Dopo Romero, il 2017 si porta via un altro celebre regista di film dell’orrore: muore a 74 anni per problemi cardiaci Tobe Hooper, che ha legato il suo nome a una serie di cult dello splatter e non solo tra anni Settanta e Ottanta.
Nato in Texas nel 1943, Hooper svolge per diversi anni il mestiere di insegnante: nel 1974 arriva il successo con il film a basso costo e autoprodotto Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre), in cui introduce uno dei serial killer più famosi dell’horror, Leatherface, armato di sega elettrica e amante del cannibalismo.
In seguito Hooper dirige altri film che fanno scuola nel genere, come Quel motel vicino alla palude (Eaten alive, 1977), Il tunnel dell’orrore (The Funhouse, 1981), Venom (1981), La casa dei massacri (Toolbox Murders, 2004). Tornerà due volte nelle atmosfere di Non aprite quella porta, con i due seguiti del 1986 e del 2013, quest’ultimo solo prodotto.
Il suo più grande successo al cinema resta il film Poltergeist del 1982, prodotto da Steven Spielberg e che ebbe tre candidature all’Oscar, in cui reinventa le storie di fantasmi e di possessioni, mettendo alla berlina il capitalismo rampante degli anni Ottanta che cancellava e calpestava tutto in nome della speculazione e del guadagno. Poltergeist si fece anche fama di film maledetto, per le tragiche fini che incontrarono alcuni degli interpreti, e questo aiutò senz’altro la sua fama e l’interesse che suscitò.
Tobe Hooper ha lavorato anche per la televisione, con alcuni ottimi lavori come Le notti di Salem (Salem’s lot) dal romanzo di Stephen King, contributi a Storie incredibili (Amazing stories), Racconti di mezzanotte (Tales from the crypt), Dark Skies, Taken e soprattutto Freddy’s Nightmares (1988), dove fa incontrare Freddy con Leatherface, e Masters of Horror (2005-6), dove ha sperimentato il formato della short story, del racconto visivo, secondo un modello che periodicamente torna nel fantastico.
I film di Tobe Hooper, tra problemi di censura e scarsa considerazione per il genere, hanno comunque girato il mondo, unendo pubblici molto eterogenei, da quello arabo a quello giapponese, da quello russo a quello turco: tra i registi che si sono detti ispirati da lui ci sono Wes Craven, Hideo Nakata, autore della serie The Ring, e soprattutto Ridley Scott, che disse che per Alien prese come modello alcune sequenze di Non aprite quella porta.