MAI FIDARSI DELLE GELATINE (1988) – PARTE 01
«Questa era la scena nel deserto di Mojave, in California, tre anni orsono: la prima storica apparizione di un’astronave di Neoinseriti al suo drammatico atterraggio. Questi Neoinseriti presto capimmo che erano figli della ingegneria genetica, concepiti per il lavoro pesante in qualsiasi condizione ambientale. In effetti si trattava di un’astronave negriera naufragata sulla Terra con nessuna possibilità di ritorno alla base di partenza. Ora che i difensori delle libertà civili hanno ottenuto la fine della quarantena per i Neoinseriti, quali le reazioni delle comunità dove si sono insediati?… Il più forte sostenitore del loro inserimento fu l’allora Presidente Ronald Reagan. Dice il Presidente: “Siamo arrivati ad un giro di boa, a un momento di ardue decisioni. Se non noi chi? Se non adesso, quando?”»
ALIEN NATION (Alien Nation o Outer Heat)
Così esseri extraterrestri sono entrati a vivere con gli umani, integrandosi nella società, alcuni di loro sono medici, altri gestiscono e possiedono un supermercato; hanno scelto nuovi nomi e non è impossibile poter incontrare Humphrey Bogart, Harley Davidson, Rudyard Kipling o Richard Nixon. Hanno persino un ghetto tutto loro nella città di Los Angeles: Slagtown.
A Sam Francisco (Mandy Patinkin), ufficiale della polizia di Los Angeles appena promosso detective, si affianca Matthew Sykes (James Caan), offertosi volontario per riempire il vuoto lasciato dalla perdita dell’amico e collega Tug (Roger Aaron Brown).
È strano che un uomo dispotico, intollerante e che detesta tutti i diversi voglia far coppia con uno spurgo, come vengono chiamati i Neoinseriti, e la stessa perplessità assale anche Francisco.
Francisco: «Perché lo hai fatto?»
Matt: «Perché ho fatto, cosa?»
Francisco: «Stare in coppia con me. Non ti piaccio, non ti piace nessuno di noi, non provi che disprezzo per noi, eppure stai facendo di te un emarginato prendendo me come collega.»
Matt: «Il mio vero collega è morto perché uno di voi bastardi l’ha ammazzato e si è acquattato in qualche maledetta fogna di Spurgoville e tu mi aiuterai a trovare quel brutto verme figlio di puttana! Ora capisci perché?»
Tra i Neointegrati ne esiste uno che sta per essere presentato, in pompa magna, nella società terrestre in un ricevimento presieduto dal Sindaco di Los Angeles.
Sindaco: «L’ospite di stasera ha fatto moltissimo per la sua comunità, ha certamente fatto molta strada in questi ultimi anni, anche se non tanta quanto ne aveva fatta prima di arrivare a Los Angeles da un altro pianeta. Come Sindaco della città è per me un enorme piacere presentarvi adesso qualcuno che ha così rapidamente fatto della nostra città la sua. Signore e Signori, William Harcourt.»
Mentre William Harcourt (Terence Stamp) sta per prendere la parola, uno dei suoi uomini, nel bagno dell’albergo sta, con grande soddisfazione, mettendo sulla punta della lingua, un liquido blu.
William: «Vi sono particolarmente grato. Imprudentemente avevo scritto sui miei appunti: Vi ringrazio per la calorosa accoglienza. Immaginate il mio imbarazzo se l’accoglienza non fosse stata poi tanto calorosa…»
William termina il discorso tra i soddisfatti applausi dei presenti; si appresta a uscire ma viene intercettato da Matt e Francisco che hanno alcune domande da porgli riguardo la scomparsa di un suo socio. La chiacchierata viene interrotta dal Sindaco che si offre di riaccompagnare William. L’indagine dei due continua anche nella raffineria di proprietà di Harcourt dove la vittima lavorava e il capo della sezione, O’Neil, si mostra reticente nel fornire qualsiasi tipo di informazioni.
Dopo un’estenuante giornata di lavoro Matthew porta il compagno Francisco a casa sua; l’umano si ostina a chiamare il neoinserito George, questo perché il nome intero dell’alieno non è di gradimento a Matt. Francisco spiega al collega che il suo nome deriva dalla contrazione di Samuel e lo delucida sul significato approssimativo del nome Matthew Sykes, che suona quasi come testa di merda.
Francisco: «Voi vi comportate stranamente con noi. Seguitate a vivere tra voi in un’atmosfera di eguaglianza che non avevamo mai conosciuto. Ci avete reso per la prima volta padroni della nostra vita non chiedendoci più di quello che chiedete a voi stessi. Spero comprendiate quanto è speciale il vostro mondo e quanto voi umani siate straordinari ed è per questo che è anche più doloroso e sconcertante per noi che così pochi di voi sembrino essere capaci di vivere secondo quegli ideali che avete legittimato per voi stessi!»
Matt, con un certo disgusto, nota Francisco bere del latte avariato: per i Neoinseriti è come un liquore a elevata gradazione. Anche se con liquidi diversi i due si ubriacano e Francisco, seppur malfermo sulle gambe, si avvia a casa da sua moglie e suo figlio.
Al mattino un uomo posteggia un furgone accanto alla macchina di Matt, scende di soppiatto ed entra nell’auto per piazzarvi una bomba, ma viene messo in fuga da Francisco che, spossato dalla serata, si era addormentato sul sedile posteriore.
Le indagini proseguono senza sosta e Francisco riceve il test del sangue di uno degli alieni uccisi la sera in cui morì anche il collega di Sykes; cerca di tenere nascosto l’orribile significato di quell’esame ma il poliziotto, accortosi del suo intento, raggiunge l’alieno in un ascensore, bloccandolo, costringendolo a parlare.
Francisco: «È una droga! Si chiama Ss’jabroka… è un potente eccitante!»
Matt: «Quanto potente?»
Francisco: «Più potente di qualsiasi droga umana che tu possa immaginare. Era regolata dai Controllori che ne davano piccole quantità a compenso della nostra fatica nelle Miniere.»
Matt: «E tu, prendevi quella merda anche tu?»
Francisco: «Sì, tutti noi. Eravamo geneticamente concepiti come lavoratori schiavi. Quello era l’unico strumento di piacere che era concesso. Più forte lavoravi e più ne avevi e più ne avevi più forte lavoravi. A migliaia, tra la mia gente, morivano. Ho perso i miei migliori amici, un’esistenza da incubo. Io non permetterò che accada ancora!»
Matt: «Non capisco, perché non me ne hai mai parlato, perché?»
Francisco: «La tua gente non sa niente di questa parte del nostro passato e non deve saperlo, ma minaccia la nostra stessa sopravvivenza!»
Matt: «E quello come l’ha avuta?»
Francisco: «Non so come l’abbia avuta.»
Matt: «Beh, ma dico era sull’astronave?»
Francisco: «No.»
La spiegazione arriva attraverso le loro indagini: quando arrivarono sulla Terra, William e altri tre alieni, si trovarono assieme nella stessa baracca del campo di accoglienza; mettendo assieme le loro conoscenze, riuscirono a ricreare la potente droga nella raffineria di proprietà dello stesso William.
Un furibondo Francisco penetra nello stabilimento, distrugge il ciclo di produzione della malefica sostanza, indi si avventa su O’Neil spronandolo a rivelare dove sia sparito il primo carico. Al silenzio dell’uomo, Francisco lo afferra e lo solleva da terra per strozzarlo. Lo sguardo di O’Neil cerca l’aiuto di Matthew, in disparte, che sta osservando la scena. Con serafica calma, il poliziotto gli risponde:
Matt: «Ehi, O’Neil, ti prego, fammi un favore, non me lo fare incazzare, perché se si incazza non lo controllo più! Una volta l’ho visto cacciare dentro una mano e strappare via a uno la spina dorsale e fargliene una collana e… e io non ci ho potuto fare niente: ero occupato a vomitare!»
Così, per O’Neil, è molto meglio rivelare quello che sa e Francisco si precipita alla macchina per andare al luogo del raduno dove William sta cercando di smerciare la droga, mortale per i Neoinseriti e innocua per gli esseri umani.
Con l’aiuto di Matt, che ha seguito il collega, Francisco sopravvive alla pioggia di proiettili che lo investe quando uno degli spacciatori riesce a fargli saltare di mano la pistola poi, nuovamente, si mette all’inseguimento di William che è fuggito in macchina. Questa volta anche il suo collega è con lui e infine riescono, in uno scontro frontale, a fermare William e il suo complice. Mentre Francisco è ancora a terra stordito, Matt raggiunge William il quale spezza una delle grosse fiale che aveva con lui e ne ingurgita il contenuto cadendo a terra apparentemente morto. E che in realtà non lo sia, Matt lo viene a sapere da Francisco quando gli dice che William sarebbe morto per overdose:
Francisco: «Non è morto. No, se era sotto un’overdose. Grosse quantità innescano un cambiamento, si bloccano le funzioni fisiologiche, appari morto ma in realtà è uno stato d’incubazione, quando ne esci sei metamorfizzato. Non dobbiamo lasciare che ne esca!»
Matt: «Non ti capisco.»
Francisco: «Che cosa accadrebbe mai se gli umani vedessero che cosa possiamo diventare con quella droga?»
Ma è già successo. William ha ucciso gli occupanti dell’autoambulanza che stavano portando via quello che credevano essere il suo cadavere. Poi è la volta di un poliziotto che stava accompagnando Matt e Francisco alla ricerca di William. Inseguito dall’alieno Matt si rifugia su una barca nel molo lì vicino ma William lo insegue mentre Francisco sale su un elicottero per raggiungere il battello che sta prendendo il largo. Matt si getta contro l’alieno e i due cadono in acqua. Pur continuando a cercare di resistere, William soccombe a quello che per i Neoinseriti è come acido corrosivo, l’acqua di mare.
Ma anche le forze del poliziotto stanno per cedere e dall’elicottero sopra la sua testa, arriva l’amichevole mano di Francisco che lo pesca, stringendo i denti per il dolore, mentre stava già andando sott’acqua.
L’indagine è finita e quindi Matt, con il suo nuovo collega Francisco può presentarsi, anche se con un braccio al collo, al matrimonio della propria figlia e, mentre l’accompagna all’altare vede il suo futuro un po’ più benevolo nei suoi confronti.
Matt: «Beh, mia figlia ha un marito, io ho un collega, ma in fondo c’è di peggio… a parte quando ha quel fiataccio puzzolente di latte…»
Da questo film proverrà una serie di telefilm dove due altri attori rivestono i panni di Matt e Francisco: ne parliamo nel paragrafo opportuno, intanto per quanto riguarda questo film girato da Graham Baker pensiamo sia opportuno dire che le maschere aliene sono state realizzate da Rob Bottin.
(1 – continua)