Autore cresciuto a pane a Poe, pasta e Lovecraft e vino e King (passateci le metafore gastronomiche!), Filippo Semplici è un autore con all’attivo già due romanzi e una raccolta di racconti che hanno saputo ben delineare il suo stile e la sua capacità di spaventarci cercando sempre una via nuova, differente, lontana dai cliché. Ora è giunto in libreria con il suo terzo lavoro, l’e-book “TI GUARDERO’ MORIRE”, pubblicato da Delos Digital… e anche stavolta ne ha scritte delle belle, anzi delle brutte per i protagonisti del romanzo. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo per voi, ecco cosa ci ha raccontato.
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È FILIPPO SEMPLICI?
Innanzitutto grazie dal profondo del cuore per questa intervista, e per l’opportunità che mi state offrendo di farmi conoscere.
Venendo a me: potrei definirmi uno scrittore da strapazzo, un impiegato ragioniere, un folle maratoneta che corre anche quando piove, o un Dylandoghiano convinto, ma in realtà sono solo un sognatore.
In ogni momento della vita cerco uno spiraglio dal quale evadere, non perché la mia realtà sia poi così brutta, ma perché mi piacerebbe scoprirne altre, magari diverse e, perché no, impossibili.
Insomma, sono uno di quei bambini mai cresciuti, che si ostinano a credere ancora a Babbo Natale.
COME HAI COMINCIATO A SCRIVERE?
Ero un ragazzino, avrò avuto sì e no sedici anni, alle prese con il primo libro di Lovecraft. Leggere le sue storie e soprattutto “L’estraneo”, il racconto più bello e controverso, mi ha sciolto qualcosa dentro che non saprei definire.
Fu così che scrissi la prima storia di fantasmi, una ventina di pagine neanche, tutte battute a macchina, che poi inviai a Sergio Bonelli per un parere.
Inutile dire che quello fu il primo vero (e duro) scontro con la realtà, che mi aprì gli occhi su quanto sarebbe stato difficile pubblicare qualcosa sul serio.
Da allora non mi sono mai arreso e ho sempre continuato, collezionando vittorie, ma anche tanti rifiuti.
VUOI PARLARCI DELLE TUE PRODUZIONI PRECEDENTI, IN PARTICOLAR MODO DI QUELLE A CUI SEI PIU’ LEGATO?
Non sono poi così molte.
Il giorno dei morti è un romanzo in cui ho affrontato l’argomento dei morti viventi, rivisitandone il mito in chiave diversa. “Basta con zombi cannibali che invadono la Terra” mi sono detto, “cerchiamo di rinnovare l’idea del morto che ritorna”. Ho inventato quindi una storia “rurale” di zombi molto particolari, che rispondono a leggi assai diverse da quelle a cui ci hanno abituato cinema e letteratura.
Senza paura, invece, è un thriller breve, che si riallaccia a una leggenda popolare del mio paese, e che mi sono divertito a raccontare a modo mio. Questo libro, per la sua alta componente gotica, anni fa fu adottato come libro di lettura in un istituto scolastico della zona, in risposta alle tematiche di Edgar Allan Poe.
Infine Ombre, una raccolta di racconti in cui ho cercato di dire la mia su certi aspetti della vita e della quotidianità: si va dal Dead man walking, a Babbo Natale (per l’appunto), ai malati psichiatrici, fino a storie dal sapore Dylandoghiano.
RECENTEMENTE HAI PUBBLICATO PER DELOS DIGITAL L’E-BOOK “TI GUARDERO’ MORIRE”. CE NE VUOI PARLARE?
Volentieri.
Questo libro ha una lunga storia.
Nato dieci anni fa, come singolo e breve racconto, ne ho ripreso le fila nel 2015, per farlo diventare un robusto romanzo dal sapore di thriller psicologico. Iscritto al torneo Ioscrittore, con stupore, si è piazzato finalista all’edizione 2016. Contemporaneamente, nello stesso periodo, decisi di farlo editare e, di nuovo, con mia grande sorpresa, un professionista del calibro di Franco Forte (scrittore, sceneggiatore e direttore editoriale Mondadori), accettò l’incarico.
Risultato?
Tutto da riscrivere. O quasi.
Dovetti rinunciare a più di metà del romanzo, e trasformare le pagine superstiti in qualcosa di diverso, molto lontano dalla storia originale che avevo concepito.
Quando parlai a Franco della mia nuova idea, da applicare al libro, ne fu entusiasta.
Il risultato è “Ti guarderò morire”.
QUAL È STATA LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA CREAZIONE DEI PERSONAGGI E DELL’AMBIENTAZIONE?
Non ho avuto particolari momenti di difficoltà, devo ammetterlo: l’ambientazione è quella tipica delle storie di Eraldo Baldini, scrittore italiano che mi ha insegnato l’amore per il gotico rurale. Quasi tutti i mei libri infatti si svolgono in paesi di campagna, lontani dal mondo e dalla civiltà.
Per i personaggi invece, la difficoltà più grande è stata quella di manovrarne un “gruppo”, mantenendo però sempre il punto di vista dei due protagonisti, esterni al branco.
La cosa può sembrare facile a dirsi, ma a farsi, vi assicuro, è tutta un’altra storia!
COME NASCE L’IDEA DI UN POSTO COME BORGOLADRO?
Come ho accennato prima, sono un maratoneta “solitario” che ama correre per le strade di campagna, in qualunque stagione e a qualunque ora.
Il percorso che abitualmente intraprendo è la stessa strada da cui arrivano Orlando e Elise, i protagonisti, all’inizio del libro.
La Cupola di San Michele Arcangelo esiste davvero, e io la raggiungo quasi tutti i giorni. Ho solo immaginato che quella strada, che nella realtà a un certo punto si interrompe e scompare tra rovi e campi incolti, proseguisse e portasse proprio a Borgoladro, paese che somiglia molto a Barberino Val D’Elsa, dove attualmente vivo.
VISTO CHE ULTIMAMENTE CAPITA SEMPRE PIU’ SPESSO DI LEGGERE MOLTI AUTORI, SIA EMERGENTI SIA AFFERMATI, ANCHE IN FORMATO DIGITALE, SECONDO TE QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’EDITORIA? VEDREMO PIAN PIANO SCOMPARIRE IL CARTACEO A FAVORE DEGLI E-BOOK O PENSI CHE QUESTE DUE REALTA’ POSSANO CONVIVERE ANCORA PER LUNGO TEMPO?
Io sono un inguaribile maniaco del cartaceo, non ho problemi ad ammetterlo.
Il libro digitale è un libro “fantasma”, che in qualche modo non esiste. Se un giorno il web saltasse in aria, e insieme a lui tutti i dispositivi, i nostri libri se ne andrebbero per sempre. Nessuno saprebbe nemmeno che siamo stati scrittori.
Questa è una realtà innegabile.
Tuttavia produrre un e-book, oggi, ha un costo molto inferiore rispetto a un cartaceo, e di conseguenza un prezzo di vendita nettamente vantaggioso.
Per cui penso che sì, prima o poi il libro digitale prevarrà, e piangeremo la fine di un’era romantica e odorosa di cellulosa, o almeno io lo farò.
IN QUESTI ANNI DI ATTIVITÀ HAI SEMPRE AVUTO UNA PREDILEZIONE PER IL GENERE FANTASTICO. CHE SIGNIFICATO HA PER TE QUESTA TEMATICA?
Vuoi sapere la verità? La realtà mi annoia.
Conoscere sempre le risposte a tutte le domande, alla fine, è demoralizzante; la vita perde di gusto, di sapore.
Sembra che tutti i misteri del mondo abbiano trovato una spiegazione razionale: gli alieni non esistono, il mostro di Loch Ness era una bufala, lo Yeti è un orso polare, e così via. Mi chiedo: come mai la realtà tende sempre a voler uccidere i sogni?
Non conosco la risposta, ma so che questo è il motivo per cui, quando scrivo, prediligo la fantasia e il mondo della paura.
Detto tra noi: della realtà e della sua arrogante supponenza, ne ho piene le scatole!
VENIAMO A UNA DOMANDA PIÙ GENERALE. DOVE TRAI ISPIRAZIONE PER TUTTE LE TUE STORIE?
Dal mondo che mi circonda.
Non c’è niente di meglio che guardarsi intorno e cominciare a chiedersi, domandarsi, immaginare. Il resto, strano a credersi, arriva da sé.
Non avrei altro da aggiungere.
QUALI SONO I TUOI SCRITTORI PREFERITI?
In ordine di importanza?
H.P. Lovecraft e Edgar Allan Poe hanno avuto un forte ascendete su di me, soprattutto nella mia formazione letteraria, ma anche il “Re” King, naturalmente, non scherza.
Aggiungerei Barker, Matheson, il mitico Lansdale, ma anche Faletti, Carrisi, Baldini, Sclavi.
Tutti autori dai quali (non mi vergogno ad ammetterlo) prendo ispirazione.
E PER QUANTO RIGUARDA I FILM CHE PIU’ TI PIACCIONO, CHE CI DICI?
Be’, il genere resta sempre quello, più o meno. Non si scappa.
Il film preferito è Big Fish, del visionario Tim Burton, ma se dovessi addentrarmi in qualcosa di più specifico, come non menzionare cult movie come Non aprite quella porta o La casa, per esempio? Pellicole che ormai ho impresso nel DNA.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Progetti per il futuro?
Uno molto importante c’è, a dire il vero: il seguito di “Ti guarderò morire”.
Ci sto lavorando da un anno, anche se l’impresa stavolta è più faticosa, perché mi vede costretto a raccogliere un sacco di dati e informazioni, che nel libro precedente si limitavano a un accenno, ma che qui devo approfondire.
Credo molto nel nuovo romanzo che ne sta uscendo: ha una storia molto potente, che ho costruito pezzo per pezzo e non tutta insieme, e che alla fine ha sorpreso anche me.
So già che una volta terminato, lo affiderò di nuovo alle mani sapienti di Franco Forte, nella speranza che ne esca qualcosa di ancora migliore.
IN BOCCA AL LUPO ALLORA… NOI ASPETTEREMO AL VARCO!