HO VISTO COSE CHE VOI UMANI NON POTETE IMMAGINARE (1982) – PARTE 02
BLADE RUNNER (Blade Runner)
Se esiste un film di epoca moderna che è stato ed è tuttora considerato un cult è questa pellicola di Ridley Scott. All’epoca il regista ci aveva già dato film come I Duellanti e Alien di cui abbiamo già avuto modo di parlare.
Tratto, anche se abbastanza liberamente, da un romanzo di Philip K. Dick, alla cui memoria la pellicola è dedicata, è stato rieditato nel 1992 secondo una nuova versione voluta dal regista, senza la voce fuori campo del protagonista e senza il finale ottimista. Ne parleremo di questi cambiamenti, e di altri ancora, alla fine del nostro racconto.
Ecco la didascalia iniziale del film:
Ai primi del XXI secolo la Tyrell Corporation
portò l’evoluzione dei robot alla fase Nexus -
Un essere virtualmente identico all’individuo umano –
Noto come Replicante
I Replicanti Nexus 6 erano superiori per forza e agilità
e almeno simili per intelligenza
agli ingegneri genetici che li avevano creati.
I Replicanti vennero usati Extra – Mondo
come schiavi nella rischiosa esplorazione
e colonizzazione di altri pianeti.
Dopo un sanguinoso ammutinamento
di una squadra da combattimento Nexus 6
in una colonia extra terrestre
i Replicanti furono dichiarati illegali
sul nostro pianeta, pena la morte.
Squadre speciali di polizia chiamate Unità Blade Runner
Avevano ordine di eliminare, su rilevamento,
ogni replicante che tornasse sulla Terra.
Ciò non era chiamata esecuzione…
Era chiamato “Ritiro dalla circolazione”
LOS ANGELES
NOVEMBRE 2019
Sotto una pioggia battente e inquinata, tra miasmi di fumi, in mezzo a grattacieli e a bettole, vive la gente del futuro.
Il grande grattacielo piramidale della Tyrell Corporation domina la città e, dentro uno dei suoi uffici, un poliziotto sta esaminando un nuovo assunto per stabilire se esso sia un replicante o no. Tocca ora a un certo Leon Kowalski (Brion James) ad essere esaminato. L’uomo, estremamente perplesso e sospettoso, comincia a rispondere alle strane domande del test, mentre il poliziotto, Holden, tramite un’apparecchiatura, esamina le eventuali contrazioni od oscillazioni del suo bulbo oculare. Prima di essere scoperto Leon estrae una pistola e uccide Holden.
Al livello del suolo, mentre la pioggia continua a flagellare un mondo oscuro e fumoso, Rick Deckard (Harrison Ford) attende il suo turno per sedersi davanti alla bancarella cantonese e consumare un pasto.
Deckard: “<Non cercano killer nelle inserzioni sui giornali. Quella era la mia professione: ex poliziotto, ex cacciatore di replicanti, ex killer.>”
Ha appena cominciato a mangiare dei vermicelli giapponesi che viene avvicinato da un individuo che si esprime in un linguaggio apparentemente incomprensibile, Deckard si fa tradurre le parole: è un poliziotto che lo deve accompagnare dal Capo della Unità Blade Runner, Bryant (M. Emmet Walsh).
L’automobile della polizia decolla e sorvola una città invasa dai fumi e da schermi giganti pubblicitari, insegne colorate, palazzi brulicanti di vita…
Deckard: “<Questo simpaticone si chiama Gaff. Bryant doveva averlo sollevato al rango della Unità Blade Runner. I suoni inarticolati che emetteva erano la parlata cityspeak. Un guazzabuglio di giapponese, spagnolo, tedesco e chi più ne ha… A me non serviva un traduttore, conoscevo quel gergo come ogni buon poliziotto ma non intendevo agevolare Gaff.>”
Deckard entra nell’ufficio di Bryant, l’uomo è seduto dietro la scrivania.
Bryant: “Ciao, Deck!”
Deckard: “Bryant…”
Bryant: “Non saresti venuto se t’invitavo. Siediti bello… Dai, non fare lo stronzo Deckard. Ho quattro lavori in pelle in giro per la città…”
Deckard: “<Lavori in pelle. Così Bryant chiamava i Replicanti. Nei libri di storia è il tipo di poliziotto che chiama la gente di colore sporchi negri.>.”
Bryant gli offre da bere.
Bryant: “Hanno attaccato uno Shuttle Extra-Mondo, hanno ucciso equipaggio e passeggeri. Lo Shuttle è stato trovato alla deriva vicino alla costa venti giorni fa, senza nessuno in giro.”
Deckard: “Imbarazzante!”
Bryant: “Nossignore, imbarazzante no, perchè nessuno saprà mai che sono quaggiù, perchè tu li troverai e li toglierai dal mondo.”
Deckard: “Non lavoro più qui Bryant, passali a Holden, è bravo!”
Bryant: “Già fatto! Holden respira bene purché non gli tolgano l’ossigeno, non era bravo abbastanza, non come te. Ci vuoi tu, Rick, è un brutto caso, dei peggiori, voglio il vecchio cacciatore, con la sua magia.”
Deckard: “Ero libero quando sono entrato qui, Bryant e libero me ne esco.”
Mentre i due parlano Gaff (Edward James Olson) sta facendo un origami usando un pezzetto di carta.
Bryant: “Fermati dove sei! Conosci questo mondo, amico. Se non sei della polizia non hai peso!”
Deckard: “Non ho scelta, eh?”
Bryant: “Non ce l’hai, amico!”
Seduti in una saletta i due esaminano il filmato del test di Holden a Leon.
Bryant: “C’è stata una fuga dalle Colonie Extra-Mondo venti giorni fa, sei replicanti, tre maschi e tre femmine. Hanno massacrato ventitré persone e assaltato uno Shuttle. Una pattuglia aerea l’ha poi localizzato vicino alla costa, nessuna traccia di loro né dell’equipaggio. Tre notti fa hanno tentato di irrompere nella Tyrell Corporation. Uno si è arrostito correndo attraverso un campo elettrico, scomparsi gli altri. Nella eventualità che tentassero di infiltrarsi nella Tyrell come operai avevo mandato Holden per fare il test Voigt-Kampff ai nuovi assunti. Sembra che ne abbia trovato uno…”
Deckard: “Non capisco, che rischiano a fare tornando sulla Terra? Questo è insolito, perchè… che cosa cercano nella Tyrell Corporation?”
Bryant: “Dillo tu a me, amico, perciò sei qui…”
Sullo schermo scorrono gli identikit dei Replicanti.
Deckard: “E questo?”
Bryant: “Modello Nexus 6. Roy Batty. Data di emissione 2016. Modello da combattimento. Ottimale. Autosufficienza. Probabilmente è il leader… Questa è Zhora, addestrata per un corpo speciale di eliminazione Extra-Mondo. Sai la Bella e la Bestia? È tutte e due. Il quarto lavoro in pelle è Pris. Modello base di piacere, un articolo standard per i circoli militari nelle Colonie Spaziali. Progettati come copie degli esseri umani in ogni senso, fatta eccezione per le emozioni, ma i progettisti stimarono che dopo qualche anno potevano sviluppare reazioni emotive proprie. Odio, amore, paura, rabbia, invidia e li dotarono di un dispositivo limitante.”
Deckard: “Cioè a dire?”
Bryant: “Quattro anni di vita. Ora c’è un Nexus 6 qui alla Tyrell Corporation, voglio che controlli con l’apparecchio.”
Deckard: “E se l’apparecchio non funziona?”
L’auto volante guidata da Gaff con Deckard a bordo si dirige verso gli uffici della Tyrell Corporation.
Deckard: “<Me ne ero andato perché avevo la nausea di uccidere, ma ora preferivo essere un killer piuttosto che una vittima ed era precisamente questo che intendeva Bryant parlando di gente senza peso. Cosi accettai con la riserva mentale che se non avessi retto me la sarei svignata. Non avevo da preoccuparmi di Gaff, andava leccando piedi a destra e a sinistra per una promozione e non ci teneva che restassi…>”
Nel grande salone della Tyrell, Deckard viene ricevuto prima da Rachael (Sean Young) e poi da Ironside Tyrell in persona.
Tyrell (Joe Turkell) chiede a Deckard di provare prima di tutto il test su un essere umano e, pur se perplesso, Deckard accetta di farlo a Rachel. Dopo qualche domanda guarda Tyrell interrogativamente il quale chiede alla ragazza di uscire.
Deckard: “È un Replicante, vero?”
Tyrell: “Sono colpito. Signor Deckard, quanto tempo ci impiega di solito per individuarli?”
Deckard: “In che senso?”
Tyrell: “Che numero di domande?”
Deckard: “Venti, trenta con riferimenti.”
Tyrell: “Ci vorrebbero cento domande con Rachael, vero?”
Deckard: “Non sa di esserlo?”
Tyrell: “Forse comincia ad averne il sospetto.”
Deckard: “Il sospetto? Come fa a sapere cos’è il sospetto?”
Tyrell: “Il commercio. È il nostro fine qui alla Tyrell. ‘Più umano dell’umano’ è il nostro slogan. Rachael è un esperimento, niente di più. Cominciamo a… riconoscere in loro strane ossessioni, in fondo sono emotivamente senza esperienza, con solo pochi anni in cui accumulare conoscenze che per noi umani sono scontate. Se noi li gratifichiamo di un passato noi creiamo un cuscino, un supporto per le loro emozioni, di conseguenza li controlliamo meglio.”
Deckard: “Ricordi, lei sta parlando di ricordi.”
Deckard e Gaff si dirigono a casa di Leon.
Deckard: “<Non sapevo se Leon aveva dato ad Holden un indirizzo esistente ma era l’unica traccia che avevo, perciò controllai…>”
Mentre Gaff si diletta in un altro origami, Deckard trova una scaglia nella vasca da bagno nell’appartamento deserto di Leon.
Deckard: “<Qualunque cosa fosse quello che trovai in quella vasca non era umano e i Replicanti non hanno scaglie!>”
Poi, dentro a un cassetto, il cacciatore trova delle fotografie.
Deckard: “<Foto di famiglia… I Replicanti non avevano certo famiglia…>”
Intanto Leon e Roy (Rutger Hauer) vanno da Chew (James Hong), un fabbricante di occhi per la Tyrell Corporation. Il cinese lavora in una cella a bassa temperatura e con addosso una pelliccia riscaldata e collegata con dei tubi flessibili a un generatore.
Leon lo trascina indietro prendendolo per i tubi, intanto entra anche Roy.
Roy: “Avvampando gli angeli caddero… Profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell’Orco…”
Leon toglie di dosso la tuta a Chew che, tremando per il freddo, guarda intimorito Roy.
Roy: “Sì, informazioni… Morfologia, longevità, date di emissione…”
Chew: “Non so… io… io non so questa cosa… faccio solo occhi… So… solo occhi, progetti genetici solo di occhi… Tu Nexus eh? Io progetto tuoi occhi!”
Roy: “Chew, se solo potessi vedere quello che ho visto con questi tuoi occhi… Ora, informazioni!”
Chew: “Io… no… non so niente.”
Roy: “Chi, allora?”
Chew: “Tyrell… sa… sa tutto lui…”
Roy: “La Tyrell Corporation.”
Chew: “Lui grande boss, grande genio, ha… ha fatto molta mente, cervello…”
Roy: “In gamba…”
Chew: “Io… molto freddo, prego…”
Roy: “Non sarà facile riuscire a vederlo… (Roy dovrebbe saperlo questo, visto che poco tempo fa ha cercato, con i suoi amici, di entrare nella Tyrell…).”
Chew: “Molto freddo…”
Roy: “…suppongo!”
Chew: “Sebastian! Voi… voi con lui… lui… forse…”
Roy: “Sebastian chi?”
Chew: “J. F. Sebastian… Sebastian…”
Roy: “Ora dimmi: dove possiamo trovare J. F. Sebastian?”
Deckard intanto è tornato a casa e trova Rachael davanti alla sua porta ad aspettarlo. La ragazza vuole sapere la verità su se stessa e l’uomo le rivela la sua vera natura. Piangendo Rachael se ne va.
Deckard: “<Tyrell aveva fatto un gran lavoro con Rachael. Perfino un’istantanea di una madre che non aveva mai avuto e di una figlia che non lo era mai stata. Non era previsto che i Replicanti avessero sentimenti, neanche i cacciatori di Replicanti. Che diavolo mi stava succedendo? Le foto di Leon dovevano essere artefatte come quelle di Rachael. Non capivo perchè un replicante collezionasse foto, forse loro erano come Rachael, avevano bisogno di ricordi…>”
Pris (Daryl Hannah), con un trucco, riesce a farsi portare nell’appartamento di J. F. Sebastian (William Sanderson), un appartamento buio e pieno di giocattoli e di piccoli soldati-robot che lui stesso, per divertimento ha costruito. Nel frattempo Deckard, scannerizzando una foto, riesce ad avere un primo piano di Zhora e, facendo esaminare il reperto, scopre anche che si tratta di una scaglia di serpente sintetico: da questa risale al costruttore e poi al compratore e quindi alla successiva compratrice che altri non è che Zhora stessa, che si esibisce come ballerina in un locale di infimo ordine.
Dopo aver telefonato a Rachael per invitarla fuori ed averne ricevuto un rifiuto, Deckard si presenta a Zhora con una scusa che non regge per molto tempo, la ragazza (Joanna Cassidy) assale il cacciatore poi fugge in mezzo alla folla, Deckard la insegue e riesce a colpirla a morte. La scena è vista sia da Leon sia da Rachael. Osservando il corpo sanguinante di Zhora, Deckard si perde ancora nei suoi pensieri.
Deckard: “<Il rapporto? Ordinaria amministrazione: ritiro di un Replicante. Ma non bastava comunque a confortarmi dall’avere sparato nella schiena ad una donna… ed ecco, di nuovo, un sentimento dentro di me, per lei, per Rachael.>”
Gaff conduce Deckard da Bryant, l’uomo scende dall’automobile ed apostrofa il cacciatore:
Bryant: “Cristo, Deckard! Sei conciato come quel lavoro in pelle che hai lasciato sul marciapiede!”
Deckard: “Io vado a casa…”
Bryant: “Impara da quest’uomo, Gaff. Quest’individuo è un mattatoio a produzione singola, ecco cos’è. Ne restano quattro. Vieni Gaff, andiamo!”
Deckard: “Tre, ne restano tre!”
Bryant: “Sono quattro! C’è quel lavoro in pelle che hai scandagliato alla Tyrell Corporation, quella Rachael. È sparita, svanita. Nemmeno sapeva di essere un Replicante. Risultato di un innesto cerebrale, dice Tyrell. Andiamo Gaff. Bevi anche per me, amico.”
Deckard vede Rachael in mezzo alla folla e cerca di raggiungerla ma Leon lo blocca e comincia a colpirlo violentemente. Deckard non può fare nulla contro la forza del Replicante che gli scaraventa via di mano la pistola.
Leon: “Quanti anni ho?”
Deckard: “Non lo so.”
Leon: “Mia emissione aprile 2017. Quanto ho da vivere?”
Deckard: “Quattro anni!”
Leon: “Più di te… Brutto vivere nel terrore vero? Niente è peggiore di avere una vita che non è una vita!”
Deckard: “Sì, d’accordo…”
Leon lo prende a schiaffi, violentemente.
Leon: “Su, svegliati. È ora di morire!”
Un colpo preciso di pistola colpisce Leon alla fronte. Deckard si volta e vede Rachael con la sua arma in mano. Deckard porta la ragazza a casa sua e lei guarda le vecchie foto che il cacciatore ha sulla mensola poi si rivolge a lui con voce sommessa.
Rachael: “Se io andassi al nord, se sparissi, tu mi daresti la caccia? Lo faresti?”
Deckard: “No… no, non lo farei. Ti sono in debito… ma qualcuno lo farà…”
Rachael: “Deckard, tu conosci il dottor Scikoff, la data di emissione, la longevità, tutte quelle cose, l’hai visto…”
Deckard: “Sono molto segrete.”
Rachael: “Ma tu sei nella polizia…”
Deckard: “Io… non ho guardato…”
Rachael: “Sai, questo test Voigt-Kampff, ti rendi conto di che significa subirlo?”
Rachael si siede al piano e comincia a suonare, Deckard si avvicina e cerca di baciarla, inizialmente la ragazza si ribella ma poi capisce che Deckard è attratto da lei anche per quello che è e si lascia andare… Intanto a casa di Sebastian è arrivato Roy. L’uomo stava facendo bollire delle uova.
Roy: “Perchè ci stai fissando, Sebastian?”
Sebastian: “Perchè… siete così diversi, siete così perfetti…”
Roy: “Sì…”
Sebastian: “Di che generazione siete?”
Roy: “Nexus 6.”
Sebastian: “Ah, lo sapevo, perchè io sono progettista genetico della Tyrell Corporation. C’è qualcosa di me in voi… Fatemi vedere qualcosa…”
Roy: “Cioè?”
Sebastian: “Qualunque cosa!”
Roy: “Non siamo computer Sebastian, siamo organismi.”
Pris: “Io penso, Sebastian, pertanto sono.”
Roy: “Benissimo Pris, ora mostragli il perché!”
La ragazza si avvicina all’ebollitore e immerge la mano nell’acqua bollente prendendo poi un uovo e porgendolo a Sebastian che non riesce a tenerlo in mano.
Roy: “Abbiamo tante cose in comune…”
Sebastian: “Che vuoi dire?”
Roy: “Problemi analoghi.”
Pris: “Decrepitezza accelerata.”
Sebastian ha solo venticinque anni ma è affetto dal morbo di Matusalemme per cui il suo orologio biologico lavora a ritmo accelerato portandolo a invecchiare precocemente.
Sebastian: “Non ne so molto di biomeccanica, Roy, magari…”
Roy: “Se non troviamo presto la soluzione Pris non avrà molto da vivere. Non possiamo permetterlo. Lui è in gamba?”
Sebastian: “Chi?”
Roy (guardando la scacchiera): “Il tuo avversario!”
Sebastian: “Ah, il Dottor Tyrell. L’ho battuto una volta sola agli scacchi. È un genio. Vi ha progettato lui!”
Roy: “Forse lui qualcosa può.”
Sebastian: “Sarei felice di parlargli.”
Roy: “Sarebbe meglio che ci parlassi io, di persona, mi risulta che è un uomo difficile a vedersi.”
Sebastian: “Sì, molto!”
Roy: “Ci aiuterai, però.”
Sebastian: “Non posso!”
Pris: “Noi abbiamo bisogno di te, tu sei il nostro unico amico…”
Sebastian e Roy salgono sull’ascensore che li porterà alle stanze di Tyrell e comunica con lui per mezzo di un ricevitore: l’uomo, stupito, chiede a Sebastian la ragione della sua visita e questi, in due mosse suggeritegli da Roy, gli dà scacco matto. Tyrell, stupito, autorizza il computer a portare l’ascensore fino al suo piano. Esitando, Sebastian entra nella camera di Tyrell mentre questi si sta infilando una vestaglia.
Sebastian: “Io… ho portato un amico.”
Tyrell: “Salve, mi sorprende che tu non sia venuto prima.”
Roy: “Non è una cosa facile incontrare il proprio artifice…”
Tyrell: “Uhm… e che può fare per te…”
Roy: “Può l’artefice ritornare su ciò che ha fatto?”
Tyrell: “Perchè? Ti piacerebbe essere modificato?”
Roy (a Sebastian): “Resta qui… Avevo in mente qualcosa di un po’ più radicale!”
Tyrell: “Quale… quale sarebbe il tuo problema?”
Roy: “La morte!”
Tyrell: “La morte… Beh, questo temo che sia un po’ fuori dalla mia giurisdizione, tu…”
Roy: “Io voglio più vita, Padre.”
Tyrell: “Abbiamo i nostri limiti. Produrre un’alterazione nella evoluzione delle strutture di una vita organica è fatale, un codice genetico non può essere corretto una volta stabilito!”
Roy: “Perchè no?”
Tyrell: “Perchè entro il secondo giorno di incubazione ogni cellula che sia stata sottoposta a mutazioni irreversibili dà luogo a colonie involutive. I topi abbandonano la nave che affonda e poi la nave affonda…”
Roy: “E attraverso una ricombinazione dell’EMS?”
Tyrell: “Un tentativo già fatto. L’etilmetasulfunato è un agente alcalinizzante, un potente mutante che avrebbe creato un virus così letale che il soggetto era morto prima di lasciare il tavolo.”
Roy: “Allora una proteina repressiva che blocchi le cellule operanti!”
Tyrell: “Non impedirebbe la riproduzione ma ciò darebbe luogo a un errore nella replicazione dimodochè il DNA di nuova formazione comporterebbe una mutazione e si avrebbe di nuovo un virus… ma questo, tutto questo è Accademia. Siete stati fatti al meglio delle nostre possibilità.”
Roy: “Ma non per durare.”
Tyrell: “La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo e tu hai sempre bruciato la tua candela da due parti, Roy. Guardati: tu sei il figliol prodigo, sei motivo d’orgoglio per me!”
Roy: “Ho fatto… delle cose discutibili…”
Tyrell: “Anche delle cose straordinarie, Roy. Godi più che puoi!”
Roy: “…cose per cui il Dio della biomeccanica non ti farebbe entrare in paradiso…”
Si avvicina al suo creatore e lo bacia prendendogli la testa tra le mani, poi gliela stringe forte, sempre più forte, fino a schiacciargliela, quindi si alza e si avvicina a un terrorizzato Sebastian…
Un comunicato della polizia avverte Deckard che sono stati trovati due corpi nel fiume, uno è quello di Tyrell e l’altro è di Sebastian, il cacciatore si dirige all’indirizzo di quest’ultimo. Entra nella casa della vittima e scopre Pris nascosta tra i giocattoli, la ragazza gli salta addosso e lo colpisce poi, prima che avvenga il peggio, Deckard le spara e la uccide.
Roy è tornato e ha scoperto il corpo di Pris, si china su di essa e la bacia ed evita di stretta misura un colpo dell’arma di Deckard.
Roy: “Non è molto sportivo sparare su un avversario disarmato. Io pensavo che tu dovessi essere bravo. Non eri tu quello bravo? Vieni Deckard, fammi vedere di cosa sei fatto…”
Con un potente pugno buca il muro dietro il quale si nasconde il cacciatore, gli afferra la mano armata e la trascina dalla sua parte.
Roy: “Sei fiero di te, piccolo uomo?”
Il Replicante gli toglie l’arma di mano e gli afferra le dita.
Roy: “Questo è per Zhora… (gli spezza un dito) Questo è per Pris… (altro dito. Poi, forse perchè aveva in antipatia Leon, non gli spezza un altro dito ma gli rimette in mano la pistola) Avanti, Deckard, io sono qui ma tu devi sparare diritto…”
Cambiando rapidamente mano il cacciatore spara dalla fessura ma Roy si sposta appena in tempo e il colpo gli sfiora l’orecchio destro facendoglielo sanguinare.
Roy: “Diritto! Questo non lo è abbastanza… Ora tocca a me ed io ti concederò qualche secondo prima di venire ad ammazzarti… Uno… due…”
Deckard si allontana velocemente mentre il replicante continua a contare. Stringendo i denti per il dolore cerca di rimettere le ossa a posto, poi se le fascia strettamente.
Dopo aver dato un ulteriore saluto alla sua amica Pris, Roy si accorge che la sua mano destra comincia a contrarsi e a diventare insensibile, la fine è vicina…
Roy: “Non ancora… no!”
Sfila un chiodo da un pezzo di legno e se lo infila nel palmo per acutizzare e risvegliare il dolore.
Roy: “Preparati al gioco. Io ti dovrò uccidere. Se non sei vivo non puoi giocare e se tu non giochi…”
Il Replicante entra nella stanza semidiroccata dove si trova Deckard.
Roy: “…Sette… otto… Va’ all’inferno poliziotto! Va’ all’inferno… Va’ all’inferno… (Deckard lo colpisce con una spranga) Bravo, così il gioco è bello!”
Deckard esce sul cornicione in mezzo alla pioggia che continua imperterrita e che cola anche dagli interstizi del caseggiato in rovina… Roy lo guarda…
Roy: “Mi hai fatto male, sei stato molto irrazionale… e per non parlare dell’antisportività… (ride)”
A fatica il cacciatore si è arrampicato sul tetto del palazzo ma, con estrema rapidità, il replicante lo ha raggiunto. Deckard tenta di fuggire saltando sul tetto vicino ma scivola e si aggrappa a una putrella in bilico nel vuoto. Agilmente, e con in mano una colomba bianca trovata sul tetto, Roy salta a sua volta e torreggiando sul cacciatore lo guarda perdere lentamente la presa.
Roy: “Bella esperienza vivere nel terrore, vero? In questo consiste essere uno schiavo.”
Deckard non ne può più e perde la presa ma la ferma e robusta mano di Roy lo afferra e lo porta in salvo sul tetto poi il Replicante si siede davanti a lui. Parla lentamente e sono le sue ultime e celeberrime parole.
Roy: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Thannhauser… e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo… come lacrime nella pioggia… È tempo di morire…”
La colomba lascia la mano ora immobile del Replicante e si perde nel cielo.
Deckard: “<Io non so perchè mi salvò la vita. Forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto l’avesse mai amata. Non solo la sua vita, la vita di chiunque, la mia vita. Tutto ciò che volevano erano le stesse risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo, dove vado, quanto mi resta ancora? Non ho potuto far altro che star lì a guardarlo morire…>”
Una sgradevole voce interrompe i suoi pensieri: è quella di Gaff che è atterrato con la macchina della polizia sul tetto e guarda il cacciatore con un misto di odio e invidia.
Gaff: “Hai fatto un gran lavoro, Signore. Ora hai finito, eh?”
Deckard: “Finito…”
Gaff gli lancia la sua pistola e si dirige nuovamente verso la macchina mentre la pioggia continua a cadere violentemente, poi si volta e gli urla con rabbia:
Gaff: “Peccato che lei non vivrà! Sempre che questo sia vivere…”
Deckard si precipita a casa e trova la ragazza addormentata, la fa vestire in tutta fretta, apre la porta, si guarda intorno e la fa cenno di uscire rapidamente. Il piede della ragazza urta un origami…
Deckard lo raccoglie e risente nella mente le parole di Gaff:
“Peccato che lei non vivrà! Sempre che questo sia vivere…”
Con uno sguardo di sfida Deckard esce nella notte con Rachael…
Qui finisce la seconda versione di Blade Runner, quella voluta dal regista. Nella prima egli fu costretto a inserire la scena finale, l’unica di giorno, nella quale Deckard e Rachael stanno volando verso nord. Tra parentesi il paesaggio sottostante sono le sequenze di scarto dell’inizio di Shining di Stanley Kubrick, infatti, non c’era più il tempo per girare delle scene appositamente.
In questo finale positivo, ancora una volta, seguiamo il pensiero di Deckard:
Deckard: “<Gaff era stato là e l’aveva lasciata vivere… Per quattro anni, aveva pensato… si sbagliava. Tyrell mi aveva detto che Rachael era speciale: non aveva data di termine. Non sapevo quanto saremmo stati insieme… ma chi è che lo sa?”
Nelle intenzioni di Ridley Scott inizialmente la città doveva chiamarsi San Angeles (il nome sarà poi ripreso anni più tardi in Demolition Man con Sylvester Stallone, Sandra Bullock e Wesley Snipes): questo avrebbe dimostrato l’estensione territoriale di questo immane centro brulicante di persone che, nel ventunesimo secolo, avrebbe inglobato le città di Los Angeles e San Francisco. Per rendere meglio l’idea della città del futuro si era anche pensato di introdurre elementi architettonici di altre città: scorci di New York furono ricostruiti in studio ispirandosi ai polizieschi degli anni Trenta e mischiandovi armoniosamente elementi dei quartieri bassi di Los Angeles con Hong Kong, la Gizna di Tokyo, Minao e Piccadilly Circus (la scelta di questi particolari scorci furono inseriti perché risultavano al regista molto belli).
Tutto l’insieme è stato poi soprannominato Ridleyville (in realtà era solo il nome di scena, poiché il set era Old New York), nome che incorpora tutto l’impegno e la volontà del regista nel mettere insieme pezzi di suo gusto; nella scena in cui Deckard insegue Zhora, ad esempio, si possono notare sullo sfondo vecchie auto di fabbricazione americana che Scott ha posizionato ammassate in modo da rendere l’effetto globale molto più soffocante e deprimente.
La miniatura della città di Los Angeles, nelle inquadrature iniziali, è un plastico lungo più di venti metri e la scena è stata girata usando una camera montata su un braccio snodabile e computerizzato, il quale permetteva ogni tipo di ripresa da ogni angolazione. La scena era immersa nei fumi nebbiosi, non solo per una pura e semplice esigenza narrativa, ma perchè l’immagine acquistasse una reale e credibile profondità di campo.
La gigantesca piramide, sede della Tyrell Corporation è un modellino, una specie di ziqqurat che richiama la civiltà Maya, mentre in alcune scene in lontananza è un Matte Paint che ne delinea la forma; è stato battezzato L’inferno di Ridley per l’accuratezza e la pignoleria con cui volle venisse realizzato. La scelta dell’edificio dove ambientare l’ufficio di Tyrell è stato duro fino all’ultimo: erano in ballo diverse strutture come la Arco Tower, il Bonaventure Hotel e il Security Pacific Bank Building.
Gli altri edifici sono stati ottenuti nello stesso modo e, in alcuni, l’architettura è volutamente ispirata alla città di Metropolis di Fritz Lang. Syd Mead ha camuffato interni ed esterni per poter dare al regista quello che egli chiedeva: piccoli anfratti claustrofobici, vicoli, angoli. Ideò anche le stesse auto volanti, i taxi, il furgone di Sebastian. Un carrozziere californiano, già pratico per aver eseguito delle realizzazioni per Star Trek, costruì i veicoli di cui uno di essi, quello di Deckard, perfettamente funzionante, uno statico e uno, leggerissimo, per le riprese in volo più uno scorcio di cabina per gli interni. Per le riprese in campo lungo vennero costruite altre due macchine in miniatura, una di un metro e mezzo e un’altra di sessanta centimetri.
L’appartamento di Deckard è fondamentalmente un bilocale ampio, costituito da un ingresso stretto, una camera da letto squadrata, salottino e cucina abitabile, il tutto avvolto da una penombra tetra e decadente, all’insegna del risparmio energetico (le luci si accendono solo quando si entra nelle stanze o ci si avvicina a un utensile).
Il mondo di Ridleyville è un universo a parte, come già detto Scott è un maniaco dei particolari e ha fatto costruire anche i più piccoli dettagli da inserire: i VidPhon (i telefoni a pagamento del futuro) sono stati ricavati da pezzi di tank giapponesi in disuso e invecchiati, come fossero sopravvissuti a giorni di guerra batteriologica; questi dispositivi funzionano ottimamente, non come i nostri… Nelle edicole di Ridleyville ci sono moltissime riviste, soprattutto quelle di genere pornografico soft, ad esempio nella rivista “HORN” c’è un bellissimo articolo riguardante la gioia di avere un orgasmo cosmico (The Cosmic Orgasm), con testimonianze vere di persone che l’hanno provato: spiacenti ma non possiamo dire di più riguardo a quest’articolo, la legge sulla privacy c’impedisce di fare nomi!
Continuando l’esplorazione vedremo che ogni veicolo pubblico, taxi o camion della disinfestazione, hanno una placchetta che scoraggia i malviventi, il giallo mezzo pubblico reca infatti la scritta: “Il Conducente è armato e non trasporta denaro”; anche i parchimetri hanno preso le loro contromisure verso coloro che non rispettano le regole e vi era scritto: “Attenzione Pericolo. Potresti essere ucciso se il parchimetro è manomesso”.
Per aumentare il realismo furono inserite nella scenografia insegne luminose di ogni tipo, parchimetri, semafori e ammennicoli strani e imprecisati che furono costruiti con materiale di recupero, tra cui pezzi di radar e di missili, trovati in una base aerea. L’uso delle scenografie che viene fatta in questo film è tra le migliori e le più angoscianti che mai il cinema ci abbia presentato; l’interno dell’appartamento di Sebastian, per esempio, così desolato è in armonia con l’esterno a cui si è ispirato: il Bradbury Building, un famoso edificio di Los Angeles costruito nel 1893 e le ringhiere, le scale, il pavimento in mattoni di vetro, la cupola di vetro e gli ascensori a gabbia aperta sono veramente quelli del palazzo.
Sempre a proposito di realismo, in ogni bel film che si rispetti, vi sono dei personaggi che parlano una lingua incomprensibile ai più. In passato avevamo già cominciato a parlare dei vari dialetti, adesso analizziamo il cityspeak, ovvero il dialetto cittadino volgare che ripetutamente usa Gaff. Al White Dragon il Maestro di Sushi in giapponese parla con Deckard, poi Gaff, arrivato, si rivolge a lui:
Gaff: “Monsieur, ada-na kobishin angum bi-te.” (“Signore, dovete venire con me.”)
Ma nella seconda frase Gaff utilizza una parlata diversa, un misto di cityspeak e ungherese, questo denota che la mole della città di Los Angeles ha contaminato il resto del mondo, fondendolo in un unico status globale.
Gaff: “Lò fàsz ne-ko shi-ma, de va-ja blade… Blade Runner.” (“Cazzo di cavallo! Voi dite così. Sei tu il blade runner… Blade Runner.”)
Ultimi accenni su due dei maggiori protagonisti del film: la pioggia e la maledizione. Se pensate che la prima si stata ottenuta semplicemente con l’idrante avete sbagliato a capire: è stata filmata a parte in controluce per poi essere inserita nella vicenda assieme a quella che veniva effettivamente versata in scena, l’effetto risulta così molto più credibile e visibile. La seconda non è mai stata ufficialmente accreditata, ma le voci hanno fatto il giro di mezza America quando, dopo la grande sponsorizzazione di alcuni marchi (vedi Pan American Airlines), questi hanno dichiarato fallimento.
(2 – continua)