare a una loro rivista da edicola che usciva con allegata la VHS di un film horror: volevo decidere io i film e scrivere io gli articoli per il magazine (un po’ megalomane direi!), ma dopo qualche mese di “le faremo sapere”, giunse la grande occasione: stavano per pubblicare una rivista intitolata “Dario Argento presenta Profondo Rosso” e dopo i primi quattro numeri scritti da un team romano, volevano invece, essendo la casa editrice milanese, avere qualcuno di più vicino a loro.

Rammentate sempre che stiamo parlando dei tempi in cui non esistevano internet, le Frecce Rosse e gli Italo, gli smartphone e compagnia bella… le distanze erano ancora le distanze, una telefonata interurbana costava un occhio della testa ed era complicato fare parecchie altre cose.

L’unica possibilità che avevo per entrare a far parte della squadra era però portare loro una storia già bell’e che sceneggiata in 24 ore: ci lavorai tutta la notte e nacque così “Nella nebbia”, ovvero il numero 5 della rivista… inutile dire che da quel momento in poi presi io in mano le redini della serie principale (perché la rivista pubblicava anche molto altro materiale, soprattutto d’epoca) e proseguii a scrivere fino alla chiusura della serie l’anno successivo.

Nel frattempo venni anche messo in contatto con colui che era stato l’ideatore della rivista, un nome che consideravo uno dei miei idoli fin da ragazzino, un regista che consideravo fra i maestri del fantastico italiano, un “personaggio” che rispondeva al nome di Luigi Cozzi.

A gioia per essere il titolare della serie si aggiunse gioia per averlo potuto conoscere… almeno per telefono! Insomma, era un momento d’oro!

Venne poi il momento dell’apertura di un negozio di Profondo Rosso anche a Milano, la cui inaugurazione avvenne a mezzanotte precisa con la presenza di Dario Argento. E indovinate un po’ chi venne invitato a presenziare accanto ai due registi horror più registi horror del momento? Ebbene sì, proprio il sottoscritto… e ancora gioia, gaudio, tripudio per tanti accadimenti importanti tutti insieme! Fu una notte memorabile, anche se poi, terminata l’inaugurazione, il primo treno per tornare a casa era alle sei del mattino e mi ritrovai a vagabondare per ore per una Milano deserta e notturna… ma ne valse davvero la pena, credetemi! Soprattutto poter stringere la mano a Cozzi e Argento e sentirsi fare i complimenti per le storie della rivista, fu un momento davvero esaltante!

Poi a un certo punto la serie chiuse: non starò a tediarvi sui perché e sui percome, ne ha già parlato Luigi Cozzi in un altro articolo. Quello che mi preme raccontarvi è invece che si decise di chiudere con il botto, ovvero con un numero speciale doppio con un soggetto di Luigi Cozzi sceneggiato dal sottoscritto… ovvero “Lo Stradivari stregato”.

Per fortuna che possedevo un fax… ero all’avanguardia, sapete!

Infatti, vista la distanza tra me e Luigi (Roma-Brescia), quello era l’unico modo a quei tempi per lavorare insieme: ricordo che mi inviò la storia e ne parlammo poi insieme al telefono. Quindi aggiustammo alcune cose e poi partii con la sceneggiatura. La inviavo, Luigi la leggeva, faceva alcune aggiustatine e me la rimandava. Poi ne riparlavamo al telefono, sistemavamo di nuovo il tutto fino ad arrivare alla versione definitiva di ogni tavola, in maniera che soddisfacesse entrambi e in modo tale che ogni singola vignetta, ogni dialogo, ogni didascalia fossero perfetti. Era un grande lavoro di sinergia, di collaborazione, di rispetto, di passione… fino alla conclusione della storia.

E fu davvero un successo: quando uscì, in molto dissero che era la più bella storia di “Dario Argento presenta Profondo Rosso” che avessero letto… poi le nostre strade si separarono per vent’anni.

Se mi avessero detto allora che io e Cozzi saremmo tornati a collaborare insieme non ci avrei mai creduto e invece… mai dire mai!

Poco dopo la chiusura della rivista di Profondo Rosso, chiuse anche la fanzine “La Zona Morta” e io presi altre strade.

Nel 1997 tornai al vecchio progetto, ma stavolta il mondo era cambiato e nacque la webzine “La Zona Morta.it”. Ebbene, qualche anno dopo contattai il negozio Profondo Rosso per chiedere un’intervista a Luigi Cozzi, sperando che magari potesse in qualche maniera ricordarsi della nostra vecchia amicizia e fare quattro chiacchiere per i nostri utenti. Non immaginate la mia sorpresa quando mi arrivò la sua mail: non solo accettava, ma soprattutto si ricordava benissimo di me…

Poi da cosa nasce cosa e così sulla webzine, e poi all’interno della Newsletter in ripresa, abbiamo ideato la rubrica “Le cronache di Profondo Rosso”, che ogni quindici giorni ci vede protagonisti insieme sempre in nome di quella sinergia, di quella collaborazione, di quel rispetto e di quella passione che nacquero ai tempi de “Lo Stradivari stregato”… più stregato di così!

Davide Longoni