Da stimato giornalista della Rai a poeta dalle rime giocose, a scrittore. Oreste Lopomo aggiunge un altro importante tassello al suo già apprezzato percorso professionale che si nutre di competenza e passione. In verità, l’incursione nella narrativa era nell’aria. Infatti, qualche anno addietro, in una stimolante e divertente serata estiva a Metaponto (fascinosa località archeologica e turistica che si affaccia sul Mar Jonio) nella quale ebbi il piacere di presentare le poesie svagate e psichedeliche delle sue raccolte “Ampexando” e “Poeti di limoni forever and ever”, gli chiesi se avesse in mente storie da trasporre in prosa, Oreste non lo escluse, anzi. E così, oggi è arrivato anche il romanzo.
Il titolo è “Malanni di stagione” (Cairo Edizioni) e guarda caso, ha come personaggio centrale un cronista di giudiziaria le cui vicende si dipanano in una trama che si tinge di giallo in una città di provincia che sembra Potenza, dove è nato, vive e lavora come caporedattore della Rai regionale, l’autore.
LO SCRITTORE RAFFAELE NIGRO HA DEFINITO IL TUO ROMANZO UN GIALLO SUI GENERIS, RITMATO E DENSO DI EMOZIONI. QUANDO HAI PENSATO A QUESTA STORIA QUAL ERA IL TUO INTENTO?
L’intento principale era di raccontare una storia che vedesse protagonista la provincia con i suoi pregi e i suoi difetti, i suoi riti, le sue consuetudini ed anche i suoi pregiudizi. Come hai sottolineato, Raffaele Nigro ha definito “Malanni di stagione” un giallo sui generis. Penso che la caratteristica del giallo sia da attribuire forse soprattutto al ritmo e alla costruzione del plot narrativo e non tanto al racconto in sé.
LA TRAMA SI SVILUPPA TRA CRONACA QUOTIDIANA E MAGLIE DELLA GIUSTIZIA E DELLA POLITICA, IN UNA CITTA’ DI PROVINCIA. QUANTO C’E’ DI REALTA’ E QUANTO DI INVENZIONE?
E’ una storia di fantasia ambientata in una città di provincia che non ha nome e dove prende corpo una vicenda che non ha connotazioni definite dal punto di vista territoriale ma che vuole raccontare anche con ironia un dramma umano che disvela le contraddizioni di una piccola comunità dove tutti si conoscono e dove per forza di cose le relazioni sono decisamente corte. E’ chiaro che un autore quando scrive può anche prendere spunto da spezzoni di realtà, ma lo strumento che dà valenza e sostanza alla forma del romanzo è quello che chiamo frullatore narrativo.
NEL TESTO UTILIZZI UN LINGUAGGIO SERRATO, NETTO, SPEDITO. CHE TIPO DI RAPPORTO RITIENI CI SIA TRA LA TUA NARRATIVA E LA TUA SCRITTURA GIORNALISTICA? QUANTO TI E’ SERVITA L’ESPERIENZA PROFESSIONALE NELL’ELABORAZIONE DELLA TRAMA?
Qualcuno mi ha detto che il linguaggio usato può essere definito da letteratura descrittivo-fotografica. Non spetta a me ovviamente fare valutazioni perché non sarei in grado di giudicare la mia scrittura, credo però di poter dire che “Malanni di stagione” nasce dalla irrefrenabile passione per lo scrivere e anche dalla predilezione per la poesia minimalista che è stata il mio primo e non dimenticato amore. Certo un rapporto tra la narrativa e la scrittura della cronaca può esserci ma sono convinto che il linguaggio giornalistico può avere tra i suoi pregi la chiarezza e l’essere conciso ma questi, a mio modo di vedere, non sono elementi sufficienti a renderlo tout court linguaggio letterario. L’esperienza giornalistica forse mi ha aiutato a fotografare meglio il contesto ma si tratta di una connotazione aggiuntiva rispetto alla definizione dell’intreccio e anche del linguaggio del romanzo che, grazie al buon cuore di qualche critico, richiamerebbe in alcuni tratti il linguaggio “ordinario” di una certa letteratura americana.
IL PROTAGONISTA E’ UN CRONISTA. QUALI SONO GLI ELEMENTI DISTINTIVI CHE HAI VOLUTO DARGLI? QUANTO DI UMANITA’ C’E’ IN LUI E QUANTO DI AMBIZIONI DA GIORNALISTA CHE INSEGUE LA NOTIZIA?
Davide, il protagonista del romanzo è un giovane cronista giudiziario entusiasta del suo lavoro la cui vita viene sconvolta dall’arresto del suo miglior amico. Una vicenda questa che lo vede sempre più coinvolto soprattutto umanamente e che inizia a mostrargli sotto una diversa luce tutto ciò che fino al giorno prima lo eccitava. E da questo mutato atteggiamento prende avvio l’intreccio narrativo nel quale l’umanità del giornalista si manifesta proprio in questo continuo dissidio interiore tra il voler fermare l’ingranaggio del tritacarne mediatico giudiziario e la libidine della notizia. Non si tratta di una riflessione razionale ma dell’alternarsi di sensazioni, di moti dell’animo che sono propri della valenza descrittiva dei personaggi di un romanzo. “Malanni di stagione” racconta una storia e non ha e non vuole avere la pretesa di imbarcarsi in diatribe sociologiche.
E POI C’E’ UN LINGUAGGIO IRONICO E I PERSONAGGI MACCHIETTA. UNA SORTA DI FAUNA DI PROVINCIA CON NOMI IMPROBABILI, UN PO’ COM’ERA NELLE ABITUDINI DI PIERO CHIARA NEI SUOI RACCONTI, CHE RISPECCHIANO LE CARATTERISTICHE PERSONALI DELL’INDIVIDUO E CHE STEMPERANO IL CLIMA AMARO…
L’ironia e l’autoironia sono il sale della vita. E sono d’accordo con te quando riferendoti ad alcuni personaggi del romanzo li chiami “personaggi macchietta, una sorta di fauna di provincia”. Del resto un racconto sulla provincia non può prescindere da coloro che la popolano. E poi anche quando ho scritto poesie ho sempre cercato di non tradire l’insegnamento del grande Wystan Hugh Auden secondo il quale senza un qualche sottofondo comico non si possono scrivere genuini versi seri!