IL CINEMA DI GENERE DI UMBERTO LENZI 06 – PARTE 04

Umberto Lenzi tra commedie e sentimento – Parte 04

Incontro nell’ultimo paradiso (1982) è un altro film alimentare di Lenzi che però conserva alcuni motivi di interesse, non fosse altro per il fatto che la VHS è diventata una sorta di rarità per collezionisti. Per vederla me la sono dovuta aggiudicare nel corso di un’asta bandita su E-bay. Il soggetto del film è un’idea originale di Giovanni Lombardo Radice e Marina Garroni che lo sceneggiano e realizzano pure i pessimi dialoghi. Le ottime scenografie e i costumi sono di Angelo Santucci, il rapido montaggio è dell’esperto Vincenzo Tomassi, mentre la suggestiva fotografia tropicale è di Giovanni Bergamini. Il commento musicale – romantico e sdolcinato stile Laguna Blu – è di Budy-Maglione, con il complesso Victoria che canta As the night di Sundance. Interpreti: Sabrina Siani (il film è un inno alle sue grazie), Rodolfo Bigotti, Mario Pedone, Renato Miracco, Sal Borgese e Wai Laung. Diciamo subito che la trama ricalca molti vecchi film esotico-avventurosi, ma la sua originalità sta nelle varianti umoristiche che spesso rasentano il trash.

Il film è girato ai tropici, per la precisione a Santo Domingo, ma a un certo punto c’è la finzione di trovarsi all’interno della foresta amazzonica. A questo proposito Lenzi mi ha precisato: Il film è girato a Santo Domingo, ma figura essere un posto immaginario: l’isola di Manioca, dove ovviamente ci sono serpenti, elefanti, tutte cose che ai Caraibi non si trovano. Il titolo originale del film doveva essere La figlia della giungla, che venne stupidamente cambiato dai distributori. Le scene con gli animali furono girate altrove, quelle con elefanti in Italia”. La location esotica è molto ben fotografata, tra spiagge tropicali bianchissime, iguana, serpenti, scimmie e pappagalli multicolori. Ringo (Bigotti) e Butch (Miracco) sono due improbabili turisti americani alla scoperta di isole tropicali popolate da finti indigeni che si esibiscono per gli stranieri. I due ragazzi si stancano presto di visitare città e attrazioni artificiali, perciò decidono di risalire il fiume alla scoperta di luoghi inesplorati. Nella foresta incontrano una tribù di selvaggi che dovrebbero essere cannibali, ma non mangiano nessuno e in compenso sono sedotti dal potere di un accendino. Il maggior pericolo al villaggio indigeno è solo una brutta megera che vuole andare a letto con Ringo. I ragazzi fuggono dai selvaggi quando arrivano i banditi capitanati dal francese Duprè (Sal Borgese) che sono a caccia di diamanti. Ringo e Butch incontrano una seducente Tarzan interpretata da Sabrina Siani – starlet del fantasy all’italiana – che indossa un costume ridottissimo. I ragazzi scoprono che la ragazza si chiama Susan, è l’unica superstite di un incidente aereo e vive nella foresta dall’età di tre anni. Entrambi si innamorano di Susan, che però preferisce Butch e il loro amore giunge a compimento dopo un paio di scene stile Laguna blu. Nel comico finale Butch si getta persino dall’elicottero per restare insieme alla ragazza. Il punto centrale del film si svolge nella foresta dove assistiamo a una lotta tra i due americani e la gang dei comici cattivi capitanata da Duprè. In ballo c’è una fortuna in smeraldi che la ragazza e gli indigeni del villaggio devono difendere. I ragazzi hanno la meglio, si prendono i diamanti e riescono a scappare con un elicottero fermo da vent’anni, alimentandolo con petrolio trovato nel fiume. Il cattivo Duprè è catturato e Ringo lo porta in galera intrappolandolo in una rete che spenzola dall’elicottero. Tutto molto fumettistico. Nelle ultime sequenze vediamo Ringo, Butch e Susan di nuovo insieme a New York: la ragazza è tornata nel mondo civile e adesso indossa jeans alla moda.

La location esotica è il piatto forte del film e il regista utilizza le foreste tropicali dominicane per far credere che ci troviamo nella foresta amazzonica. Sono interessanti anche le scene che illustrano la vita locale di una città dominicana e immortalano il venditore di granizado, il colore di un bar tropicale e le auto stile anni Cinquanta. Spettacoli organizzati per i turisti ci mostrano anche le danze tribali dominicane che accompagnano le evocazioni dei morti nei riti vudu. La parte girata sul fiume presenta le baracche dove vive la povera gente e per contrasto una lussureggiante vegetazione ripresa con una stupenda fotografia aerea. Questo film contamina mondo movies, cannibalico, avventuroso puro, esotico e a tratti pure il comico stile Bud Spencer e Terence Hill. Purtroppo ci sono alcune situazioni che indicano la penuria di mezzi economici, perché quando la barca dei ragazzi si capovolge a causa delle cascate, il trucco è modesto e lo spettatore si rende conto che non si tratta di vere rapide… L’incontro con i selvaggi fa pensare ai vecchi cannibal movies di Lenzi anche perché gli indigeni si presentano sporchi di fango e minacciosi. Lo spettatore si attenderebbe qualche parte truculenta o avventurosa e invece si cade subito nel comico più trash. I selvaggi sono spaventati da un accendino e l’unico sacrificio che chiedono a Ringo è quello di andare a letto con una brutta megera. Il comico prende il sopravvento anche quando i ragazzi vengono messi al palo e si salvano solo perché arriva il cattivo Duprè a caccia di smeraldi. La banda dei criminali è davvero degna del miglior fumetto di Alan Ford: il capo ha un occhio solo, un altro è balbuziente e l’ultimo è un ciccione poco intelligente. La fuga nella giungla dà il via a un’altra parte stile mondo movies con elefanti (a Santo Domingo non ci sono, ma qui la location è fantastica), scimmie e pappagalli.

Quando i ragazzi incontrano Susan, la ragazza – Tarzan che indossa un succinto bikini, viene naturale andare con la memoria ai vecchi prodotti della Romana Film di Fortunato Misiano. Mi riferisco a quelle bizzarre pellicole oscillanti tra esotismo ed erotismo come Gungala la vergine della giungla (1967), Samoa regina della giungla (1967), Tarzana sesso selvaggio (1969). Tutte pellicole molto simili nella trama e costruite intorno alle nudità, discrete per la verità, delle avvenenti protagoniste. Gungala la vergine della giungla (1967) di Romano Ferrara è il primo di questi film sexy africani ed è interpretato da Kitty Swan che lavorerà anche in Gungala la pantera nuda, girato da Ruggero Deodato (1968). Troveremo nei panni delle ragazze selvagge anche due attrici che faranno la futura commedia scollacciata italiana: Edwige Fenech (in Samoa regina della giungla) e Femi Benussi (Tarzana sesso selvaggio). Tutti film che a livello di scene erotiche promettono molto di più di quanto mantengono. Samoa regina della giungla venne girato nel 1968 da Guido Malatesta, su soggetto e sceneggiatura di Gianfranco Clerici, con un budget così irrisorio che lo dovettero infarcire di documentari naturalistici sul Borneo per garantire una durata di novanta minuti. Il film, nonostante si avvalga della presenza di Edwige Fenech e Femi Benussi, non accontenta neppure la vista dello spettatore. La coppia Malatesta-Clerici si ripete nel 1969 con Tarzana sesso selvaggio, che fa il verso al film di Deodato copiando lo spunto della ricca ereditiera perduta nella giungla (Tarzana-Benussi) e imbastendo il solito scontro tra buoni e cattivi in mezzo alla foresta. Meno rilevanti sono altre due pellicole di imitazione che cavalcavano l’onda del successo della serie Gungala. La prima è Luana la figlia della foresta vergine (1968), diretta e prodotta da Roberto Infascelli con protagonista la vietnamita Mei Chen. La seconda è Eva la venere selvaggia (1968) diretta da Roberto Mauri con la bella brasiliana Esmeralda Barrios, molto attiva nel cinema italiano anni Settanta.

Umberto Lenzi pare voler fare una sorta di citazione cinefila a queste opere del passato e di sicuro Incontro nell’ultimo paradiso ha molte più cose in comune con i vecchi film sexy africani di quante ne abbia con Laguna blu. Il paragone tra la Sabrina Siani nei panni di Susan e Kitty Swan che interpreta Gungala o Femi Benussi che veste il costume di Tarzana viene spontaneo. Il film di Lenzi è molto castigato e la trama da fumetto di avventura abbastanza scontata lascia spazio solo a casti amoreggiamenti. Sabrina Siani sfoggia un ridotto bikini con un audace perizoma che mette in risalto un abbondante fondoschiena. L’attrice non deve parlare molto perché da buona selvaggia non conosce la nostra lingua e allora si limita a saltare da una liana all’altra, nuota, accarezza la sua scimmia (che si chiama Sita!) e vive sopra un albero. Vediamo diverse sequenze dove mostra una bella mise con il seno nudo e intorno a lei ci sono ippopotami e fenicotteri rosa. La musica suadente ricorda Laguna blu e i ragazzi la osservano come una dea delle acque che esce bagnata e seminuda dal fiume. L’interpretazione di Sabrina Siani è sufficiente, anche se le sue pose da selvaggia, il grido da Tarzan e i movimenti a scatti nella giungla fanno un po’ sorridere. Gli attori maschi sono pessimi, soprattutto Rodolfo Bigotti, che ricordiamo anche ne La Liceale con Gloria Guida. Vorrebbe risultare simpatico ma le battute che deve recitare lo rendono odioso e insopportabile. Meglio Renato Miracco, pure se anche lui non è il massimo dello spontaneo e lascia a desiderare quando dovrebbe far vedere il suo trasporto amoroso verso la bella Siani. Sal Borgese è un divertente bandito trash che sembra uscito da una caricatura di Magnus e Bunker, però risulta gradevole. Le parti deboli del film sono la sceneggiatura, il soggetto e i dialoghi, mentre una regia accurata e una fotografia ben fatta lo salvano dal disastro più totale. Dialoghi trash come: “Tarzan non scopa Jane?”, “Non ha l’aria molto sveglia però c’ha un culo…”, “Tu Jane… io Tarzan”, “Che lo hai letto nel Libro della giungla?”, “E tu Sita ce l’hai il fidanzato?”, ce li potevano pure risparmiare. Le sequenze erotiche diventano trash e ci divertiamo quando Butch insegna a Susan come si bacia, ma lei non apprende molto bene. In compenso comincia a parlare la nostra lingua e la prima cosa che dice è “culo”! Diciamocelo pure che la cosa più bella del film è Sabrina Siani e che la sua visione in bikini ridotto può valere ancora il prezzo del film, soprattutto quando cavalca un elefante con grande naturalezza.

Il filone cannibal torna alla ribalta con le scene di animali mostruosi quando un finto ragno gigante minaccia l’incolumità di Ringo e la Siani provvede. La tensione avventurosa non esiste perché irrompono sempre nuove situazioni comiche a stemperare l’azione. Molto trash è l’addestramento dei selvaggi alla guerra come se fossero una truppa dell’esercito, ma pure il tetto della casa della Siani che cade sui banditi non è da meno. Citiamo anche la scimmia che colpisce i criminali con la chiave inglese e una catapulta che viene esperimentata da Butch a suo danno.

A un certo punto della pellicola c’è un esplicito riferimento a Laguna blu di Randal Kleiser (1980), quando Susan invita Butch nel fiume e lui grida: “Laguna blu, arrivo!”. Sabrina Siani presenta una vaga somiglianza con Brooke Shields, soprattutto perché entrambe sono molto belle ma non sono certo il massimo dell’erotismo. Renato Miracco non ha niente di Cristopher Atkins, ma ci prova lo stesso a rifare la scena d’amore acquatico con la sua ragazza. Si tratta di una parte romantica piuttosto noiosa che mostra la Siani a seno nudo, qualche bacio in un sottofondo di musica romantica, qualche scherzo acquatico e poco altro. Il finale scade ancora di più nel comico-trash con i banditi che catturano la Siani e Borgese se la vorrebbe fare, ma non ci riesce. Finisce a scazzottate e pare d’essere nella sceneggiatura di un film di Bud Spencer e Terence Hill con dialoghi da fumetto tipo: “Presto o tardi ci rincontreremo!”. L’ultima scena mette la firma del trash con un “W la mela!” di Bigotti che palpa il sedere alla Siani in una strada di New York…

Paolo Mereghetti concede una stella al film e conclude: “Stanco Lenzi alimentare che ibrida il cannibal movie con il comico-esotico e qualche innocente topless. Un film per capitalizzare sulle grazie di una starlet che esordì con Jess Franco e poi scomparve nel nulla”. Marco Giusti lo definisce “un disastroso sottotarzan che dovrebbe portare al cinema gli spettatori giovani di Laguna blu… più comicarolo che erotico o avventuroso”.

In parte condivido le stroncature dei due critici ma ci tengo a porre l’accento sull’originalità di una pellicola  che non ha niente a che vedere con Laguna blu, se non una minima atmosfera musicale e qualche sequenza d’amoreggiamento acquatico. Incontro nell’ultimo paradiso è importante perché produce una contaminazione di generi che va dal cannibal movie all’esotico-erotico, passando per avventuroso, comico, mondo movie e soprattutto la serie dei Tarzan in gonnella di fine anni Sessanta.

(6/4 – fine)

Gordiano Lupi