ETOLOGIA E LETTERATURA DELLA VITA QUOTIDIANA

Armando Editore (Roma) ha recentemente dato alle stampe Piero Bottali “Al Ragno-Lupo piace la Fisarmonica”. Incontri con animali comuni delle nostre campagne da conoscere, riscoprire, fotografare… il sottotitolo.

L’autore, pur per molti decenni specializzato e noto fotografo – scrittore di reportage (già collaboratore di Paese Sera, Il Giornale, Il Messaggero) ha in realtà distillato un delizioso saggio di forte pulsionalità letteraria (anche) che sarebbe piaciuto parecchio ad esempio, tanto per restare in tema, con Konrad Lorenz, lo scienziato inventore praticamente dell’Etologia e certo ambientalismo settoriale o laterale animalista. Ma nulla di retorico o forzatamente sociale alternativo in questo viaggio nella vita (questa si) alternativa prossima o anche remota… agli umani (in certo senso aliena).

Già incipit e prefazione e persino l’indice (quasi una mappa) attraggono anche proprio per fascinazione scientifica:

Al genio di Voltaire, che già nel secolo del Meccanicismo seppe riconoscere il sentimento, la memoria e l’anima nelle ‘bestie’.

E ancora:

“Questo libro nasce da 60 anni di passeggiate nella natura, nei prati, nei boschi, lungo le rive dei fumi e dei ruscelli, grazie all’incontro casuale e fortunato con animali che conducevano indisturbati la propria vita. La lezione che se ne ricava è che può essere inutile andare in terre lontane per provare il piacere di osservare animali, specie quelli più comuni, perché essi vivono ovunque intorno a noi, pur se spesso non li notiamo. Per questo, basta solo prestare un’attenzione nuova al nostro consueto ambiente di vita e imparare a guardare in maniera nuova gli animali coi quali dividiamo lo spazio”

Infine, come accennato dalla metaforica mappa, ecco subito elencati, quasi come un film anteprima i protagonisti del saggio “romanzo” scientifico, di raro e insospettabile – rigore scientifico, sorprendente per la complessità del mondo animale: tra specie comuni e quasi “conoscenze” di vita o almeno giardino o prati e alberi, quali chiocciole, cardellini, cicale, grilli, rospi, cornacchie, lombrichi, ramarri verdi, topolini, fino ai meno “diffusi” geko, vipere, ricci, porcellini di terra e mantidi, ai “misteriosi” scolopendre, colubri verde giallo, tritoni, ditischi (“squali” degli stagni), vespe poliste e luscengole. Per finire (a ciascun “alieno” un ampio capitolo) “chiudono” il viaggio il “musicista” ragno-lupo, l’antico cane maremmano-abruzzese e una storia Harmony animalista tra un cavalla e uno stallone.

Come dicono i filosofi della scienza, la mente sarà anche proprietà emergente della nostra specie, ma alla fine della lettura di questo libro, facile la persuasione almeno di una mente inconscia per tutte queste creature “minori” del creato.

L’impressione è anche come dire prospettica, quando magari la condizione scientifica sarà in futuro anche come spirito semplicemente comune prassi esistenziale: come l’autore ben illustra con le sue memorie anche d’infanzia (vissuto in aree ricche di verde nella zona romana o anche nelle spiagge e i boschi di un tempo dell’area capitolina) e favorito tacitamente dai genitori tale gioco da piccolo naturalista, quante meraviglie circondano anche la prossimità del nostro naso, per cosi dire, un universo ancora sconosciuto (a parte i soliti cani o gatti o criceti o pappagalli o uccellini o pesci rossi domestici – per giunta quest’ultimi in cattività, tradizionali).

Insomma un inno esistenziale a dinamiche etologiche e ecologiche concrete della vita di tutti i giorni, la forte anche sensazione di alieni, riassumendo, a due passi, nel giardino di casa, o nelle campagne eventualmente poco distanti, altre vie potenziali dell’evoluzione intelligente e cognitiva che forse – in altri esopianeti e altri sistemi solari – sono o sono state , in 12 miliardi di anni, davvero realtà almeno similari (o saranno).

Chiudiamo con un’altra affascinante considerazione (quasi una password…) dell’autore e significativa:

“Non c’è bisogno di andare nelle savane dell’Africa tropico-equatoriale né in Amazzonia e neppure addentrarsi fra le fitte foreste pluviali della Nuova Guinea per avere il piacere di osservare il comportamento degli animali: basta solo prestare un’attenzione nuova al nostro consueto ambiente di vita e imparare a guardare in maniera nuova le bestie comuni con le quali dividiamo lo spazio. Nei campi, nei prati, nei boschi ma anche negli interstizi del muro assolato di una chiesa, fra i ruderi archeologici dei quali le città d’Italia sono così ricche, in una pozza acquitrinosa perenne, perfino in un terrazzino con qualche vaso di fiori esistono ‘universi’ costituiti da altri abitanti del nostro pianeta, che ci possono regalare godimenti etologici inaspettati.

Roberto Guerra