Per definizione la Biologia è la scienza che studia gli infiniti processi chimici e fisici che stanno alla base dell’esistenza dei sistemi viventi, dalla microscopica ameba, al mastodontico elefante, all’Uomo.
Naturalmente, come molte altre scienze, anche la Biologia, nel tempo, si è differenziata in varie fondamentali sfaccettature quali – solo per citare alcuni esempi – la Genetica, nata dall’infinita pazienza e dalla geniale intuizione dell’abate Gregorio Mendel, che si occupa essenzialmente di studiare l’ereditarietà e la variabilità genetica in tutti gli organismi viventi, oppure la Fisiologia che studia i molteplici processi e le varie trasformazioni fisico-chimiche dei tessuti e dei complessi apparati di un organismo vivente.
Il libro del dottor Roberto Volterri, una sorta di riedizione molto ampliata e aggiornata di un precedente libro sul Dr. Frankenstein… e dintorni. Di imminente uscita.
Non dimentichiamo inoltre la Biochimica, letteralmente lo studio della “chimica della Vita”, ovvero una sorta di medium, di tramite tra la Biologia e le reazioni chimiche che danno origine alla Vita stessa, mentre – in questo nostro mondo in cui l’inquinamento regna sovrano – un’attenzione particolare andrebbe prestata verso l’Ecologia che occupa di esaminare la complessa interazione tra i vari organismi viventi e gli aspetti biotici e anabiotici dei molteplici sistemi in cui la Vita si sviluppa, con particolare attenzione agli organismi, parassiti o batteri, che possono agire sulla vegetazione o che sono in grado di modificare la composizione chimica dei terreni.
Ma in un libro che abbiamo voluto intitolare Biologia dell’Impossibile – quasi una sorta di spin off del fortunatissimo Archeologia dell’Impossibile (Eremon Edizioni, 2017) – l’aspetto della Biologia che più ci interessa è la Teratologia, ovvero lo studio delle molteplici anomalie morfologiche che riguardano, in particolare, l’ostetricia, l’anatomia patologica e alcuni campi della zoologia.
Un libro sulla sperimentazione con reperti archeologi “impossibili”, dalla “Pila di Bagdad” agli “Specchi ustorii” di Archimede. E ben oltre…
Nelle Saghe ebraiche delle origini compaiono curiose, stranissime descrizioni di mostri apparentemente frutto di abnormi ibridazioni, di esperimenti genetici al di là di ogni immaginazione, di mescolanze che quel grande genio della letteratura gotica che fu H.P. Lovecraft avrebbe definito “innominabili”. Così sembra che – “in quel tempo, in quel luogo” – siano esistite specie animali “… che avevano un solo occhio al centro della fronte…”, altre che avrebbero avuto “… la testa umana e il corpo di leone…” o altre ancora che “… avevano il torso di cavallo e le testa di montone…”.
Ovviamente, in base a tali lontanissime e difficilmente verificabili “testimonianze” non potevano mancare “… esseri che avevano il volto di uomo e gli zoccoli di cavallo…”, dei Centauri insomma.
I centauri sarebbero creature appartenenti alla mitologia greca, metà uomini e metà cavalli.
Così disse Manetone…
Ma simili fantascientifiche descrizioni troviamo anche in Eusebio, vescovo di Cesarea, in Palestina, e primo cronista della lunga storia della Chiesa. In realtà Eusebio trasse le sue informazioni dai testi dell’egiziano Manetone, scriba e sommo sacerdote, il quale visse ai tempi del primo sovrano tolemaico – ovvero tra il 304 e il282 a.C. – nella città di Sebennytos, nei pressi delle rive del Nilo.
Tutte fantasie? Le moltissime divinità teriomorfe a cui siamo abituati, da Horus, con la testa di falco, a Thot, col capo di Ibis, a Basthet, dotata di fattezze feline, fino a Sebek, divinità di El Fayyum con la testa del coccodrillo sacro Petesuchos, munita di “antenne”, sono unicamente nate da incubi notturni della classe sacerdotale che viveva, celebrava riti, esercitava un grande potere all’ombra delle piramidi?
A tal proposito è estremamente probabile leggere alcuni passi dei testi di Manetone giunti indirettamente fino a noi.
Strani animali, apparentemente degli ibridi, sono raffigurati sulla porta del tempio di Ishtar, a Babilonia, ora ricostruita nel Museo di Stato di Berlino.
Secondo il sacerdote egizio, gli “dei” avevano creato esseri frutto di “impossibili” ibridazioni mediante le quali avevano “… generato uomini con un corpo e due teste – mostruosità di cui è ricca la storia della medicina… – uomini e donne con due nature, quella maschile e quella femminile – casi di ermafroditismo? – e ancora esseri umani con zampe di capra e corna sulla testa – quasi tutte le raffigurazioni “diaboliche” rispettano tali “canoni” –… avevano generato anche tori con la testa umana e cani dal corpo quadruplice, con la coda che terminava a coda di pesce… e una quantità di esseri prodigiosi dalle forme molteplici e diverse l’una dall’altra, le cui immagini sono raffigurate e tramandate nel tempio di Belos…”.
Sempre in Egitto, a Dendera, nella cripta sono visibili esseri con la testa di babbuino, una lunga criniera “leonina” e con la parte inferiore del corpo quasi “rettiloide”. Eusebio – traendo informazioni dal sacerdote egizio Manetone – le descrive come “… esseri meravigliosi dai tratti molteplici e diversi tra loro…”.
Uno strano personaggio raffigurato nel Tempio di Dendera. Insieme ad un oggetto “impossibile”….
Nel 1966 David Weyhe Smith, in un Congresso tenutosi a San Diego, presso l’Università della California, ha però proposto di sostituire tale termine con Dismorfologia, ossia un particolare aspetto della Genetica clinica che si occupa soprattutto della diagnosi e del trattamento dei difetti congeniti.
A sommesso parere di chi scrive, la definizione può apparire alquanto riduttiva poiché la “vecchia” Teratologia si occupava anche della cosiddetta Teratogenesi, cioè lo studio delle sperimentali anomalie dello sviluppo embrionale, anomalie che danno origine ad aberrazioni strutturali, a malformazioni e che possono generare vere e proprie “mostruosità”, in latino “Terata”.
Fondamentali in tal senso sono stati gli esperimenti del biologo C. Dareste il quale – e certamente non per sterile curiosità me nell’interesse della Scienza! – sottopose uova di pollo a diverse condizioni di incubazione, variando la temperatura in un senso o nell’altro, oppure sottoponendole a periodici scuotimenti, ottenendo così delle malformazioni sconfinanti in “mostruosità” atte a fornire utili informazioni sullo sviluppo degli esseri viventi
Ricorderei inoltre gli esperimenti di Hans Spemann, nei primi anni del Novecento, su uova che dettero origine a mostri doppi negli anfibi del genere Triturus, ottenuti tramite legatura dell’uovo ripetendo, se vogliamo, ciò che nel 1896 aveva già scoperto l’italiano Amedeo Herlitzka.
Infine non sono certo da dimenticare gli esperimenti con i Raggi X su embrioni di anfibi e di uccelli nei diversi stadi della blastula e della gastrula, ossia diversi stadi dell’embrione, eseguiti dal grande biologo Pasquale Pasquini – da chi scrive conosciuto all’Università negli anni 1971-1972… – tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta del secolo da non molto trascorso.
Ma non è intenzione dell’autore di questo libro sostenere, con Francisco Goya, che “il sonno della ragione genera i mostri” poiché ciò che anima le pagine di questo libro non è certamente il “sonno” quanto il desiderio di dare ampio sfogo all’innata curiosità umana, alla “ragione”, nei riguardi degli infiniti aspetti della Conoscenza.
Anche Madre Natura quando si comporta da Matrigna dà origine a problemi spesso difficilmente risolvibili, come quello qui illustrato…
Entrando di soppiatto, quasi in punta di piedi, nell’ideale laboratorio dove si studia la “Biologia dell’Impossibile” incontreremo non tanto i “mostri” partoriti da un’irrazionale interpretazione della complessa realtà sociale e politica che ci circonda, quanto un quasi sterminato campionario di “mostruosità” vere, naturali, artificiali, false e – perché no? – anche generate dall’eterna curiosità umana verso ciò che appare (o è…) diverso da quel che la sua ragione gli suggerisce…
D’altra parte il termine latino monstrum deriva dal verbo monere, con il significato di avvisare, ammonire e si riferisce soprattutto a ”segni” divini, a prodigi, a qualcosa che vìola l’ordine naturale delle cose e che nell’uomo può generare meraviglia, stupore ma anche rassicurazione sull’esistenza di una sfera “trascendente” che interviene, de facto, nella sua ‘immanente’ realtà.
Dunque il “mostro” può apparire in una luce più o meno “positiva”, almeno accettabile, come i Mirabilia tipici di una secentesca cultura, oppure come i classici fenomeni da baraccone che fecero la fortuna del furbissimo Mr. Barnum e del suo Circo. Ma può apparire anche in un’accezione del tutto negativa quando, in particolar modo, si riferisce non tanto a deformità anatomiche ma caratteriali, comportamentali, disumane. Hitler, tragicamente, docet…
Il sonno della ragione ha sicuramente generato, nel corso dei secoli, illusioni, immotivate paure, pagine e pagine con descrizioni di cose più o meno inesistenti nella complessa realtà in cui siamo immersi e in cui ci agitiamo proprio per dissipare i dubbi, le incertezze, le nebbie che offuscano una obiettiva visione del mondo e dei fenomeni che lo governano. Ma poiché Natura non facit saltus – quindi procede per “piccoli passi” – poiché il difficile percorso della ricerca procede per errori, per tentativi, per ipotesi di lavoro, anche il ritenere possibile l’esistenza di specie animali strane (ma qual è la soglia tra “normalità” e “stranezza”?), di animali “impossibili” (ma chi stabilisce il grado di “possibilità” o “impossibilità”?) nel variegato regno di Madre Natura non è affatto disdicevole.
Anzi, nella seconda metà negli anni Cinquanta del secolo che da poco abbiamo lasciato, lo studioso Bernard Heuvelmans ha coniato il termine Criptozoologia proprio per cercare di dare dignità di ricerca, dignità scientifica alla ricerca sistematica di animali ancora sconosciuti. Heuvelmans ebbe un non trascurabile coraggio nel far questo, poiché chi lo aveva preceduto agli inizi dell’Ottocento, il naturalista Pierre Denis de Montfort, che aveva “osato” sostenere l’esistenza del Kraken e della Piovra Gigante, fu definito “cialtrone senza scrupoli” dall’inglese W.J. Rees., affermato malacologo del British Museum. E sorte migliore non colse un altro studioso, Samuel Constantin Rafinesque, il quale nel 1817 aveva avuto l’inqualificabile ardire di descrivere in modo scientifico il Serpente di mare e per tale “disdicevolissimo” comportamento era stato espulso dall’Università di Lexington (Kentucky) ove insegnava. In tempi a noi più vicini il grande anatomista inglese Sir Arthur Keith, a proposito del “mostro” di Loch Ness, sul Daily Mail del 3 gennaio 1934, aveva categoricamente dichiarato che “… un essere la cui esistenza sia comprovata da innumerevoli testimoni, ma che non arrivi mai sulla tavola di dissezione, appartiene al mondo degli spiriti”. Poi venne – se non proprio la simpatica, imprendibile Nessie – il Celacanto, pesce per definizione e per la Scienza, estinto da millenni. Ma lui… non lo sapeva!
Il dottor Roberto Volterri con una sua creatura “impossibile”? No è un semplice “Pesce Diavolo” che gli fa sempre compagnia nel suo laboratorio privato…
In questo libro non incontreremo il Big-foot né il Sasquatch, lasceremo “in panchina” la già citata (o citato?) Nessie e anche il povero abominevole uomo delle nevi, sempre più abominevole e sempre meno documentabile. Troppo… “facile”!
No, nulla di tutto questo. Ci affacceremo dapprima nel vero laboratorio di qualche dottor Victor Frankenstein realmente esistito e dedito a ricerche sulla “Biologia dell’Impossibile” e poi scruteremo nei meandri di una strana villa, ai confini con la Liguria, in cui operò un geniale (o folle?) medico di origine russa, alla perenne ricerca di qualcosa che potesse avvicinare l’Uomo all’Eternità.
Vedremo in seguito a quali esperimenti si dedicarono Luigi Galvani e Giovanni Aldini nel tentativo di correlare le attività biologiche con i nascenti studi sull’elettricità ma poi esploreremo anche i meandri della mente di “mostri” assassini forse affetti da Licantropia, osserveremo con un misto di pietà e meraviglia alcuni poveri individui affetti da impensabili, mostruose patologie e faremo finta di credere, per un momento, anche all’esistenza di Anatre vegetali, di Agnelli che nascono sugli alberi e del Cavallo di Dio, l’elegante, incredibile Unicorno…
Giovanni Aldini durante un suo macabro esperimento di “rianimazione” di un cadavere per mezzo dell’elettricità, un’energia che si cominciava a conoscere appena…
Non mancherà una rapida, curiosa rassegna di “mostri a go-go”, a cavallo tra leggende metropolitane d’ogni tempo e Paese e reali possibilità che da qualche parte esista “qualcosa” di mostruosamente vero…
Insomma cercheremo di attenerci – nei limiti del possibile e, in qualche caso, anche dell’Impossibile – alla definizione che dette quel grande naturalista che fu Gorge-Louis Leclerc, Conte di Buffon, in un tardo Settecento ancor di più “illuministico”, riguardo alle possibili suddivisioni dei “mostri” in categorie: “La prima è quella dei mostri per eccesso; la seconda quella dei mostri per difetto; la terza, quella dei mostri che lo sono per inversione o falsa distribuzione delle parti “.
Sic et simpliciter, direi! E ancor oggi attuale…
Tutto qui? No di certo, poiché qua e là nel libro troverete le inevitabili (per chi conosce il mio “insano e disdicevole” modus operandi…) Appendici Sperimentali in cui cercheremo di avvicinarci – ovviamente nei limiti del possibile, sfiorando appena… l’Impossibile – a qualcuno degli esperimenti e delle ricerche descritte nel libro.
Buona lettura e buona sperimentazione!