Proseguiamo dopo una lunga pausa la nostra partnership con l’ottimo blog “Nocturnia” del bravissimo Nick Parisi, grazie a questa collaborazione, che rientra in un più ampio progetto denominato inizialmente “Pax Sf” e che ora si è tramutato in “Cosmolinea B-Log”, sulla Zona Morta pubblichiamo un altro interessante articolo del blog di Parisi che poi ci ricambierà prossimamente nell’ottica di una lunga, efficace e proficua collaborazione tra veri appassionati e tra siti che si rispettano, animati da quella “Passione” con la “P” maiuscola che da sempre alimentiamo e che fa da motore a ogni nostra iniziativa.
Per cui mettetevi comodi, allacciate le cinture di sicurezza e cominciate a leggere… per continuare questo lungo viaggio di fratellanza, parleremo di qualcuno che aveva fatto del fantastico il proprio pane quotidiano… Lucio Fulci.
Questo articolo è dedicato alla memoria di Tomas Milian
Nel 1972, Lucio Fulci crea uno dei suoi film più riusciti, una pellicola che lui stesso considererà “tra le sue più riuscite” e di cui si riterrà più soddisfatto In quell’anno con Non si sevizia un Paperino il regista romano gira un thriller a tutti gli effetti che però col passare del tempo sarà molto apprezzato soprattutto dagli appassionati horror. Non si sevizia un Paperino è infatti principalmente un thriller, uno di quelli duri e cattivi all’interno del quale “il Terrorista dei Generi” si diverte però, per l’ennesima volta, a rimescolare le carte, ad infrangere ti cliché della materia trattata. Ma anche a rompere con i canoni “argentiani”, che all’epoca, non solo erano di moda ma che venivano quasi considerati come i soli possibili.
Barbara Bouchet e Tomas Milian Due intrusi nella società di Accendura |
Nel farlo, nel mettere in scena la sua “umana commedia” il cineasta si affida ad un parterre di attori internazionali, un cast cosmopolita fatto di volti all’epoca molto popolari nel nostro paese; alcuni di questi avevano già lavorato col regista romano, altri ci avrebbero ancora lavorato in futuro. Ma nel farlo, nello sceglierli ancora una volta Fulci utilizza una personale sensibilità privilegiando attori di estrazione mediterranea come i francesi Marc Porel e George Wilson e la greca Irene Papas; o comunque latina come la brasiliana Florinda Bolkan o il cubano Tomas Milian. L’unica eccezione pare rappresentata dalla scelta di una attrice e modella nata nell’ Europa dell’Est come Barbara Bouchet nel ruolo della ricca ed annoiata Patrizia, quasi a volerne rimarcare la lontananza del per personaggio dalla società e dalla realtà di Accendura. E la sua estraneità dai ritmi di vita del paese dove è costretta a vivere.Certo, non deve essere stato un effetto voluto, dal momento che alcuni ruoli all’inizio erano stati pensati per ben altri attori, però è comunque interessante che l’effetto finale sia stato questo.
Marc Porel nel momento più emblematico di tutta la pellicola. |
Milian, dal canto suo, si trovava allora nel pieno della sua esperienza italiana ma ancora lontano anni luce dai personaggi der Monnezza e di Nico Giraldi che l’avrebbero quasi imprigionato in quei ruoli(che, ripetiamolo, nonostante qualcuno lo creda sono due personaggi molto diversi). La sua è ancora una recitazione molto misurata, direi perfino in sottotraccia, quasi per sottrazione. Milian con buona professionalità veste bene i panni del reporter Andrea Martelli, forse l’unico personaggio davvero lineare di tutta la vicenda, uno dei pochi che cerchi di conservare una parvenza di umanità dal primo all’ultimo istante. Certo, si tratta di un Milian ancora grezzo, che magari non sente il film fino in fondo, ma che riesce comunque a fornire una buona prova recitativa, reggendo molte scene sulle sue spalle finendo così nel mettere in ombra tutto il resto. Anche quello in fondo è una testimonianza del grande talento dell’attore e dell’uomo Milian.
Non si sevizia un Paperino mette in scena due universi diversi, due modelli di società apparentemente inconciliabili, da un lato l’ Italia del boom economico, che nel 1972 stava vivendo una delle sue ultime stagioni, dall’altro quella dell’ Italia rurale, dei borghi contadini chiusi su sé stessi e dominati da regole ferree ed immutabili. Mondi antitetici che, nel film difficilmente riescono ad incontrarsi se non in rari casi. Uno può essere rappresentato dalla figura dolente del maresciallo dei carabinieri interpretato da Ugo D’Alessio, certamente uomo delle istituzioni, rappresentante di quello stesso mondo “di fuori” da cui provengono le autostrade, le leggi; il boom economico ma che vivendo in quel mondo rurale ormai da anni conosce (e comprende) i cuori e le menti degli abitanti del piccolo mondo antico e marcito di Accendura. Magari senza condividerle, magari senza giustificarle ma conoscendole sicuramente. Ma, rimaniamo comunque oltre il tempo massimo e-a suo modo- con Non si sevizia un Paperino Lucio Fulci confeziona e testimonia il suo personale de profundis ad entrambi quei modelli di società.
BONUS CARD: IL RICORDO DI DAVIDE PULICI
Per l’occasione ho chiesto a Davide Pulici della rivista Nocturno un ricordo testimonianza su Milian e sul film. Pulici ha acconsentito di buon grado e per questo lo ringrazio. Nocturno senza ombra di dubbio è ” la rivista” di Cinema e sul Cinema di genere per antonomasia, la vera bibbia del settore, se cercate informazioni su un attore, un autore, un film o un genere ben preciso Nocturno è il luogo dove troverete tutte le risposte che cercate. Davide Pulici, è stato uno dei fondatori della storica rivista nata nel 1994 e ne è tuttora il vice-caporedattore, specializzandosi su quelle pagine in particolare nel campo dei Misteri cinematografici e nella creazione di numerosi dossier tematici. E’ un grande piacere ospitarlo qui su Nocturnia.
Davide Pulici: “Non si sevizia un paperino lo si può inserire tra i film di routine fatti da Tomas Milian, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Il suo non è un ruolo che richieda particolare carisma o attenzione. Fa il maschio, bello e buono, ed è un nome di chiamata da mettere accanto al personaggio di Barbara Bouchet. Niente di stratosferico, come interpretazione richiesta. Mi sono sempre domandato, peraltro, come mai Fulci non avesse usato Tomas per il personaggio del prete, spostando Porel sul protagonista buono. Non riesco a immaginare che cosa sarebbe riuscito a tirare fuori Tomas da quel pretino convinto che per preservare i bambini dal peccato l’unico modo fosse ammazzarli. Tra l’altro, Tomas aveva appena incarnato un prete in quello straordinari e assurdo film che fu The Last Movie – Fuga da Hollywood, girato in Perù con Dennis Hooper. Ma forse Fulci cercava un giovane con una faccia pulita (pare che prima dell’attore francese avesse pensato a Massimo Ranieri). Comunque, per il film in cui richiamò Tomas a lavorare con sé, I 4 dell’Apocalisse, Fulci capì che un attore di razza come Tomas avrebbe dato il meglio in una corsa difficile e quindi gli affidò la parte dello spregevole Chaco, con il risultato eccezionale che tutti conosciamo.”