LA RAGAZZA SUL MAGGIOLONE GIALLO 22

Il cono d’ombra

Una mano infila la chiave nella toppa. E’ la mano di Elisa, che apre il cancello e si infila dentro il cortile di casa. Apre anche la porta di casa e chiude la notte d’estate alle sue spalle. Nell’atrio, lascia la borsa ai piedi di un appendiabiti in legno e percorre un corridoio in penombra, con la carta da parati a righe. Entra in cucina e arriva al lavandino, apre l’acqua e la fa scorrere per qualche secondo.

- Hai sete eh? -

Elisa sobbalza. Si gira nella direzione della voce. Seduta su una poltroncina al buio, c’è sua mamma.

- Oh Dio mio, mamma…! – la ragazza si porta le mani al petto.

- Tesoro, ti spaventi per nulla… – le dice la mamma dal buio, con una voce lenta e cadenzata – sei troppo nervosa in questo periodo. -

La ragazza fa un sorriso forzato, poi si gira verso il lavandino, riempie un bicchiere d’acqua e lo beve d’un soffio.

- Sai, mamma, sono i pensieri… -

- Lo so, cara, lo so… – della mamma si vedono solo le gambe, sotto una gonna verde scuro.

- L’università, ecco tutto – Elisa si appoggia al lavandino, il cuore che le corre ancora per lo spavento.

- E con Cri, come andiamo tesoro? -

Un senso di noia inonda lo stomaco di Elisa. Il senso delle cose che si ripetono, irrimediabilmente, senza fine. Lo rigetta giù, in fondo allo stomaco con un sospiro sottile.

- Tutto bene mamma. -

La ragazza infila il bicchiere nella lavastoviglie, apre il rubinetto dell’acqua e si rinfresca i polsi.

- L’importante è che sia un bravo ragazzo, sai… – la voce della mamma arriva piatta come un lenzuolo.

Elisa accenna un sorriso, senza alzare lo sguardo.

- Notte mamma – e si volta, dirigendosi verso le scale.

- Tesoro… – dice la mamma mentre la ragazza si allontana – Il tempo passa. -

La frase percorre i timpani di Elisa senza lasciar traccia. L’informazione arriva al cervello della ragazza solo qualche istante dopo, quando si trova già sulle scale. Una sensazione di desolazione la scuote dentro. Come pensare a un’immensa camera vuota percorsa dal tempo, senza colori.

Quando arriva all’ultimo gradino, Elisa si volta, istintivamente. L’occhio percorre tutto il pavimento della cucina, alla ricerca dei piedi della madre. Una fitta alla milza, che lascia senza fiato. La ragazza si gira su se stessa e scandaglia con lo sguardo lo spazio di luce sul pavimento attorno alla poltrona.

- Non c’è nessuno seduto là – sussurra.

La ragazza si volta e raggiunge la cima delle scale. Con il cuore che le percuote i timpani attraversa al buio il corridoio del primo piano. Arriva ad una porta bianca socchiusa. La scosta leggermente: nella camera in penombra ci sono suo padre e sua madre che dormono nel letto. Si volta e si appoggia allo stipite della porta.

- Ma Dio mio! – si dice portandosi la mano alla bocca.

Il respiro rotto a scaglie da un sussulto che le sale dal ventre, scende di corsa le scale. Quando arriva al piano terra attraversa chiudendo gli occhi il corridoio e arriva alla porta di casa. La apre e si catapulta fuori casa. Correndo attraversa la via, fino ad arrivare all’imbocco del paese. Qui gira a sinistra ed entra nella cascina di Cri. Quando arriva alla porta d’ingresso, si getta contro di essa con tutto il corpo, inizia a battere i pugni. Dopo qualche secondo la porta si apre.

- Eli… Cosa cazz…? -

Elisa si butta tra le braccia del suo ragazzo, in lacrime.

- Aiutami! – singhiozza – Sto impazzendo! -

- Eli… – le passa una mano sulla testa – Andiamo su. -

 

Elisa ora dorme sotto le coperte, il viso gonfio di sonno e il respiro lento. Il suo fidanzato è al suo fianco, le braccia sotto la testa e lo sguardo fisso al soffitto. Si gira verso di lei, la guarda per alcuni istanti.

- Eli, cosa fai? – dice a bassa voce.

Il viso della fidanzata non gli appare più bello come qualche anno fa. Gli sembra qualcosa che conosce da vicino, da troppo vicino. E a Cri fanno paura le cose troppo vicine alla sua vita, lo spaventano come tante minuscole termiti che corrodono il tempo.

- Con lei è già tutto scritto – pensa. Poi, subito dopo, prova ad allontanarsi da quel pensiero.

La pancia si dilata e viene invasa da un senso di routine asfissiante. Sa che è tutta una questione di dialogo. Basterebbe provare a fare cose nuove, pensare in maniera nuova. Per un attimo rivede la possibilità di ritrovare qualcosa di fresco.

- Ma poi? – la domanda rovina i suoi progetti sul nascere – Parlare con Elisa vuol dire metterle il dubbio, mandarla in ansia. Proprio ora… -

Le gambe cominciano a farsi molli.

- Le sue ansie, quel suo pensare sempre e solo a domani… Così è solo un procedere senza curve – al giovane milionario viene in mente un treno che scende su una rotaia che attraversa una vallata, in discesa, i freni mollati e uno scorrere indefinito verso il baratro – Io voglio vivere…-

Anche l’addome è molle e dilatato, il respiro si fa sempre più lento.

-… Sentirmi vivo, avere ancora delle carte da giocarmi – pensa per un attimo ad una festa in maschera in cui ci sono delle ragazze che giocano a carte ad un tavolo, ma è solo un’immagine, come scendere dentro un buco che si fa sempre più grosso, lentamente, senza più luci, ancora solo qualche bacio di ragazza, un ultimo….

C’è una casa con un immenso porticato che si affaccia su una piscina. Le colonne in marmo sostengono le arcate eleganti e azzurre. Lungo il bordo della piscina piccoli gruppetti di ragazze sorseggiano un cocktail e parlano tra loro. Da una porta sotto un’arcata esce Mara.

- Sei arrivato? – gli domanda sfilandogli attorno con un vestito viola.

Mara prende Cri per mano e lo accompagna alla piscina. Appoggia il cocktail che aveva in mano su un tavolino trasparente, poi immerge un piede nell’acqua.

- Mai stato a una festa milanese? – Mara si abbassa le spalline del vestito – Facciamoci un bagno.

Le ragazze di prima sono scomparse come tante formiche. Mara tira Cri alla scaletta. Profuma di viola. Scendono in acqua, vestiti. Nella piscina c’è un’acqua verde come gli occhi di un pesce. Mara si avvicina al corpo di Cri e lo bacia. Una pioggia sottile come quella d’agosto cosparge il viso di Cri, tanti fiori cadono dal cielo.

(22 – continua)

Daniele Vacchino