Con “The Broken Key” Marco Deambrogio è alla sua prima esperienza cinematografica, ma i suoi viaggi in moto, in solitaria, sono diventati una leggenda. Dopo aver fatto il giro del mondo, l’avventuriero-scrittore ha percorso l’antica Via Della Seta e attraversato i deserti australi e l’Africa. Dopo 10 anni di avventure in moto si è trasformato in un pellegrino itinerante e ha percorso a piedi il cammino di Santiago. La sua ultima tappa è stata Gerusalemme, raggiunta via mare, come gli antichi maestri templari. Potevamo forse esimerci dall’avere un personaggio del genere sulle nostre pagine? Certo che no… e allora eccolo qua!
COMINCIAMO CON UNA DOMANDA DI RITO. CHI È MARCO DEAMBROGIO?
Il concetto che meglio esprime la mia personalità è la parola: libertà.
PARTIAMO DALLA FINE. RECENTEMENTE SEI ENTRATO A FAR PARTE DEL CAST DEL FILM “THE BROKEN KEY”. COME SEI FINITO A OCCUPARTI DI CINEMA?
Non avevo mai partecipato a un provino per il cinema, né tantomeno studiato recitazione. Per una coincidenza degna di nota…: ho incontrato, a una mia presentazione di un libro, una persona che mi ha parlato della “Torino Film Commission”; così, guidato dall’istinto, ho consultato il loro sito internet e mi sono presentato al primo cast disponibile: in virtù di una certa esperienza maturata, on the road, con i miei documentari sui viaggi che avevo realizzato per “Rete4”. Dopo il provino, che per altro, non era nemmeno per “The Broken Key”… sono passati 4 mesi e un bel giorno ho ricevuto una mail che mi invitava a presentarmi per un ulteriore provino su parte: ecco come sono stato scelto per interpretare il personaggio di James Mind in “The Broken Key”.
VUOI PARLARCI DELLA PELLICOLA?
La sceneggiatura mi ha rapito dal primo momento che l’ho letta: il film è un thriller esoterico sui 7 peccati capitali; i 4 personaggi principali, James è uno di loro, intraprendono una sorta di viaggio nei meandri del mistero e della spiritualità. Un cammino ricco di colpi di scena che trasformerà i loro destini.
COME TI SEI CALATO NELLA PARTE DEL TUO PERSONAGGIO, HAI DOVUTO FARE STUDI E RICERCHE PARTICOLARI?
Ho dovuto studiare sodo, anche perché non ero abituato a un contesto del genere, io sono un lupo solitario e mi sono ritrovato catapultato su un set con un sacco di gente e con i migliori attori del mondo. Mi sono trasformato in una spugna umana, cercando di carpire i segreti della nuova arte dai miei amici attori, che mi hanno aiutato con i loro consigli, in particolare Diana Dell’Erba, l’attrice protagonista, che è stata fondamentale in quei 7 mesi sul set.
QUAL È STATA INVECE LA PARTE PIÙ DIFFICILE NELLA RAPPRESENTAZIONE DEL TUO RUOLO?
E’ stato tutto molto naturale. Marco e James si conoscevano da sempre. Aspettavamo entrambi solo di rincontrarci.
HAI QUALCHE ANEDDOTTO O FATTO CURIOSO DA RACCONTARE AVVENUTO DURANTE LA LAVORAZIONE DEL FILM?
Io e Diana Dell’Erba svolgevamo un rito propiziatorio prima di salire sul set: ci stringevamo la mano per qualche istante, guardandoci negli occhi, l’energia scorreva a fiumi e ci davamo la carica giusta prima del ciak.
VISTO CHE HAI RECITATO A FIANCO DI GRANDI ATTORI DI FAMA INTERNAZIONALE, COME E’ STATO LAVORARE CON LORO?
All’inizio ero pieno di paure, in particolare il primo giorno di riprese: con Michael Madsen, star di Hollywood e pupillo di Quentin Tarantino, mi tremavano le gambe. Ma poi, appena me lo sono ritrovato davanti, mi sono detto tra me e me: “Marco sei riuscito ad attraversare l’Afghanistan, da solo, in moto, in tempo di guerra, schivando campi minati e talebani pronti a tagliarti la gola…. amico mio rilassati… andrà tutto bene. Qui nessuno ti vuol fare la pelle.”
E INVECE COME E’ STATO FARSI DIRIGERE DA UN REGISTA COME LOUIS NERO?
Per me è stato un onore. Non finirò mai di ringraziare Louis Nero per avermi scelto per un ruolo così importante nel suo film, tra di noi è nata una vera amicizia che durerà per il resto dei nostri giorni. Sul set è stato un maestro, riusciva a farsi rispettare dalla troupe e da noi attori con piglio deciso ma fraterno, mi lasciava i miei spazi e non mi ha mai imposto nulla, dispensava preziosi consigli, e poi ci siamo sempre capiti al volo, bastava uno sguardo.
DAL MOMENTO CHE “THE BROKEN KEY” E’ UN FILM DI FANTASCIENZA, QUAL E’ IL TUO RAPPORTO CON IL FANTASTICO?
La componente mistica è il motore portante della mia vita.
A PARTE QUESTA ESPERIENZA CINEMATOGRAFICA, IL TUO NOME E’ LEGATO SOPRATTUTTO AI TUOI VIAGGI IN MOTO IN SOLITARIA CHE SONO DIVENTATI UNA LEGGENDA. COME E’ NATA QUESTA PASSIONE?
Vivo d’avventura dal momento che sono venuto al mondo, fin da bambino sono sempre stato un eterno sognatore, ottimista per natura, e con gli anni ho realizzato tutti i miei sogni. Volevo vivere una vita fuori dalle righe, da eremita pellegrino e mi sono sempre buttato senza paracadute, con infinito entusiasmo alla ricerca della mia piccola pietra filosofale.
QUALI SONO STATI I POSTI CHE HAI VISITATO CHE PIU’ TI SONO RIMASTI NEL CUORE?
Gli spazi infiniti della Siberia, la bellezza incantata della Siria, l’accoglienza del popolo iraniano e tutto il Caucaso russo: Cecenia, Inguscezia, Ossezia del Nord, Nagorno Karaback. Il silenzio e l’amore di Madre Terra.
E QUALI SONO STATI INVECE QUELLI IN CUI NON TORNERESTI PIU’ E PERCHE’?
In Perù non ci tornerei. Fin dal primo momento che ho varcato il confine, durante il giro del mondo in moto, mi sentivo a disagio, un disagio ancestrale, primitivo e inspiegabile, dopo poche ore sono stato investito da un’auto… dopo essermi ripreso dallo spavento sono ribalzato in sella, mezzo acciaccato, ho attraversato il paese a tutta manetta, in due giorni, non vedevo l’ora di arrivare in Ecuador.
TI E’ MAI CAPITATO DI PENSARE DI SMETTERE?
Sono aperto al cambiamento e in evoluzione, credo che si sia conclusa una fase della mia vita, e ho una grande fiducia nel futuro.
SE NON AVESSI FATTO QUESTO “MESTIERE”, COSA TI SAREBBE PIACIUTO FARE “DA GRANDE”?
Mi sarei arruolato nella “Legione Straniera”: questo è l’unico rimpianto della mia vita, non essere riuscito a far collimare le due esperienze. Anche se ho sempre applicato i valori della Tradizione della Legione con la mia vita quotidiana.
HAI ANCHE SCRITTO DEI LIBRI SUI TUOI VIAGGI. CE NE VUOI PARLARE?
Ho pubblicato 4 libri legati alle mie esperienze di viaggiatore e pellegrino solitario: “Vivere d’Avventura, il mio giro del mondo in moto”, “Destinazione Afghanistan, in moto da Milano a Kabul per portare un messaggio di pace”, “Le Tre Vie della Vita” e “Ho incontrato Dio in bicicletta” raccontano i 15 anni trascorsi on the road.
QUALI SONO, IN GENERALE, I TUOI MODELLI DI RIFERIMENTO O DI ISPIRAZIONE?
La disciplina e l’ordine dei cavalieri medioevali.
DOPO L’ESPERIENZA CON “THE BROKEN KEY”, PENSI DI TORNARE ANCORA A FARE CINEMA?
Non lo so ancora. Non faccio mai progetti a medio o lungo termine. Vivo l’attimo fuggente e mi affido al volere di Dio.
ULTIMA DOMANDA, POI TI LASCIAMO AL TUO LAVORO. QUALI PROGETTI HAI PER IL FUTURO E QUAL È IL TUO SOGNO (O I SOGNI) CHE HAI LASCIATO NEL CASSETTO?
Vivere una vita semplice, in armonia con il Creato e i suoi abitanti.