FANTASCIENZA STORY 172

IL RITORNO DEL DOTTOR K (1986) – PARTE 03

ALIENS – SCONTRO FINALE (Aliens)

Attraverso i vasti spazi silenziosi ciò che rimane dell’astronave Nostromo, il modulo di salvataggio Narcisus, viene finalmente agganciato da una pattuglia di soccorso. A bordo, profondamente addormentata, c’è il Tenente Ellen Ripley (Sigourney Weaver) con il suo gatto Jones, entrambi dentro la capsula di ipersonno.

La ragazza si risveglia nel reparto medico di Gateway Station, una stazione spaziale orbitante attorno alla Terra e di cui Ripley ignorava l’esistenza.

Jones (il micio) le viene portato vivo e vegeto da uno sconosciuto visitatore.

Burke: «Vi conoscete o sbaglio? Io sono Burke, Carter Burke, lavoro per la Compagnia… ma non si lasci ingannare, sono simpatico! Mi fa piacere vederla un po’ meglio. Qui dicono che tutta la debolezza e lo sfasamento passeranno, che sono solo effetti collaterali normali dell’ipersonno insolitamente lungo… o qualcosa del genere…»

Ripley: «Cosa vuol dire? Quanto sono stata là fuori? »

Burke: «Non gliene ha parlato ancora nessuno? »

Ripley: «No… ehm… voglio dire… sì! Non riconosco questo posto. »

Burke: «No, lo so è… Okay! È solo sa che… che potrebbe avere uno shock… è certo molto più…»

Ripley: «Quanto? …La prego…»

Burke: «Cinquantasette anni! »

Ripley: «Cosa? »

Burke: «Sì, è così! Lei è stata là fuori per cinquantasette anni. È successo che lei era alla deriva attraverso i sistemi primari ed è stata veramente una fortuna che una squadra di salvataggio l’abbia trovata. Davvero un caso su mille! Una fortuna sfacciata ragazzina, poteva galleggiare nello spazio per l’eternità. »

Ripley non sembra più ascoltarlo e il suo corpo comincia ad agitarsi mentre Jones, soffiando rabbiosamente, scende dal letto. Accorrono un medico e un’infermiera che cercano di tenere ferma la ragazza poi il suo petto sembra muoversi, quindi si squarcia spargendo sangue dappertutto… Ripley urla… e si sveglia! Tutta la parte riguardante l’alieno sul suo petto è stato un incubo!

Ma anche la realtà ha i propri incubi perché Ripley deve comparire davanti a una commissione d’inchiesta della Compagnia.

Ripley: «Io non riesco a capire! Ormai sono qui già da tre ore e mezzo! In quanti modi diversi volete che vi racconti la stessa storia?»

Commissario: «La veda attraverso la nostra ottica per favore. La prego (le indica di sedersi). Dunque, lei ammette di aver fatto esplodere i motori e di aver pertanto distrutto un cargo stellare di tipo MV completo di hardware costosissimo…»

I Delegato: «…42 milioni di dollari di oggi, a parte il carico naturalmente! »

Commissario: «Il suo registratore di volo corrobora alcuni elementi della sua relazione. Riporta che, per ragioni sconosciute, l’Astronave Nostromo atterrò sull’LV426, un pianeta inesplorato a quel tempo e che riprese la rotta e fu successivamente disposta per l’autodistruzione da lei, per ragioni sconosciute.»

Ripley: «Non per ragioni sconosciute! Vi ho già detto che atterrammo là per ordine della Compagnia per prendere quella cosa che ha distrutto il mio equipaggio e la vostra costosa astronave! »

Commissario: «La squadra analisi, esaminando a fondo il suo modulo di salvataggio, non ha trovato alcuna prova fisica della creatura che lei ci ha descritto. »

Ripley: «Certo! Perché io la sparai fuori attraverso la cabina stagna… come ho detto. »

I Delegato: «Esiste qualche specie di organismi ostili sull’LV426? »

II Delegata: «No. È una roccia. Non esiste una vita indigena. »

Ripley: «Il Quoziente Intellettivo è precipitato mentre io ero via? Signora, ve l’ho già detto che non vi era niente di indigeno. Era un’astronave abbandonata, un veicolo alieno, non era di lì, afferra? Dirigemmo verso il segnale…»

II Delegata: «…E trovammo qualcosa che non era mai stato osservato in più di trecento mondi già esplorati, una creatura che germinò dentro un ospite umano vivente..»

Ripley: «Già…»

II Delegata: «Sono parole sue… e che ha acido concentrato al posto del sangue.»

Ripley: «Esatto… Sentite, io so già come andrà a finire, però io vi dico che quelle cose esistono…»

Commissario: «Grazie, Tenente Ripley, basta così! »

Ripley: «Vi prego, voi non mi state ascoltando… Kane, un membro dell’equipaggio… Kane entrò in quella nave e disse di aver visto migliaia di uova là, migliaia…»

Commissario: «Grazie, basta così, è tutto! »

Ripley: «E no, per Dio che non è tutto! Se una di quelle cose arriva quaggiù non potrà dirle: è tutto… allora a tutte queste stronzate che voi credete tanto importanti potrete dare tanto di bacio dell’addio! »

Ma la Commissione non vuole ascoltare altro e, mentre Burke (Paul Reiser) si avvicina a Ripley per esprimerle la propria solidarietà, la ragazza si avvicina al Presidente della commissione.

Ripley: «Perché non controlla LV426? »

Commissario: «Perché non occorre. C’è gente laggiù da oltre vent’anni e non si sono mai lagnati di nessun organismo estraneo. »

Ripley: «Che cosa vuol dire? Ma quale gente? »

Commissario: «I Terraformanti. Sono tecnici planetari, vanno là ed installano enormi processori atmosferici per rendere l’aria respirabile… richiede degli anni. Noi le chiamiamo: le Colonie Battistrada. »

Ripley: «E quanti sono là, quanti coloni? »

Commissario: «Non lo so… sessanta, forse settanta famiglie! »

Ripley: «Famiglie… Mio Dio…»

A Ripley, dopo che la sua licenza di pilotaggio è stata revocata, non resta che trovare lavoro come manovratrice di Powerloader, una sorta di mulo meccanico usato per stivare i carichi sulle navi spaziali. Un giorno, però, Ripley riceve la visita di Burke e del tenente Gorman (William Hope). LV426 ha troncato improvvisamente le comunicazioni, la Compagnia sta organizzando una spedizione militare e con l’aiuto dei Marines Coloniali andrà a verificare cosa può essere accaduto sul pianeta. Se Ripley li accompagnerà in veste di consulente le verrà riassegnata la licenza e la Compagnia la reintegrerà completamente.

Ripley dapprima rifiuta ossessionata dagli incubi che la perseguitano giorno dopo giorno; una notte dopo essersi svegliata di soprassalto e madida di sudore per un ennesimo incubo, telefona a Burke il quale, con aria assonnata, le risponde al videotelefono.

Burke: «Salve… Ripley! Stai bene? »

Ripley: «Dimmi una cosa sola, Burke, voi andate là fuori per sterminarli vero? Non per prenderli o portarli qua, ma per spazzarli via! »

Burke: «Questo è il piano. Hai la mia parola. »

Ripley: «E allora va bene! »

Tre settimane dopo la nave militare da trasporto Sulaco giunge in prossimità del pianeta e le teche dell’ipersonno si aprono per permettere ai Marines e agli altri componenti dell’equipaggio di svegliarsi e di alzarsi. Si riuniscono tutti nella sala mensa per mangiare, ridere e scherzare. Durante il frugale pasto Ripley scopre che un membro dell’equipaggio, l’Ufficiale esecutivo Bishop (l’onnipresente Lance Henriksen), è un androide e non nasconde il proprio disgusto.

Dopo qualche minuto il comandante riunisce l’equipaggio chiedendo a Ripley di esporre il possibile pericolo al quale stanno correndo incontro; la spiegazione e il racconto del tenente sono doviziosi di particolari e di emozioni, ma uno dei soldati, l’artigliere Vasquez (Jeanette Goldstein), interrompe la narrazione per dirle che a lei interessa una sola cosa: «Dove sta? » e fa il gesto di sparare con il dito a un nemico ancora invisibile, per il momento.

La scena in origine vedeva la Goldstein rivolgersi verso la Weaver con aria ancor più spavalda, in tono ostile, pronunciando la frase: «Donde esta? » rivelando il sangue meticcio nelle vene della ragazza, ma poi la scena venne girata usando la lingua inglese per non creare eventuali discrepanze che sarebbero potute sorgere durante la lavorazione.

Ripley: «Avete finito? (Rivolta a Vasquez) Spero che tu ce la faccia, con tutto il cuore…»

Gorman: «Sì… okay, bene. Grazie Ripley! Abbiamo anche il rapporto di Ripley su disco, vi suggerisco di studiarlo! »

Ripley: «Perché una sola di quelle cose riuscì a cancellare tutto il mio equipaggio in meno di 24 ore. E se i coloni hanno trovato quell’astronave non si può dire quanti di loro sono stati… voi lo capite? »

La nave da sbarco si sgancia dall’astronave madre e discende nell’atmosfera ora respirabile del pianeta, dopo una breve discesa, la navetta, sorvola la base dei coloni e il radiofaro della Compagnia. Ripley raggiunge la prua del mezzo blindato a bordo della nave dove sono assiepati i soldati e Burke osserva Gorman intento a controllore dal monitor la visuale dalle telecamere che ogni soldato porta con sé. Sul quadro dei comandi, oltre alle immagini trasmesse dai soldati, viene evidenziato anche il loro stato di salute, un grafico che riporta l’attività cerebrale, il battito cardiaco e altri dati essenziali. La navetta scende sulla griglia d’atterraggio fra la pioggia e il vento; il mezzo blindato prende terra tramite una rampa per avvicinarsi all’ingresso della colonia.

Dopo aver fatto aprire le porte i soldati sbarcano, penetrando all’interno dei lunghi corridoi della colonia stessa mentre a bordo dell’autoblindo, Gorman, Ripley e Burke osservano le immagini ricevute. Durante l’esplorazione Ripley nota qualcosa di sospetto e chiede al caporale Hicks (Michael Terminator Biehn) di puntare la telecamera in un punto ben determinato: ecco apparire un pavimento che sembra sia stato mangiato dall’acido.

Nessun corpo, nessuna traccia di vita, nessun alieno, nessun tipo di movimento appare sui sensori, Gorman ritiene la zona sicura e sbarca per raggiungere i suoi soldati, assieme a Burke e a Ripley.

Faticosamente, attraverso alcune tubature divelte, fori nelle pareti e rottami di vario tipo sparsi per ogni dove, raggiungono il locale medico e qui Ripley, con orrore, scopre le mani aliene (gli Huggers) che lei conosce fin troppo bene, conservate in sei cilindri trasparenti. Burke si avvicina troppo a uno di essi e l’essere che vi è contenuto comincia ad agitarsi. Bishop, dai referti medici, scopre che quattro di quelle creature sono morte, ma le altre due sono ancora vive.

A un tratto il localizzatore di Hicks comincia a dare segnali, entrando nella cucina il segnale si fa ancora più acuto. Nell’intrico dei tubi si nasconde qualcosa, o qualcuno. Si tratta di una bambina, Newt (Carrie Henn), sporca e terrorizzata ma ancora viva grazie a una sorta di tana creata dentro una delle condutture di ventilazione. Gorman non riesce a sapere nulla dalla piccola e la affida a Ripley.

In una sequenza precedente, tagliata nella versione cinematografica, ma inserita in quella in DVD, scopriamo che sono proprio i genitori di Newt a trovare la nave spaziale aliena e quindi, a infettare involontariamente tutta la base.

Intanto Burke e Hudson (William Paxton) si trovano nella sala computer della colonia e poiché a ogni colono è stato impiantato sotto la pelle un segnalatore, essi sperano, in questo modo, di venire a conoscenza di dove possono essere andati finire tutti gli altri. Così è infatti, i coloni sono tutti quanti radunati in un’unica sezione vicino alla Stazione Atmosferica. Il mezzo blindato si avvicina alla zona dello strano raduno e i soldati scendono prudentemente. Un intreccio di tubi si trasforma presto in una sorta di budello organico nel quale trovano frammenti di ogni tipo e ossa umane. Viene dato l’ordine di non sparare data l’estrema vicinanza del reattore nucleare che, danneggiato, potrebbe causare un’esplosione atomica.

Una donna viene trovata imbozzolata ma ancora viva, dal suo petto sta per uscire una delle orribili creature che, appena fuori, viene uccisa a colpi di lanciafiamme. I segnali di avvicinamento delle creature sembrano provenire da ogni parte e i soldati sono presto circondati dai mostri… comincia una sistematica strage. Gorman, a bordo del mezzo blindato, sembra paralizzato dal terrore, Ripley lo spinge da parte e avvia l’autoblindo fino ad avvicinarsi il più possibile ai superstiti per prenderli a bordo poi, a tutta velocità (investendo anche un paio di alieni) Ripley porta il mezzo all’aperto sfondando le porte della colonia. Gorman viene colpito in testa da un’attrezzatura e quindi il comando, essendo morto anche il Sergente Apone (Al Matthews), o quantomeno catturato dagli alieni e forse vivo ancora quanto basta per servire da incubatrice, passa ad Hicks che, d’accordo con Ripley e contro il parere di Burke, decide di tornare a bordo del mezzo spaziale per denuclearizzare il pianeta.

La nave di trasporto, scesa poco più indietro, viene chiamata dai superstiti. Purtroppo, a bordo di essa si è insinuato un alieno che uccide il pilota e il Caporale Ferro (Colette Hiller) mentre sta dirigendosi sul luogo del prelievo. La nave oscilla paurosamente, urta contro una formazione rocciosa e si disintegra a terra, i frammenti infuocati colpiscono il mezzo da sbarco distruggendolo. Quello che resta della nave, slittando, si schianta contro la Stazione Atmosferica.

Ogni speranza di lasciare il pianeta sembra perduta. Ai sopravvissuti non resta che nascondersi nella sala operativa della colonia e controllare quanto hanno potuto salvare dal rogo. Qualche arma e qualche scatola di cibo. I soccorsi non potranno arrivare prima di diciassette giorni, mancando comunicazioni dalla nave, se tutto andrà bene…

Ma le brutte notizie non sono finite perché il reattore è andato in tilt e l’esplosione nucleare è solo questione di ore.

Ripley porta la bambina su una branda per farla riposare e le lascia il localizzatore elettronico datole da Hicks, quindi si reca al centro medico dove Bishop sta esaminando una delle creature.

Bishop: «L’acido molecolare si ossida dopo la morte della creatura, neutralizzandosi completamente. »

Ripley: «Bishop, questo è molto interessante ma purtroppo non ci porta a niente vero? Io voglio sapere con che cosa abbiamo a che fare! Facciamo un riesame. Loro afferrano i coloni, li trasportano laggiù e li immobilizzano facendoli diventare ospiti per altri di loro. Il che significa che ce ne dovrebbero essere tanti di questi parassiti, uno per ogni colono, sono almeno più di cento…»

Bishop: «Sì, è plausibile. »

Ripley: «Ognuna di queste cose nasce da un uovo, vero? Ma chi depone le uova? »

Bishop: «Non lo so. Forse qualcosa che non abbiamo visto. »

Ripley: «Bishop, voglio che tu distrugga questi esemplari quando hai finito, è chiaro? »

Bishop: «Il Signor Burke ha dato istruzioni perché siano mantenuti vivi, in stasi, per consegnarli alla Compagnia. È stato molto preciso in merito! »

Quindi Ripley va a parlare con Burke.

Burke: «Quei due esemplari valgono milioni per la Sezione Armi Biologiche, vero? Ora, se sei furba, noi ne usciremo come due eroi e ci sistemeremo per tutta la vita. »

Ripley: «Sei pazzo, Burke, lo sai? Pensi di poter far entrare organismi pericolosi come questi evitando la quarantena? »

Burke: «Come gliela imporranno se non sanno niente? »

Ripley: «Ma sì che lo sapranno, Burke, da me! Così come sapranno che sei stato tu il primo, il vero responsabile della morte di un centinaio di coloni! »

Burke: «Un momento, ades…»

Ripley: «Gli ordinasti tu di cercare quell’astronave! »

Burke: «Ti sbagli. »

Ripley: «Risulta dal giornale della colonia. Direttiva in data 6.12.79 firmata Burke Carter Jack. Li spedisti là fuori e senza il minimo avvertimento! »

Burke: «Okay… okay…»

Ripley: «Perché non li hai avvertiti, Burke? »

Burke: «Okay, senti, e se quell’astronave non fosse esistita? Hai pensato a questo? Non ne ero certo perciò se io ne avessi fatto una situazione di emergenza prioritaria intervenivano tutti, prima l’amministrazione e non c’erano diritti esclusivi per nessuno, nessun vincitore e così presi una decisione ed è stata sbagliata, è stata una cantonata, Ripley, una vera cantonata…»

Ripley: «Una cantonata? Quella gente è morta, Burke, ma non ti rendi conto di quello che hai fatto qui? Sta tranquillo, farò in modo che tu ci rimetta le penne. Da questa non esci per il rotto della cuffia, puoi giurarci, Burke! »

Burke: «Ripley?! Io… sai, io mi aspettavo di più da te. Io ti credevo assai più intelligente! »

Ripley: «Molto felice di deluderti! »

Bishop chiama Ripley e le mostra, da una delle finestre della base, un’enorme nube di vapore che si alza dalla Stazione Atmosferica. Secondo Bishop mancano quattro ore all’esplosione del reattore atomico. L’unica soluzione è quella di far scendere una seconda nave da sbarco sul pianeta ma, essendo tutte le comunicazioni interrotte, l’unica speranza è quella di allineare manualmente l’antenna della torre comunicazioni della colonia; Bishop si offre di andarci per fare il tentativo. Dopo essersi fatta spiegare da Hicks il funzionamento del fucile a impulsi, Ripley torna nella stanza del laboratorio medico per vedere come sta la piccola Newt. Allarmata per la sua apparente assenza, la scova dopo qualche istante sotto la branda; Ripley appoggia il fucile sul letto e si corica accanto a lei. Probabilmente non saprà mai cosa la sveglia all’improvviso, ma la prima cosa che nota è uno dei contenitori degli Huggers frantumato in terra.

Ripley sveglia la bimba e cerca di prendere il fucile, ma è sparito. Presto la donna si rende conto di essere rimasta chiusa dentro la sezione con Newt, in balia di due alieni e, mentre cerca di farsi vedere dalla telecamera per chiedere soccorso, Burke spegne il visore in modo che nessuno degli altri veda l’agitarsi della donna.

Innestando l’impianto antincendio la ragazza riesce a far suonare un allarme e a fare in modo che Hicks, Vasquez e Hudson assieme al redivivo Gorman, entrino in extremis per salvarle.

Ripley ha intuito subito chi è il colpevole e non esita a denunciarlo immediatamente.

Hudson: «Facciamo secco ‘sta merda, figlio di puttana, adesso…»

Hicks: «Non riesco a trovare una spiegazione…»

Ripley: «Lui pensava di far superare a un alieno la rete sanitaria, cercando di far impregnare Newt e me, poi la refrigerazione per il ritorno a casa l’avrebbe aiutato. Nessuno avrebbe saputo degli embrioni che avremmo portato io e Newt.»

Hicks: «Aspetta un momento! Noi avremmo saputo che…»

Ripley: «Sì, il solo modo in cui poteva impedirvi di parlare è sabotare qualche congelatore tornando a casa. Vale a dire il vostro, poi poteva lanciare fuori i vostri cadaveri e inventare qualunque storia volesse…»

Hudson: «Fogna! È morto! Sei bello che morto…»

Burke: «Ma questo è… pazzesco! Beh, insomma, non senti quello che dice? È paranoia pura! È davvero triste, è patetico! »

Ripley: «Sai, Burke, io non so proprio quale specie sia peggiore. Loro non li vedi fregarsi l’uno con l’altro per una sporca percentuale! »

Hicks: «Okay, lo facciamo fuori! Senza offesa eh? »

Ripley: «No! Deve tornare! »

Le luci si spengono improvvisamente e comincia l’attacco portato dal controsoffitto verso l’interno della stanza da parte delle creature aliene. Hudson e Vasquez aprono il fuoco e Burke si slancia verso il corridoio che conduce al laboratorio medico e appena lo raggiunge chiude la porta dietro di sé.

Durante la battaglia Hudson viene circondato dagli alieni e uno di loro, sbucando improvviso dal pavimento, afferrandolo per i piedi lo trascina con sé. Con la saldatrice Vasquez apre la porta che Burke si era chiuso dietro, ma trova sbarrata anche la successiva, chiusa dal fuggitivo Burke. Mentre Vasquez salda la porta da dove sono entrati, dietro la seconda, un terrorizzato Burke vede la porta successiva aprirsi… non fa nemmeno in tempo a urlare…

La porta saldata da Vasquez sta per cedere. la piccola Newt, spaventata, conduce Ripley e gli altri attraverso i condotti di aerazione. La comitiva dei fuggitivi è chiusa dalla Vasquez che copre loro le spalle. ma il suo fucile è ormai scarico. Impugna la pistola e non esita a far fuoco verso una delle creature che le stava venendo addosso. Gli schizzi di acido dell’alieno finiscono sulla gamba della donna, lasciandola a terra in una maschera di dolore. Gorman ode distintamente l’urlo pietoso e ordina ad Hicks di andare avanti; voltatosi indietro raggiunge la Vasquez e cerca di portarla via, tuttavia si rende conto che non v’è più speranza, ormai sono circondati. Gorman innesta una granata e Vasquez gli prende le mani tra le sue…

Lo spostamento d’aria dell’esplosione fa cadere Newt in un condotto, Hicks e Ripley cercano di raggiungerla ma delle grate li dividono. Mentre il Caporale Hicks tenta di resecare la grata con un saldatore dentro al condotto, un alieno afferra Newt e se la porta via.

I due continuano a scappare per i condotti, un alieno cerca di fermarli e il suo sangue colpisce la tuta di Hicks e quindi lui stesso, ustionandolo. Un ascensore li porta in superficie e i due escono dal complesso nel vento furibondo che spazza ogni cosa. Bishop li sta aspettando con la nave che è appena riuscito a far scendere.

Ma Ripley vuole salvare Newt, si arma e parte alla ricerca della bambina seguendo gli impulsi del localizzatore. Il Tenente trova la bimba appena in tempo per distruggere un uovo che si stava schiudendo e guardandosi intorno si accorge di essere capitata proprio davanti alla regina aliena. Le sue quattro braccia sono conserte su un addome oscenamente rigonfio in cui una enorme quantità di uova attende di uscire, viscida e umida, dall’ovopositore per raggiungere le altre uova che riempiono ormai tutto il locale. Ripley manovra sapientemente il lanciafiamme e distrugge una moltitudine di uova poi fugge con in braccio Newt.

Furibonda la regina si stacca dal suo sacco di uova per dare la caccia alla sua preda umana. Ripley riesce a salire a bordo del vascello mentre la regina le è alle calcagna; una volta giunti sull’astronave madre si accorgono che la bestia è riuscita a salire a bordo.

Bishop viene squarciato dall’affilatissima coda della regina aliena, trascinato in alto e spezzato in due.

Newt si rifugia sotto le griglie della nave. L’essere comincia a sollevarle rabbiosamente per darle la caccia, ma interviene Ripley che, salita su un Powerloader, assale il mostro. Alla fine di una lunga ed estenuante lotta riesce a spedirlo all’esterno, nello spazio, attraverso un portellone stagno di carico e scarico. Ripley si lascia scivolare al suolo ormai priva di forze. I resti di Bishop, coperti dal fluido bianco coagulato, stringono ancora Newt e le hanno impedito di essere risucchiata a sua volta quando la grande paratia stagna si era aperta.

Bishop: «Non male per un umano…»

È ora di tornare a casa, è ora di dormire, è la fine di un incubo.

Sigourney Weaver ha accettato di rivestire i panni di Ripley perché, in questo secondo film, il suo personaggio era molto più approfondito rispetto alla pellicola di Ridley Scott, dove diventava la protagonista soltanto nella seconda metà della pellicola e si pensi che, fin dall’inizio, il personaggio di Ripley doveva essere maschile. Era dall’uscita del primo Alien che si ventilava l’idea di un seguito ma la Weaver prese in considerazione solo il progetto di James Cameron.

Alcune scene sono state girate ad Acton, in Gran Bretagna, in una centrale elettrica abbandonata, truccata e modificata per farla sembrare il più possibile un covo alieno. Ah, una notizia singolare: all’epoca Sigourney Weaver disse che non era interessata a un seguito del seguito e che riteneva la parte conclusa, riteneva che sarebbe stato quantomai stupido realizzare altri seguiti e la stessa Ripley sarebbe stata considerata una femmina spericolata in cerca di avventure (probabilmente la Weaver aveva in mente la non ancora nata Lara Croft! )…

È abbastanza insolito inoltre vedere un attore comico interpretare una parte seria ma è quello che è capitato a Paul Reiser nel ruolo di Burke. Reiser è uno specialista in commedie e prova ne sia che il pubblico italiano lo conosce molto bene nella serie Innamorati Pazzi (Mad About You) accanto ad Helen Hunt, premio Oscar con Jack Nicholson per Qualcosa è Cambiato (As Good as It Gets).

L’ideatore della regina aliena fu naturalmente James Cameron il quale, fin dall’inizio, pensò di mettere dentro il corpo della creatura due uomini per poter far muovere quattro braccia di lunghezza diversa; il corpo doveva essere sostenuto da una gru e muovere le zampe con dei fili. Così Stan Winston realizzò due braccia più grandi: risultato di una mano con alla fine legata una specie di racchetta da sci, mentre le due braccia più piccole erano fatte funzionare dalle altre due braccia tramite un sistema di leve idrauliche e non. I due operatori erano distesi, schiena contro schiena, all’interno del corpo e avevano il compito di far muovere la testa della regina. In ogni caso la maggior parte dei movimenti era idraulica mentre i movimenti della faccia e delle labbra furono realizzati usando dei cavi. Al movimento della testa non corrispondeva però anche quello della parte frontale che possedeva dei comandi completamente indipendenti, in più fu realizzato a parte il davanti della faccia e la sua lingua retrattile. Le gambe erano mosse con dei fili dall’esterno, la coda era in parte meccanica nella parte iniziale e in parte mossa da fili nel finale. Una seconda coda fu usata per i primi piani ed era completamente meccanica così come fu fatto per le braccia sempre nei primi piani e, per mostrare i movimenti delle dita, venivano usati dei cavi. Sono stati realizzati tre modelli della regina, uno in grandezza naturale di circa sei metri e l’altro grande solo un quarto per le riprese accanto ai modellini della fabbrica e della nave. Quello più piccolo aveva anche lui tutta una serie di movimenti e, in ultimo, è stata costruita anche una piccola marionetta per altre angolazioni di ripresa.

Mentre è ovviamente un pupazzo quello che la regina spezza in due, anzi, per la precisione, il fantoccio si spezza perché era stato predisposto per rompersi una volta tirati due cavi alle estremità. Per fare in modo che la figura aliena fosse la più lontana possibile da quella del concetto dell’uomo dentro la tuta sono stati costruiti dieci pupazzi snodati che si potevano mettere in posizioni che per un uomo, anche se in tuta, erano impossibili. Venivano mossi con dei fili ma anche con un radiocomando per la testa e per la mascella. Quando invece si trattava di comparse travestite le riprese venivano accelerate o rallentate per dare meglio l’idea di movimenti simili a quelli di un insetto.

In confronto al primo le dita degli aliens sono più lunghe e anche in questo caso, per evitare di dare l’impressione che fossero delle mani guantate, sono state costruite delle mani meccaniche in grado di compiere movimenti impossibili per un essere umano.

La mano o Face Hugger che dà la caccia a Ripley e a Newt era un giocattolo da traino di tipo molto sofisticato, veniva mosso con un filo sottilissimo e grazie al differenziale che aveva nel suo interno poteva essere spostato in qualsiasi direzione. Altri Face Huggers muovevano la coda, altri le zampe, a seconda della scena nella quale venivano impiegati. Per esempio, sempre nella stessa sequenza, dove l’alieno cerca di prendere Ripley, sono stati usati diversi tipi di mano. Alcune venivano semplicemente scagliate in aria, altre possedevano delle zampe magnetizzate e quindi restavano attaccate alla parete dando l’impressione di essere pronte a balzare addosso alla vittima da un momento all’altro e un altro ancora era dotato di un tubo con il quale cercava di penetrare nella bocca di Ripley, un altro aveva circuiti e comandi a tenuta stagna perché doveva restare immerso nell’acqua e uno analogo saltellava sulla coda e così via. Il risultato fu un unico Face Hugger capace di molti movimenti, almeno questo è parso al pubblico ma in realtà ne furono usati quindici.

Il trucco di Bishop, trafitto dalla coda della regina, non è altro che il vecchio trucco della freccia rifatto in tempi moderni. La punta della coda era fissata a una cinghia metallica che correva tutt’intorno al petto di Lance e, nascosta dalla camicia, finiva dietro con l’altro pezzo della coda, così sembrava che l’attore fosse stato trafitto a morte.

(3 – continua)

Giovanni Mongini