I gialli, i thriller e… altro
Fra i vari generi affrontati da Umberto Lenzi, una menzione particolare va sicuramente fatta per i gialli/thriller, che il regista ha affrontato in due momenti diversi con due modalità diverse: per cominciare il giallo all’italiana, per il quale Lenzi ha inventato un sotto-genere specifico, quello del “giallo erotico italiano”, che in seguito egli stesso definirà “thriller dei quartieri alti”, firmando la trilogia composta da Orgasmo (1969), uno dei film più venduti negli Stati Uniti in quel periodo, Così dolce… così perversa (1969) e Paranoia (1970), tutti interpretati dall’ex stella hollywoodiana Carroll Baker. In tutti questi film egli combina erotismo, psicologia e intrighi del mondo della nobiltà.
Nei primi anni Settanta in seguito, dopo la rilettura del thriller argentiano da parte di vari cineasti, anche Lenzi decide di inserirsi nel filone con ben cinque film: Un posto ideale per uccidere (1971), Sette orchidee macchiate di rosso (1972), Il coltello di ghiaccio (1972), Spasmo (1974) e Gatti rossi in un labirinto di vetro (1975). Tutte queste pellicole seguono più o meno fedelmente il modulo argentiano, a differenza di Spasmo, il quale predilige invece calcare terreni più introspettivi e psicologici.
Diamo uno sguardo alle trame, cominciando con Orgasmo (1969), che narra la vicenda di una ricca vedova americana che si ritrova nella sua villa un giovane, accompagnato dalla sorella. I due la spingono fino al suicidio, facendola impazzire. Dietro c’è un piano ben preciso, orchestrato dall’avvocato della donna, per toglierle tutto il suo patrimonio. Una volta riusciti nell’intento, però, i tre scoprono una scomoda verità.
In Così dolce… così perversa (1969), che vede le musiche composte da un grande Riz Ortolani, una donna si insinua nel rapporto di una coppia aperta a nuove esperienze sessuali. Alla fine si scopre che c’era un complotto a tre per mettere le mani sull’eredità di un uomo.
La trama di Paranoia (1970) ci mostra la bella Helene invitata a Palma di Maiorca dal suo ex marito, Maurice, nel frattempo risposatosi con la più anziana Costance. Giunta sul luogo apprende, con sorpresa, che ad invitarla in realtà è stata proprio Costance: la donna infatti intende servirsi dell’aiuto di Helene per uccidere Maurice. In cambio di un lauto compenso Helene accetta, ma durante la gita in barca che dovrebbe servire per eliminare Maurice, l’uomo si accorge dell’accordo fra le due donne e uccide Costance. Helene deve tacere, essendo invischiata in prima persona nei fatti. Solo successivamente Helene comprende che Maurice tradiva l’anziana moglie con Susan, figlia diciottenne di Costance. Al fine di non essere ricattati Maurice e Susan eliminano Helene simulando un incidente. La polizia, però, forse ha intuito tutto.
Un posto ideale per uccidere (1971) vede fra gli interpreti Irene Papas, Ornella Muti, Ray Lovelock, Sal Borgese e Ugo Adinolfi, mentre le musiche sono opera di un impensabile, in questo ruolo, Bruno Lauzi. La storia è quella di una coppia di studenti danesi che si fa ospitare da una ricca signora americana che ha appena ucciso il marito. La donna decide di incastrare i due giovani, mettendo il cadavere del marito nelle loro auto.
Sette orchidee macchiate di rosso (1972) vede alle musiche ancora Riz Ortolani: un assassino compie due omicidi con vittime donne e si firma lasciando sul luogo del delitto una mezzaluna d’argento. Una donna di nome Giulia viene aggredita con la stessa metodica durante il viaggio di nozze ma riesce a salvarsi. La polizia capeggiata dal commissario Vismara inizia ad indagare su questi casi di violenza, ma è il marito di Giulia, Mario, a scoprire che le tre vittime del maniaco hanno un legame: tutte hanno trascorso del tempo in un centro turistico di una località balneare. Mario mette immediatamente al corrente il Commissario di ciò che ha scoperto, e questi provvede rintracciando e proteggendo tutte le altre donne, tuttavia l’assassino riesce a uccidere alcune di loro nonostante la protezione fornita dalla polizia. Alla fine Mario riesce ad impedire all’assassino di uccidere Giulia, e si scopre anche il movente: il maniaco è un pastore evangelico fratello di un uomo che era morto per omissione di soccorso in quella località balneare, all’epoca dei fatti venne ipotizzato che il colpevole fosse una giovane donna e il pastore reso folle dalla rabbia decise di uccidere tutte le possibili colpevoli.
Il coltello di ghiaccio (1972), ancora con Carroll Baker, protagonista della trilogia dei “thriller dei quartieri alti”, vede la famosa cantante Jenny Ascot in visita dalla cugina Martha Caldwell, da tempo muta a seguito di uno shock subito dopo un incidente ferroviario nel quale morirono entrambi i genitori. Martha appare entusiasta nel rivedere la cugina ma, durante il viaggio verso casa, entrambe scorgono lo sguardo di un uomo dallo specchietto della macchina. Casa Caldwell è immersa nelle nebbie dei Pirenei, ed il clima triste lascia Jenny alquanto scossa. Durante la notte Jenny viene attratta da un grosso rumore proveniente dal garage della villa. Scesa nel deposito auto, viene assassinata da una figura ignota. La polizia è convinta si tratti di opera di un maniaco e si mette sulle tracce dell’uomo che, qualche sera prima, spiò Jenny e Martha. Dopo pochi giorni, anche la governante di casa Caldwell, la signora Pretòn, viene rinvenuta uccisa da un maniaco. Braccato dalla polizia, l’uomo che spiava Jenny e Martha viene arrestato. Pochi giorni prima anche la fidanzata di quest’ultimo era stata rinvenuta morta, lungo un fiume. Il caso sembra chiuso ma, qualche settimana dopo, la piccola Christine, amica di casa Caldwell, viene ritrovata strangolata. La polizia, dunque, riapre le indagini e scopre che la fidanzata del vagabondo era morta per overdose e non per mano del ragazzo arrestato. Solo alla fine si scopre che l’assassina è proprio Martha: aveva ucciso la cugina perché invidiosa della sua bella voce poi, per avvalorare la tesi del maniaco, aveva assassinato la signora Pretòn. La piccola Christine era stata uccisa perché, sebbene in modo assai ingenuo, aveva scoperto elementi che potevano incriminare Martha. Vistasi scoperta, colta da forte emozione, Martha ritrova la voce, gridando e parlando ad alta voce ma, nonostante questo aspetto positivo, ora è più sola che mai e viene tratta in arresto dalla polizia spagnola.
Spasmo (1974), che vede fra gli interpreti Ivan Rassimov e alle musiche il maestro Ennio Morricone, ci racconta di Christian, azionista di maggioranza nella fabbrica del fratello Fritz, che un giorno, mentre cerca di appartarsi in riva al mare assieme ad una ragazza, rinviene un manichino di donna seviziato, e poco dopo trova sulla spiaggia Barbara, una giovane svenuta cui presta soccorso. Ne è subito attratto, ma la ragazza fugge in automobile. L’uomo riesce a rintracciarla sullo yacht del suo spasimante Alex. Sedotto dalla donna, Christian si lascia condurre in un motel. Nel bagno della stanza, tuttavia, viene aggredito da uno sconosciuto armato di pistola e, dopo essersi impadronito dell’arma, fa partire un colpo che lo abbatte. Credendo di averlo ucciso fugge con Barbara verso una rocca sperduta sulla scogliera. Alla rocca incontra Malcolm e Clorinda, un signore anziano e una ragazza che sostengono di avere affittato l’abitazione. Christian è certo di aver già visto i due in passato. Il fatto di non aver trovato il cadavere del suo aggressore quando era tornato al motel, poi, cui ora si unisce il costante rinvenimento di forbici insanguinate, sembrano voler farlo impazzire, anche perché i misteriosi affittuari non credono alla sua storia. Convinto di essere vittima di un complotto, il mattino dopo prende l’automobile per andare a cercare Barbara. Mentre mette in moto la macchina, Barbara appare in lontananza alle sue spalle. Poco dopo, sentendo dei rumori strani, scende dal veicolo. L’aggressore della sera prima, Torres, si materializza, prendendolo in ostaggio e conducendolo verso un dirupo. Christian si salva anche questa volta, uccidendo Torres e lanciando poi l’auto nel vuoto. Entrato quindi di nascosto in fabbrica, ascolta un colloquio tra i vari complici del complotto. A Fritz viene comunicato che il piano d’emergenza è riuscito, per la disperazione di Barbara, la quale in buona fede pensava di dover convincere Christian a farsi curare in un ospedale psichiatrico, a causa di turbe mentali che già in passato lo avevano costretto al ricovero. Le cose dovevano in effetti andare così, ma l’imprevisto innamoramento di Barbara e la pietà di Malcolm avevano cambiato il programma. Per questo Malcolm era stato ucciso. Christian va dal fratello, che lo accusa di essere stato da piccolo la causa della morte del padre, ufficialmente suicida. Il filmato che Fritz sta guardando mostra i suoi funerali: il sopravvissuto riconosce Malcolm, e improvvisamente recupera nella memoria anche l’identità di Clorinda, infermiera dell’ospedale psichiatrico. In seguito raggiunge Barbara, ormai rassegnatasi a vivere con Alex, e l’abbraccia, ma mentre i due già sognano un futuro insieme l’uomo la uccide. Alex rientra trovando l’amata morta: l’assassino, distrutto, lo implora di sparargli. Un colpo di telefono, nello studio di Fritz, comunica all’imprenditore la morte del fratello. Prima di arrivare sul posto, entra in una stanza piena di manichini seviziati: la malattia di cui soffriva Christian era ereditaria.
Gatti rossi in un labirinto di vetro (1975), musicato da Bruno Nicolai, narra di un gruppo di americani in gita a Barcellona che si trova improvvisamente coinvolto in una serie di efferati delitti in cui un ignoto assassino uccide a coltellate giovani donne cui strappa poi l’occhio sinistro. La polizia sospetta, dopo avere a lungo brancolato nel buio, che l’omicida sia il pubblicitario Mark Burton, amante della signorina Paulette Stone. L’uomo, dal canto suo, ritiene che responsabile degli omicidi sia però sua moglie Alma, da tempo malata di nervi. A scoprire la verità, con l’aiuto di una foto scattata da una delle vittime, è una giovane lesbica, Naiba. L’assassina, poiché è di una donna che si tratta, è Paulette: priva di un occhio perso in un incidente, uccide per “vendicare” la sua inferiorità. Trovandosi faccia a faccia con lei, Naiba sta per subire la sorte delle altre donne, ma la polizia interviene in extremis, uccidendo Paulette.
E per non farci mancare nulla del cinema di genere di Umberto Lenzi, non possiamo non citare anche la sua unica incursione nell’avventura fantastica, il fantasy La guerra del ferro – Ironmaster (1983) scritto sulla falsariga di Conan il barbaro e interpretato fra gli altri da George Eastman con le musiche di Guido e Maurizio De Angelis, conosciuto anche come gli Oliver Onions. Il film racconta la storia di Vud, esiliato dal suo villaggio, che scopre l’uso del ferro e ci fabbrica una bella e potente spada, capace di sottomettere molti popoli finché si scontra con Ela.