C’era una volta Dracula. Un condottiero romeno così spietato da diventare famoso col soprannome di Vlad l’impalatore e da ispirare lo scrittore irlandese Bram Stoker a plasmare su di lui il personaggio che avrebbe reso popolare in tutto il mondo la figura del vampiro.
Intere generazioni hanno passato notti insonni nel terrore di essere visitati nel sonno da una creatura pallida e crudele avida del loro sangue. Poi verso la fine degli anni Settanta è arrivata Anne Rice con le sue interviste, Charlaine Harris coi suoi morti, Tanya Huff coi suoi legami di sangue, fino a Stephenie Meyer. E lì è stato il vero crepuscolo della gloria dei vampiri. Creature spaventose, crudeli, elementali ridotte ad adolescenti brufolosi. Sigh.
D’accordo, l’abbiamo fatta un po’ semplice e anche un po’ di parte. La buona notizia però, almeno finché non verrà il momento di andare a letto e cercare di addormentarsi, è che i vampiri cattivi, ma proprio cattivi, sono tornati. E hanno bisogno di sangue. Tanto sangue, perché questi non solo lo bevono, lo respirano proprio.
E la notizia ancora migliore è che a raccontarli c’è una delle penne migliori dell’orrore italiano, definito qualche volta – con uno di quei paralleli che in realtà noi non amiamo gran che – lo “Stephen King italiano”: Gianfranco Nerozzi. E non con un solo racconto ma con una vera e propria serie, intitolata “Cruciform”, che è in corso di pubblicazione in questo periodo per Delos Digital.
E no, guardate, tirare fuori l’aglio questa volta non basterà.