Il thriller erotico – Sergio Martino incontra Edwige Fenech… e non solo – Parte 01
Lo strano vizio della signora Wardh (1970) è un thriller erotico interessante soprattutto perché si tratta della prima pellicola (di una lunga serie) che Edwige Fenech interpreta con regista Sergio Martino e produttore suo fratello Luciano. Il film sfrutta un soggetto di Edoardo Maria Brochero, Ernesto Gastaldi e Vittorio Caronia, sulla scia del successo de Il dolce corpo di Deborah (1968) di Romolo Guerrieri e de L’uccello dalle piume di cristallo (1970) di Dario Argento. Tra gli interpreti troviamo George Hilton, Alberto De Mendoza, Edwige Fenech, Manuell Gil, Carlo Aliughiero, Ivan Rassimov e Cristina Airoldi. Sergio Martino sceglie la Fenech come protagonista dopo che l’ha conosciuta sul set de I peccati di Madame Bovary (1969), film di cui aveva curato la versione italiana.
Edwige Fenech è Julie Wardh, una donna sposata con un ricco borghese (De Mendoza) che nel corso del film diventa l’amante del giovane George Hilton ed è ancora tormentata dall’ex fidanzato Ivan Rassimov. Un triangolo imperfetto, complicato dalla presenza di un maniaco che uccide le prostitute per le strade di Vienna. Nel film si apprezzano interessanti parti oniriche, soprattutto i ricordi della Fenech quando ripensa al fidanzato violento. Una sequenza vede la bella attrice rivoltarsi nel fango sotto i colpi di Rassimov che la bacia e la possiede dopo averle strappato i vestiti. Il rapporto tra la Feneche Rassimov è sadomasochista e la pellicola presenta la coppia unita da una perversione che li rende complici. Sono numerose le parti oniriche e i flashback della Fenech che mostrano intense scene erotiche intrise di sensualità torbida e malsana. Possiamo ammirarla quasi completamente nuda nel bagno e poi assistiamo all’incontro con Rassimov che le ha spedito un mazzo di rose. “Niente unisce più di un vizio in comune” dice. Si comprende il senso del titolo, mentre un nuovo biglietto di Rassimov contiene il titolo di un film che verrà: “Il tuo vizio è una stanza chiusa e io ne ho la chiave”.
Le scene più erotiche e torbide sono gli incubi della signora Wardh che rivive passate esperienze con il compagno, ricorda la sua violenza e soprattutto quanto ne era succube. Una sequenza mostra Rassimov che tagliuzza il seno della Fenech con alcuni cocci di bottiglia, le strappa il reggiseno, la tocca e subito dopo la costringe a un rapporto violento. Il maniaco colpisce e uccide a colpi di rasoio prima una prostituita nel bagno di casa sua, poi tocca a Carol, l’amica della signora Wardh, che durante la notte viene massacrata a coltellate in un parco. La parte dell’amica è recitata da Cristina Airoldi che adesso fa la produttrice cinematografica proprio come Edwige Fenech. George Hilton è il cugino di Carol che dopo una gita in moto e alcune romanticherie anni Settanta (la scena della mela intagliata) si porta a letto la Fenech.
La musica di Nora Orlandi (fuori posto) si fa intensa e melodrammatica nei momenti topici della pellicola e sottolinea le fasi erotiche più calde. Hilton e la Fenech amoreggiano sul divano in una delle scene più spinte di tutta la filmografia di Edwige Fenech che esibisce le natiche nude tra le mani del maschio.
Il film non è eccezionale, lo ricordiamo soprattutto per esplicite sequenze erotiche che vedono protagonista una Fenech alle prime armi. Purtroppo si vede che anche Martino è alle prime regie, visto che le poche cose buone sono ispirate a Dario Argento e a Romolo Guerrieri. Gli attori non sono eccezionali, il film è recitato con lentezza, i dialoghi sono pesanti e a tratti inutili e ridondanti. Il doppiaggio è impostato secondo canoni manieristici che vengono dalla tradizione romantica anni Sessanta, la colonna sonora è troppo classica e non in sintonia con la pellicola. Edwige Fenech è soltanto molto bella, ma come attrice lascia a desiderare. Nei film successivi dimostrerà le sue vere doti, per il momento sono soltanto in embrione.
La sequenza del maniaco che aggredisce la Fenech nel garage e poi la segue in ascensore lascia a desiderare, così come non è credibile il successivo pianto isterico della donna che mormora al marito: “Non lo so chi era, era vestito di nero, era buio…”. Si procede con lentezza e poca suspense, la tensione non esiste, il film annoia e rischia di far assopire lo spettatore. Meno male che nelle parti oniriche la Fenech si scatena in rapporti sadomaso con l’ex fidanzato. Per allungare il brodo Hilton e la Fenech vanno pure in Spagna a far pesca subacquea e ad amoreggiare in barca. La sequenza del rapporto sessuale si ricorda perché è molto calda e prelude alla scoperta della morte del maniaco. Ivan Rassimov diventa il sospettato numero uno dei tentati omicidi ai danni della Fenech e a un certo punto pare il colpevole. Un finale confuso mostra Rassimov che tenta di ammazzare la signora Wardh con il gas della cucina e subito dopo fa credere che la donna si è suicidata. La Fenech pare morta davvero, ma è soltanto una messa in scena.
Non vi fidate di Marco Giusti che su Stracult scrive: “la signora Wardh non è così vittima come pare, ma è stata proprio lei a mettersi d’accordo con Rassimov per uccidere il marito ed ereditare”. La macchinazione ha per complici il marito, l’ex fidanzato e l’amante che sono tutti d’accordo per liberarsi della signora Wardh ed ereditare. De Mendoza fa fuori Rassimov perché sapeva troppo e poteva essere pericoloso e infine scappa con Hilton. La polizia comprende il gioco e grazie a un medico risoluto e romantico riesce a sventare un delitto che pareva perfetto.
Nel film ci sono molte scene spinte, ma anche la sequenza horror del parco quando muore Cristina Airoldi non è niente male (Argento la imiterà in Quattro mosche di velluto grigio – 1971), così come è originale quella del cuore pulsante che diventa colonna sonora. Il film non può dirsi riuscito, ma resta un capostipite del sottogenere che sta a metà tra il giallo-erotico e il thriller ad alta tensione. Regge bene solo la parte erotica grazie a una Fenech notevole, ma la tensione orrorifica delude molto, nonostante un finale ricco di colpi di scena.
(2/1 – continua)