Torna in libreria il volume SERIAL KILLER ITALIANI: CENTO ANNI DI CASI AGGHIACCIANTI DA VINCENZO VERZENI A DONATO BILANCIA (16 euro; 390 pagine) di Gordiano Lupi.
La prima edizione – datata 2005 – era curata da Editoriale Olimpia. La nuova edizione – riveduta, corretta e aggiornata agli ultimi casi – è edita invece da Rusconi Libri e sarà presto di facile reperibilità nelle Librerie Rusconi della penisola e nelle altre librerie italiane.
Leggiamo dalla quarta di copertina: “Assassini seriali. Da Vincenzo Verzeni alla saponificatrice di Correggio, dal mostro di Firenze a Donato Bilancia e Michele Profeta, passando per i casi Succo, Stevanin e Chiatti. Con piglio giornalistico e quasi in presa diretta, l’autore passa in rassegna la lunga galleria di casi avvenuti a partire dalla fine dell’Ottocento sino ai giorni nostri. In un paese, l’Italia, che resta tra i più colpiti dal fenomeno. Il disordine mentale, il dolore, la personalità assassina, il bieco interesse, ma anche gli errori della scienza, le manipolazioni mediatiche, le intrusioni politiche, le reazioni dei familiari, la ferocia scatenata della folla”.
E giusto per farci un’idea del contenuto, leggiamo un breve estratto dal testo:
“Francesco Bruno, docente di psicopatologia forense all’Università La Sapienza afferma che non esiste una “categorizzazione” per definire l’omicida seriale. In genere le motivazioni che spingono un individuo a compiere gesti violenti ed efferati nascono come manifestazione di una patologia. Un’attrazione esageratamente morbosa verso il corpo può spingere un individuo a uccidere e a manipolare il cadavere a proprio piacimento. Ci sono poi quei killer con alle spalle profonde esperienze di frustrazione, incapaci di vivere rapporti sessuali e di instaurare relazioni con la famiglia e con gli amici. L’omicidio diventa un mezzo per sfogarsi. In altre parole si attua una sorta di vendetta generalizzata verso tutto ciò che l’omicida percepisce come causa del suo disagio e che può essere rappresentato dalla società nel suo insieme. Infine ci sono quegli individui affetti da patologie psichiatriche vere e proprie i quali, spinti da deliri, voci, false convinzioni possono in rari casi arrivare a commettere un delitto. Secondo la tesi di Francesco Bruno l’omicida seriale non è né matto, né un delinquente, la categoria che lo studioso predilige è quella della mostruosità, che forse è l’unica caratteristica costante tra i vari casi di omicidi seriali commessi. “La categoria della mostruosità” spiega Francesco Bruno “fa in modo che i serial killer possano essere considerati non propriamente portatori delle classiche patologie di mente che conosciamo appieno, ma evidentemente vittime e protagonisti di qualcosa di diverso. Essi non agiscono per spinte apparentemente genetiche ma neppure per motivazioni ben chiare quali possono essere il denaro, la passione, la vendetta, la gelosia e altro”. Gli psichiatri e i criminologi sono d’accordo che nella maggior parte dei casi, il serial killer, in età infantile o pre-adoloscenziale, è stato a sua volta oggetto di vessazioni, abusi sessuali e grandi frustrazioni da parte di genitori o comunque da figure autoritarie. Alle spalle dell’omicida può nascondersi il fantasma di una famiglia disgregata, a volte violenta, dove i ruoli non sono ben definiti. Gli omicidi dei serial killer invece si esplicano con modalità diverse. Il “depezzamento”, ossia il tagliare a pezzi il cadavere, sembra essere una delle dinamiche più ricorrenti. L’isolamento di una parte del corpo e la sua conservazione permette un ricordo costante di quel piacere provocato dall’uccidere. Spesso il killer si spinge anche a comportamenti di cannibalismo, una pratica che può dare la sensazione di appropriarsi ancora di più di quell’individuo ormai disgregato. Secondo Pasquale De Pasquali, psichiatra e autore del libro Serial killer in Italia, la necromania, ossia la spinta psicologica e compulsiva quindi irrefrenabile di entrare in contatto con i cadaveri, è alla base di quella pulsione che porta l’omicida a commettere atti brutali. In altre parole la necromania è un mezzo attraverso il quale il pluriomicida concretizza sui cadaveri la sua necessità di instaurare una relazione e il totale controllo sulle persone. Come ci spiega Francesco Bruno in questi casi “spesso prevalgono motivazioni di tipo ludico e sessuale o espressioni di potere e allora il dominio attraverso la morte diventa una specie di rito di iniziazione alla vita adulta”.
Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Collabora con Futuro Europa, Inkroci, La Folla del XXI Secolo e altre riviste, tra cui anche la nostra webzine La Zona Morta. Dirige le Edizioni Il Foglio Letterario. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitart Ruiz, Felix Luis Viera, Heberto Padilla e Guillermo Cabrera Infante. Tra i molti lavori ricordiamo: Nero Tropicale, Cuba Magica, Un’isola a passo di son – viaggio nel mondo della musica cubana, Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura, Almeno il pane Fidel, Mi Cuba, Fellini – A cinema greatmaster, Velina o calciatore, altro che scrittore!, Fidel Castro – biografia non autorizzata, Fame – Una terribile eredità, Storia del cinema horror italiano in cinque volumi, Soprassediamo! – Franco & Ciccio Story. Ha tradotto La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante (Sur, 2012). Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino, il suo ultimo romanzo, nel 2014 è stato presentato al Premio Strega. I suoi ultimi lavori sono il romanzo breve Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano e un testo di cinema: Gloria Guida, il sogno biondo di una generazione. Ha in preparazione in questo periodo il volume Divina creatura – Il cinema di Laura Antonelli.
Buona lettura.