Sulla tangenziale, di notte
Cri non fa altro che pensare a Mara, a quella notte. Cos’era stata quella notte se non un sogno che il mattino uccide con la sua luce violenta, usurpandone la vita? Se di sogno si era trattato, però, gli avvenimenti intaccavano ogni tranquillità. Al giovane milionario pareva di ritrovarsi per le mani i pezzi scomposti di un puzzle. E quel che più lo infastidiva era la sua incapacità di provare a metterli insieme.
- E’ come se mi mancasse il pezzo da cui iniziare – pensa Cri mentre è al volante della sua automobile.
E’ notte e non ce la faceva più a stare in casa. Da quando è morta Mara, Strella ha di colpo preso le sembianze di una prigione. Forse, Cri è spaventato soprattutto da una paura che si sente crescere dentro. Senza sapersi spiegare come, ha paura di farsi delle domande circa la morte di Mara, ha il timore di provare a cercare delle connessioni tra quella morte e la morte di Anna. Come se uno spettro invisibile si annidasse non tanto tra le case del paese, ma dentro le sue viscere.
- Se fosse ancora viva, andrei a Milano con lei – sente lo stomaco dilatarsi mentre dice questa frase, come se si fosse sentito più leggero.
Una lacrima attraversa la pelle del suo viso. Si volta di colpo alla sua sinistra. Qualcosa di scuro, senza luci, l’ha appena superato. Davanti a lui compare una Mercedes nera. Ha i fari spenti e sta rallentando. Cri rallenta e prova a superarla a sua volta. La Mercedes si sposta sull’altra corsia, impedendo il sorpasso. Cri è costretto a togliere completamente il piede dall’acceleratore. Come una conchiglia che s’incaglia sulla terra ferma, il giovane milionario è costretto a fermare l’automobile. Dentro la Mercedes compare una luce, si apre la portiera dalla parte del conducente. Vi esce un uomo vestito di nero, con un berretto in testa. Cristiano mette la sicura alle portiere. L’uomo arriva al finestrino del conducente, si china per farsi vedere in faccia. Il volto di un uomo stanco, con la barba sfatta, ma con un sorriso di cortesia. L’uomo allarga le mani davanti a sé.
- Scusa se ti ho bloccato – la voce filtra sottile dentro l’abitacolo.
Cri abbassa un goccio il finestrino, senza dire nulla.
- Tu sei amico di Anna, vero? -
Cri fa un cenno del capo, aggrottando la fronte.
- Ho bisogno di parlarti – dice l’uomo.
- Ma chi sei? -
- Sono il fidanzato di Anna. -
- Marco Martino mi chiamo. -
Cri e l’uomo sono seduti a un bar, in un paese molto distante da Strella.
- Tu sei l’amico di Anna, ti ho riconosciuto – dice Marco.
- Ma come…? – Cri inarca le sopracciglia, pieno di paura di poter essere immischiato in qualche brutto affare.
- Dalle foto ti ho riconosciuto. -
Il giovane milionario guarda l’uomo di sghembo.
- Io sono un cliente di Anna da un anno. Ma la nostra… Beh… E’ diventata una storia d’amore. -
- Amore? -
- Amore. Io volevo portarmela via da là, sposarla… -
- Ascolta, tu cosa vuoi da me? – a Cri sembra tutto così inverosimile – Ti sembro uno che si beve una favole simile? – fa per alzarsi.
- Ti prego, siediti – dice Marco Martino – ascolta solo la mia storia. -
Cri vede nell’uomo una calma che lo impressiona, una calma piena di volontà.
- Io ad Anna ci volevo bene. Lei lo sapeva. L’avrei dovuta portare via nel giro di poche settimane. Eravamo già d’accordo di andare a vivere da me a Biella. Saremmo partiti senza preavviso, in modo da sganciare i ponti col passato. Poi però…- Martino abbassa lo sguardo un secondo.
- Anna non mi ha mai parlato di questo – risponde Cri freddamente.
- Lo so. Lo so che non ha mai parlato di questo con te. Ma ne ha parlato a quel suo amico.
- Nuccio?
- No. L’altro.
- Gianni?
- Sì, lui.
Dentro Cri qualcosa si spacca, come una tela spezzata con un colpo secco
- Mi aveva fatto vedere le foto di voi tutti, noi passavamo diverse ore insieme, io non volevo che lei…- Marco gira lo sguardo, come se stesse parlando di qualcosa di molto intimo – … Così la portavo via qualche ora, la pagavo per stare solo con me. – Stringe il braccio di Cristiano, sospinto da una ventata di sentimenti – è dalle foto che ti ho riconosciuto. -
- Dalle foto? -
- Sì. Vedi, io non ho mai creduto che Anna fosse stata uccisa da qualcuno del giro della prostituzione. Lei in quel mondo non aveva nemici, me ne parlava. Nemmeno i clienti erano dei tipi pericolosi, Anna non era più una alle prime armi e sapeva sceglierseli. – Marco fa una pausa – Da quando ho saputo che è morta, giro con la mia auto attorno a Strella, a fari spenti, in cerca di qualcosa… Di quel bastardo che l’ha uccisa! – la voce è rotta dalla disperazione – Così, mentre prima guidavi lungo la statale, io ero fermo su un sentiero di campagna e, quando sei passato davanti a me, ti ho riconosciuto dai vetri dell’auto. -
- Ma perché non sei venuto a parlarmi al paese? -
- Perché avevo paura. Sono andato alla polizia, ma mi hanno detto che ero solo uno dei tanti clienti, che sono un mitomane. – Martino ha la fronte imperlata di sudore – Mi hanno intimato di stare lontano da Strella, di farmi le mie faccende. Ho pensato che forse avevano ragione loro, che forse Anna era stata uccisa per questioni interne al giro della prostituzione. Ma quando ho letto della morte di quell’altra ragazza, ho capito che si erano sbagliati. E quando ti ho visto passare, ho pensato che fosse il momento di parlare con qualcuno. -
(27 – continua)