DONATO CARRISI… KEN FOLLETT E L’UOMO DEL LABIRINTO

Era il primo aprile di alcuni anni fa, quando l’agente letterario di Donato Carrisi gli telefonò riferendogli che il grande Ken Follett aveva appena twittato il suo nome e quello del suo romanzo d’esordio “Il suggeritore” (2009, Longanesi). L’esordiente scrittore italiano non ci credette e pensò a un pesce d’aprile. Poi verificò: la notizia era vera. Dopo qualche giorno grazie a quell’endorsement, “Il suggeritore” ebbe un’impennata di vendite. Questa oramai è storia e oggi Donato Carrisi (che con “Il suggeritore”, nel 2009, vinse il Premio Bancarella) è giunto, con “L’uomo del labirinto” (Longanesi, 2017), all’ottavo romanzo ed è un vero e proprio fenomeno da tre milioni di copie vendute. Il noto scrittore, sceneggiatore e regista di Martina Franca (TA), che vive a Roma, sta girando l’Italia per presentare il nuovo libro. Recentemente si è recato anche a Taranto, dove presso la libreria Ubik, è stato accolto da una folla di lettori entusiasti.

“In questi anni – ha subito evidenziato Carrisi rivolgendosi all’attento pubblico – nei miei libri ho costruito labirinti nei quali il lettore decide di entrare, ma sono io a decidere come e quando egli dovrà uscire. Il labirinto è un gioco nel quale siamo tutti eccitati come bambini quando entriamo, perché ci tenta. Per cui – ha aggiunto non senza un filo di ironia – pensateci bene prima di comprare questo romanzo e se lo comprate pensateci bene prima di leggerlo. Ha un finale inaspettato e sconvolgente. E’ qualcosa che vi braccherà, sarete vittime di qualcosa. E se non volete avere paura, leggete qualcos’altro, magari di più rilassante”. Ha quindi raccontato la genesi della sua ultima fatica letteraria pensata e iniziata mentre stava girando il film “La ragazza nella nebbia” (tratto dal suo omonimo romanzo) da lui diretto e sceneggiato, con la straordinaria partecipazione di attori del livello di Toni Servillo e Jean Reno, che ha ricevuto ben 5 nomination ai David di Donatello 2018, la cui cerimonia di premiazione si terrà il 21 marzo prossimo. E’ una storia che parte da una ragazzina di tredici anni che, come riportato nel primo capitolo, è stata rapita. Si risveglierà in ospedale ben quindici anni dopo. Un investigatore, al quale restano solo due mesi di vita, che si era occupato del caso quando la ragazza era stata rapita decide di impegnarsi con tutte le forze per risolvere il mistero di quanto avvenuto. L’autore ha fatto presente come nei due canali narrativi del romanzo vi siano la cronaca e il confronto con se stessi. “Mi interessa – ha detto – raccontare il tempo e i suoi effetti ma anche il lato oscuro racchiuso in ciascuno di noi. Ho intervistato tanti assassini e ognuno si rivelava sorpreso di essere divenuto un assassino. La realtà è che occorre sempre fare i conti con il proprio lato oscuro”.

Questo il resoconto della presentazione. Nel corso dell’incontro abbiamo anche avuto modo di incontrare Donato Carrisi, il quale ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

DA DOVE NASCE LA TUA PASSIONE PER IL NOIR E QUANTO, IN TAL SENSO, SONO STATI IMPORTANTI I TUOI STUDI DI GIURISPRUDENZA?

Gli studi sono stati sicuramente molto importanti. Dopo la laurea in Giurisprudenza, all’Università di Bari, ho frequentato la Scuola di perfezionamento in criminologia e in scienze del comportamento. Lì ho capito che c’era materia di racconto. Ho compreso che in qualche modo la realtà trasfigurata dal male poteva essere raccontata agevolmente. C’è un’incredibile curiosità ed un vasto pubblico attorno al noir e questa curiosità è legata soprattutto al fatto che il male proposto dalla fiction è sempre un male cui si trova una soluzione, mentre nella vita reale quasi mai ha una soluzione soddisfacente.

COSA RAPPRESENTA PER TE IL NOIR? E’ UN MODO DI INDAGARE NELLA MENTE DELL’UOMO MA ANCHE NEI MEANDRI PIU’ OSCURI DELLA SOCIETA’?

E’ sicuramente un insieme di cose. Il noir è il genere narrativo più diffuso al mondo e questa non è una cosa casuale, vuol dire che riesce ad arrivare al cuore delle cose  molto facilmente.

COSA TI AFFASCINA DEL MISTERO?

Il mistero stesso. Il mistero può nascondere qualsiasi tipo di emozione, positiva e negativa. E poi perché tutto è permeato dalla paura. Io scrivo intingendo la penna nella paura.

TI SPAVENTI QUANDO SCRIVI LE TUE STORIE?

Moltissimo! Se non mi spavento io, non si spaventa il pubblico. Se fossi immune dalla paura non saprei raccontarla. Questo è il libro che più mi ha spaventato scrivere.

E QUANTO TI DIVERTE INVECE?

Mi diverto tanto. E’ un po’ l’emozione che si prova da bambini. La paura attrae i bambini ecco perché attrae quella parte bambina che è in ognuno di noi. E comunque io scrivo quello che vorrei leggere.

TI TROVI MEGLIO NEL RUOLO DI SCENEGGIATORE O IN QUELLO DI SCRITTORE?

Non lo decido io, è la storia che decide la forma in cui vuole essere raccontata.

HAI DIRETTO IL FILM “LA RAGAZZA NELLA NEBBIA”. COME E’ STATA L’ESPERIENZA DA REGISTA?

Molto positiva devo dire, soprattutto perché il pubblico ha apprezzato il film.

CI SONO SCRITTORI CHE HANNO AVUTO UNA PARTICOLARE INFLUENZA NELLA TUA NARRATIVA?

Non ho scrittori preferiti, io mi affeziono alle storie. Ci sono dei libri che mi hanno segnato, per esempio “Il nome della rosa” di Umberto Eco, è stata un’illuminazione per me.

CHE STORIA TI PIACEREBBE NARRARE CHE NON TI E’ ANCORA CAPITATO DI METTERE NERO SU BIANCO?

Mah, non lo so. Non ho un desiderio in particolare. Ti dico però che di solito lavoro su due storie contemporaneamente, poi una prende il via e supera le altre.

Filippo Radogna