10 ottobre 3062
Egregio professor Cefa(lù) Pesca(tori?),
come da accordi telepatici le invio –debitamente corredati di alcune mie note esplicative in corsivo– i documenti preparatori e di consultazione sui quali intendo basare la mia tesina.
Dal momento che il mio Matter Teleportation Fax mi dà noie ultimamente, la prego di confermarmi l’avvenuta ricezione del presente messaggio.
Grazie e a presto risentirci,
Peter Pan(camo)
Elenco dei documenti allegati:
- N. 1 brani tratti da un giornale inglese.
- Lo slogan principale della campagna promozionale 2089-90.
- Una delle mail arrivate in Vaticano dal febbraio del 2090 in poi.
- Una delle risposte da parte del Vaticano.
- N. 1 stralci da un’intervista audio.
***
Traduzione e trascrizione parziali di un articolo uscito sul quotidiano di Liverpool «Daily Bread» il 27 gennaio 2090.
“La cosiddetta “Sacra sindrome” è il morbo psichico che ha contagiato i Paesi cattolici e consiste nel desiderio “sfegatato” di comprarsi uno o più di quei Gesù artificiali, e concepiti in laboratorio, che i biochimici vaticani hanno di recente prodotto in serie, per clonazione, a partire dai vari segmenti di DNA, contenuti nel sangue rappreso che macchia da millenni la Sindone di Torino.
Sin da quando il Pontefice Prospero Rockefeller II li ha lanciati sul mercato il 25 dicembre scorso, questi Messia, figli della scienza, sono andati letteralmente a ruba. Merito della campagna pubblicitaria ideata dalla Curia romana, ma anche del prezzo, naturalmente: gli Unti del Signore “made in humanity” costano infatti trenta euro cadauno (denaro più denaro meno). Insomma una cifra per nulla esorbitante ed anzi assai conveniente (tanto che ormai quasi tutti i cattolici hanno in casa il loro bravo PC o Personal Christ!)”.
Lo slogan principale della vasta e capillare campagna promozionale che, scatenando ad arte la “Sacra sindrome”, fruttò alla Chiesa, tra la fine del 2089 e l’inizio del ’90, uno strabiliante successo di vendite:
“Personal Christ
e di miracoli
ne avrai un poltergeist!”
Da una delle numerose mail che, dal febbraio del 2090, cominciarono ad affluire in Vaticano.
“Sua Santità,
con questa mia sono ad esigere la restituzione, con effetto immediato, dei trenta euro da me investiti nell’acquisto della App. non analogica o digitale, ma biochimica, denominata “Personal Christ”. Essa si è infatti rivelata. Già, si è rivelata guasta e mal funzionante: prova ne sia che invece di farmi risparmiare sulla spesa moltiplicando i pani e i pesci, o meglio ancora le banconote presenti nel mio portafogli, perde tempo ad annunciarmi il Vangelo.
Essendo la situazione insostenibile sul serio, rimango in attesa di sue nuove al riguardo.
In fede (cattolica),
Giuda Iscarioti
Via della Tamerice, 1
070430 Israeltown, Roma – Italy”.
Da una delle mail che il segretario del Papa, avendo ricevuto ordine di respingere in toto le richieste di risarcimento, non mancava d’inviare a coloro, ed erano sempre di più, che si lamentavano del proprio Personal Christ.
“Gentilissimo Iscarioti,
lei non sarà mai rimborsato. Il motivo? Semplicissimo: per Gesù no, ma per denaro noi preti faremmo qualunque cosa (persino immolarci per il prossimo, ad esempio, o magari opporci finalmente all’Islam fondamentalista). Dunque il denaro, e solo il denaro, ci rende davvero cristiani e degni di chiamarci uomini di Dio. Ecco perché la sua richiesta di risarcimento non verrà esaudita. Ed ecco perché, altresì, essa non può fare a meno (tanto per riprendere il suo “simpatico” giochino di parole) di rivelarsi, e soprattutto tradirsi, per ciò che realmente è: un’orrida e sacrilega bestemmia, dinanzi alla quale il mio cuore (e, ne son certo, anche quello di Sua Santità) si riempie d’una rabbia immensa e legittima, che mi spinge a risponderle, caro Iscarioti: «Anathema sit!» o, tradotto, «C’at vègna on cancher!».
In fede (cattolica),
Padre Emiliano Romagnoli”.
Trascrizione parziale di un audio-file, contenente un’intervista rilasciata a marzo del 2090 da un non meglio identificato parroco di Ostia Lido che, sotto lo pseudonimo di Don Melisso P., aveva pubblicato proprio allora un instant e-book di successo intitolato Cento dosi di coca prima di veder morto Gesù.
“Don Melisso: Anch’io mi son trovato a rigettare, seccamente e senz’appello, non ricordo più quante istanze di rimborso o indennizzo. Tuttavia confesso che quasi la capisco questa gente inviperita, che protesta un giorno dopo l’altro, a voce o per iscritto, con tale e tanta indignazione. Infatti –come lei sa bene, Eccellenza– agli ecclesiastici d’ogni ordine e grado, il Papa ha regalato, dimostrandosi assai magnanimo, un Gesù gratuito: un Gesù omaggio! Io il mio l’ho prevosto (pardon… preposto) a farmi da sagrestano, perpetua e chierichetto. Ma non sono granché contento; a servire Messa e tener pulito se la cava persino abbastanza, se vogliamo; però quando gli chiedo di far comparire –non so… da uno dei miei cappelli– la colomba della pace o lo Spirito Santo, lui proprio non ci riesce.
Padre Claudio Cardinale (l’intervistatore; era un eminente prelato-giornalista e dirigeva il prestigioso mensile «CEI Today»): Oh martirio e dannazione, anche lei!… Ebbene, continuare a nasconderlo è inutile, oramai: dal DNA –come del resto è addirittura ovvio, se ci si pensa– è stato possibile sintetizzare, del Cristo, solo la componente umana.
Don Melisso: Ah, ecco perché i PC sono così negati per i miracoli!
Padre Claudio Cardinale (meditabondo e con un sospiro): Già, i miracoli… i mancati miracoli –che Dio, nella sua bontà, perdoni le asfissianti e petulanti pretese di risarcimento– sono una delusione niente male per i fedeli. E anche per lei, a quanto capisco. (Dopo un attimo di silenzio e con sospetto; forse guardando storto Don Melisso) Mi dica –e glielo domando soprattutto a nome degli alti porporati che costituiscono il pubblico di «CT»–, adesso che le ho svelato l’arcano, cioè la questioncella del DNA, la scandalizza molto che noi vertici vaticani abbiamo cercato di truffare il mondo per soldi?
Don Melisso: Nemmeno un po’, Eccellenza. Il denaro è la scorciatoia, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di esso.
Padre Claudio Cardinale: Questo sì che è Vangelo: autentico Vangelo per le mie orecchie!
Don Melisso: Ma non per quelle del mio PC, purtroppo: si figuri che, quando mi sfianco a spacciar droga ai parrocchiani per arrotondare le questue e l’otto per mille, invece di darmi una mano –una benedettissima mano, che il Signore lo strafulmini!–, insiste a blaterare parabole, ammonimenti e discorsi vari della montagna.
«Insomma, sei cieco? Hai gli impasti d’argilla sugli occhi?» –mi capita di urlargli, nei momenti di esasperazione– «Non lo vedi che abitiamo al mare?».
Padre Claudio Cardinale: Giusta osservazione. E lui?
Don Melisso: Beh, cito testualmente dall’e-book: «Lo vedo! Acciderba se lo vedo!», mi ha risposto una mattina, ringhiando di rabbia. Solo che era quello vero, non il mio PC. Sì, una mattina il Gesù vero m’è apparso dinanzi dal nulla (o forse da un cappello, finalmente!) e mentre io ancora lo fissavo a bocca aperta, frastornato com’ero dal tono furente con cui m’aveva appena apostrofato, lui si è girato di scatto ed è corso via a precipizio. Dal telegiornale ho poi saputo che era andato sul Calvario a crocifiggersi di nuovo. «Stavolta, però, in segno di suicidio!», sembra che abbia gridato a squarciagola, in preda all’accesso d’ira che lo ha colto, un istante prima di morire”.