Nicoletta Vallorani è stata la prima donna a vincere il Premio Urania, nel 1992, e finora anche l’unica, anche se il numero sempre crescente di finaliste al premio fa ben sperare per il futuro. Questo grazie non solo alla sua bravura ma anche al fatto che eravamo in piena epoca cyberpunk e che dopo il film Blade Runner storie con protagonisti replicanti (o simili) sono state ben accette e lei ha saputo cogliere il momento immaginando un noir futuristico di grande presa.
Nata nelle Marche nel 1959, Nicoletta Vallorani si è laureata nel 1981 presso l’università di Pescara con una tesi, assegnatale dal professor Carlo Pagetti, sulla fantascienza di tre grandi autrici americane (Joanna Russ, James Tiptree jr. e Vonda McIntyre) e proprio lo studio di queste scrittrici le aprirà nuovi orizzonti e soprattutto la consapevolezza che le donne possano recitare un ruolo nell’ambito di questa letteratura di genere, sia come autrici che come personaggi.
Trasferitasi a Milano – dove oggi è docente di letteratura inglese all’università statale – inizia a collaborare proprio con Urania come traduttrice e prefatrice e intanto frequenta un circolo specializzato, il Club City: durante una discussione in quella sede si lancia in una scommessa azzardata, cioè che avrebbe vinto il Premio Urania, oltretutto ambientato a Milano e con una protagonista donna. Fino a quel momento ha al suo attivo solo qualche racconto (ne aveva pubblicati a partire dal 1985) ma il passaggio alla dimensione del romanzo lo risolve brillantemente e infatti vincerà il premio; il suo romanzo si intitola Il cuore finto di DR e avrà un seguito con DReam Box nel 1997, ma nel frattempo si è data ad altri generi e ha pubblicato altri due romanzi che la pongono alla ribalta: il noir Dentro la notte e ciao e il giallo umoristico La fidanzata di Zorro. Da quel momento pubblicherà solo sporadicamente fantascienza privilegiando invece il noir – con titoli quali Cuore meticcio, Le sorelle sciacallo, Eva, Le madri cattive, Lapponi e criceti (finalista al Bagutta nel 2011) – e la narrativa non di genere con Cordelia ma anche una serie di libri per ragazzi. Il suo ultimo romanzo, un fantasy post nucleare, è Hope – L’ultimo segreto del fuoco del 2013, scritto con Mauro Garofalo e apparso con lo pseudonimo di Cailín Óg.
Di un certo interesse in questa sede anche i romanzi di fantascienza per ragazzi. I misti di Sur del 1998 e Darjee del 1999, poi raccolti in un unico volume assieme a un terzo della serie, Encerrado del 2012, con il titolo Sulla sabbia di Sur, sono ambientati nel deserto, dove i pochi agglomerati urbani sono come isole separate dal resto del mondo abitato; protagonisti sono dei ragazzi alla ricerca della libertà (dalle droghe, dagli adulti, dal silenzio di quei luoghi inospitali) che solo entrando in contatto riusciranno ad affrancarsi anche dalla libertà della solitudine.
Pure in L’ultimo segreto del fuoco, che non è proprio per ragazzi ma per young adult, protagonista è una ragazzina tredicenne, Hope, che conosce il segreto del fuoco e sebbene sia in un primo momento trattata come una strega sarà lei – come Prometeo – a guidare l’umanità contro il ritorno degli déi immortali che in passato avevano sconvolto la Terra.
Ma la cifra caratteristica di Vallorani è senza dubbio il noir, e difatti non è un caso che il suo dittico di fantascienza su DR sia noir, sia pure fantascientifico. DR sta per Penelope De Rossi, una donna sintetica proveniente dal pianeta Entierres, grassa e brutta con una passione per una droga che si chiama sintar, che fa l’investigatrice e viene assunta per rintracciare il marito scomparso – che è un alieno – di una donna ricca, il tutto in una Milano del futuro quanto mai angosciante, avvolta da un smog mefitico e frequentato nei bassifondi da un variopinto e pericoloso sottoproletariato urbano composto da mutanti, freaks, alieni e sbandati di ogni tipo. Questo nel primo romanzo, che tuttavia non può dirsi del tutto riuscito perché il ricorso ad atmosfere cyberpunk ha portato l’autrice a usare un linguaggio che spesso si intorcola su se stesso, diventa paludoso e di difficile lettura. Il secondo – dove DR investiga su un numero di morti sospette fino a rivelare il coinvolgimento di una multinazionale che vende sogni virtuali – è di minore impatto perché non rappresenta più una novità e le atmosfere cybernoir sembrano ancora più derivative, ma mostra un’evoluzione dal punto di vista stilistico che giungerà più avanti alla maturazione. Che è evidente nell’ultimo libro, Il catalogo delle vergini, una raccolta di tre racconti sempre ambientati nella Milano futura che hanno come argomenti il traffico di organi, la pedopornografia e il commercio di cloni femminili in una sorta di rivisitazione della favola di Barbablù e nel complesso mostrano come aldilà delle innovazioni tecnologiche la natura umana resti sempre la stessa, che tenta l’impossibile per contrastare disfacimento e morte che però arriveranno lo stesso.
Gian Filippo Pizzo
BIBLIOGRAFIA
Il cuore finto di DR, Mondadori (Urania n. 1215), 1993; Todaro, 2003
DReam Box, Mondadori (Urania n. 1308), 1997
Sulla sabbia di Sur, ED.IT., 2012
Hope – L’ultimo segreto del fuoco, Salani, 2013 (con Mauro Garofalo come Cailín Óg)
Il catalogo delle vergini, Mincione Edizioni, 2017