PARLA COI MORTI 08

DISTRAZIONE FATALE

Mio padre fece alcuni passi e m’indicò la foto d’un vecchio.

- Questo è il piccolo fabbro o, come lo chiamava in dialetto la gente del paese, il “Frecit”. Calvo, di spalle robuste e di carattere ostico, in vita ne aveva offesi molti, sicché, di quelli che per dovere andarono alla sepoltura, pochi rimpiansero la sua scomparsa.

- E in che modo trovò il sistema per giungere fin qui?

- In un modo bizzarro. Il Frecit, come tanti altri, aveva una casa colonica, con l’officina in cortile e la stanza da letto al primo piano, servita da una scala esterna. Ogni notte si alzava, apriva la porta, faceva due passi, si appoggiava alla ringhiera del balcone e urinava nel cortile. Una questione d’igiene, diceva lui. Ma quella notte, lo tradì la memoria; fu il vino o qualcos’altro. Perché al mattino il Frecit aveva divelto la ringhiera per porvi delle modifiche e, poi, preso dal lavoro, ne aveva rinviato la sistemazione al giorno dopo. Fu così che si alzò di notte, come al solito aprì la porta, fece alcuni passi e, non trovando la ringhiera, precipitò a capofitto sul selciato del cortile.

(8 – continua)

Bruno Vacchino