BLADE RUNNER 2049

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: Blade Runner 2049

Anno: 2017

Regia: Denis Villeneuve

Soggetto: basato sui personaggi creati da Philip K. Dick, storia di Hampton Fancher

Sceneggiatura: Hampton Fancher e Michael Green

Direttore della fotografia: Roger Deakins

Montaggio: Joe Walker

Musica: Jóhann Jóhannsson, Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch

Effetti speciali: Adam Heines, Gabor Kiszelly, Gerd Nefzer, Weta, Rodeo FX e Stereo D

Produzione: Cynthia S. Yorkin, Bud Yorkin, Broderick Johnson e Andrew A. Kosove

Origine: Stati Uniti

Durata: 2 h e 43’

CAST

Harrison Ford, Ryan Gosling, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Jared Leto, Robin Wright, Dave Bautista, Mckenzie Davis, Carla Juri

TRAMA

Nell’anno 2049 i replicanti sono diventati essenziali, perché la loro ultima generazione manifesta una totale obbedienza per tutta una serie di compiti, come per esempio dare la caccia ai modelli più vecchi, troppo ribelli, in seguito anche a un black out che ha annullato alcuni decenni prima memorie di massa e individuali e che rende indispensabile il mantenimento dell’ordine.

K è uno di questi replicanti e dopo aver eliminato uno dei suoi simili di precedente generazione, scopre un mistero riguardo a una replicante, Rachael, che ha avuto un figlio trent’anni prima con l’umano Deckard. Credendo di essere lui stesso quel figlio cresciuto, perché ha un ricordo che si rivela basato su fatti reali e che potrebbe appartenere al bambino perduto, K, con il supporto di Joi, ragazza virtuale nata da un programma su pc, inizia a investigare anche fuori dai binari che gli sono imposti dalla sua organizzazione. A minacciarlo c’è la Wallace Industries con la temibile killer Luv, che vogliono mettere le mani sul figlio o figlia di questa unione perché può rappresentare una nuova possibilità di sviluppo degli androidi, diventati finalmente capaci di riprodursi.

K incontrerà Deckard e scoprirà, a caro prezzo, la verità su tutta la faccenda, forse trovando alla fine quello che rende davvero umani, le proprie azioni e saper riconoscere comunque la cosa giusta da fare, in qualunque modo si sia venuti al mondo, se nati o creati.

NOTE

Trentasei anni dopo il primo Blade Runner arriva il suo seguito, senza più una base letteraria, per raccontare una nuova evoluzione del mondo dei replicanti, in un futuro sempre più distopico in cui alla fine quello che conto è sapere essere umani.

Blade Runner 2049 mescola vari registri, dal noir, come il primo capitolo, al racconto sociale, con una sequenza che sembra essere una versione fantascientifica dei romanzi di Dickens, al thriller basato su un cold case da risolvere, un miracolo che ha dato speranza e che darà uno scopo a K, replicante ligio al dovere, che vive un amore virtuale con una ragazza che non esiste se non in un microchip, e che crede di far parte di un disegno più grande.

Le atmosfere del film strizzano a tratti l’occhio al primo capitolo, ma presentano un mondo ancora diverso, forse più disperato e alienato, con città tentacolari che sembrano prese dai manga di Masamune Shirow (che a sua volta aveva amato Blade Runner di Ridley Scott), bassifondi dove forse si gettano le basi per un terzo capitolo, orfanotrofi desolati di un’epoca vittoriana prossima futura, metropoli disabitate in cui un unico abitante vive ricordando tutto quello che ha perduto.

Senz’altro è bello rivedere Deckard interpretato da un efficace anche se ormai anziano Harrison Ford, che sembra ormai destinato a rifare anni dopo tutti i suoi personaggi di culto, ma l’eroe della vicenda resta K, il bravo Ryan Gosling, eroe vinto fin dall’inizio, capace di andare oltre ai limiti che la tecnologia gli ha imposto, in quello che dovrebbe essere una ricerca di se stesso ma che diventa una scoperta di cosa rende davvero umani.

Il cast vede anche in scena alcuni efficaci volti femminili, la sempre bravissima Robin Wright nella parte dell’inflessibile tenente Hoshi; Ana de Armas la tenera Joi unica consolazione della vita di K; Sylvia Hoeks, la spietata replicante Luv; la svizzera Carla Juri, la dottoressa immunodepressa Ana Stelline, figura chiave di tutta la vicenda.

La scena più iconica del vecchio Blade Runner era il monologo del replicante interpretato da Rutger Hauer sui ricordi come parte di se stessi, qui è tutto più dolente e con meno speranza, ma l’umanità può essere anche in maniera sommessa e aver riunito una persona ad un affetto perduto scoprendo di essere comunque diverso da come si era stati programmati, mentre si sente addosso come ultima sensazione la neve che cade.

Elena Romanello