SERGIO MARTINO, UN REGISTA DI GENERE 03 – PARTE 06

Sergio Martino e la commedia sexy – Parte 06

Sabato, domenica e venerdì (1979) è ancora una commedia sexy a episodi, ma si tratta di un trittico di storie diverse tra loro che hanno come filo conduttore il giorno della settimana in cui si svolge l’azione. L’unico episodio che ci interessa nella filmografia di Sergio Martino è Sabato, interpretato dalla mitica coppia FenechBanfi all’apice del successo. I titoli di testa della pellicola mettono in bella evidenza i tre attori di punta: Fenech, Bouchet e Celentano che nel 1979 erano una garanzia al botteghino. Produttore della pellicola è la Medusa in collaborazione con Luciano Martino Distribuzione. Per il resto la fotografia è di Alessandro Ulloa, il montaggio di Eugenio Alabiso e di Salvatore Siciliano, le musiche sono di Detto Mariano e le scenografie di Bartolomeo Scavia.

I tre episodi vengono diretti da altrettanti registi. Sabato (che più ci interessa) è di Sergio Martino, Domenica di Pasquale Festa Campanile e Venerdì della coppia Castellano e Pipolo. Sabato di Sergio Martino ha per protagonisti Lino Banfi ed Edwige Fenech. Comprimari importanti sono Lory Del Santo, Milena Vukotic, Daniele Vargas, Salvatore Baccaro e Nello Pazzafini. Lory Del Santo riveste un ruolo molto limitato in una breve apparizione come amante del direttore dell’azienda. Come curiosità dobbiamo citare la presenza di una giovanissima e irriconoscibile Maria Teresa Ruta che apprezziamo in un paio di sequenze iniziali.

Siamo all’interno della Zaikoto, succursale italiana di un’azienda di elettronica nipponica, e la Ruta se ne va sculettando tra gli impiegati mentre Banfi le ammira il posteriore, nonostante i rimproveri della fidanzata (Vukotic). Subito dopo la Ruta entra nell’ufficio del direttore (Vargas) e mette in mostra una generosa scollatura che attira l’attenzione dell’uomo. L’impiegata annuncia al direttore l’arrivo di un ingegnere giapponese, un certo Tokimoto. Banfi e la Vukotic lavorano insieme alla Zaikoto, sono fidanzati e avevano deciso di passare il fine settimana a Riccione. Il direttore però obbliga Banfi a occuparsi dell’ingegnere nella giornata di sabato. Per fortuna di Banfi l’ingegnere è una stupenda Edwige Fenech e la fidanzata è presto dimenticata. La Fenech truccata da giapponese ricorda il Tomas Milian di Delitto al ristorante cinese ed è doppiata nel solito buffo italiano con la erre che diventa elle. Ha i capelli stesi decorati con fiori di loto, un vestito rosso tradizionale molto lungo e sembra proprio un’orientale. In questa parte vediamo la Fenech nell’appartamento elettronico fornito dalla ditta, un posto assurdo dove si aprono le porte battendo le mani e basta un soffio per accendere la luce. Per quanto riguarda le scene di nudo non ve ne sono molte, a parte una doccia che mostra l’attrice in trasparenza dietro una porta rossa. C’è di buono che dopo la doccia la Fenech indossa una veste di seta trasparente che mette in mostra un seno rigoglioso.

Lino Banfi è di una comicità travolgente. Prima se la deve vedere con la fidanzata asfissiante che non lo lascia libero un momento e che lo fa menare di santa ragione da un energumeno a causa di un tamponamento al semaforo. Poi si mette al servizio della Fenech e si innamora combinandone di tutti i colori, mangia anche una parte di ceneri del nonno defunto che lei voleva gettare nei navigli. L’ingegnere Tokimoto infatti aveva un nonno italiano e per questo motivo parla abbastanza bene la lingua. Da citare la sequenza dell’agopuntura che la Fenech pratica a Banfi mentre indossa una veste di seta trasparente che scopre seno e sedere. Fenech: “Questa allunga la vista”. Banfi: “E non solo la vista”. Ovvio che gli occhi dell’allupato pugliese finiscono sui punti scoperti della bella giapponese. Le sequenze dei funerali del nonno sui navigli di Milano con la Fenech vestita in abito tradizionale giapponese a fiori rosa rasentano il trash. Alla fine l’ingegnere decide di vestirsi da occidentale e opta per una gonna nera dallo spacco vertiginoso, una  mantellina gialla e i tacchi alti sui quali non sa camminare.

Un’altra follia dell’insolito ingegnere è il suo amore per gli uccelli che porta Banfi a spendere cinquecentoquarantamila lire per liberare nel cielo di Milano fringuelli, colombe e canarini. I due vanno a cena in un ristorante pugliese dove Banfi fa assaggiare alla Fenech le orecchiette e confessa che il suo sogno sarebbe aprire un ristorante dove cucinare orecchiette. La battuta della Fenech è da segnalare: “Orecchiette? Tu cannibale?”. Il sogno di Banfi sarebbe anche un altro e allo spettatore appare subito evidente, però su quello tace. Al ristorante l’impiegato incontra il direttore (Vargas) che ammira le gambe nude della Fenech e propone uno scambio con la sua donna, ma Banfi dice: “Non mi piace il barattolo”. Da notare che oggetto di scambio è Lory Del Santo che risponde con un sonoro ceffone. Il direttore non si dà per vinto e con uno stratagemma rinchiude Banfi nella ghiacciaia e prende il suo posto accanto all’ingegnere nipponico. Ma la Fenech è invaghita di Banfi e a Vargas replica: “Tu solo blutto polco che volele plovale con me”. A questo punto della commedia arriva la fidanzata di Banfi, che per vendicarsi ha assoldato tre bagnini di Riccione capitanati dall’orrendo Salvatore Baccaro. Daniele Vargas ne busca di santa ragione e pure Banfi riceve la sua parte di ceffoni durante una cazzottata finale che lo vede smascherato in un improbabile trucco da zia giapponese. La Fenech picchia a più non posso e sfodera mosse di kung-fu alla Bruce Lee che ricordano la sua vecchia interpretazione da sexy-poliziotta.

L’episodio si conclude con Edwige Fenech che si sposa con Lino Banfi e lo convince a trasferirsi a Tokyo. Nella capitale giapponese i due aprono un ristorante che cucina tutti i tipi di orecchiette e sfornano pure una nidiata di figli che parlano una lingua che sta a metà tra il giapponese e il pugliese.

Morando Morandini definisce la storia “una barzelletta sceneggiata in gloria di Lino Banfi” ed è inutile dire che l’attore pugliese con la sua comicità da avanspettacolo fa la parte del leone. Secondo noi questo episodio è molto divertente, soprattutto per le battute in pugliese di Banfi e per certe situazioni al limite dell’assurdo. La Fenech è brava e credibile nella parte dell’ingegnere giapponese e la mise che sfodera è notevole oltre che originale.

Per completezza di trattazione devo dire che gli altri due episodi diretti da Pasquale Festa Campanile e dal duo inseparabile Castellano e Pipolo mi hanno un po’ deluso. Domenica vede all’opera la coppia Michele Placido – Barbara Bouchet, lui è un camionista assonnato e sfiancato dal lavoro, lei una donna terrorizzata dall’arrivo dei genitori siciliani ai quali ha sempre nascosto di avere una relazione con un uomo sposato. Michele Placido interpreta il ruolo del finto marito per difendere la donna e alla fine si innamora di lei e la sposa davvero. La Bouchet è sempre bella, però mostra solo il seno in una rapida e breve sequenza. Tipica commedia all’italiana a base di equivoci a  ripetizione che non decolla mai e finisce per annoiare. Venerdì ha per protagonista il molleggiato Adriano Celentano con l’intero balletto del Crazy Horse. La storia è molto esile e vede Celentano nei panni dell’impresario Costantin che per non perdere la bella Lova Moor decide di sposarla. La parte del leone la fa il balletto del Crazy Horse che mette in scena il famoso numero con le natiche esposte e ritagliate nei pantaloni. C’è pure Ernest Thole nella parte del cameriere omosessuale innamorato di Celentano. Rivedendo l’episodio mi sono chiesto più volte come faceva in quel periodo a piacere così tanto il Celentano attore. Il finale della pellicola è originale ed è a cura del balletto del Crazy Horse che si esibisce in un teatro, mentre la macchina da presa inquadra i volti delle coppie protagoniste dei precedenti episodi. Banfi e la Fenech applaudono e in una fila poco distante vediamo la Bouchet e Placido che sorridono compiaciuti.

Per Mereghetti il film è “un tentativo di comicità meno grezza del solito, anche se non si alza al di sopra della macchietta e della caricatura”. Non concordo, soprattutto per l’episodio di Sergio Martino. Il film riscuote un buon successo di pubblico ed è esportato in Spagna come Sabado, domingo y viernes.

(3/6 – continua)

Gordiano Lupi