E’ stata Ostuni, la “città bianca” in provincia di Brindisi, posta a una manciata di chilometri dal mare, a ospitare la prima tappa del “Festival della Letteratura di viaggio”.
L’evento giunto alla decima edizione viene organizzato dalla Società Geografica Italiana. Quest’anno la manifestazione si è svolta in tre tappe: appunto Ostuni, la splendida cittadina del Salento (caratterizzata dalle sue antiche abitazioni tinteggiate di bianco) dall’8 al 10 settembre, Benevento il 17 settembre e Roma dal 21 al 24 settembre.
“Il Festival della letteratura di viaggio” intende raccontare il mondo antico e moderno, vicino o lontano, con l’intento di avvicinare le culture attraverso la letteratura, il giornalismo, la fotografia, la pittura, la musica, il teatro e altre forme artistiche.
Siamo stati presenti all’appuntamento di Ostuni che nel programma prevedeva nomi di intellettuali di prestigio tra cui il filosofo e psicanalista Umberto Galimberti, lo scrittore e giornalista Raffaele Nigro, il poeta e “paesologo” Franco Arminio e lo scrittore di best seller, archeologo e conduttore televisivo Valerio Massimo Manfredi, del quale abbiamo seguito la conferenza. A condurre l’incontro, in maniera molto professionale, è stata Giovanna Zucconi, giornalista culturale de La Stampa e l’Espresso.
La conversazione ha preso spunto dall’epopea di Alessandro Magno, cui Manfredi ha dedicato la celebre trilogia “Aléxandros” (“Il figlio del sogno” – “Le sabbie di Amon” – “Il confine del mondo”), pubblicata da Mondadori, che narra le eccezionali imprese del condottiero macedone.
Dall’antichità la conversazione è poi passata alle avventure narrate dai grandi autori come Salgari che ha scritto di mondi mai visti con i suoi occhi, per poi spostarsi ai viaggi dello stesso Manfredi nei Balcani, nella Grecia, in Anatolia, nella Siria, in Iraq e Afghanistan, tutti luoghi di grandi civiltà, che spesso sono stati lo sfondo dei suoi avvincenti thriller archeologici, sempre rigorosi sotto l’aspetto storico.
Lo scrittore e studioso emiliano non ha parlato solo delle sue opere passate ma anche di ciò che a breve pubblicherà, che si inserisce nella storia contemporanea. Infatti, il prossimo lavoro in uscita dal titolo “Quinto comandamento” riguarderà la vita romanzata di un missionario saveriano ultraottantenne, conosciuto dal Nostro quattro anni addietro, che racconta la sua vicenda in Congo.
Si tratta di un missionario atipico a metà tra l’eroe benefattore dalla fede incrollabile, l’uomo coraggioso e l’implacabile castigatore di nemici. L’uomo di Chiesa, infatti, nello stato africano guidava un reparto di mercenari alla ricerca di ostaggi da liberare.
“E’ un sacerdote che ha imbracciato il Kalashnikov – ha detto l’autore durante la conversazione – il quale ricorda perfettamente tutte le vicende passate come in un film. Ha assistito a sacrifici umani e guidava i mercenari con il grado di colonnello. Io sono interessato alle gesta di quest’uomo, lui esiste davvero ma il personaggio del libro è mio. Comunque gli sto facendo leggere tutti i capitoli del libro e cerco di fare in modo che sia soddisfatto. Non so – ha concluso – se abbia ancora in mente i principi della sua ordinazione sacerdotale”. Dunque, un altro libro dove personaggi, passioni e circostanze umane divengono epiche.
A margine dell’incontro abbiamo scambiato qualche battuta con Manfredi. Gli abbiamo chiesto che differenza ritiene ci sia in questo nuova storia rispetto ai suoi precedenti testi: “E’ la stessa cosa – ci ha risposto. Non importa quando e dove, importa cosa. L’èpos è il racconto e il punto è questo. Ossia cosa si vuol narrare. Hai trovato una storia fantastica, formidabile, travolgente e vuoi raccontarla!”.
Ma tra il suo lavoro di professore e studioso che si occupa anche di pubblicazioni inerenti l’archeologia e quello di scrittore quale preferisce? “Ho insegnato anche a Oxford e alla Sorbona. Sono uno studioso militante, ho fatto quattro scavi e adesso parto con il quinto. Devo ammettere – aggiunge – che l’attività di scrittore ha avuto un tale successo che ha preso in qualche modo il sopravvento, ma non ho mai lasciato la trincea della comunicazione scientifica”. E sull’attività di archeologo ci ha parlato di una rilevante scoperta archeologica realizzata insieme a un collega inglese con il quale ha localizzato e identificato “Il trofeo dei diecimila” realizzando anche una pubblicazione scientifica che ha riscosso l’attenzione da parte della comunità degli studiosi.
Insomma, dai segreti dei millenni passati ad avvincenti narrazioni contemporanee, Valerio Massimo Manfredi continua il suo viaggio studiando e raccontando la straordinaria storia dell’uomo.