Sergio Martino e la commedia sexy – Parte 13
Occhio malocchio prezzemolo e finocchio (1983) rappresenta un ritorno a buoni livelli di comicità genuina ed è un tardo epigono della commedia sexy. La fotografia è di Giancarlo Ferrando, le musiche sono di Guido e Maurizio De Angelis, le scenografie di Antonello Geleng e il montaggio di Eugenio Alabiso. Produce Luciano Martino per la Medusa Distribuzione e la Nuova Dania Cinematografica. Distribuisce Medusa. Interpreti: Lino Banfi, Milena Vukotic, Mario Scaccia, Dagmar Lassander, Janet Agren, Gegia (Francesca Antonacci), Johnny Dorelli, Adriana Russo, Mario Brega, Renzo Montagnani, Paola Borboni, Anna Kanakis, Roberto Della Casa e Silvan (Aldo Savoldello).
Il film è diviso in due episodi. Il pelo della disgrazia è scritto da Franco Bucceri e Roberto Leoni, ma per la sceneggiatura si avvale anche dell’apporto di Sergio Martino, Mario Amendola e Sergio Corbucci. Protagonista della commedia è il commerciante di televisori Altomare Secco (Lino Banfi), che cerca di concupire la bella insegnante di aerobica (Janet Agren), tiene a bada i dipendenti del negozio e se la vede con una famiglia piena di problemi. La moglie (Milena Vukotic) è rimbambita dalle soap operas, mentre la figlia (Gegia) ha un fidanzato ciccione e parassita. Altomare conosce un’affascinante vicina (Dagmar Lassander) e se ne invaghisce, ma lei è sposata con un ingegnere (Mario Scaccia) che presenta la spiacevole caratteristica di portare sfortuna. A questo punto cominciano gli eventi negativi che si abbattono sulla famiglia Secco e la colpa di tutto sta nel vicino di casa. L’ingegnere iettatore fa andare in fumo anche un’avventura con la bella professoressa di ginnastica. La sfortuna risiede nel pelo della disgrazia che va eliminato dal corpo dell’ingegnere e per questo Altomare lo addormenta e lo rade a zero. Il pelo è nel sopracciglio e quando Banfi se ne accorge e riesce a estirparlo subisce l’ultima iattura e vola dal balcone. Parti interessanti di commedia sexy sono interpretate da due bellezze come Janet Agren e Dagmar Lassander, sensuali e in gran forma come sempre. Banfi a un certo punto si vede conteso tra le due donne e si chiede: “Non è che queste hanno sbagliato episodio e vogliono scopare con Dorelli?”. Janet Agren non mostra molto, solo qualche tuta aderente e una bella mise da professoressa di aerobica, ma ci pensa la Lassander a risollevare il tasso erotico sfoggiando biancheria di pizzo nero con giarrettiera. La comicità è nelle mani di Lino Banfi che giganteggia con i suoi divertenti modi di dire inventati come Fatti gli adduttori tuoi! (a un gay che lo insidia mentre fa aerobica), Stronzo è troppo poco, aggiungi tu il resto, ma anche Lama, Carniti, Benvenuti e ben trovati (dedicata ai sindacalisti del periodo)… Banfi grida in continuazione, combatte con il fidanzato della figlia che lo chiama Ciao vecchio e afferma di essere nichilista e mangia spaghetti scotti per colpa di una moglie teledipendente. Una breve pochade teatrale girata tutta in interni che si regge sulla grande verve comica di Banfi e su scambi di battute in pugliese. Banfi al fidanzato della figlia: “Io ti odio, è un fatto di pelle”. Fidanzato: “In senso epidermico?”. Banfi: “No, di pelle. Di rottura di pelle”. Il fidanzato della figlia rappresenta un motivo per interrompere la trama principale dell’episodio, perché tra lui e Banfi non corre buon sangue. “Mi sta sulla punta dell’esofago” dice il comico. Il ragazzo da nichilista diventa indiano metropolitano, gira con il cranio rasato e le borchie nei vestiti affibbiando al futuro suocero l’appellativo di obsoleto. Banfi è un vero mattatore e di fronte alla sfortuna sfodera il suo repertorio pugliese: “Sant’Albino di Canosa, fa che non mi succeda qualche altra cosa”, “Con l’olio, il sale e l’aceto, mi protegge la Madonna dell’Incoroneto”.
Il mago è scritto e sceneggiato da Franco Verucci, Romolo Guerrieri e Sergio Martino. Interprete principale è Johnny Dorelli nei panni di Gaspare, un prestigiatore licenziato da un’emittente privata che viene convocato da un’anziana contessa in punto di morte (Paola Borboni). La contessa è in realtà una strega di 318 anni, posseduta analmente dal demonio, che trasmette al prestigiatore tutti i suoi poteri. Il mago comincia ad arricchirsi fornendo consigli a uomini d’affari e i suoi incantesimi lo rendono celebre, facendo la felicità della moglie (Adriana Russo) e di un avido cognato (Mario Brega). Il suo ex agente (Renzo Montagnani) torna alla carica e gli organizza uno scontro televisivo con Silvan, ma quando arriva il giorno della prova il mago perde tutti i suoi poteri. La colpa è soltanto sua che non ha eseguito l’ultimo desiderio della strega e non le ha fatto avere il gelato al pistacchio prima che morisse. Il mago perde la sfida con Silvan, torna al suo mestiere di piccolo ciarlatano e continua a giocare feroci scherzi al cognato. Il finale è da pochade con Mario Brega che scopre l’ultima beffa di Dorelli e lo rincorre per dargli una lezione.
Il primo episodio rientra nei canoni della commedia sexy vera e propria e si avvale della presenza di un Banfi mattatore che sciorina il meglio dei suoi scioglilingua. Le situazioni filmiche sono tipiche della commedia erotica, i dialoghi seguono canoni collaudati, così come le interpreti femminili (Lassander e Agren) sono sensuali e provocanti al punto giusto. Il secondo episodio rappresenta una frattura netta ed è un’altra tipologia di pellicola, piuttosto datata e meno divertente. Dorelli e Montagnani sono bravi ma la storia regge poco e la componente sexy è inesistente, se si esclude una giovanissima Anna Kanakis che mostra le acerbe grazie. Tra l’altro la parte che ha per protagonista la Kanakis pare proprio appiccicata a forza nell’episodio e rompe la continuità narrativa. La bella attrice è una moglie insoddisfatta e vogliosa di un ometto pelato e insignificante che invita Dorelli a risolvere il suo problema. La Kanakis è una donna elettrica che trasmette una scossa a 220 volts quando Dorelli la bacia, ma pure se le strizza il seno e i glutei. Il mago cerca di rimediare al grave inconveniente, ma quando l’abbraccia lei risponde con una mossa di karatè e quando le mette una mano tra le gambe riceve addirittura un morso. Il mago rinuncia al caso (ma si fa pagare lo stesso) perché non può avere a che fare con una donna da circo che ha i denti dentro l’organo sessuale. La sola parte sexy dell’episodio è un vecchio numero da avanspettacolo aggiunto per giustificare una presenza femminile da mostrare al pubblico. Adriana Russo è brava nei panni della moglie innamorata che accoglie il marito con baci soffocanti, ma non è un’attrice sexy. Ottimo anche Mario Brega come radioamatore burino, tifoso della Roma che giura su Falcao, lavora al mattatoio, grida come un pazzo e mangia enormi piatti di spaghetti e bistecche giganti. Renzo Montagnani inserisce un paio di siparietti sexy con due figuranti ma non è molto utilizzato in questo episodio. Divertente l’intermezzo con una prostituta dove lui afferma di essere Toshiro Mifuma, in pura comicità anni Settanta. Da citare anche quando sommerge il povero Dorelli sotto un diluvio di vaffanculo. Paola Borboni è perfetta come contessa sboccatissima che passa i poteri magici a Dorelli per mezzo di elisir disgustosi a base di saliva e piscio di coniglia incinta.
Possiamo condividere quello che dice Mereghetti quando afferma che si tratta di “due lunghi episodi senza un vero rapporto”, se si esclude una battuta dove Banfi e Dorelli si citano a vicenda. Dorelli a un certo punto dice: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, come dice sempre la moglie di Banfi”. Il primo episodio si incentra sulle qualità recitative di Banfi e sfrutta al meglio la sua verve italo – pugliese. Il secondo naufraga nella stanca recitazione di Dorelli che non riesce a dare vita a un personaggio credibile nei panni di un mago disgraziato. Secondo me una labile filo conduttore va ricercato nella magia e nella superstizione che caratterizza l’atmosfera dei due episodi. Nel primo abbiamo il pelo porta sfortuna, nel secondo un mago che prevede il futuro ed entrambi gli episodi presentano evidenti riferimenti al soprannaturale.
(3/13 – continua)