III TROFEO LA CENTURIA E LA ZONA MORTA: I CLASSIFICATO

MORTE SILENTE

di FAUSTO FERRETTI

Cosa vogliono questi piccoli esseri insignificanti, senza scaglie né artigli?
Questa domanda mi perseguita da quando hanno ucciso mia madre. Ricordo ancora quel momento con estremo terrore: il muso di mia madre riverso a terra; la pozza di sangue che si allarga con estrema lentezza, l´occhio che pian piano diventa scuro e vitreo. La muscolatura della palpebra tenta di nascondere quell´orrore,  ma non può nulla a causa di un lungo taglio che la divide in due. La bocca semiaperta mostra dei denti ormai rotti e la bava caustica scivola dalle labbra bruciando il terreno.
Gli esseri vicini al suo cranio, con armi acuminate, stanno strappando pezzi di quel cadavere immobile. Chi si porta via un artiglio, chi lavora tra le sue scaglie per strapparne alcune, chi ne succhia il sangue e lo mette in alcune fiale, chi cerca di arrivare al cuore per poterlo mordere come gesto di supremazia sul corpo esanime della mia povera madre ormai morta.
Tento di lottare insieme a lei per poter difendere la mia dimora, ma non posso nulla contro quel piccoletto vestito di nero e con lo sguardo assente. Basta una sua parola per bloccarmi. Lo giuro! Provo  a liberarmi in tutti i modi, ma un potere misterioso mi tiene bloccato, impedendomi anche di chiudere gli occhi. Sono costretto ad osservare la scena. Cerco, quindi, di memorizzare ogni più piccolo particolare di quelle creature per poterle ritrovare e affondare i miei denti nelle loro carni.
Mi hanno portato via dalla mia terra, dai miei affetti e dai miei simili. Non ho più nulla! Sono solo e prigioniero!
Sono trasportato in una gabbia di un metallo molto resistente che non posso rompere. I miei artigli sono ancora troppo teneri, sono soltanto quelli di un cucciolo. Maledizione!
Passiamo valli e luoghi che non ho mai visto. Ci fermiamo in molti posti dove mi mettono in mostra punzecchiandomi con delle punte acuminate per farmi urlare. Questo spettacolo serve per recuperare alcuni oggetti luccicanti, molto belli e invitanti. Alcuni di questi vengono scambiati con alcuni pezzi strappati da mia madre.
I luoghi dove mi esibiscono sono popolati da membri di questa razza e gli esseri si assiepano attorno alla gabbia con i loro occhi vividi che esprimono stupore ma soprattutto paura. Quindi aspettano i miei urli di dolore per la loro mania del terribile e dell´esotico. Non voglio che le mie sofferenze diventino il loro piacere. Detesto tale situazione e in quel momento decido che non avrebbero mai più avuto questa soddisfazione. Io non urlerò mai più!
Mi ricordo ancora il primo giorno di questa decisione. La furia delle creature, che non avevano più il loro divertimento, si scatena. In poco tempo il mio sangue colora la gabbia in cui ero rinchiuso. Le mie ali vengono lacerate in più punti. Uno di loro decide di penetrarmi un occhio per vedere se riuscivo a non ululare di dolore. Soltanto l´intervento dell´essere vestito di nero impedisce conseguenze disastrose. Il verso orribile che emette basta a fermarli tutti e a far diminuire le sevizie.
Durante il viaggio i miei unici compagni sono la fame e il dolore, aspetto che mi permette di scoprire molto sulla natura della nostra razza. Nonostante la nostra mole possiamo sopravvivere con pochissimo cibo, ma purtroppo ci è, lo stesso, indispensabile. Il dolore è soltanto una sensazione mentale, basta ignorarlo. La nostra natura ci permette di guarire le ferite molto in fretta e soprattutto  ne possiamo rallentare la guarigione o accelerarla.
Il luogo d´arrivo si trova in una zona arida e depressa, niente a che vedere con i boschi delle mie montagne. L´immagine della desolazione dorata è frastagliata da tantissime macchie di un bianco lattiginoso. Non sono altro che mucchi d´ossa resi bianchissimi dalla furia del vento, lo stesso vento rovente che solleva la sabbia e trasporta il frastuono di urla e di esplosioni di qualche campo di battaglia lontano.
Il mio sguardo, per evitare di imprimersi nella memoria la desolazione di queste lande ormai defunte, si inerpica verso l´alto alla ricerca dell´astro a me famigliare e amico. In aria stanno volando due miei simili. Lo so, i loro colori sono diversi da quelli della mia specie, ma sicuramente non avrebbero mai permesso che un cucciolo come me venisse trattato in quella maniera.
L´aria che mi sferza il muso, anche se rovente, è un colpo di pura felicità quando le loro grandi ali iniziano a sbattere con più forza per permettere loro di stare a mezz´aria. La mia felicità, però, viene subito meno perché il loro sguardo è spento e senza alcun guizzo d´intelligenza né di audacia.
Cosa è successo?
La risposta arriva subito.  Attaccate al loro lungo collo spinoso ci sono diverse cinghie di cuoio scuro. Le poderose corna frontali sono imbrigliate da qualcosa e, su ognuno di loro, è seduta una di quelle aberranti piccole creature. Eseguono i movimenti impartiti dalle schifose zecche a due zampe, sedute sul collo. Sono dei semplici animali da soma, niente di più.
Questa è dunque la mia fine? Rimanere in quel luogo per diventare soltanto un pallido guscio di quello che sarei potuto essere? No! Non succederà mai, mia madre mi diceva che anche il più velenoso dei fiati può essere nascosto se non viene emesso. E così sarà. Io sarò per queste creature un buco oscuro e loro una piccola pietra lucida facilmente identificabile. Prendendo queste decisioni, il viaggio finalmente finisce e arriviamo all´inizio della mia vendetta.
Vengo scambiato anche io per quegli oggetti luccicanti già visti in molte occasioni. Altre entità uguali per razza e modi mi prendono in custodia e mi mettono in una gabbia più grossa con carne appena macellata ma che ormai ha l´odore della putrefazione. Praticamente immangiabile, ma in questi casi la fame aiuta.
Un cucciolo di queste creature inizia a venirmi a trovare tutti i giorni insieme ad un nutrito gruppo di esseri della stessa specie adulti e armati. Il creaturino mi lancia bocconi di carne, mentre la sua bocca emette orribili cacofonie. Quando non rispondo come vuole lui, inizia ad alzare il tono delle urla e gli scende dell´acqua dagli occhi. Quando succede questo, io vengo costretto ad eseguire ciò che lui richiede, con qualunque mezzo. I più usati e abusati sono le percosse e la privazione di quei cadaveri con cui tentano di sfamarmi.
I giorni sono sempre uguali. Il cucciolo viene  ad urlare le sue richieste, finché non inizio a capirne il linguaggio composto da suoni brutali emessi dalla sua gola striminzita. Quello che il piccolino o principino, come lo chiamano loro, vuole, è utilizzarmi solo per il suo intrattenimento, come animale da compagnia da esibire nelle feste.
Questi bastardi hanno ucciso e fatto a pezzi mia madre. Mi hanno torturato, picchiato e bruciato. Il tutto per far divertire un piccolo essere piagnucolante? Ma quale razza aberrante soddisfa a questi livelli un cucciolo, costringendo altre creature a servirlo? Soprattutto per uno spettacolo breve durato poi soltanto alcuni mesi? Infatti l´essere si è stancato e ha iniziato a desiderare un altro animale più bello, soltanto per rivaleggiare con un suo simile che possedeva un unicorno, animale nobile e aggraziato e non ruvido e scaglioso come me. Questa fine non era ancora più snaturante dell´essere considerato un inutile mezzo di locomozione?
Scoprire il motivo per cui mi hanno catturato è l´ultimo insulto, quello per cui decido di ucciderli tutti e di estirpare questa piaga dal nostro mondo!
Devo riuscire a fermare questa pulce apparentemente potente, prima che uccida o distrugga altre entità in comunione con la natura. In quel momento avrei voluto essere grande come mia madre per poter utilizzare il fiato caustico. La mia frustrazione si materializza in un gesto insensato e inutile. Le sputo! Non sono neanche in grado di colpirla, ma centro il recipiente che usa per rinfrescarsi. È una scoperta vedere la creatura contorcersi nell´agonia dell´avvelenamento, mentre gli altri esseri, che la seguono, si agitano e corrono in ogni dove senza un´apparente meta. La creaturina si dimena ancora un po´, finché il suo colore diviene cinereo e lei non si muove più.
Il mio più totale compiacimento, però, avviene il giorno dopo quando, al mio risveglio, scorgo le stesse creature corse in aiuto del morituro, appese per il collo mentre dondolano al suono del vento. Altro comportamento bizzarro e violento di queste creature: non risolvono i problemi ricercando una soluzione, ma eliminando chiunque abbia sbagliato. In questo caso il vero colpevole sogghigna, rimanendo nell´anonimato e continuando a imparare nuove strategie da utilizzare nello sterminio ancora latente.
Sono creature cicliche. Utilizzano il materiale residuo in molti modi. Non essendo più così bello da mettere in mostra, vengo destinato al primo servile incarico. Sono trasportato al luogo di addestramento per diventare una cavalcatura da trasporto e da combattimento da utilizzare nelle loro guerre.
Passo l´intera mia esistenza incatenato, in diverse gabbie, fingendo di non capire il loro linguaggio, anche se comprendo qualsiasi loro ordine. I movimenti delle loro putride bocche sono troppo facili da distinguere e soprattutto poco musicali. Alcuni di loro si lamentano che sono lento ad apprendere i loro ordini e non ubbidisco prontamente. Questo è sicuramente sinonimo di una creatura stupida e priva di ogni più piccolo desiderio di compiacere il padrone.
Sciocchi!
Quando finalmente divento adolescente e le mie scaglie assumono un colore più simile a quello di mia madre, si risveglia in me la memoria atavica dei miei antenati. Mia madre mi aveva sempre raccontato che soltanto pochi eletti sono baciati da questo dono. Questo non è altro che avere dentro di sé i ricordi e le esperienze di tutti i componenti esistiti della tua specie. Nel mio caso, non avendo avuto nessun insegnamento predominante, ho ereditato le memorie di tutti i clan.
Quella notte, quando mi rendo conto di provare emozioni non mie, è, per me prigioniero, come sentirsi libero nell´anima, nel corpo e nella mente. Percepisco intense sensazioni: ricordare la forza del vento che sferza le ali con violenza quando si raggiunge il centro di un tornado e la gioia di uscirne fuori da adulti;  mettere a posto il proprio tesoro per potercisi accoccolare sopra e dormire sogni tranquilli e piacevoli; decidere di donare la propria vita alla natura perché in questo modo si potranno difendere quelle terre per sempre; guardare, ormai vecchi, un´ultima volta le proprie montagne e sentirsi risucchiare dalla natura mentre le nostre membra scompaiono in un´esplosione di edificante gioia; sentire il brivido di rimanere sott´acqua per tempo indefinito, cercando di restare immobili, aspettando il passaggio di una balena, percependola dalla diversa increspatura dell´acqua.
Tutti questi ricordi non sono miei. Sono bloccato in questa gabbia a marcire per il resto della mia vita. Penso sia un nuovo modo, da parte di quelle infide creature, di torturarmi. Soltanto quando provo la sofferenza e la frustrazione di mia madre nel non potermi aiutare, mi rendo conto che non possono essere loro. Sarebbero altamente stupidi a rinnovare con foga il mio odio. Capisco, dopo tanti anni, che non sono così idioti.
Tale dono mi serve per imparare tutti i segreti della nostra razza. Ora so come ci si deve comportare per utilizzare il fiato, non solo quello tipico della mia specie, ma di tutti quelli dei clan che conosco e non. Mi fa capire che anche noi possiamo utilizzare le parole del potere per generare qualsiasi effetto. Più di una volta quelle stesse parole mi hanno obbligato ad eseguire i desideri di quelle infide creature. Ora le conosco e posso contrastarle, ma riesco anche a fingere che abbiano effetto.
E´ veramente l´inizio della mia vendetta!
Non voglio azzardare nulla. Devo ancora apprendere molto sui miei poteri e sulle abitudini degli insetti che mi hanno catturato. Devo solo impegnarmi a soddisfare i loro desideri, continuando a non dimostrare le mie vere capacità. Devo ricordarmi di rimanere un buco oscuro, una caverna buia, senza spiragli di luce. 
Pertanto, sono diventato, dopo molti anni di addestramento, quello che hanno sempre ricercato: una cavalcatura, un animale da poter montare e da poter sfoggiare. Mi cavalcano in parecchi e muoiono tutti. Alcuni li mangio anche, sono carne fresca, nulla di più. Dalle battaglie ritorno soltanto io, sempre in silenzio senza un ruggito né un lamento. Le patetiche creature, detestandomi, mi chiamano “morte silente”. Suona bene, è la prima volta. La loro presunzione non permette di capire che sono io ad uccidere i cavalieri durante le battaglie. Attribuiscono la responsabilità al fato, parlando di sfortuna o di influenza divina. 
Solo all´ennesima battaglia da cui torno senza cavaliere, chiamano un esperto per conoscere la verità. Questa creatura è diversa dalle altre anche se appartiene alla stessa specie. Il suo corpo è variamente dipinto con colori che rappresentano simboli e rune e, intorno, gli ruota una gemma sfaccettata utilizzata per comunicare.
L´essere mi si avvicina e, guardandomi, proietta la sua mente verso la mia. Vuole leggere i miei pensieri: stolto! Nella mia mente esistono alcuni clan che utilizzano quel sistema sia per attaccare sia per crearsi un vantaggio nelle battaglie. Non gli faccio conoscere la verità ma lo lascio penetrare soltanto nei miei ricordi di sofferenza e di dolore.
Questa creatura mi stupisce in quanto racconta ai suoi simili che ho compiuto il mio dovere e che i cavalieri, essendo il primo cuneo di sfondamento, subiscono gli attacchi di tutto il fronte avversario. Perché mente ai suoi simili? Non lo capisco! Sapevo che erano bugiardi ma non a loro discapito.
Quella stessa sera una voce mi sveglia. Mi ritrovo davanti la creatura del pomeriggio. Mi racconta delle emozioni che volevo tenere nascoste, dicendomi che non sono così sottomesso come voglio far credere, ma che continuo a covare rancore e rabbia.
Si stupisce della mia mente tanto vivida e brillante da riuscire a nasconderle alcuni pensieri. Ogni volta che ha scrutato nella mente della mia specie ha visto solo gli addestramenti impartiti e gli istinti primordiali, senza nessuna traccia di ragionevolezza.
Non ho mai capito il vero significato del suo comportamento, ma da quella notte inizia a venire tutte le sere per insegnarmi come nascondere ancora meglio i miei pensieri e come estendere la mia mente al di fuori del mio corpo per raggiungere quelle degli altri. Forse mi sta aiutando? Alcuni clan della mia razza, infatti,  utilizzano i poteri della mente senza logicità e soltanto in maniera istintiva. Questo è un limite! I suoi insegnamenti, invece,  mi permettono di superare tale barriera e di arricchire ancora di più le mie capacità.
Con questa creatura riesco ad avere un colloquio. E´ la prima volta! Mi dimostra che non tutti loro sono egoisti e malvagi. Le racconto le mie idee e quello che succederà quando mi libererò. Stupendomi, mi risponde che ogni creatura decide della sua vita e della sua sorte in quanto gli dei hanno dato il libero arbitrio.
Ad un certo punto non viene più a discorrere con me. Come mai? Perché mi manca così tanto? E´ soltanto un infame membro della razza nemica. Appartiene a coloro che avevano ucciso mia madre. Allora non sono tutti indegni di sprecare l´aria di questo mondo. Qualcuno potrebbe salvarsi. No! Questo è soltanto un nuovo modo per confondermi, ma sarò superiore. La razza nemica deve essere eliminata. 
Dopo molto tempo e molte battaglie decido di interrompere la mia collaborazione (se si può chiamare tale) e finalmente mi sento abbastanza forte da non dare nessuna speranza a queste piccole creature chiamate uomini.
Il mio attacco ha inizio! Aspetto la notte, momento in cui la maggior parte di loro deve riposare. Quindi squaglio, con il fiato, le sbarre che mi imprigionano. Ormai ho imparato a corrodere le cose!
Le prime persone che intervengono per fermarmi, le spazzo via. Basta un colpo di coda con cui divelgo il muro, facendolo crollare all´esterno. I nitriti dei cavalli seppelliti sotto le macerie mi fanno dispiacere. Sono, pur sempre, creature soggiogate dagli uomini aguzzini, ma qualunque guerra provoca dei caduti innocenti.
È esaltante e rassicurante vedere che le frecce, lanciate dalle loro deboli armi, non riescono neanche  a superare le mie scaglie. Questo ultimo scherno fa lentamente divampare l´odio, la paura e la rabbia per queste patetiche creature, covati in anni di soprusi. Incanalo questi sentimenti dal cuore alla gola e produco un grido di liberazione. Molti piccoli esseri muoiono di terrore all´istante mentre altri si lasciano massacrare. Tremano senza avere la forza né di fuggire né di pregare, aspettando la morte.
Ora la strada è libera per raggiungere la torre degli arcani, luogo dove sono collocate le creature che pretendono di soggiogare la magia. Le difese cittadine sono vane e il mio passaggio lascia costruzioni distrutte macchiate indelebilmente di sangue. Arrivato alla torre, mi trovo davanti l´unico uomo per cui ho dimostrato delle emozioni diverse dall´odio. Con parole cariche di rimpianto mi dice che deve fermarmi per il bene di tutti.
Lo guardo a lungo e vedo nel suo sguardo la stessa determinazione che sto provando io. Probabilmente lui, conoscendomi meglio degli altri, nota un mio lieve senso di smarrimento, purtroppo divorato dalla furia pulsante.
Mi aspettavo una difesa superiore. Lascio la città in cui ho trascorso la maggior parte della mia vita. Al suo posto rimane soltanto un cumulo di macerie fumanti e mezze liquefatte. L´odore acre del fumo e dei miasmi acidi, è quello della libertà faticosamente conquistata.
Il mio sguardo, per la prima volta, libero di spaziare, adesso vaga verso la notte e sente il richiamo dei suoi monti. Le terre dei draghi mi stanno aspettando. Le mie terre! Lo so e sto tornando a casa come vincitore, mentre il vento di libertà mi sta salutando. Mi passo la lingua tra i denti, sentendo ancora il sapore del sangue umano. Un detto degli esseri inutili è quello che le persone possano avere il cuore buono. L´unico che, per me, poteva averlo era il mio interlocutore ma non posso più dirlo. In mezzo a tutta quella carne il suo cuore è troppo piccolo per poterne discernere il sapore.