Edito in Italia nel 1963, in realtà Mente e Macchine – Cibernetica e Psicologia, ebbe le prime edizioni dieci anni prima circa (1954) in Inghilterra e nel 1960 con una versione riveduta e aggiornata.
Parliamo praticamente degli albori della cibernetica, ai tempi già di Norbert Wiener, John Von Neumann, Grey Walter e Marvin Minsky, nomi storici dell’era dei Grandi Calcolatori, di una nuova scienza che poi è in certo senso evoluta nelle successive Computer Science, informatica e Intelligenza Artificiale, robotica e le neuroscienze, rivoluzionando anche le scienze sociali, certa futurologia scientifica, certa Scienza dei Media o Semiotica (quella del russo Y. Lotman in particolare) e finanche certa psicologia (la rivoluzione cognitivista e la stessa AI).
Ecco, appunto, Wladyslaw Sluckin, ingenegnere e psicologo, soprattutto, come indica lo stesso sotto titolo, mentre magari in Italia di certo futuro e dei futuri computer se ne occupava solo Olivetti, in questo splendido esempio di cibernetica per così dire oggi… “vintage”. approfondisce se non persino in senso fondativo (con altri ricercatori ovviamente) la Cibernetica come Psicologia, una miniera sorprendente col senno di poi e le evoluzioni successive scientifiche accennate
Un leitmotiv, tutt’oggi centrale nei dibattiti è costante: le macchine elettroniche sono pensanti o potranno diventarlo?
In generale rileggendo il testo di Sluckin, è come rileggere magari oggi Galileo, in certo senso, per ovvie per forza basi conoscitive necessariamente storicizzabili, sul piano strettamente tecnologico, visti i grandi sviluppi in appena oltre mezzo secolo, sotto gli occhi di tutti: tuttavia è come un piccolo viaggio nel tempo che nella prospettiva retro ma a feedback rivela un fascino non solo storico conoscitivo se non estetico ma anche speciale.
Da un lato il testo segnala certa pulsionalità ancora vivente dell’epoca sulle nuove scienze nascenti del computer, come vedevano il futuro non solo della cibenetica ma in senso epistemologico o filosofia della scienza quei pionieri cantori dell’Uomo – Macchina.
Dall’altro le intuizioni soprattutto psicologiche, in tale simbiosi nascente all’epoca tra l’Uomo e la tecnologia avanzata, testimoniano una mappa concettuale già precisa, come già accennato.
Tutti i dubbi e le domande in certo senso bioetiche oggi centrali nei dibattiti sul computer mondo e i suoi sviluppi prossimi venturi, si vedano anche tutte le riflessioni sul transumanesimo contemporaneo, sono praticamente le stesse.
Quel che sorprende leggendo questo libro ciberculturale retro, è semmai, pur con cautele e anche ironia tattica, come evidenzia Sluckin, certa reale condivisione sulla natura già pensante delle macchine e dei calcolatori primordici… almeno in certo modo: disquisendo sul piano psicologico e epistemico su temi quali l’Intenzionalità “naturale” e anche animale “evoluta” e già biologicamente complessa, in ogni caso e pur con modulazioni diverse tra i ricercatori scienziati e futurologi, come un obiettivo davvero darwiniano nell’avvenire che sarebbe venuto, prima o poi, alla luce.
Certo pensiero lo intravedevano persino nelle calcolatrici “primitive” analogiche e poi digitali: magari a livello di meccanismi inconsci in emersione e divenire ché poi, Freud o Jung o meno, in effetti le neuroscienze attuali a modo loro confermano pur dilatando e trasformando il discorso.
Sluckin non parla di Singolarità tecnologica direttamente (come poi Kurzweil ed altri), ma tale possibilità è tacita in tutto il libro…
Riprendendo poi lo stesso Wiener di Dio&Golem Spa, tutt’oggi esitano brillantissime le sue analisi su certa metafisica possibile e potenziale delle… Cibernetiche.
Insomma: come i primi Calcolatori, logisticizzati in piani interi di edifici appena pochi decenni dopo sono diventati Personal, note book e smartphone tascabili, le cibernetiche o computer scienza come postfilosofia, in fondo, a dispetto delle complessità anche di interspecie potenziali oggi nascenti, Homo Sapiens e Homo Cyborg, Robot e Computer senzienti, finanche Internet stessa come futura Netsfera o Noosfera, se si preferisce Matrix…, parlano da sempre un poco come Hal 9000 nel capolavoro fantascientifico cinematografico di Kubrick, 2001… L’evoluzione delle Macchine è una sorta di Dialogo interiore di noi umani, non solo tecnologie per migliorare il mondo e affrancarci dalla Necessità.