LA FORMA DELL’ACQUA

SCHEDA TECNICA

Titolo originale: The shape of the water

Anno: 2017

Regia: Guillermo del Toro

Soggetto: Guillermo del Toro

Sceneggiatura: Guillermo del Toro e Vanessa Taylor

Direttore della fotografia: Dan Laustsen

Montaggio: Sidney Wolinsky

Musica: Alexander Desplat

Effetti speciali: Warren Appleby, Legacy Effects e Dennis Berardi

Produzione: Guillermo del Toro, J. Miles Dale e Liz Sayle

Origine: Stati Uniti

Durata: 2 h e 3′

CAST

Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, Octavia Spencer

TRAMA

Stati Uniti 1962: Elisa è una donna delle pulizie, muta, con un’infanzia terribile alle spalle e ha come unici amici Zelda, una collega afroamericana oppressa da machismo e razzismo e il vicino di casa Giles, gattofilo, creativo e discriminato per la sua omosessualità sul lavoro e nei rapporti sociali. Eliza e Zelda lavorano in un laboratorio segreto del governo, dove un giorno il perfido colonnello Strickland porta una creatura anfibia dalla forma umanoide, catturata in Amazzonia e che è destinata a diventare una cavia per esperimenti, scatenando anche l’interesse di una spia sovietica in piena guerra fredda. Tra Elisa e l’essere nasce un’amicizia e un’attrazione fisica, e con l’aiuto di Zelda e Giles lo fa evadere e lo ospita in casa in attesa di portarlo verso il mare. Ma forse i loro due mondi sono incompatibili, o forse lo stare insieme è l’unica speranza in una società di intolleranti.

NOTE

Ha trionfato agli Oscar, ponendosi come secondo film di genere fantastico dopo Il ritorno del re a convincere l’Academy: La forma dell’acqua è il coronamento della carriera di Guillermo del Toro, regista messicano che nel suo curriculum ha fiabe nere, storie di supereroi, gotico ottocentesco e robot giganti in stile Go Nagai.

Un film forse non perfetto, con toni che alternano atmosfere zuccherose e flou a momenti molto crudi, con echi de Il favoloso mondo di Amélie (ma Elisa è un’Amélie più disperata) e omaggi al cinema hollywoodiano anni Cinquanta, compreso quello di serie B, visto che l’essere riprende il protagonista de Il mostro della laguna nera, diventato un cult movie nel corso dei decenni.

Un film però molto interessante, per come ricostruisce un’epoca spesso idealizzata ma in realtà terribile, in cui dilagavano intolleranze verso ogni tipo di diversità, di etnia, di orientamento sessuale, di genere, di disabilità: non è un caso che il cattivo sia un membro dell’esercito, misogino, maschilista, molestatore, razzista, simbolo quindi di tutti i mali di quel tempo non spariti nemmeno oggi.

La forma dell’acqua riprende in maniera originale l’archetipo della Bella e la Bestia, con un essere di un altro mondo, adorato come un dio e con poteri magici, e una vinta della società, che in lui trova amicizia e gratificazione anche fisica, in un amore che forse durerà per sempre come nelle migliori fiabe.

Come appassionati di fantastico non si può che essere felici per il trionfo de La forma dell’acqua agli Oscar, non bloccato dalle accuse di plagio della vigilia, perché è un ulteriore riconoscimento della qualità di un immaginario che racconta come metafora la realtà e denuncia le discriminazioni, proponendo un mondo migliore. Una cosa attualissima oggi, negli States governati da un presidente intollerante e eletto con un voto di minoranza, che predica razzismo, sessismo e omofobia, già solo per la nazionalità del regista, che appartiene a uno di quei Paesi che l’attuale amministrazione vede come nemici.

La forma dell’acqua non è forse un capolavoro assoluto, ma è un film di cui c’era bisogno, e Guillermo del Toro non si è adagiato sugli allori, ma ha già firmato un contratto con la Fox per nuovi film scritti e diretti da lui di genere fantastico, e sta approntando una nuova etichetta per produrre pellicole di altri sempre ascrivibili alle storie che ama. Ci sarà molto da vedere di del Toro nei prossimi anni.

Elena Romanello