ANCORA UNA VOLTA JEDI (1983) – PARTE 03
BRAINSTORM – GENERAZIONE ELETTRONICA (Brainstorm)
L’importanza di questo film va al di là della sua storia, peraltro ben condotta e ben fatta. Fu una pellicola sofferta in quanto la sua protagonista, Natalie Wood, morì pochi giorni prima della fine delle riprese. Ne parleremo tra poco.
Due ricercatori di un’industria privata, Karen (ancora Louise Fletcher) e Michael (Christopher Walken) mettono a punto un rivoluzionario sistema capace di trasmette su nastro le sensazioni e le emozioni del soggetto che viene registrato. In questo modo, facendo scorrere la registrazione, chiunque può provare le stesse sensazioni che sono state impresse. L’invenzione interessa le sfere militari e il direttore del complesso (Cliff Robertson) accetta di cederla. Karen muore di infarto e registra la sua morte su nastro. Inizialmente chi tenta di vederlo muore di infarto a sua volta poi Michael riesce a scollegare alcune funzioni e quindi il nastro potrebbe essere visto senza che sia pericoloso ma il direttore non vuole che questo avvenga e allora Michael riesce ugualmente a collegarsi via modem e a vedere il mistero della morte, i ricordi di Karen, il suo volo attraverso lo spazio, figure vestite di bianco che sembrano guidarla verso una esistenza migliore (per la cronaca queste figure angeliche sono state ottenute con dei semplici lenzuoli e delle aste che rendevano le braccia molto più lunghe nascoste sotto il manto bianco). Ma il pericolo è che la mente di Michael non voglia più tornare indietro da questo viaggio fantastico, fortunatamente sua moglie (Natalie Wood) riesce a riportarlo indietro. Ora egli conosce il mistero della morte.
Film a tratti confuso perchè è stato rimontato frettolosamente in quanto, mancando Natalie Wood le scene a lei dedicate sono dovute, per forza di cose, diventare limitate. D’altra parte la morte dell’attrice fu veramente tragica ed è stata minuziosamente ricostruita dal famoso coroner Thomas T. Noguchi nel suo libro “Il Coroner Indaga” (Rizzoli Edizioni)
“La sera in cui Natalie Wood, con addosso soltanto una camicia da notte, calzettoni di lana ed un piumone, salì sul ponte dello Spendor e scese la scaletta che portava al gommone faceva freddo. Forse era irritata con il marito e voleva andarsene via da sola. I graffi delle unghie sul fianco del gommone, l’abrasione sulla guancia e le alghe intatte sulla scaletta sembrano indicare che quando si verificò l’incidente Natalie stava cercando di salire sul gommone e non solo di fissarne la cima. Per qualunque motivo fosse Natalie aveva sganciato il gommone ma il vento soffiava forte e doveva averlo allontanato subito dallo yacht e quindi, probabilmente, perse l’equilibrio per cercare di riprenderlo e cadde in acqua. Quando riemerse con ogni probabilità si aggrappò al gommone e non si accorse subito che lo stesso stava allontanandosi velocemente dallo yacht e quando se ne rese conto era troppo tardi per tornare a nuoto. Con ogni probabilità a questo punto cominciò ad urlare per chiedere aiuto ma non poté essere sentita in quanto della fragorosa musica rock che usciva da una casa lì vicino dove era tenuto un party, soffocarono le sue grida. Solo due suoi amici sentirono delle grida ma quando guardarono fuori l’oscurità era completa.
Il terrore si impossessò di Natalie a questo punto, terrore che aumentò quando capì che non riusciva a salire sul gommone, sia perchè questo aveva delle superfici alte, sia perchè i vestiti si erano irrimediabilmente appesantiti con l’acqua. Tentò, dirigendosi dalla parte del motore, di issarsi a bordo del mezzo, poggiando il piede nell’intelaiatura metallica che sta sotto il motore proprio per questo scopo ed i lividi sulle gambe sembrano dimostrare che tentò più volte e fu a quel punto che si accorse che gli abiti inzuppati non le consentivano neppure quella manovra. Eppure, quella piccola donna sola in mezzo al buio ed al freddo, tentò di realizzare un miracolo e mancò veramente poco che non vi riuscisse. Tentò disperatamente di spingere il gommone verso la vicina spiaggia di Catalina. Con la forza della disperazione, mentre il freddo cominciava già ad intorpidirla, cercò, battendo i piedi ed usando il braccio libero, di deviare la rotta del gommone che si stava dirigendo al largo. E vi riuscì, lentamente stava portando l’imbarcazione verso la spiaggia che piano piano si avvicinava. A meno di centocinquanta metri dalla riva Natalie Wood perse la sua coraggiosa battaglia, il freddo le fece perdere le forze, poi la coscienza ed infine l’unico appiglio che aveva, sprofondò nelle gelide acque ed annegò. Pochi minuti dopo il gommone raggiungeva la riva…”
(3– continua)